L'Unità - anno VIII - n.20 - 17 maggio 1919

flopo che ha potuto rcspirlo-c e/al 9ioao austriaco, e alle co,.,.cuti <li solùlal"iclà, CM per conscg« eu.za si .çouo allar9ate e iltleHsificatc iu, Jtalia. Sarcl)bc for~e 9foslo negare ai croati e a9li slot'cni il cliritlo di ossocfot·si con la erbio iu un uu.ovo St.ato naziouale, solo pei-chè fino al -1914 il movitH.euto scrbofìlo era f"ro,essi cwcorr1 UN- movimc,tfo di e,'iig,w minol'Cmze? fl J'reJc Ko,·osc~ uo,,. ,'li p1·oclomara. ancora 11cl tt<Ofl!Jio 1917. {e<lcle s11rlrlilo cli Casa tt'Atutria? Q1u1111li di qucyli Jugoslavi. che fatt.tt.o or,gi e, Pariuì la. p,·opuyaudci naei0>,alc, sono sfati fiuo a ieri fedeli del Re d.i, .Jfontcu.earo o deputati della uia9- 1«H·attza di Viennci ? 1/oltualc p1·csiclcule llcl Co"8iglio della Rcp11bl,lica Czeco-slo– tuicca non fu, forse, sostenito,·e <lelt·Ausl1·fo µ... all'agosto 1914? La' crisi, che o.bbiwuo nltrai 1 ersato, ha scof/HJoUc tutte le vecchir sil!fazioui politiche e paicolouichc: correnti di scntime11to ua– ziottale, che 1wa l'Olio. cremo lateuli ctl a_.rionali, si so,'-0 a 11n hallo s11iluJ>pafc e rit1elatc 1rrcsistibili. 1..:i,Te,le11ti:m10 cleali il11Ua,ii tli B'imue 0111wdirne a q11estc, cttlegoria di (at" nuovi, prcdpilafisi 1ier ltJ. gHerra: "d è dove,·e di Ittiti qti 1uimiui O-Hsti tenerne co"to pc,· lo meno 11elfc stea,e 11roporzion•i, iu, cui si ticu co11fodella cot.,.,ersfotlO di tcmti jur, osla.vi. A/fuJo, siJJHOrc, q1icslc1 n1,ia lctte,·a alla uo,lra leallcì. E tit 1·i11arazio della. pub- Il vecchio Il discorso f..ttto d:l Clcml'.'nreau ai pien1- potenziari tede3chi nel co1H.:gna.r IN0 11t~to 4.ei preliminari di pace, i: un documento '1 pru~ianismo rivùh,u\le: Gu;.;lielmo II non anebbc potuto spifferarne un" pit'i brutale, più g-rossolano, :1iù volgare, se ..,in itorc fos...-.e • t:\lo hai. Le qualità, che era· o buone ,~r reiistere aclla guerra, sono div nt:tte <la,mosc nel pre– parare lii pace. Situazioni m1 •ve, uomini nuo• vi. I tedeschi hanno capilo qacsta necessità. Se I fra11cesi non si sbarazza no al più pre1,to del loro \'ect·hio, renderanno 111 rochi mesi odh>!.O il loro paese a tutta l 1 um,1niti1. Paolo Orano 1-l.1i;ede a Milano nna As~ociaz1one per 111sviluppo dcli' Alt.i. Cu:tura, I,, quJle da quasi ,Juc ;10ni ha aperto in Pad~i un Tuti• tuto italiano sul tipo di qudh che la Fr..incia eia tempt) pobsicde a Firem:c e a :\Iii \:,o. Alla direzione di c01lcsto htituto - che, a onor del \ ero, sino :\cl or twn ha concretato m1 bel nulla - era stato eh ~1nnto il 11r,.fes ~or Paolo Sn"j·J..<1pe. l1 S:wj-T.opcz venne a morire prccorementc que,t' inverno, la.;.dando I;, dire1,ionc dcli' I•,tituto va,·:lntc. C'era da sper:uc d1c ~i pcn,a-:!tc a sosti– t\lirlo degnamente, almeno ,:on un uomo di p.tri valore e con più ra at·it:l organizzatrice. In Italia, pcrù. non !<ii è Jll;1i :n·u a, rrima <klla guerra, l'abitu<lin<· ,L Lire le co--t.:b1,;ne, ed ora, che la gucna ù finlla, !'li p, ~•·\·era •el vecchio !'tistcma. In que,ti giorni, intatti. ìl G. n'iidio del– l'Associazione pl!r l'.\lta Cultura ha pronc– duto, dice un comunica· l. in ac,ordo coll'o– iYorevolc S,mnino, alla m1mina del nuovo thrcttore nella pcNona di ... Paolo Or:1n1l. Che della ,celta ;ia :-.oddi-.fathl l'un. L n· nino, ne ~iarno certi: <'~·1 1..