L'Unità - anno VIII - n.28 - 10 luglio 1919

ztom •· Si trattò in.somma di un provvedi– mento, in cui la forma sola era rivolu?ionaria, mentre il contenuto era di abile consen•azione civile. Ed analoga è stata l'opera dei pattiti rivoluzionari, anche fuori di Firenze : si sono dichiarati solidali col movimento, quando si precipita ~pontancamente, ma nello stesso tempo hanno cercato di mettervi fine. Ecco, per c:i., il manifesto della Commi5- sionc di Forll: • Lavoratori, la protesta po– « polare contro le indegne speculazioni del– « l'affarismo affamatore è riuscita solenne, « ammonitrice. La Commissione, che rappre– « senta tutta la massa lavoratrice, sia prwve– • dmdo a dùripl/nare l'azione, diretta a ga– « rantire che la situazione speziata oggi e dalla lcglttim:i indignazione popolare non « abbia a rinnovarsi domani. Sappiate intanto e che gli esercenti ~i sono affreltati a con.se • e gnarc i'n Afu,,kipio le d,im,i dti jl'ro ntgo:i. « L1.Voratori, mentre la vostra Commissione « è riunita e lo resterà in permanenza, ritira• « le i dalla pi'"s-:ll e ,zo,, ofn"lt alla reazio11e i,, « agguato il comot/o prt/eslo a m"olen:esopra/• « ft1lri'ci. F'innati : Carture dtl l...nvoro, Par/ilo « Rtpub6/itt1no, Parli/o Socialista, Gruppi anar– « dn"coe mauù,ùmi ù1lransige11li ~- Opere e parole. Scriviamo queste cose senza ne:.suna in– tenzione di volerr.e fare un addebito ai rivo– luzionari.. .. conservatori. Tutt'altro! Chiunque ha camminato per le vie di Fi– renze durante i gioroi della rivolta, cercando di rendersi conto di quel che la massa del popolo pensav., e voleva, non ha trovato in nessun luogo un programma di riorganizza– zione comunista della società, e meno che mai la voglia di lasciarsi prendere nella « immensa rete di incitamenti alla lotta e ~I satrijfoio ». Noi non abbiamo mai visto nel mondo tanta gente annata di.. .. fiaschi di vino, quanta ne ab– biamo vista per le strade di Firenze nei giorni 4 e 5 luglio 1919. Uomini, donne, bambini, bambine, vecchi, giovani, tutti andavano in giro con uno, due, quattro, fiaschi di vino. Firenze 0011 aveva fame: aveva sete: non è stata saccheggiata, è stata sfia.schcggiata. Era gente bonaria, gioconda, lieta di potersi godere final– mente un fiasco a due lire o addirittura gratis, che si avviava pacificamente verso casa, pre– gustando la baldoria della famigliola, prov– vista finalmente di un po' di ben di Dio ; quando era ph\ giudiziosa della media, depo– sitava in casa la prima merce, e ritornava a comprarne a metà prezzo o a «requisirne• del– l'altra. Dopo i fiaschi di vino, la merce più ricercata erano le scarpe. Ma una vera e propria esaltazione eroica e rivoluzioDaria non c'era in nessuno. Una nuova organizzazione di pensieri e di volontà, capace di prendere il posto delle vecchie autorità politiche e amministrative, non c'era. In queste condi1.ioni, la sola cosa, che potes• scro fare delle persone di buon senso, per quanto ornate con pennacchi e ,onagliere rivoluzio– narie, era proprio quella che hanno fatto ovunque i nostri rivoluzionari : prevenire i tumulti dove si era ancora in tempo, come a Bologna; dove questi scoppiarono spontanei, noo prendere di fronte la folla, che nel primo impeto delle « requisizioni • noa avrebbe ascoltato nessuna voce di saggezza, ma darle ragione per averne la fiducia, e averne la fiducia per circoscrivere e abbreviare il di• 10rdinc; e tenersi pronti ad afferrare il mo• mento psicologico per dare il segnale della fine. Però, mentre le opere er:mo quelle di ogni cittadino amante del pubblico bene e fornito dalla fiducia della moltitudine, le parole con• tinuavano ad essere rivoluzionarie. Per es., la JJ,fesa di Firenze del 4 luglio proprio mentre i dirigenti delle organizzazioni proletarie tappc7.zavano i muri della città con manifesti per « disciplinare,,, il movimento, e distribuivano agli esercenti i talismani protettori delle botteghe, continuava a stampare: « È e giunta l'ora, non delle mezze misure, ma « delle energiche e radicali decisioni. Intenda e dunque chi deve. L'agitazione di oggi ci fa « precorrere - di poco per altro - i tempi. « I con.sigli degli operai cominciano a funzio– c narc. La