L'Unità - anno VIII - n.23 - 8 giugno 1919

128 L'UNITA speciali esigenze, che essa ha, bisogna porre in accordo le lince generali d'azione politica ed amministrativa, e concretare coraggiosa– mente i relativi provvedimenti, anche se essi escono dalle consuete forme mentali alle quali siamo avvezzi a riferirci. V. VEZZANI. Cronaca della Lega Il gruppo di Spezia si è costituito, nffidunclo l'nfficio di segre– teria a Epicarmo Corbino, Via. Manzoni, 1, Spezia. Gli amici di Bari o provincia, che vogliono costituire un groppo della Lngn, sono inYitati a met– tersi in relnziouo col prof. Gino Luzzatto, Via Cairoli, 6G 1 Bari. Le adesioni alla Lega democratica per il rinnovamento della politica nazionale, si ricevono presso la redazione dell'Unità, Firenze, Via San Zanob!, 64. 011 amici sono vivamente pregati di non tardare a inviare l'adesione col loro indirizzo preciso e con la quota annua di almeno 12 lire. Quanto prima invieranno l'adesione, tanto prima la organizzazione diventerà attiva e fat– tiva. Adesioni pervenute finora : Scuola privata e Ozro Salvemini, Dai resoconti dei giornali tu non hai po– tuto certo farti un'immagine esatta del modo, in cui al Congresso di Pisa si è S\•olta la di– scussione intorno al problema, posto dalla re– lazione Codignola, della Scuolapt1bblicae scuola privala. Se al congresso 'tu fossi stato presente e avessi avuto ruodo di constatare con quali arti la Massoneria e i suoi ausiliari",speculando su tutte le pas~ioni, tutte le fobie, tutti i tur– bamenti spirituali di questo momento, abbiano cercato, non solo di assicurarsi la vittoria nella discussione, ma anche di prepararsi il dominio della Federazione, - allora ti sarebbe più chia– ro il valore degli ordini del giorno e il preciso indirizzo di pensiero che essi volevano rappre– sentare. Tuttavia, anche indipendentemente dalla mancanza di quèsti clementi di un più sicuro ed esatto giudizio, non mi pare che siano giuste le osservazioni che tu fai, nel numero del 17 maggio, al mio ordine del giorno,giu– dicando appiccicaticcia e incoerente col resto quella parte in cui si chiede libértà di esistenza della scuola privata e libertà di iniziativa agli Enti locali per la creaziune <li scuole rispon– denti a particolari condizioni e bisogni. L'affermazione ha un valore tassativo e pre• ciso, in quanto intendeva contrapporsi alla concezione giacobina, rappresentata dal Padoa, dal Garoglio, dal i\loro, secondo cui soltanto lo Stato deve esercitare la funzione educativa e ha quindi diritto di negare ad ogni altra persona, giuridica o fisica, Ja facoltà di aprire scuole. Tu comprendi eh~ anche se tale indi– rizw giacobino consenta eh~ lo Stato possa 153. Federico Comandini, Trieste. - talvolta delegare ad a'tri Enti parte della ~u~ 154. Adolfo Pettini. Milano. - 155 · Do- funzione educativa, c'è tra il concetto della mcnico Ricbic~ii, Cntona (Re~gio Cala- delega {che include quello del monopolio) e il bria). - 166. Piero Cnlamno'1rei, )Jodena. concetto del diritto (che include quello della - 157. Brugnicr Giuseppe Roma. - . . . . . ' _ D libertà) una differenza cosi profonda che so- 158. Saba. M1cbclc, Snssnr\.- lo9. a- miglia ad un'antitesi. vide GnbricJi, San Donato Nmea (Cosen- ( Premesso questo 1 io non capisco cosa ci za). - 160. )Inrgherita Bracci, Roma. sia, in quella affermazione, di incongruente.con È uscito presso "La Voce" (Società Anon. Editr., Roma, Trinità dei Monti, 18) il secondo degli opuscoli dell'" Unità ", n. 2: = lega D1m1mlica = Jll il rina11m1ut1 della pelitica n zianal1 CHE cos~ VOGLIAMO Questo opuscolo, di pagine 24, che si trova in vendita presso tulle le edicole di giornali e presso la nostra Ammini– strazione al prezzo di cent. 20, conliene il programma volato dal Convegno di Firenze, la base sulla quale si svolgerà la nostra azione politica. È dunque un opuscolo necessario per ogni aderente; non soltanto: è un opuscolo, che ogni aderente dovrebbe d)lfondere, regalare, .rivendere ad altri, per fare conoscere nel modo più vasto gli intenti che inspirano il nostro gruppo.