·r,:llmu,1 a far pro– paganda. ita'ian:i al't:~tc,n. ora rhe la gu•!rra t'" finit,1, cùn gli -.tt".~--imct,ldi che t.:tnto lo d1stin:;ern m tempo di gu('rra. Semin:i v~nto 1 e raccoglie tempe:-.ta. (Oal. 'lt.J1t1 tld P<Jpn!o <li Milano). Ci pervengono continue e insistenti richieste di numeri arretrati da parte di vecchi e nuovi abbonati. A tutti di– ciamo che faremo del nostro meglio per accontentarli, ma nei limiti del possi– bile, perchè parecchi numeri sono esau– riti e non siamo in grado di provvederli. A coloro che chiedono il cambiamento di indirizzo raccomandi::mo di inviare ceni. treuta per la ristampa della fa. scelta. L'UNITA ll5 Scuola pubblica e scuola privata Nel numero del 29 ma1zo dell'Unità ab– biamo spiegato come la democrazia italiana debba rifiutarè nel problema della scuola me– dia tanto il monopolio di Stato, quanto la « libertà d'inse~amento 11-, quale la intendono 1 clericali, cioè Cbmc arma per demolire le ~cuolc pubbliche e arri\'are al monopolio ec– clesiastico. Il metodo migliore per risoh'ere il problema, date le condizioni del nostro paese, è sempre quello escogitato dai liberali del nostro Ri"iorgirncnto: non \'ietare l'inse– gnamento pri\'al•l, ma mantenere in concor– rcnn con esso un sistema di scuole pubbliche, assegnando a que,tc il monopolio degli esami per la concc!)Sione di tutti i certificati di stu– stio ll\'Cnti \'alorc legale. Solamente facevamo osservare, sulla hnc dell'articolo, che, ùato l'eccessivo numero delle ~cuolc pubbliche e il pessimo ordinamento degli lStudi, c'è nelle domande dei clericali qualcosa, che merita di e~crc accolto, per do– vere di lcalt;\. e per il progres~o della coltura del llJ:,tro paese. E promettevamo di occu– p:irci dell':lrgomento io un altro numero. Ma, còrne c1 a.\'\'iene quasi sempre quando pro– mettiamo uno st\1dio, l'accavallarsi degli a\·– venimcnti ci ha impedito di sciogliere l' im– pegno, ftnchè il Congresso nazionale della Federazione degl' ln.,egnanti Medi tenuto :\ Pisa nella ~orsa settimana, non è venuto a imporre il problema alla pubbl;ca attcmdone. richiamandoci al mantenimento della vec•.hia prl rne... :;a. Una concorrenza impossibile. Qu:rndo la leg-,;:cCasati fondò in Italia il si~h:m'.\ delle scuole 1-ubbliche, riconO"iCcndo il diritto di libera concorrenza alle scuole pri– vate, queste erano numerose e frcquent..1.teper forz.t di tradizione; le scuole pubbliche, in– vece, erano crei'.lle faticosamente 1 attraverso grandi difficolt:'1, data la scarsezza del perso– nale insegnrnte disponibile e la esiguità dei mezzi finanziari. Inoltre, gli studi nelle scuole pubbliche furono organizzati dapprima con gra11dc rigidit:l: si può dire, anzi, con ecces– siva tigid1tà: ~i pensi, per es., che chi era lke11zlato dal liceo, dopt, una vera r•ùr cnwS di ruvlteplici pro,·c ~cntte e orali. do\'eva dare un altro ec:ame di ammi,;;sione, se vole"a en– trare nell'uni· crsit:\: ci furono anni, in cui a Napoli le commi-.sioni esammatrici dovettero essere protette dai carabinieri contro le rivolte dei candidati. In queste conùiàini, una concorrenza fra scuole pubblich,· 1' -«"uolcpri\·atc era po-.sibile. Non dav;t rc~ult.