L'Unità - anno VIII - n.28 - 10 luglio 1919

sarebbe molto avvantaggiata l'assistenza alle famiglie, resa più pronta e più diretta. Col sistema attuale, l'efficacia morale e materiale dell'assicurazione viene quasi an– nullata dalla lentezza della procedura neces– saria per ottenerne la liquidazione. Chi si ri– volge all' Ufficio polizze ai combattenti del– \' Istituto N.tzionalc delle Assicurazioni deve attendere circa due mesi per 3\'ere il paga– me11to: pcrchè l'Istituto deve prima scrivere al Reparto o ali' lnt ndem;a generale per sa• pere se il militare aveva diritto e se la po– lizza gli era stata rilasciata oppure no. Al/' IsJiluto Nozio,,alt delle Assicuro:;i<Jni 11on si sa rispo11dere,a lull'ogg,: qua11/i si'ano e chi sùJtw i militar'i ai 9110/i è sta/a asseg,za/a la poli':;o. Perchè non si provvede a ritirare dai comandi di reparto, le matrici delle polizze già consegnate? La procedura attuale lentissima, elevata a sistema in questa come in altre amrdinistra– :doni, irrita e rende sfiduciati verso l'azione dello Stato. Sebbene sia concessa l'anticipata liquidazione delle polizze dopo tre mesi dalla data della smobilitazione e dalla fine della guerra, 110n è sia/a llllCOraultùnata I' 1m1"ssio11e e la comegua delle poli':ze a tu/li i militari che ne hanno dirillo ù, /JaJelllle all11ali dùposisio111: mentre le numerose pratiche dei molti, che giustamente credono di aver diritto e rivol– gono domanda, intralciano il lavoro ordinario Occorre rendere più semplice e sottoporre a meno controlli l'emissione ed il pagamento della polizza, anche se si dovesse andare in– contro a qualche errore od abuso. Il vantag– gio della rapidità e l'effic,lcia morale, che ne deriverebbe fra i nostri soldati e le loro farui– glio, sarebbe di gran lun3a superiore all'even– tuale danno. Bisogna che la polizza cessi di essere un mito irraggiungibile, come il premio di congedamento ed il pacco vestiario, per diventare una realtà senza distinzioni e re– strizioni. Tulli i comballt11li hanno gli stessi Jiri/Ji a q~/1, prOtllli'denu, che lo Staio ha sa11CJÌ0 ti, loro favore: l ff"'Sto ,1 prù,cipio che deve i11dt1rre o tomplelart ed ,flltgr.ire al più presto le norme per 11 pqlizu ai comhallmli. MARIO RUBINI. Scambio di paternità Milano, 5 Luglio 1919. Càro Salvem1fl,: Con non poca meraviglia ho letto nella Unitd del 3 luglio che Piero Gobbetti mi at– tribuisce il merito di avere redatto un progetto di riforma del Parlamento per incarico della Confederazione del Lavoro. Mi affretto quindi a dichiarare, per la verità, che quel progetto non è mio, bensì dell'on. A.•nibale Vigna, il quale lo ha pubblicato njl numero del 1° maggio di Ballaglù S,"ndacali. Io, pur essendo convinto fautore della rap– presentanza proporzionale, mi sono limitato fin qui a commentare le idee degli altri ed a esprimerne qual<.una mia personale. Progetti concreti non ne ho fatti e non ne farò, perchè non mi sento da tanto. Ho però il piacere di poter assicurare il Gobbetti che consento in molte delle sue os– servazioni. Così, ad esempio, quando si discusse della trasformazione del Consislio Superiore del Lavoro, ho' sostenuto che la Camera poli– tica dovCS5Cessere alleggerita di molti com• pili che ora non è in grado di assolvere, e che questi dovessero essere trasferiti, non già ad un organo unico centrale a t ase professionale, ma a diversi organi regionali o distrettuali. Se– parazione di funzioni e decentramento legisla– tivo: questo è il mio concetto. Cosi, ancora, io penso che il sistema delle liste professionali sia da scartarsi e che quella qualsiasi parte di rappresentanza, che si voglia dare agli interessi nei poteri legislativi, debba essere assunta senz'altro dalle organizzazioni sindacali io ragione del loro pc::;o iOC.iale, a condizione, s'intende, che queste scelgano i loro rapprescntanli col sistema proporzionale. Il progetto che bi dovrebbe fare, quindi, non è un progetto di riforma elettorale., ma un progetto di riforma costituzionale. La pr(> porzionale è una questione di metodo, cd è buona in ogni tempo ed in ogni ca.so : quella 1st.ituzionale, invece, è questione di so::1tanza. Con una cordiale stretta di mano, tuo aff.,,.o RINALDO RIGOLA. L'UNITA Costumi scolastici I-lo dovuto, non è molto, per ragioni d'ufficio, recensire un volume edito nel 19[8 dal .: Bur~au of Education » (Ministero del– !' Istruzione} degli Stati Uniti; nel quale si fa qualche cenno dell'andamento deg!i studi in 20 nazioni. Ecco che cosa vi leggevo riguardo all'Italia: • In Inghilterra e negli Stati Uniti si cons!