L'Unità - anno VIII - n.23 - 8 giugno 1919

126 siooo analoga per i territori misti del– FAdriatico orientale e per l'isola di San Patriziot Compiacciarnoci, insomma, di quauto possiamo cominciare a, sperare che si vo– glia fnre a Parigi per sistemare Ovunque il problema clcllo minoranze nazionali. 1\la aspct.t ia1110 di <:onoscero il testo esatto dolio« clausole speciali » ,prima.di clichia,ra.rcono incoudizionatnmeotc so<lcli- sfatti, L'UNl'l'À. Troppo tardi Nel riassunto comunicato ai giornali del trattato di pace coll'Austria, si parla uOìcialmento dello« Srnto dei serbi, croati e slovoni ». Siccome il documento. in cui si parla. di questo Sta,to, porta la firma anche dei plenipotenziari italiani, ne con– seguo cho l' on. Sonnino si è d~ciso fipal– meuto n. « rinunciare • nnche alla. sua manla di ncgnro lo. possibilitl\ della esi– stenza. di uno Stato jugoslavo. Ci hn. « rinunciato », natnralmente, dopo lungho ostinato resistenze, quando il riconoscimento del nuovo Stato aveva. perduto ogni significato cli generosità, qua.udo il nuovo Stato, per quanto agitato da gravi ditncolti\ interne, esiste·n.t e no~ ora. più possibilo ignorarlo, quando molti nitri lo °'"·evnno riconosciuto! Un ministro d'ingegno avrebbe fino dal uovembre clol 1Hl4 lancinto attra,--erso l'Adriatico il grido della unificazione na,. · zionalo agli Slavi del Snd, e dell'aiuto dell'Italia nella lotta per lo sfasciamento dell'Austria.e per la formazione del onovo Stato nnzionnlc avrebbe fatto base fon– damentale di trattative dirette con la. Serbia, per la soluzione del problema a– driatico. Avrebbe vin tu, la guerra in pochi mesi, forse. E anche se la _guerra 001,1 fosso stata n.l >brovin.ta di un solo giorno, sarebbe arrivato nlla pace senza trovarsi intrigato noi ginepraio adriatico. E anche se le trattati ve dirette non fossero riuscite, avrebbe avuto sempre il merito di averne preso l'iniziativa, avrebbe clato al mondo la prova della generosità dell'ltalra e della i'ntrattabilità degli ,slavi. E,so le trattative dir~tte non fossero riuscite sulla fino ddl 19l4, avrebbe dovuto con• tinua.ro nd offrirle nell'autunno del 1915, e ucll' estate del 1916, e nell'autunno del 1917, e uelP estate elci HHS. Se riusci,nno, l'Italia arriva.va allo trattative di ·pace con laleadership:di tutte)e nazioni anti-austria• che; so non riusci\'ano, ci arrivava alme– no in condizioni morali inespugnabili. :Mabisognava credere allo sfasciamento dell'Austrio. corno a una nocessit!\ di vita o di morte per l'Italia, come alla. condi– zione cssenzin,lo della vittoria, come alla mira centralo di tutta l'azione diploma– tica.o militn,re dell'Ita.lia. E bisognava cbo il Ministro degli esteri cl' Italia non si fosse lasciato circuire e ingannare e SYiare dagli otli municipali e dalle false iufor· mnzioni di una combriccoln di fanatici e di faccendieri, fra i quali non manct~– va nemmeno clli nel J)eriodo della neu– tralità M·eva, fino all'nltimo momento, fatto doppio gioco fra \ienna o Roma. Guidato da consiglieri cos\ sereni e ... disintercbsnti, Pon. Sonnino dedusse tutta Jn, suu, politica dulh~ impossibilità dello sfasciumeuto dell'Austria e dalla imp~s1 sibilit1\ delhi formazione della Jugoslavia. Parte.udo da queste due idee, che erano poi uu' idea sola, fabbricò il trattato di Londra. Ji. fatto io sforzo cli nrrinu·e a qncsto punto, non ebbe ']Ui capa,cità di mnt:1r posizione, qua,lunque cosa, succedes– se intorno n, lui. B dopo avere resa so– spetta e odiosa l'ltnlia, a tutto il mondo per la, ostinatissima lotta contro il movi– mento nazionale sudsla.vo, e per la di fesa non meno ostinata, del trattato di Londra, si è trovato alla fino a dovere rivedere il trattato di Londra, quando l'Austria si ern, sfasciata, quando la Jugoslnsia. non doveva. clliedere a lui più nessun aiuto per formarsi, cioè quando gli erano ve– nute 111euole con<lizioui più propizio per essere, a scelta, generoso con cLi fosse L'UNITA stato rg,gione,·ole, imperioso con chi aves– se avuto per la testa tro1lpi