\ti rnolt,, brilhnti 1 perchè le scuole private valevano 1Nco e le scuole pulr blichc non ,·nlc\'ano molto di pili: fra i preti e i fotti delle scu·)\c dc1iculi, e i preti spre– tati e i veterani delle patrie battaglie che in– segna\'ano nelle scuole pubhliche, cr:\ concor– renza tra due dcl,o\c1.1.c 1 piuttosto che fr I due forze: le leggi e i n•golamcnti a poco valgono. se coloro t.hc debbono apph<arli non \'i :;ono e-.si per primi preparati: e i prok"iSOri erano allMa quali !<ii er:iuo formati negli antichi re– gimi: una piccola minor,rnza di autodidatti òi gran valore morale e intellettuale. e una ca– terva di medio\ rio in,ullìcicnti. Occorre\'a dar tempo al temp l: asj.;'Cttare che 1..·olprozrcsso della (·ottura naz10nalc e col soprav"enirc di 10..,egnanu pili "'l'fl• mente pre1~rati nelle nuove umvc~it,\, il li\·cllo delle ~c-uole pubbliche s! elc\'a~e tcntarucnli.! m:t continu,1.mcnte, e quiu<l1 ro~ ro ..:o•.trctte a migliorarsi am.he le scuvlc pri\ate. 1 cui alunni dovevano. anno per anno, mburar-;1 cvn (tuelli delle scuole puhl.,liche ne~li cs:tn1i finJ.li, PurtropfX> le co..,e non M.>nO andate ~ que– sto 1110Llo. Caduta la D...::-.tr;\ con"cr\'atrico nel 18ib, tl i;,..,1emadi ~tudi co~truito nd primi anni <lei nuovo regime ~0111inf'iò ben prl'sto a r31kntansi. La tnl•dia e picc,,la borghc3ia. d1v,:nuta cla~:,C d,.:nninante con la riforma elettorale <lei 1t>h~. vuole godere dei prh·iiegi soci:tli anne-.-,i e conn<:!t ... i con la colturJ, ma non fare nc.,:-.u1vJ :-forzo per mcrita~:•li; man• da i figli a M.unla perch~ prendan > le licenze e i diplomi. ma o<.>nintende che la scuola li rifiuti e ~onv .netti o ::i\·ogliat1. E i ministri .- che sono sangue del sangue e carne della carne <h que::it~1e:~ -.ociale - in questo solo hanno m•uto un metodo comune, una vera e propria tr:tdizione di governo: .nella politica scola.;tica delle facilitazioni. La rilassatezza, frenata nei primi anni della Sinistra dalla im1>0ssibilitù di buttar per aria a tln tratto tutti freni miziali, si svi– luppò via ,·ia che i singoli ostacoli venivano eliminati. La corsa degli asini è proceduta con moto uniformemente accelerato, ~pecialmente in que:;t'ultimo ventennio. Oramai non si sa più che co,'altro un mi– nistro possa concedere perchè tutti gli alunni, se possono pa5arc le t,1sse e mantenersi per tutto il corso 1.ici così eletti :;tU<li,abbiano la sicurezza di arrivare in fondo. Se qualche pro1essore 1 ancora malinconico, osa ricordarsi che il suo è un ufficio di giudice e non di contatore meccanico, gli alunni non dcbhono fare altro che t~mmltuare per far mettere sotto in~hie.j..ttlil professore. Orama~ essere alunn di una scuola pubblica è diventato, in Italia, sinonimo di Cisere n m fortunato mortale, a cui gli esami non fanno paura, perchè... non ci StJno, e che ha diritto a passare sempre alla claso,c superiore 1 salvo che non :1bbia pro~rio giurato di non voler passare a nel:isun patto. L'alunno della scuola privata, invece, ha sempre innanzi a sè lo spettro degli esami finali, che deve anelare a dare nelle se.noie pu~bliche. Spettro · tutt'altro che tremendo, beninteso: perchè l'insegnante pubblico, deruo– raliz1.ato dal cattivo andamento della sua ste:,...,1. scuola, è condotto ad es.sere indulgente fino all'estremo clt:lla contcntabilità coi cosi detti «privatisti». :\l,1 l'esame resta sempre un ìncomoJo e un pericolo per l'alunno «pri– vatista», e la mancanza di e~mi è sempre un;privilcgio per il « governativ? •· Via vi<.1, pertanto, che gli studi nelle scuole pubbliche si sono, diciamo così, volatizzati, si è avuta una migrazione sempre pii1 larga de-.