– « <!era come co,a importante che I' insegnaote .: sia capace di mantenere la disr.iplina nel– • l'aula scola:.tica. l\ta in ltalia le cose vanno « diversamente ». Qui segue una citazione tolta dal rapporto di una Commis~ione educativa degli Stati Uniti pubblicata nel 1907, che a pag. 82 così riferisce i risultati della sua inchiesta nelle scuole italiane : • Ragazzetti dai tredici anni « in su si propongono di foggiare la con– « dotta dell'a1umini~t1azione municipale; insce– « nano « meeting~ » di dimo~trazione e d' in– • d1gnazione, e fanno :;ciopero quando i loro « insegnanti mancano di comportarsi secondo « il loro beneplacito». Quanto alle Università: « Vi sono vacanze « fuori di calendario. Nei periodi di anima– « ;,,ione politica, gli studenti hanno la patriot– « tica usanza di farsi incontro ai professori, « chiedendo ad essi dei discor::1i. Se trovano • le porte sbarrate, il loro applauso cntusia– « stico si manife:-.tcrà. con pugni e pedate alla « porta. Poichè non vi soao regolamenti di– « sciplinari, che contemplino simili casi, e non « è di buon gusto chit:dere l'intervento della e polizia, spesso le autorità scolastiche seguono « la prudente deliberazione di chiudere l'Uni– « versità fino a che non giunga loro l'annun– « zio che gli studenti sono disposti a ritor– « nare alle loro con~uetudini accademiche». È superfluo notare du.! la Commissione Americana non aveva speciali prevenzioni con– tro le scuole italia■e, e che di nessun'altra delle vmli nazioni studiate ha dato notizie di questo genere. h'lentre leggevo, due fatti punto nuovi ma.... sempre nuovi, commentavano quel che leggevo. Quì a Milano, avendo le Autorità scola– stiche ricusa.to di accordare, dopo quel po' di mesi di vacanze straordinarie, la vacanza re– clamata dagli alunni neli'ult1mo giorno di Car– nevale, una masnada, fra cui primeggiavano (vanto che sembra comune a tutti gl' Istituti Tecnici del Regno) gli allievi del R. Istituto Tecnico, invade uno dei Licei cittadini, il Parini, e vi compie atti di teppismo, aggre• dendo e malmenando professori, a mala pena diresi da un nucleo di coraggiosi allievi del e Parini ». Al • Berchet » le cose andarono solo un poco meglio. Non occorre dire che le saç;sate e le per– cos3e ottennero immediatamente la vacanza, che le rimostranze rh1peltose e civili non ave– vano ottenuto. Contemporaneamente, in un'adunanza de– gl'Inseg11anti fÌ.1orlruolo a Milano (tipica di cento altre tenute in quei giorni) sentivo pro-– clamare da numerosi colleghi (plaudenti alcuni « titolari ►, tra i pitÌ tem1>erati e os:.equienti al principio di autorità) che solo la violem;;a e le vie di fatto essendo ascoltate dal Ministero, era ora che al Ministro fosse intimato l' « aut, aut•: o concedere subito la tanto reclamata sistema:r.ìone dei detti insegnanti, cento volte promessa e non mai mantenuta, o affrontare un'astensione generale dalle lezioni (si tratta di circa 6ooo insegnanti fuori ruolo). Conclusione: sia studenti che insegnanti convengono nel riconoscere, che la violenza riesce, e che solo essa riesce in Italia. Ora può su questa base compiersi un'opera educativa, anzi una qualunque opera organica e disciplinata? Non sar~ questo spirito, fatale al!a Scuola italiana? Non faccio commenti: solo debbo ricordare un fatto tanto innegabile quanto penoso : nessuno sciopero, ammutinamento, ribellione collettiva di studenti, è stata mai punita dal Ministero: non solo, ma l'intervento di que– sto si è solo svolto sempre e solamente nel senso di annullare le decisioni, prese da Con– sigli di Professori e Provveditori, di applicare S3llZioni disciplinari. Quando un'autorità ti è per tal modo esau. torata, che diritto le resta ad essere rispettata, e che giustificazione può dare della sua esi- stenza ? g. p. Una cronaca La Viìa Nuqv,a, giornale dtgli slu,fenli d'Italia, ci fa conoscere come è andato nelle scuole di Firenze lo sciopero di solidarietà con gli stu– denti dell~ classe del 1900, che minaccia-✓ano di essere esclusi dal passaggio se_nz'esami col solo sei. Ecco il bollettino, quale è dato estrarlo dal numero del 17 giugno del giornale: a7 maggio> Appellandosi gli studenti del '900 smobilitati ai compagni fiorentini per una azione ~olidale, tutti hanno risposto con slancio. 