fumi. Ed ecco corno quel che è av,Tenato per opera dcli' Italia. e doveva essere nttri~ buito a merito e volontà dell'Itnlia 1 pare avvenuto contro la volontà cl'Halin, quasi · come rcsultn.t,o non della Yitloria. militare, ma di una. sconfitlu. diplomaticn, dcll'Itulin. Un buon esempio Una. rivistu. francese, il 13onsoir, ribol– landosi alla bestiale pretesa del Quai d' Orsny di tenere Sei?reto il testo com– pleto tlcl trattato di pace con In. Germa– nia, lo ha puùl,Jic:uto scnz'nltro. Così pos– siamo fi11al111c11tconoscere in tutti i par– ticolari autentici o scuza le smorzature e le ultcrazioui <lei ria~sunto ufficinle, il documento ,·ero' e proprio. CIJi imiterà iu Jtnlia l'esempio dolla– rivista frnuccse? Intermittenze Il Popolo d'/la/lii de: 20 maggio pubblica da Roma un articoletto, in cui tratta del con- 0itti avvenuti a Smirne in seguito allo sbarco di truppe greche. Il corrispondente da Roma del detto gior– nale scrive: « .... in omaggio a quel tale prin– « cipio per cui i popoli non devono essere « venduti come bestiame, una città turca è « stata assegnata ai greci .... Oggi è Smirne, « come d, mani potrebbe essere Fiume. I po– « poli vtnduh'. come b(sliamt hanno diritto di « ribellarsi e di difendersi col rerro e col fuoco. « Questo non è un principio wils()niano, ma « un principio umano 1,e,fottamente democra-: 4'. tico ». Siamo perfettamente d'accordo; salvo che Smirne non è città turca, ma è abitata in maggioranza da greci. Se non che più a\·anti lo stesso corrispon– dente scrive: « Per tornare a Smirne, è ora di « sapere in base a quali negoziati / Ilalia ha « ctdulo qutl porlo a la Grecia. Sappiamo oramai « che Lloyd George ha stracciato come uno « chiffon -de papitr la convenzione di S. Gio– « vanni di Moriana che firmò con le sue ste.:.Se «mani•· . ,. Dal che si desume, che la cessione di Smirne è una vendita di bestiame quando chi compera è la Grecia: quando l'acquirente è I' Italia, allora i nostri nazionalisti invocano ... la san– tità dei trattati. Gente di buon senso C'è ancora, a quel che pare, a questo mondo, della gente di buon senso. Alla Danimarca la Conferenza di Parigi, vendendo carne di tedesco a chi ne voleva e anche a chi non ne voleva acquistare, ha offerto una zona abitata d,t tedeschi nello Schleswig. l\fa la Danimarca la rifiuta. Non la \'UOlc nemmeno se gli abitanti sono interrogati con plebiscito. Pen.hè - dice il governo radico– socialista della Danimarca - può ben darsi che i cittadini d1 quella 7.ona votino oggi per l'annessione, allo scopo di non sot 1 ostare ai pesi, che per lunghi anni saranno retaggio della. Gc,m:rnia, \'inta e carica di debiti; ma son tede ..e;hi, e prima o poi ci daranno delle noie. Non vogli,: :1.mo . I siderurgici francesi sono disperati di questo rifiuto. Calcola\·ano, creando una nuo– va caus t di lotte fra D,::1.nirnarca e Germania, di collocare anche in D,mimarca il loro ferro per le cor.izzate e per i cannoni antitcdcschi, come lo collocheranno a ottime condizioni in Polonia. Le polveriere e la guerra La cosa succede a Spe1ia. Durante la guerr;t, per necessità belliche, i locali adibiti :tlla lavorazione delle granate ed alla preparazione degli esplo-;ivi erano in corso di ampliamento. Soprnvvermto l'armisti– zio. la lavorazione ru naturalmente sospesa; molta parte del personale a<ldettov licem.iato; sicchè oégi i Ialliglioni nei quali la\'ora\'aao circa 700 donn :;ono vuoti e silenziosi. Ebbene. credete he i la,·ori di ampliamento si siano arres•ati? Ne.tnche per sogno: -.i con– tinua ad es1lropriare i terr ni, a distruggere alberi e vigneti cd a costruire padiglim,1 nuovi, che restano vuoti come i vecchi; insomma si agisce come se l'armistizio non fosse soprav– venuto e la pace non fosse imminente! Lo Stato Maggiore Dir male dello Stato Maggiore non equi– vale certo a 4'. dir male di Garibaldi ». Lo Stato Maggiore, se non ha una mauvaise pn.ue , ha certo una rnttiva opinione nel pubblico. Tra gli ufficiali dei reparti combattenti l'uffi– ciale di S. l\T. è