L'Unità - anno VIII - n.27 - 3 luglio 1919

L'UNITA Le scuole dell'Umanitaria Stato procederà. a. soddisfare gli ulteriori bisogni per flutti; in attesa, gli enti loca.li dei comuni più ricchi debbono provve– dere a loro speso alle necessità superiori dello. coltorn popolare. Caro Sal-vemini, Sul Convegno naziona.Ie che ebbe luo– go in Roma nello scor~o marzo - pro• mosso o organizzato dalla << Unione Ita– liana, dcli' Educa1,iono popolare» in n.c– cordo con le maggiori associlrnioni fra gli insegnanti d'Italia - tu ha,i scritto sulla tua Unità, un articolo in ct1i, por difendere il tno ordine del giorno pre– sentato a.Ho stesso Convegno, ti sci la– sciato prendere la mano da te stesso, fino al punto di gettare un'ombra di so- 1 spetto sull'opera. della Societf\ Umani• tnrin. classi operaie), così si espresso: « Sol– tanto lo istituzioni di Milano: Um.anita– ria, Scuole professionali femminili ecc. a1yrebbero diritto ad llll sussidio cli circa l·ire 100.000 •· Per essere più esplicito aggiungerò che il sussidio• a,nnuo dello S1·ato a.Ile Scuole professionali dell'Umanitaria non arriva allo 20,000 lire (venti mila). Da ciò chianq_uo può arguire come sia. piuttosto ar<lito process:tre l'Umanitaria, perchè lo Stato << non ha. ancorn, stan– ziato (f) i fondi nccessuri per dare le prime tre elementari a tutti i comuni della. Sicilia, della Calnbria, della. Basi• licata >> ! La opinione clclPon. Calla:ini 1 il quale vorrebbe che lo Stato desse ali' Umanita– ria, un sussidio di 100 mila lire per le scuole professiouali femminili, mi lascia indifferente. Finchè non solo in Basili– cata, in Puglia e in Calabria, ma anche nelle campn.gne che circondano Milano ci sara.nno comani)non provvisti adegua.ta• mente delle tre elementari iufcriori 1 lo Stato non ùcvc dare ali' Umanitaria nò le 100 miJ3, lire, che è disposto a largirle l'ou. Collaini 1 nè le 20 mi]a. lire che d:\ oggi: quel denaro, che ,-rione dalle imposte pa– gato ùa.lla. intera. nnzjonc,do,·e essere speso a. da.re il minimo inclispcusabile a chi ne 143 è privo. E per le sue scuole noi auguriamo ù i tutto cuore che l'Umanitaria ottenga-, non 20 mila 1 ma 200 mila, ma 2 milioni annui; mn, li ottenga non dal Governo centrale, cioò a. spese dell'intera nazione, ma dnl Comnno cli Mila.no, dalln, Provin– cia. fii Mila.no, dalla Cassa di risparmio dello provincie lombarde, dalle Associa– zioni degl' industriali, dalle Organizza– zioni operaie, ecc. ecc. e dagli cuti che sono interessa.ti locu,lmente al progresso della coltura popolare. In questo sistema. di idee - ripeto - non c'è oslilità, uè per l'Umanitaria nè per le altre iniziative di coltura, che fiori– scono nello zone più progredite cl' Italia. C'ò la 1>reoccupazione cli difendere i di– ritti dei poveri e elci cleholi di fronte alla iutra,prendeuza. dei forti e dei ricchi. g. 8. Io nou ho dato molto Ileso alla cosa, ccl bo, infatti, pubblica,to integralmente il tuo articolo sulla, Coltnra Popolare senz'alcun commento. Vedo, ora, che l'Eilucazione Nazionale riproduce, a sua volta, il tuo articolo, e DOU certo a tua insaputa; ed io non posso col mio silen– zio, accreditare la. leggenda 1;l1c tu vieni diffondendo sul conto dcli'« Umanitaria», come se P Umanitaria assorbisse per sè, per le sue istituzioni scolastiche, i denari dcll' intera/ Na,zionc I Tanto può credere chi legga. Io tuo pa.. role: « Se, per esem– pio, l'Umanitaria. di 1\Iilano, cosl bene– merita della. coltura, popolare, vuole fon– dare biblioteche por chi ha fatto già la sesta elemcnta.rc , cd asilj cl' infanzia per chi subito dopo troverà le scoolo elemcn– tari1 e scuole professionali, o università, popolari per gli operai delle indnst!'ie che banno couqnistu.to le otto ore e il sabato inglese; nessuno deve impedirle di chiedere i fondi nccessai-i por ..queste istituzioni al Comune di l\Iilnno e alla Provincia, e alla Cassa cli Risparmio delle Provincie Lombarde, e a.Ile orga– nizzazioni operaie o padronali, mentre lo Stato deve lavorare 1 coi denari dell' in.