· Perciò noi lo meltiamo in vendita a chi ne compra almeno dieci copie al prezzo di lire 15 il cento. È uscita pure la 2' ristampa (Hl 0 mi– gliaio) del primo degli opuscoli dcl– i'• Unità • del nostro /lvv. Cleanto Boscolo su Larappresentanza proporzionale di pagine 32, a cent. 30. Piu di IO copie lire 25 il cento. Per 1000 copie lire 180. Sta per pubblicarsi il 3° degli Opu– scoli dell' • Unità •, che raccoglie varii scritti dell'on. A. De Viti De Marco. Dirigere vaglia e richieste ali'" Unità", Via S. Zanobi, 64, FIRENZE, o a "La Voce", Trinità dei Monti, 18, ROMA. Si può aiutare l'"Unità" paga11do subito /'abbo11ame11to, se11;a spet– tare sollecita1io11i, che richiedono ingenti spese postali e rendono più grave il lavoro del I'amministrazione. gli altri pensieri espressi nel mio ord. del g. So che tu sei ora avverso ad ogni attribuzione agli organi dello Stato di funzioni che nc,n siano strettamente congiunte con la sua natura 01 ente g_glitiCS e che nessun altro ente po– trebbe pertanto compiere. Io sono, come tu sai, di diverso pensiero {e appunto per questo sono socialista : riten o cioè che la tendenza a attribuire allo Stato funzioni nuo,•e sopra tutto attinenti ana Yito ççgpomica dP-lli na• zione, riponda ad un bisogno ~entito in tutte le Società (da quella germanica, statolatra e accentratrice, a quella americana ed anglow sassone, indi,•idualista e liberista); e sia desti– nata a tutelare in modo migliore che il regime durato sin qui, gli interessi della maggioranza. Riconosco che si sono verificati, negli esperi• menti tentati in questi ultimi anni, inconve– vienti gravi 1 ritardi, disordini, sperperi; che si è mal comprato, mal distribuito, mal venduto, lasciato andare a male; che non si son sapute evitare frodi etc. etc. ; ma ritengo chç tutta ciò sia frutto, non dcli' ordinament.o che si è tentato di attuare ma della fretta ç della iw– preparazione con cuTTt problema è stato af– f'ròntato, allidaodo funzioni complesse e deli– cate ad organi costituiti per tutt'altro scopo e (per uscir di metafora) a persone impacciate da regole burocratiche.. e per giunta pjrrrç. in_ette, svogliate, corruttibili (e non pe~l,i! _ colpa lorQ), abituate a non assumere mai ìa responsabilità e a non rendere mai ragione dei loro atti. In tutt'altre condizioni l'esperimento avrebbe avuto tutt'altro risultato. E su questo possiamo, se vuoi, discutere, ma in altro luogo; e lì attendo che tu mi dimostri se la più so– lerte e più intelligente iniziativa dei privati, in confrorlto ali' opera torpida e inorgan~a dello Stato, avrebbe ,potuto compensare, o E.2!!,_ avrebbe piuttosto aggravato gli <ffetti di quel• l'ingordo egoismo, di cui, pure in mezzo a un intangibile rifiorire di idealità in alcuni ceti della nazione, non uno ha saputo ~pogliarsi di coloro che avevano con lo Stato rapporti di affari o che dovevano apprestare all'esercito e alla ):azione i mezzi di quella resistenza di cui, a parole 1 essi esaltavano la necessità e il dovere. In ogni modo io mi attengo al fatto, che scuola di Stato val più di mille teorie, e che nè tu nè i tuoi amici contrari all'intervento statale nei feno– meni economici potete attribuire al malefico influsso di dottrine contrarie alle vostre, per• chè - ripeto - esso si è verificato anche nel paese classico dc.Iii individualismo e del libe– rismo, l'lnghilterra. Mentre dunque i fatti at– testano che c'è una generale tendenza, forse transitoria (io credo per altro che sia durevole), ma, in ogni modo, di una transitorietà non breve, - ad accrescere le attribuzioni dei pub– blici poteri nelle funzioni della vita pubblica nazionale, non mi pareva nè mi pare sia il caso di voler spogliare lo Stato di una funzione che. in quest'ultimo cinquantennio esso è venuto attribuendosi