co11sidcrat0 di mal occhio: come uno scocciatore, un. ambizioso, un imbo– scato, In questa opinione c'è molto di vero, e non poco di eccessivo. Ma essa esiste e re– siste, e determina una nct:a separazione, quasi un'ostilità, tra due catcgnric di uffidali che pure debbono cooperare ad un medesimo fine. 1\Ii si potrebbe dunQue osservare che io sfondo una porta aperta. Ma il fatto è che, non ostante l'ostilità ed il disuedito di cui la gran massa degli ufficiali, anche effettivi, circonda lo Stato Maggiore, esso continua ad esistere e a trionfare. Chi potrebbe parlare con compcten1.a del- 1'~rgomento tace, e si capisce il pcrchè. D,al• tra parte, lo Stato 1\laggiore si fa forte, oltre che della sua chiusa organizzazione, di nomi giustamente circondati dal!' univ'!rsale stima. Dallo Stato Maggiore provengono Badoglio- e Caviglia: i due m glio,i militari che la guerra ha rivelato, per tacer d'altri minori. E questi nomi coprono merce d'altro genere; qua.;i che al sistema ed all'ambiente si dovessero le bril– lanti qualità di codesti geniali condottieri. Mette dunque conto che si inizi su tale argo– mento una discus:;ione, quanto più possibile~ data la materia scottante, obiettiva e serena. . . . Lo Stato Maggiore, in Italia, è una casta chiu.,a. Chi vi e11tra, non ne esce più: chi 1100 vi è entrato, ad un certo momento della sua car– riera, difficilmente, si potrebbe dire mai, rie• sce ad entrare in seguito. Donde il primo gravi:;simo inconveniente, che riassume tutti gli altri: gli ufficiali di S. M. no11co11oscor,o l'a,-/e di comandare: perchè non hanno mai comandato se non il plotone, e per poco tempo, e in piazza d'anni, e non hanno vissuto quindi la vita del soldato. Sono portati a considerare l'uomo come un ogge1to meccanico di impiego, quali le artiglierie, i mezzi logbtici, gli apparecchi di difoila: e non comprendono che la guerra si fa soprattutto col cuore e con l' animo. Questo è l' errore fondamentale del reg me Cadorna: a cui non bastò l'inneg,,bile fodç, perchè gli mancava la prima qualità del condottiero di eserciti o di popoli: la conoscenza, dirò di più, la diretta partecipazione ai bisogni, alle tendenze, alle miserie, alle gioie di cui è intessuta la vita di un grande esercito in guerra. La legge stabilisce, è vero, che l'ufficiale di S. M. debba, ad un certo 1;unto della car– riera, assumere il comando di reparti. Ma questa disposizione, che poteva, solo in parte, por rimedio al grave inconveniente, è stata s(,icciatamente violata, so to pretesto, proba– bilmente, della inso1iti1uibilità delle persone. Si assisteva così alla finzione di ufficiali, che cambiavano i distintivi dello S. M. con quelli di un reparto, e rimanev<mo fermi a sbrigare le solite faccende nel comodo ufficio, salvo ripre:ulere gli ago •nati d stint:vi de lo S. M. non appena trascorso il pe1iodo della pr\!Sunta prova di comando di reparti. .·. Lo Stato ?\laggiore, casta chiusa, trasforma l'ufficiale in un burocrate, e, per com·crso, ri– chiede per entrarvi le qualità ciel perfetto bu• rocrate, con tutti i difetti, le amenità, la strettezza di mente, l'egoismo, la manc;m1.adi carattere e la superbia del perfotto burocrate. Chi di noi, amici compagni d'armc, non è stato la vittima delle ii numerevoli circolari, statistiche, relazioni, sct.izzi, e-;pressi d 11<1. co– moda fant,1sia del superiurc con la spina di pesce d'oro nel colletto? Chi cli noi non ha sentito che la menta! tà di s mii gen1c era lontana le mille miglia dalla guerra vissuta? Chi di noi non ha viola o le mille volte gtì ordini piovuti dall'alto, pen.:hè dannosi o inap– plicabili? Ogni settimana, uno ~chizzo, una re– lazione, una statistica: e nessuno che venisse a "edere come stavano rea-lmente le cose; e se si scriveva quanto non garbava ai comandi, non si era creduti. QueSti inconvenienti sono diminuiti dopo Caporetto: ma era necessaria quella dura lezione ! E non è detto che non si ripeterebbero. . .. L'l Stato Maggiore, organi1.:zazione buro– cratica, tende ad esagerare l'importanza