– tera nazione a suscita.re gli inizi dei mo– vimenti di coltura noi Comuni più ritar– datari ». E ancora: « Quel che non sa– rebbe giusto, è che lo St:>to d-ia del denaro n.U' Umanitaria di :Milano per fondare biblioteche o scuole professio– uaJi, e università popolari, ccc. mentre nQn ha ancora, stanzia.ti i fon cl i necessari per da.re lo prime tre elementari a tutti j comuni della Sicilia, della Calabria, della Basilicata». Affido <>111' tu1> cortesi<> la pubblica– zione cli questi schiarimenti che mi sono sembrati, alla flne 1 ucccssarii e, pet parte mia, doverosi. Con ringraziamenti e sn.lnt,i corcliali. Mobilitazione economica Evidentemente tn hai potuto dettare qneste parole di colore .... piuttosto gri– gio, perchè non sei sufficientemente in– formato sull'opera e snl'attività dcli' U– manitaria. Dirò, dunque, subito che se all'Umanitaria fa. capo tutto il movi– mento cli educazione popolare iu Italia, non è esatto che essa. fondi università o biblioteche popohiri. La Società Umanitaria svolge, per al• t.ro , direttamente, una discreta attivitl\. nel cn,mpo dell' istrnzioue e della educa– zione popolare, o m~glio essa è anche nn laboratorio ùi esperienze scolastiche, ed lm « Case dei bambini» e Scuole profes– sionali propdamonte dette. Le sue Scuole, J.n quanto sono istituti sperimentali, in quanto tonclono, cioè, a saggiare la bontà e l'efficacia dei metodi più raziona.li e moderni di studio e cli ln.voro, compiono un'opera elle non si esaurisce nell'ambito locale, ma può estendersi 1 como guida, orientamento o propulsione, a tntto il n10Yimento educati,-ro nazionale. Trova,, stra.no cd ingiusto, l'amico Salvomini, che a. quest'opera,, oltre gli Enti locali, din, il proprio concorso anche lo Stato, Concorso - sia ben chiaro a.ncho que– sto punto - assai limitnto, e, oserei dire, sproporzionato agli sforzi ohe l' Umani– taria sostiene per attuare il suo program– ma. E provo, non a11set·isco. Quando l'ono– revole Callnini, presentò la relazione del Bilancio 1917-18, o studiò i problemi cbe si riferiscono allo sviluppo dell'istruzione professionale, nell'esaminare l'estensione dell'art. 3 del D. L. 10 maggio 1917, N. 896 (articolo relativo nllo istituzioni cli bene– ficenza, che por le tavole di fondazione devono concorrere a.Il' istruzione delle Tao afI.mo A. OSIMO. POS'J'ILLA Se non c'inganniamo, non noi, ma l'amico Osimo si è fatto prendere la mano dal suo affetto paterno per l'Umanitaria, vedendo nelle 11ostre parole, che egli riproduce, la intenzione di diffocdere sulla Umanitaria una ingiusta leggenda. L'articolo, di cui si duole l' O$imo, discuteva un problema di politica genèrale: quello delle facilità, che h.tnno i Comuni ric– chi, di assorbire i fondi insufficienti, che lo Stato stanzia per la istruzione pop lare, e che sarebbe giustizia fos::;cro impiegati ad aiutare anzitutto i Comuni poveri. La campagna ini– ziata dalla « Unione italiana dcli' Educazione Popolare» per l'aumento delle spese per l'istru– zione popolare, minaccia di perpetuare queste abitudini inique. L'atteggiamento dei condot– tieri dell'Unione nel Convegno di Roma fu proprio quello di persone, che trovano com·e• niente che .quelle abitudini continuino. E per chiarire meglio la mia critica a.I loro atteg– giamento, feci una ipotesi : quella che l'Uma– nitaria di Milano voglia fondare biblioteche, asili, ecc. e chieda i mezzi per queste istitu– zioni non agli enti locali, ·ma al Governo centrale. E affermai e affermo e affermerò che l'Umanitaria, se agisse cosi, quando lo Stato non ha ancora dato le prime elementari ne– cessarie a migliaia di piccoli e poveri ¼omnni italiani, commetterebbe opera di ingiustizia nazionale. E mèno che mai I' Osimo può attribuirmi la intenzione di attribuire alla Umanitaria una qualunque responsabilità perchè lo Stato non ha ancora stanziato