con larghezza sempre maggiore. E questa argomentazione è rafforzata da dati di fatto, che non vanno dimenticati. Tu dici (e io son dispostis:.imo a trovarmi d' ac- _ cor<lo con te) che non si può certo essere sod– disfatti del modo in cui è proceduta la Scuola di Stato in questi 50 o 6o anni di vita na– zionale. )ifa, oltrechè non bisogna esagerare la graviti del male, bisogna anche ricercarne le cause e vedère se esso sia tutto insito nei di– fetti dello Stato e dellè sue ini1.iative. Lo Stato non ha saputo far opera continua di miglio– ramento dei suoi ordinamenti scolastici; ma hai sentito tu mai, nella vita del paese, im– pulsi validi di forze, che cercassero ài impri– mere alle istituzioni .scolast'.che una vita più vigorosa e un indirizzo mig iore? Qualche buo– na legge lo Stato ha fatto (da quelle Casati e Coppino a quelle del 1906) ma non ha sa– puto applicarle con sincerità e con tenacia: verissimo. Ma se tu ben guardi c 1 è stato 1 oltre al malvolere - in certi casi - della burocra– zia, anche la resistenza delle maggioranze ef– fettive o fittizie del paese, le quali sono le complici necessarie e, molto spesso, le inspi– ratrici del male che in alto si compie. Le scan– dolose tol eranze ntgli e83mi, imposte dalle leggi che si emanano anno per anno, sono una vergogna per lo Stato: ma la vergogna sta in ciò, che esso indulge alla poltroneria e aWasi– nità degli alunni e alle ~ichieste di coloro ,che se ne fanno tutori. Ma queste male abitudini sono nella vita della Nazione; e non scomparirebbero dav– vero se la vita e 1 1 ordinamento delle scuole fossero affidati ali 'iniziativa privata. Dbnde aspetteresti tu la reazione contro quese an– dazzo che abbassa agni giorno più il livello de la nostra vita spirituale ? Hai trovato mai tu un numero rispettabile di pers,e disposte a dar ragione a quelli di noi i11segnanti che, prendendo sul serio la loro funzione, s' indi– gnano per la mania degli alunni di far va– canza in ogni occa,ione triste o lieta e per l'estrema e indecorosa facilità con cui si con– cedono esenzioni dagli esami e promozioni ? Adesso ci siamo almeno noi a protestare, e lo Stato almeno tollera le nostre proteste; ma se le scuole dipendessero da privati intra– pren<litori, gli insegnanti o tacerebbero o sa– rebbe o licenziati. Ah ! ma c' è l' esame di Stato ! L::sciaff'loandare tutti i difetti tecnici, che esso presenterebbe quando dovesse servire non per l'ammissione ad una determinata scuola, cioè come attestato di un'attitudine specifica a un determinato genere di studi, ma come testimonianza e dichiarazione di una generica maturità e preparazione intellettuale; ma come si può illuden,i che tutti gli incon– venienti che lamentiamo oggi nei riguardi degli esami scomparirebbero nella nuova forma di esame che ~;'intenderebbe di istituire? Per quali ragioni dovrebbero essere scomparse tutte le forze, che oggi tendono ad abbassare gli ostacoli il cui superamento dovrebbe dar tono alla. vita i~tellettualc della Nazione ? Anche qui, del resto, io mi appello al fatto. Le scuole private potevano sus:.istere; in qualche luogo sono anche sorte e vivono ; ve ne sono anche di quelle dove si paga fior di quattrini e che sono quindi frequentate da giovani di famiglie ricche, che hanno as– sistenza in casa e tutte le migliori condizioni per compiere bene i loro studi; dove quindi si potrebbero anche - con l'attrattiva di buoni stipendi - aver buoni insegnanti. Sai dirmi tu quante siano tra queste scuole pri– v.,te quelle che potrebbero, anche di lontano, rievocare l'immagine (molto isolata e forse colo- rita con un po' d'artificio) della scuola di Basilio Puoti? Il Vomere cita, anche contro me, nel suo ultimo numero, l'esempio del!' llmVersilà Boc– com: Esempio ottimo, ma unico o quasi : testi– monianza della verità del detto che l'eccezione conferma la regola. E per verità se fu possibile che 1 nel regime attuale, quella scuola sorgesse e fiorisse, perchè molte altre non ne sorsero dalla iniziativa privata? Fu questa che non . seppe crearne se non una o pochissime : e seppe creare e far vivere solo quelle che ri– spondevano ad una concezione utilitaristica e trovavano applicazione immediata alle condi– zioni ambienti della vita materiale. Credi che sarebbe ugualmente fiorita, a :'.