delle proprie funzioni e ad allargare i propri quadri e le proprie attribu1.ioni, senza una reale rispon– denza alla natura delle funzioni ad esso natu• ralmente attribuite. Lo Stato l\l ,ggiorc è organo di prepara• zione e di direzione. Funzioni alte e gr._LVi, senza dubbio. i\[ache in primo luogo non giustificano gli odiosi pri\•ilegidi carriera ad esso riconosciuti, e che hanno su-,ctato tanto giusto risentimento ne– gli ufficiali dei rapporti combattenti. Funzioni che. inoltre, i on so 10 piU alte e gravi di re– spònsabilità e di effetti di quelle attribuite ai ,: comandanti di reparti: a,nzi, nella loro media, note\'olmente inferiori. Un comandante di compagnia, di batta• glione, di reggimento, in guerra, deve essere (e di regola è) moralmente e intellettualmente assai più dotato che non un capitano, un mag– giore, un colonnello addetto ad un comando, spesso con funzioni umili di passa-carte o di mùmlanle SOltOdettatura od appunti. Pur pre– scindendo dalla re,;.istenza morale e fisica a di– sagi e pericoli, che gli ufficiali di S. M. non cono:;cono e non affrontano, il senso della re– spon,.ab lità, la ,apidità delle decisioni e lo spirito di iniziativa, la capacità di organizza– zione, il pre:;tigio, la volontà, sono doti che gli ufficiali di S. M. di regola non conoscono che di nome, e che l'oscuro ufficiale combat– tente deve possedere in alto grado. E pure, secondo l'aureo aforisma, « la fan.– teria combatte, lo Stato Maggiore avanza))! E avanza in duplice s nso e modo: pen.:hè si at– tribuis~e il merito delle fortune belliche, e pcrchè progredisce con scandalosa rapidità nel– la carriera, lasciando di gran lunga indietro gli altri che sono i diretti ed efficaci fattori della vittori<f, Inoltre lo Stato Maggiore tende ad allargare i propri quadri e le proprie attribuzioni, ia• vadendo campi di attività ch_enon richiedono affatto una speciale com~etenza tecnica, e che tanto meao giustificano i pri\'ilegi di fatto e di Uiritto che ha saputo imporre a suo esclu• sivo vantaggio. Che il Capo di Stato Maggiore delle grandi Unità sia un ufficiale di S. M. sta bene; che certi uffici tecnici (o ,crazioni, mobilitazione, intendenze) sieno direi/i da ufficiali di S. M., si comprende. Ma che non solo la direzione dei detti uffidi, ma anch.! /1111:ionieseculivt, e talvolta d'o,-diru, richiedano la speciale com– petenza dell'uffici,tle di S. M., si giustifica assai meno. E <.:hegli ufficiali dt S. M. si intru• folino in altri ufficime!amente burocratici, quali l'ufficio personale, l'archivio (camuffato tal– volta sotto il nome di segreteria), gli affari ge• nerali, non si giustifica affatto se non pensando ad i11teres i indh 1 iduali di carriera. Che l'ufficiale di S. M, per ciò solo si creda un grande po~ litico o un profondo conoscitore dell'anima popolare. e pretenda pt.:r sè gli uffici di pro– paganda e quelli che, per esempio, in questo agitato p.!riodo, riguardano le relazioni inter– nazion li nei territori occupati, non solo non :;i giustifica, ma è da deplorarsi. Pt!rch1, fatte lcdebiteed onorevoli eccezioni, i nostri ufficiali di S. M. non si distinguono nè per intelligenza nè percol:.ura. Di regol,::1. 1 non co– nosc~no le lingue straniere. Non hanno visitato gli altri pae:;i. Hanno una cultura storica, so– ciale, econ mica inferiore alla media. E pure non vogliono limitarsi a funz oni tecnico-mi• litari, ma pretendono risolvere tutti gli altri problemi, per quanto delicati e vasti, che la guerra ha creato e che per necessità di cose (ed anche per resistenza di persone e di caste) restano ancora affidati all'Esercito. • •• L'argomento è inesauribile. Ma bastino questi pochi actenni (dovuti non ostante le apparenze, al grande amore verso il nostro Esercito di popolo) per dimostrare la necessità e l'urgenza di una radicale riforma. Perchè, qualunque sic1. l'ordinamento futuro dell'Eser– cito, e anche, anzi sç>prattutto, se si avrà il coragg o di affro1.tare e risolvere il problema

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