i fondi necessari per dare le prime tre elementari a tutti i Com~midella Sicilia, della Calabria, della Basilicata. ,La re• sponsabilità è dei deputati, e dei Comuni ricchi e elci Comuni poveri: i primi che, sod– disfatti di trovare nelle leggi quel che occorre ai loro Comuni, non chiedono altro; i secondi, che non hanno ancora capito il meccanismo recondito cli certe leggi, e le votano supina– mente, credendo di favor:re i loro Comuni, mentre favoriscono sempre i Comuni privile– giati. L' Umanitari.1, che io mi sappia, non è un deputato. Caso mai, la sua responsabilità comincia quando il suo Segretario Generale mette in dubbio con un interrogatorio fra pa– rente::;i il fallo molte volte documentato: che le leggi per l'istruzione popolare sono sta te sempre accompagnate c 1 a stanz•amenti non sufficienti, e eh,.. questi staziamentì sono stati ben pre ... to sequestrati dai Comuni meglio attreu.ati per questo genere di requi"izioni. Nè nel mio spirito nè nelle mie parole c'è ombra. di ostilità, contro l'Um.anita·ria di l\Iila.no, <li cui ammiro l'opcn1. Ciò che io ho affermato nel Uonvcgno di Homa, o sull'Uniti e continuerò atl affermare, ò cbe lo Stato itnliano non deve spendere un solo centesimo per provvedere a quei bisogni della. oolturn popolare, che sieno superiori a. ciò cùe ò ritcnnto miuimo indispensabile per tutti - cioè alle pri– mo tre elementari -, se uon ha co1npiuto piena.mento il suo dovere rorso quei co~ muni che non hanno le prime tre elemen– tari: compiuto questo dovere per tiittt, lo La tesi dell'[Jmlà, sull'impossibilità di ri– solvere il problema 'del caroviveri per mezzo d'un dittatore, è giustissima: ma si può ora– mai considerare superara perchè !'on. Nitti ha abolito il dittatore dei consumi. Il problema del caroviveri però resta e de– v'essere risolto: e I' Unitd, nonostante il suo tono pessimislico, dal momento che suggeri– sce, esplicitamente o implicitamente, dei ri– medi ad alcune delle cause del caroviveri, a cui accenna. nella sua. nota sul dittatore dei consumi, dimostra di esser convinta che que– sto problema possa essere risolto. Evidente– mente, l'Unità ritiene che, se si risolvesse la nostra situazione int~rnazionale in senso de– mocratico, e si potesse procedere, per conse• guenza, a una rapida smobilitaz:one, gli al– leati non sarebbero più ind•tti a misurarci con tanto sospetto il vettovagliamento, e sa• rebbe inoltre elin.1inata un'altra causa del ca– roviveri: l'aumento delle pubbliche spese, a cui son connessi i costi di produzione e il va• lore della moneta. La distrur;ione di ricchezza, che viene effettuata dal\' incapacità della bu– rocrazia, sarebbe pure eliminata con la rifor– ma burocratica propugnata dall'Unità. Per due cause l'Unità non ha rimedi: per quella data dall'aumento generale dei salari e dalla restrizione che la produzione subisce per le diminuite ore di lavoro non compensate da maggior rendimento e per la smania di spen– dere e spandere da cni son prese anche - io direi sopratutto - le classi lavoratrici. Que– sta _lacuna è dovuta secon-:!o me a una lacuna del programma del!' Unità. L'Unità ha il torto di disinteressarsi del movimento sind:icale. La democrazia ch'essa propugna è puramente politica. L' U11ità non vede chiaramente che il giolittismo, che in• quina la nostra ,..ita pubblica, non P?trà essere eliminato se non in un regime di democrazia politico-professionale. Essendo caduto in de– suetudine il diritto di petizione, il deputato, con qualunque sistema sia eletto, non potrà mai rappresentare, come vuole lo statuto, la nazione in generale, ma dovrà per forza rap– presentare anche interes"i particolari, ·anzi so– pratutto interessi particolari. Se s'istituisse una camera sindacale autonoma ma subordi– nata alla camera politica, le esigenze pa.rtico– lari che adesso si affermano attraverso il fa– voritismo e il sonersivismo, potrebbero far~i valere con mezzi legali. Il