dittatura proletaria dimostra alla « prova dei fatti quale e quanta sia la sua L'UNITA «efficacia.L'azione diretta ha trionfato. A\'an– c ti! A\·anti ! Per il comunismo I • E nel numero del 5 luglio, proprio in quello che pnbblica l'invito per la cessazione dello sciopero generale, la JJ1/esa annunziava: « La lotta non è finita. È appena incomin• « ciata. Dovrà estendersi, dovrà interu;ificarsi. « Perchè tutte le aspirazioni dei lavoratori han « da esser conseguite, perdi: il comunismo, « che è an ora una speranza, ha da essere t realtà. Chi non sente che si mira sempre tt più lontano, ?icmpre più in alto? ~ Anche la Commis3ione delle organizzazioni prolet..1rie fiorentine, nel dare notizia di a\·ere deliberato la ce-.3--izione dello sciopero, sentiva la nece~ità di accompagnare l'ordine elcigiorno col dkhiararsi certa « che non uno mancherà « all'appello, che. sarà a suo tempo lanciato, e per le conqubte ultime». !fon altrimenti il Partito Repubblicano di Forll a!:>petta di fare la repubblica a suo tempo, e pubblica il 1 ° luglio un manifesto per dire : « Bi.soJfna ora clu i.' popolo tenga i « nervi a posto r mm dia ai suoi ,umici ,1 pre– « Iulo e l'ot,,1sùme di una reprus·one viOlmla. ;e Lavoratori, mentre l'aurora de.Ila redenzione « proletaria si avvicina, Voi non dovete di– « sperdere i Vostri propositi in tumulti cao• « tici, non dovete offrire la forse sperata oc– « casione di soffocare nel sangue i movimenti "-ancon episodici e slegati delle varie città «d'Italia. Cittadini, Lavoratori, sia que~ta una « severa vigilia di volontà ordinata. IA rivolu• « zione è in marà'a: no11 la do/Jbi'amocompro-- • mtllere ,011 moli impulsivi. Le organizzazioni • repubblicane sono al loro posto: allmdtle « la loro parola ». Tanto i socialisti, dunque, quanto i repub– blicani invitano i lavora10ri e i cittadini ad aspettare la parola d'ordine: frattanto stieno buoni. Probabilmente, la parola d'ordine della Difesa di Firenze dovrebbe venire con lo scio– pero internazionale del 20 luglio. Quanto a quella dei repubblicani di Forlì, non ha data fissa. Ma una occasione per realiz1.are la repub• blica a Farli o il comunismo a Firenze quando si potrà mai dare, ph). propizia di quella che si è prt:,entata ai p'rlm1 di luglio? Ptrcffè n6Y ~ fu afferrata? Non fu afferrata, perchè una rivoluzionç presuppone la esistenza di una nuova organiz– zazione politica o sociale capace di prendere li posto dell'antica. E questa non c'era il 1° lu• glio 1919. E non ci sarà neanche il 20 luglio. Esistono ovunque folle pronte alJa rivolta; non esiste in nessun luogo una classe capace di una rivoluzione. Nè si dica che la rivolutione repubblicana o comunista non è stata iniziata, perchè nou era ancora prcparMo un movimento d' insie– me. I movimenti d'insieme non si preparane a data fissa: scoppiano, quando tutto è prer parato negli animi: un incidente locale dà la spinta al movimento generale. Invece, a Forlì, e a Firenze, e dovunqu/, i partiti rivoluzionari hanno dovuto assumersi essi la funzione di ristabilire con le buo~ l'ordine e il rispetto della proprietà, mentre \e prefetture si rivelavano incapaci a tutelarlo co_2 le cattive. Or se questa è stata l'opera vera - saggia e benefica - dei rivoluzionari, perchè non si decidono essi una buona volta ad abbandon~ la retorica? A che cosa scr\"e, oramai, la loro fraseologia rivoluzionaria - dal momento du non tm?Jservire a 11narivoluai'one1ul urio - sen'Jl a facilitare lo icoppio di tumulti inutili, in cui essi stessi devono intervenire per fare la parte di carabinieri volontari? Da ,iffatta vicenda illog:ca e sconclusionata di ecci amenti e di tumulti e di ritorni all'an– tico, che altro può nascere se non una stan– chezza irritata nelle classi danneggiate o distur– bate, una delusione apatica nelle .zone meno esacerbate delle classi proletarie, un nervosismo crescente nei gruppi sociali meno soggettJ al controllo delle organizzazioni, e alla fine una mostruosa reazione a base di stati d'assedio e di tribunali militari? L'UNITÀ. Abbonatevi subito: la forza di un giornale settimanale l! tutta negli abbonamenti :: :: :: :: :: :: n . Le polizze a1 Fra le disposizioni emanate