-Jialunni clellc 1:iCuolcprivate alle scuole pubbliche. Queste, sotto In pressione della crescente clientela, si :,0no moltiplicate senza freno e :;enza misura: i gin,rnsi, fra il 1870 e 1910 1 trovo cresciuti da 103 a 239 1 i licei da 78 a 13~. Peggio ancora, in qu:1-gitutti i vecchi e nuovi istituti sono :,tat~ raddopppiate, triplicate le clas.,;i ordinarie a furia di classi a!!giunte. Per provvedere a tante cla:;si. il Go,erno non trova 1>illinsegnanti in numero sufficiente: è costretto a raccatt:tre da ogni parte Ol!ts cl &n,a per menaré a\·,mti le scuole. E più il disordine crc..;cc,_più la media del corpfJ inse– gnante si deprunc, - e più la ,erictà degli st11di de\e abba ..~ar-,ì, pili l,1 largheua nelle promç– zioni ~i impone, - e più la Colla rifiuta le scuole private e pren e d'as:salto le ~cuole pul>bliche Le ,;cuole privat sono, dunque, strozzate da una vera •: propri;1 c,1ncorrcnza al nbilsso che la scuu:.1. pubblii..a fa colle sue oramai illimitate facilitazioni. La libera concorrenza con~ ntita dalla legg-,• è rc~a impo~:,ibile dal dumpù~~ l:clle scuo l' pubbliche, le quali go– dono di un rnonvpolio di fatto a bi.l:-.cdi 3\·en~ dita sc~1?1da 1 osa e imm,1r;dc. Contro que::it.tcondi1.ione di co:-.cprutestano i clericali. 11.l nnn mirano in nessun modo a una r.fomrn, che mi;liori il funzionamento delle -.cuole puhhlkhe. Vogliono ~ol,,mente ap– profittare del dis rcdita, in cui la ~cuoia pub– bhca è carluta. per demulirla d<-1 tutto, e trasferire rm:;egn;u '1to medio :,Ile s(:uole prh-ate: nella concorrem:a fr-1le cuule pnvatc, sanno di C.:,·.cre mcg:lio dotati; e a:trnvcfl:i0 quella, che e... si chiaman•> la « libcrù <i'insc– gn<.Lmcnto », si rii :-1 -mettono la crea1.ionc di un nuovo m·1n•>p1,\io:di quello dc1kalc. Il 111011opoliodi Stato. Un fine diveNl, auzi pcdcttarno·nt,• opp ,to. pcr.,e~uonò qu• g-l'111scgnunti.che demandano la hne dcll';uui.ile disordine ~·,,la•Jtico. La scu(1la puùhlica è m 111<:n o !'of.tr -eliJ, cd e i vo-• gliono salvar.a: I:\ ~ . -uol..t.µuùl1l1G1 è di redi– tata, ed e-...,i vogli◄1110 llar,e la ri~p<:tta ,ihtà: la scu il,1. puùhlk.,-.i dift'nCc :-.c1n re pegi::;i1><l.i~li ;i~-:alti dd dt:ri..:ali, cd c,.,i ,. ~Ji,,n,., etterla in con<lizion~ di superare la cri-,i, c:he minac– cia. di n,,. :irlc mortale. Della miseria, a cui sono nùotti gli '.'lludi, essi sono i te3timoni impotenti, gli strumenti riluttanti, le vittime Sah•are la scuola pubblica dalla rovina, signi– fica per essi ~alvare la loro dignit:t di profes– sionisti, porre fine al disagio morale intolle– rabile, in cui sono messi da.Ila coscienza c 1 1e tutto il loro lavoro è vano, dalla mala com– pagnia di colleghi inetti, Q,1.llademoralizzazione e indisciplina degli :ilunni. Solamente, nella ricerca dei rimedi gl'inse– gnanti si dividono. La soluzione, che più immediata si pre– senta allo spirito 1 e che per molto tempo ~ apparsa anche a noi la migliore, è di esigere che le scuole p~bbliche, nel numero attuale e rese anche più numerose se sarà necessario, sieno riformate, in modo da rispondere meglio ai bisogni del paese, e gli studi e gli esa1ui vi sieno resi più seri e più rigidi, e gl'in:,c• gn,rnti sieno meglio preparati dalle umver:;it\, e ,scelti con ma~gior cur.1 1 e 'retriQuili in m1do che la carriera Jcll'insegnamento attiri a s~ tanti giovani quanti in rcah;\ occQrrono per far funzionare regolarmente tutte le pubbliche scuole. Questa corren e di idee si ~ manifestat;,. 