\filanoo a Roma, a Torino o a Napoli, senza il sussidio dello Stato, una scuola di filosofia o di matematica pura ? Si tratta dunque di uno di quei casi, per cui il mio ord. del g., riconoscendo l'inet– titudine dello Stato a sentire con prontezza i bisogni particolari dei singoli luoghi, chiede piena libertà alle iniziative private locali. !\fa anche per ogni altro genere di scuola nè io nè quanti votarono il mio ord. del g. non -pen'liamo affatto a sopprimere libertà di iniziativa. Ben vengano, ho detto io, tutte le forze capaci di creare una scuola vitale o di promuovere ogni altra forma vitale di istitu– zioni nel campo della coltura. Ma ci sono oggi queste forze ? E se non ci sono, o non si veggono, o non danno serio affidamento (perchè paiono mosse da solo spirito meschi• namente settario, o da cupidigia di lucro), non è I- gico che lo Stato rinunzi, non che a creare nuove scuole, anche (come chiedeva la relazione Cadignola, del cui contenuto tu , non devi prescindere nel giudicare gli ord. del g.) a mantenere quelle già esistenti. Sa~ rebbe - io dissi - lasciare un'eredità per cui mancherebbero successori. · li diffondersi delle scuole private deve essere un risultato spontaneo dell'affermarsi vigoroso delle private iniziat1\e; non può n~ aeve essere l'effetto arti6c1oso di un'abdica– zione dello Stato a favore di un erede scOOO: sciuto e forse mes1stente.,. Ecco la logica del mio ord. del g., che ho voluto spiegare non tanto per difendermi . da un'accusa di incongruenza, quanto per aver occasione di esporre l'idea mia e di molti colleghi, avversa all'accentramento' coatto e al sequestro, nelle mani dello Stato, di di ogni apphcazione del pensiero al campo educativo, ma avversa anche alla distruzione artificiosa dell'edihc10 già esistente, finchè non s1 veggano le tòue che potrebbero crearne un aTtromighore; m1 é()nteuterei quasi di dire : non peggiore. Anche perchè non crediamo proprio che sia l'esistenza di quclPedificio che impedisca il sorgere dell'altro. C'è tant(? posto ; così ci fossero i costruttori ! tuo Uoo Gumo MONDOLFO POSTILLA Va.mico :\loudolf'o non n.vrebbo forso scritto una ptLrto della sua Jottera. se io avessi a.vuto l'agio di pubblicare l'ultimo articolo, elle avevo promesso ~ul J>roblema. della scuola medilL: pcrchè :wrcbbe vi– sto, credo, ehe io accetto solo in parte le proposte concrete del Codignob, e pe1· motivi ebo non coincidono so non in mi– nima parte cou le teorie astratte sullo Sta,to, a cui il Gentile e il Codignoln. ha.uno attaccato la loro propostn, di ri– duzione delle scuole pubbliche. Spero cli essere presto in grado cli mantenere la. promessa: e allora questa lettera del Mooclolfo servirà a definire molti frn. gli argoUlenti centrali della discussione. l\fa, la, lettera contiene anche un insie– me di idee sui rapporti fra lo Stato e le iniziati vo · a ori e e pro- 1511lffla1P1rellf:nilsit1iccioo:'. ',,, su questo punto il dissenso fra, i~ :noudolfo e mc è senza. dubbio più 1irot"ondodi quello che forse non sia sul proble1oa scolastico. J~ occor– rerà discuterne con n,mpiezzn, pcrehè.-.s.L ratta davvero di una e nestiono · e a. nostr, < i E 11011 .,ppcna saremo ricsciti a, dimi• nuirc un poco la r~sn. degli nrticoli, che aspettano dn. mesi la, puLblicazione, l' lln,ità nffronter{\ sistematicamente unche questo Roggctto, sperando elle il l\fonclolfo vorrà, continuare nella discussione. g. s. EG1STO CASAGU Germte rujHmsa6ile Tipogrnfill Galilciaon, Via S. Z.anobi n. 64

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