nel periodo dopo Caporetto, per dare ai combat'.enti l'at– testazione della solidarietà della Nazione, la polizza gratuita ,·enne facilmente apprezzata dalla massa, perchè 1>0rtava un giovamento concreto. Ma come avviene sempre in ltalia dei provvedimenti sociali suggl'riti da scopi politici ed elaborati s tto le pressioni e le imposizioni degli interessati capaci di f:in;i sentire, la polizza ai combattenti venne fuori come un pro,•vedimento incompleto, che suc• cessive disposizioni di legge hanno cercato di integrare. Il D. L. 70 Dicembre 1917 N. 0 1970 au– toriua,•a l'Istituto N'azionale delle Ass'.curu• zioni ad emettere speciJli polizze a fcl\'Ore di militari e gr~duati di truppa combattenti uclu– dendo gli 11/jidali. L' impre~ione suscitata da questa e.:.clusione fu cosi deplorevole, che si dovette con D. L. del 7 marzo 1918 provvc• dere all'emissione di polizze anche per gli uf• fidali di complemento. Ai primi due decreti, altri ne successero Il 19 maggio, 24 aprile e 8 dicembre 1918. l\la non ancora si è riusciti a costruire un insieme di norme pre• cise, che dieno a tutti i combattenti, nelle medesime coodizioni, i medesimi diritti; per quanto il Ministero per l'As11istenza militare e le Pensioni di Guerra cerchi di ragg:ungere lo scopo mediante interpretazioni benevoli a van• taggio di un numero sempre maggiore di com– battenti e delle loro famiglie. Recenti dis1>0sizioni,per es., hanno esteso ai mil;tari, che prestano servizio in Libia, il diritto alla polizza di assicurazione. Ma molte categorie di combattenti attendono ancora che i loro diritti vengano riconosciuti alla pari di altri, e che si integrino le di posizioni vigenti rendendole veramente efficaci. La polizza ai combattenti aveva duplice scopo: a) provvedere affinchè la famiglia del militare morto in guerra avesse subito una somma per affrontare i disagi della vita in at– tesa di espletare la pratica per la pensione ,chJ!~riclùede. necessariamente m}a procedura più lunga; 6) fornire al combattente, che ritornava alle sue occupazioni abituali, un piccolo capi– tale che gli permettesse di superare I' inevi• tabile periodo di assestamento e di crisi fra la smobilitazione e l'efficace ripresa del lavoro, o di procurarsi rii arnesi per il suo mestiere, ovvero di riprendere gli studi, o Ja profes– sione interrotta. A questi scopi ,1 decrtlo co11te• deva 11 pagammlo immedi'aloper il caso di morie, e l'anticipo della somma assiturala ptr i militari nduti. Secondo_ le nonne in vigore, hanno diritto di essere assicurati gli ufficiali, sottufficiali, caporali e soldati, che abbiano fatto p irte di unità. o reparti, i quali abbiano partecipato ad azioni di guerra o che abbiano compiuto ser– vizi direttamenk inerenti alle azioni itcssc e che, per loro mansione, siano stati esposti alle armi belliche, purth.è sempre dopo il 31 di• cemhre 1917. Tale diritto i militari acquistarono sin dal momento che attuarono l'ordine di par– tecipare ad azione di guerra o di compiere aervizi direttamente inerenti alle azioni stesse, senza alcuna limitazione. Ora l'aver concesso il diritto a decorrere solamente dal 31 dicembre 1917 in poi, e.sdu• dendo i tombai/mli che hanno follo la guerra prlma del ,• tt11noio 1918, è una grande in giu– stida che va riparata. La polU,a di assicura– zione ai cam/Jollenli aveva ed ha il carallere dt" "" premio, e la forma asskuraliva ,wn è altro cherm mm per elargirlo. I limiti posti per aver di– ritto alla poliz;.a hanno creato una situazione di favore per quei militari, Lhe si trovarono in linea. dal 1• gennaio 1918, mentre numerosi soldati e ufficiali, che pure avevano prestato servizio e a lungo nei 31 mesi precedenti, ne rimasero esclusi. Si crearono così malumori e difliden• ze, e si dette alla massa dei soldati l' impres– sione di un regime di favore con grave scapito della disciplina. In base a quale criterio si possono distinguere i combattenti di prima da quelli di dopo il 1• gennaio 1918? Perchè i soldati e gli ufficiali, che per due anni e mezzo sul Carso hanno sostenuto le lotte più aspre ed i sacrifici maggiori, devono avere ' combattenti un trattamento differente dai soldati del Piave? L'emissione