1 nel recente Convegno di Pisa, nclJlordine ciel giorno Moro, che ebbe, con 88 voti, la mag– gioranza dei votanti : « Il Congre,;:,0 1 fedele alle tradizioni fede– « rali, respingendo ogni menomazione del com– « pito educativo dello Stato, afferma il do– .: vere di un sempre maggiore e 1>iÙrazionale « incremento della scuola media statale, conce– « pita come funzione n,11.ionale in ri:;poodenza « ai crescenti bisogni della ele\'a1.ione spiri– • tualc 1 fisirn, professionale di tutto qtnnto il « popolo italiano. » Ma anche l'ordine del giorno Mondolfo. che ebbe 59 v ti, si ispira agli stessi principi fondamentali dell'ordine del giorno Moro. E.sso dice: « Il Congresso, considerato che non è lo– « gico che lo Stato, mentre va ogni giorno « estendendo la sua attività in sempre nuovi « c:impi della vita ernnomica e sociale, rinunci « al compito di educare i propri cittadini, de– << legandolo ad altri enti; « che, d'altra p.1.rte nella 1>resente condi– « zione della vita nazionale non si intravede 'l1. I' esisten1, .1.di gruppi e di forze spirituali atte « a dare vita ad una scuola privat:1 florida, « inspirata dal solo intento d1 giovare ali' in– « crcmento della coltura e all'elevamento intcl– « lcttualc del P:tese; « che pertanto la delega dello Stato ad « enti privati non che giovare a migliorare « la scuola, la ridurrebbe ad essere lo strumento « di fini particolari di p:trtito o mezzo cli lucro « conseguito a scapito della 'serietà e della er– « ftcacia dell'insegnamento: « che l'allontanamento dalla scuol:.l dello ~ Stato di un:l parte grande o piccola degli « a:uuni che la frequentano, violerebbe ii prin– « cipio democratico, che vuole sia dato ad ogni « ordine di cittadini la possibilità. di percorrere « i gradi mcdi e superiori di studi come av– « viamento :\d assumere le funzioni direttive « della !.ocietù : « per queste ragioni pu rite11r,u/oopjJOrhmo « the sia /a..;cial<r lilu, là di e11slm.a a/ltr scuola « priM"1 ( di ,;,,~;,,,nhl agli mli /«ali JMr la « rrro::io11t d1 smole ,1,,. de/,/Jo,ro corr,spo,ulerca « parlicola,i tondiz,imi,. bi1fll['ti; « chchiara ehc lo Stato debba t.Onsiderare « funzione e compito 1,uo rii µro\'vCd<:.rca!la « btrnzione nav.ionalc, e abbia l'obbligo di pr'o• « curarsi ed.ire i mezzi necessaii per compiere « tale fun.'.ionc, pii1 :.tdeguatam,·nte c.he non « abbia 'atto fin qui.» Se si sopprime nell'ordine del ~iorno Mon– dolfo l'accenno alla scuola privata, che :tbbiamo st-.mpato in C()r~ivo, !-ii ottiene un te!it0 che in form;Lmeno gcnerira e più t·hiara afferma nè più nè meno eh quanto Ì: -.:ontenuto nell'ordine del giorno ~loro. o· altra parte, 1ucll'accenno alla l:ic.:uolaprivata sta nell'ordine ciel giorno Mon– dolfo rorne quakosa cli a. picdc:tticdo e cli illo– gico: se si afferma che lo Stato non deve dele– gare a nco;sun altro il compiti) di pro\'vedcrc alla btruzione naz1onah't e che non e➔istono m-1 paese gruppi capaci d1 dare vita a una floricl -.cuoia J rivata, e che la M:uola privata non può es.sere (.he .:,trumento di partito o d1 8pecu•

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