28 maggio: Oggi per la commcmorazil)ne di Curtatone e Montanara, anticipata, le scuole femminili hanno avuto vacanza, lo stesso le maschili, e lo sciopero continua compattis3imo. Domani, 29 1 fc~ta del «Grillo», lo sciopero sarà più compatto che mai, essendo vaca,,za. Si attende una rispO!,ctadal Ministero, mentre si fa appello alla solidarietà dei compagni d'Italia. 30 maggio: Oggi lo sciopero continua soli• dale, estendendosi all'Istùuto Comnurciale, alle Scuole Tecniche e al Ginmui'o, per loro sponta– nea volontà. 31 m 1ggio: Anche stamani è continuato lo sciopero, che si ~arebbe svolto ordinato e tran– quillo come la massima parte è avvenuto da per tutto, fuori che al Liceo Dante, dove gli studenti giunti in buon numero i1wiarono e.tlu– calame11le delle commissioni per Ira/lare con quel Preside. Al sopraggiungere di un altro gruppo di studenti, il Preside di quel Liceo diede in esclamazioni, che non piacquero agli studenti inviati presso di lui in Commissione; ed es.:)fndosi egli ancora rifiutato di concedere la libertà agli alunni che si trovavano a lezione, il Liceo Dante fo preso d'assalto. Andarono rotti letri e porte, fino a che non intervennero carabmieri e agenti che ricondussero la calma. , giugno: In tutti gli Istituti le lezioni sono state completamente riprese. Il Ministero avvistosi delle ingiustizie, tenta di riparare in te1rpo, e cerca di negare le corbellerie fatte. 2 giugno, sera: L'arrivo dei corridori del Ciro d'Italia ha fatto disertare in massa le aule per il pomeriggio dell'arrivo. Qualche pr0ressore e qualche professoressa erano già. in orgasmo per la paura di un nuovo sciopero. I deboli e i forti Il settimanale Cilab,·,"a ha fatto presso gli uffici del Genio Ci"ile un'inchksta per deter– minare fino a che 1>untosia stata e.ieguita la legge 25 giugno 1()00 sui lavori pubblici in provincia d1 Reggio Calabria. Ed è arrivata alla conclusione incredibile che per la massi– ma parte delle strade, da quella legge stabi– lite, r,on uùtono neanche i progelli: quanto alle poche strade progettate, i lavori cominceranno, forse, fra qualche secolo. Il caso della provincia di Reggio Calabria è il caso di tutta l'Italia meridionale. Per esc1upio, ta bonifica del Busento in Basilicata aVrebbe dovuto essere terminata da pii\ di dieci anni. Ma ancora nel febbraio del 1919; il Genio Civile continuava a studiarne i pro– getti di massima. Ed il "Ministero dei lavori pubblici a chi insisteva perchè i lavori comin– ciassero, rispondeva di avere 411: raccomandato vivamente di provvedere a tali modificazioni nella redazione dei progetti esecutivi, da svi– lur.,pare attivamente appena sarà l'ufficio reintegrato del personale necessario; il che è da prevedere sarà. presto, col ritorno dalle ao;ui di numerosi fonzionari In servizio mili– tare. Per le di(ese piò urgenti, il Ministero ha vivamente raccomandato all'ufficio di cercare nel miglior modo di dar esecuzione alle opere già autoriuate e fino ad ora rimaste in so• ,peso per la difficoltà della guerra•· (Popolo lucano, 12-13 febbraio 1919). Anche per la Calabria il Ministero del L. P. pretesta le difficoltà della guerra. Ma le leggi per la Basilicata e per la Calabria sono del 1904 e del 1()06, e la guerra è venuta nel 1915. Le difficoltà della guerra non esistono quando si tratta di lavori pubblici, che inte– ressano regioni capaci di farsi più validamente rappresentare di fronte al Governo cen– trale. Ecco, per esempio, quel che si legge sul Secolo del 20 maggio : « Il progetto di massiina « pel porto di Milano, in base al quale si ese- 147 « guiscono le opere, porta la data del 20 « gennaio 1918. Riconosciuto meritevole di • approvazione, con voto 15 mar-Lo 1918 d_el « Consiglio superiore dei lavori pubblici, il « Decreto legge 23 maggio stesso anno, N. • 740 1 ne affidava l'attuazione ali' Ente auto– « nomo, ali' uopo istituito, con la denomina– « zione di Azienda portuale di Milano. La e spesa occorrente per la costruzione del « Porto, prevista in 45 milioni, è per tr1 « quarti a carico dello Staio: la rimanenza « sarà sostenuta per otto decimi dal Comune « e per due decimi dalla Provincia di Milano. • Il decreto legge 23 maggio 19I8 sta bi - « liva che, per l'attuazione del progetto di "massima, fossero compilati e presentati al « Ministero dei L..1vori pubblici i progelli di « uecuzivnt delle opere, entro sei mesi dalla i< data del Decreto di approvazione dello Sta– « tuto e delle norme di ammini::1trazione del– « l'Ente. Intervenuto, sotto la data del 20 « ottobre 1918, tale decreto, l'Azienda iniziava « subito lo studio dei progetti defiuitivi. Se– « nonchè, a seguito degli avvenimenti che po– • nevano fine alla nostra guerra, e per i quali .i diventava di assoluta urgenza approntare . « i) più rapidamente possibile ogni lavoro che « rispondes::ie al concetto di assorbire la mano • d'opera, che si sarebbe ,esa disponibile in ((conseguenza della smobilitazione, sottoponeva « al Ministero dei Lavori pubblici, il 2 feb– « braio u. s., u11progello d," stralcio delle opere « nonchè le modalità. per la sua immediata « attuazione. Appena approvato detto progetto, " l'Azienda aggiudicava i lav·ori contemplati « in progetto. Mentre si svolgeranno questi « primi appalti, l'Azienda completerà i restanti < progetti definitivi )Il,. In questo caso, la faccenda è andata a vapore: trenta milioni sono impegnati dal Governo su semplici progetti di massima, e i decreti si susseguono rapidamente ai decreti come iu un movimento bene preparato di orolo– geria. Se i commendatorL romani dovessero approvare, invece, un prestito per un edificio scolastico in Puglia e in Sicilia, farebbero per– dere anni ed anni di tempo ed esigerebbero il preventivo preciso finanche dell'ultimo chiodo. Così le opere pubbliche delle regioni privi– legiate hanno l'agio di assorbire per sè tutti i fondi disponibili; e quando i meridionali si lamentano di rimanere sempre accantonati, si sentono accusare di fare del... regionalismo, quando nou sono addirittura biasimati dai Nulli Baldini delle coo1>erative ravennati di essere poltroni e buoni a niente. A questo sconcio non c'è che un rimedio: trasforire dal governo centrale alle provincie la cura Jei lavori pubblici e quel tanto di redditi governativi, per es. di imposta fondiaria, con cui oggi ilGoverno ra...,oriscei più forti a spese dei più deboli; ognuno si ritenga i suoi qu:lt– trini, e si faccia i suoi lavori; il Governo cen– trale intervenga (on leggi speciali in quei soli casi,lin cui gli enti locali non abbiano la ca– pacità finanziaria e la iniziativa necessaria per provvedere a spese che sieno riconosciute di interesse nazionale. Ognun 1>er sé, Dio per tutti, e indipcnden ti da Roma più che sia possibile. La tirannia dello spazio ci costringe a rinviare al prossimo numero un importante articolo di GIOVANNIANSALDOsu l'Asso– ciazionenazionaledel combattenti. I cambiamenti d'indirizzo Gli abbonati, che, dopo averci dato un indirizzo, domandano che si3. cambiato, deb– bono <\vere la compiacenza di accompagnare la richiesta con 30 centesimi di francobolli, perchè tanto ci costa 1a stampa dell'indiriizo nuovo, senza contare il lavoro che occorre a fare il mutamento. Alcuni ci hanno mandato due indirizzi diversi a una settimana di di– stanza; altri hanno cambiato tre volte indi– rizzo in poco tempo. Comprendiamo che non lo fanno per capriccio. Ma {si rendano conto della spesa che siffatti mutamenti portano nella nostra amministrazione. E non si dolgano di questa tassa, che siamo co!mettl a intro– durre.

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