e la gestione delle polizze \·enne affidata ali' litiluto Nazionale delle As· sicurazioni: funzionari dell'btituto si recarono presso i reparti mobilitali, e la distribuzione delle polizze venne eseguita con solennità e non senza una certa coreografia. Fotografie in bella cornice nell'Ufficio, polizze ai combat• tenti in Roma, mostrano i M>ldati riuniti in– torno a coloro che distribuivano la polizza, ed inducono ad amare riflessioni quelli (e sono tanti), che già congedati fanno la fila per reclamare il loro diritto, e trovano osta– coli burocratici imprevbti ed imprevedibili, restando del i.i Si nella loro aspettativa. Pas')ati i primi entusiasmi, I' lstituto Na– zionale de le Assicurazioni affidava l'emissione e la consegna delle polizie ai comandi dei reparti mobilitati. Ma questi, nella febbrile at• tività e nella grande facilità di spostamento, cic)\'evano, pur usando la migliore volontà, la– sciare parecchie lacune. A queste lacune 1i va ora provvedendo caso per caso. Ma le diffi• coltà. aumentano per gli avvenuti congedi. È stato disposto che i militari alle armi debbono rivolgere domanda alle autorità militari da cui dipendono ; i congedati e quelli che, cre– dendo di averne diritto, hanno negata la con• cessione, debbono rivolgersi, con l'indicazione preci.sa del servizio militare compiuto, ad Una e Commissione speciale poli1.ze pro combat• tenti » che ha sede in Bologna; vice\•ersa il pagamento vico fatto dall'Istituto Nazionale delle Assicurazioni in Roma (servir.io polizze pro combattenti) a mezzo degli uffici postali e pel tramite del Sindaco del comune di re– sidenza del beneficiario della polizza. A questo accentramento si devono In gran parte i difetti dell'attuale servizio. Non si ca– pisce per quali ragioni il militare congedalo, che ritorna in Piemonte o in Sicilia, debba, per far valere un suo diritto di semplice e facile controllo, rivolgersi a Roma, e non pnssa invece rivolgersi a quegli Uffici provin– ciali per le pensioni, che son.o alla dipcndonza del Ministero dcll'Assi.stenT.a Militare e delle Pensioni di Guerra, nella cui sfera di attribu ... zione deve anche logicamente ricadere la po– lizza pro combattenti, :consistente appWlto in una delle forme d'assistenza. L'Istituto Nazionale delle Assicuraaionl, che doveva avere una organiZza%ione pretta– mente industriale e quindi agilissima e scevra da formalismi inutili, ha invece un servizio burocratico lentissimo, pur impiegando circa 6oo signorine e t 50 impiegati di concetto oltre il così detto personale ba530, cioè un centinaio di persone fra fattorini, facchini, uscieri ecc., cioè il doppio almeno del personale che sarebbe necessario ad una qualunque impresa privata. Anche in quest'Istituto, di grandissima impor ... tanza sociale, abbiamo assistito al prevalere dei com~ndalori romani ! La polizza di assicurazione rientra in quel campo dell'A...si.stenza Militare, che è nominal– mente affidato ad un Ministero, ma che in realtà fa capo ad Uffici vari e non collegati fra di loro. Tutta l'azione viene così a risul– tare frammentaria ed incompleta* e si vengono ad accrescere le cause di malcontento fra quelle classi del proletariato agricolo e della piccola borghesia, che attraversano ora la crisi del dopo guerra. Bisogna dare a coloro, che tornano dalla trincea, la sensazione che lo Stato si interessa di loro cd apprezza altamente la loro opera. E non bastano le parole. Tra i fatti, può avere una grande efficacia \a polb:za d'assicurazione, quando ne sia anticipato il pagamento con maggiore facilità e rapidità. Sarebbe opportuno che l'emissione delle polizze per i congedati e per i mutilati fosse affidata agli Uffici provinciali per le Pensioni di guerra con vantaggio della rapidità nelle informazioni necessarie da parte dell'interessato. Come i comandi di reparto hanno facoltà di emettere le polizze per i militari in servi– zio, cosi gli Uffici provinciali dovrebbero avere facoltà di emetterle per i congedati. Si ver... rebbc ad evitare il danno dì tanta povera gente, che non ha modo, per ignoranza o per impossibilità, di far valere il suo diritto, e ne V

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