popolo spende e spande, lavora di meno ad esige di più ed è sempre malcontento e indisciplinato, perchè non vede una disciplina; superiore, perchè è convinto di essere una vit– tima. Perchè il popolo si disciplini, occorre mettere i nervi e la coscienza a posto. Ma io ritengo che la democrazia italiana debLa, in questo momento, assorbire le esi– genze più estreme del sindacalismo. La diminuzione delle ore di lavoro è stata certo intempestiva in Italia, ma è una con– quistcl che non si può più non mantenere. La produzione dev'essere dunque aumentata con altri mezzi. E dal momento çhe la maggiore disciplina tecnica e morale non può per ora basta~e, occorre che la massima quantità di uomini producano bene, nel senso dell'eco- . n01nia politica. Nel campo capitalbtico intellettuale buro• cratico, ci sono troppi, imboscati che andereb– bero mandati i,1 prima o in seconda linea, in modo da aumentare, direttamente o indiretta– mente il numero dei produttori. Si dovrebbe procedere, s'intende, con inte!Jigenza. I pa– droni d'un caffè non dovrebbero fare i calzo– lai, mà. potrebbero fare, alcuni e in certe ore del giorno, i camerieri; i soldati potrebbero, riducendo opportunamente le ore d=ist,ruzione, fare anche gli agricoltori; il giornalista po– trebbe fare anche il proto e il carrettiere; i letteratucoli potrebbero fare i giornalai 1 i ti– pografi, i librai ; le signorine potrebbero ser– vire a tavola e far la calza; le signore far da mangiare e fare il pane; gli oziosi dovrebbero essere eliminati. E non sarebbe poi male che qualche filosofo seguisse l'esempio di Spi– noza! Questa è democrazia e non sindacalismo, a meno che non si sia tanto antisindacalisti da credere che, anche in una nazione com• posta soltanto di paroliberi e di rumoristi, si possa fare a meno degli agricoltori e degl' in– dustriali. L' ItaliJ. altra vers'.\ una crisi econo– mica grave; e bisogna, sia pure a titolo prov• visorio, avere il coraggio di adottare i rimedi più estremi. Come davanti alla minaccia ne• mica s'impone la mobilitazione militare, da~ vanti alla minaccia della fame e dell'anarchia, s' impone la mobilitazione economica. S. Tn.rPANARO. POSTILLA Che il problema del caroviveri possa essere risolto, è sicuro. Ma il Governo non può risol– verlo, per quel che lo riguarda, se non con un'azione negativa, diminuendo cioè le cause di indole politica, che aggravano la crisi. Per tutto il rest J, quena non può essere attenuata o eliminata che da un aumento della produ• zione e da una diminuzione dei comuni. E que– sti sono fenomeni, che sfuggono quasi del tutto alla azione immediata del Governo. In fondo, l'unico vero rimedio contro il caroviveri è il.... caroviveri medl!simo: il quale limitando i consumi e provocando una piì1 intensa pro– duzione, ristabilisce o prima o poi l'equilibrio. E ogni intervento del Governo in questo gioco di domande e di offerte non fa se non turbare il funzionamento naturale delle forze econo– miche e aggravare e prolungare la crisi. A questo proposito, torna proprio a ca• pello questa corrispondenza, che leggiamo nel Tempo del 29 giugno : • Il costo della vita nel Belgio « diminuito della metà dal '18 in poi. « (C. M.) - Non potn\ sembrare credi– « bile 1 ma vi è in Europa un p1.ese d9ve il « costo della vita. è diminuito di più che la « metà. dal dicembre 1918 ed oggi; dove 1 non « esistono nè razionamenti nè tessere; dove lo « zucchero si vende a L. t ,95 al chilo e la « carne di bue da 7 a 9 franchi, e il lardo « da 4 a 5; dove nei ristoranti più di lusso ((si può avere un pollo intero a 20 franchi. « Questa terra è uno dei pat:si che più hanno « sofferto per la gnerra, un paese che si di– « batte ancora nella crisi delle ricostruzioni : « è il Belgio. « Stefano Lauzan, redattore del Afolin, è ~ andato a Bruxelles a cl1iedcre al Ministero « degli affari economici la spiegazione di que

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