L'Unità - anno VIII - n.20 - 17 maggio 1919

116 }azioni finanziarie, - la conseguenza necessaria di queste premesse è il divieto della scuola privata e il monopolio dello Stato. Questo principio del monopolio non è nettamente af– fermato netl' ordine del giorno Moro; ma è evidente che la maggioranza del Congresso ha respinto l'ordine del giorno Mondolfo sola– mente per hè questo riteneva opportuno non sopprimere del tutto la scuola privata: cioè si è dichiarata favorèvole al più intransigente monopolio statale. Monopolio, beninteso, non quale funziona oggi, ma quale dovrebbe funzionare, se la scuola di Stato fosse bene organizzata, bene dotata, scrupolosamente curata. E qui sta il centro del problema. Dopo sessant' anni di esperienza, chi può credere seriamente ,:he lo Stat0, in Italia, vorrà occuparsi della scuola media, con quell'affetto e rispetto, che sarebbe nece:.sa• ri~ perchè essa non funziooas.e più come fn. cinh di disorgan1~tzionc in/ellettuale della gioventù? E abbandonando la parola Sta/Q, che è falla a posta per creare equivoci e con• fondere le idee, possiamo noi credere che la borghesia italiana, qual' è oggi céstituita, possa vedere nella Scuola altio che una fabbrica di diplomi per i suoi figli, e dare deputati e mi– nistri capaci di aITruntare il problema della educazione nazionale con serietà di intendi• menti? Quelle forze spirituali, che non esi– stpno nel paese per dar vita a una scuola pri– vata florida, esistono forse, per dar vita a una florida scuola pubblica. nello Sla/0 1 cioè nella oligarchia affari!)tica 1 parlamentare, burocratica e giornalbtica, che CO!litituiscein Italia. oggi, lo Slalo,J Lo Stato è.- forse qualcos."l di di,·erso dal paese? E si può trovate nello Stato quel– che nel paese non c' è? li problema di mellere la scuola pubblica in couditioni di funzionamento onesto e sin– cero, non è solamente problema cli buona vo– lontà nello Stato, cioè nei gruppi sociali. che fanno le leggi e dominano la pubblica ammi– nistrazione: è anche problema di capacità fi. nanziaria. Dove trovare i fondi necessari per mettere in perfetta cnìcienza tutte le scuole pub• bliche oggi esistenti, e per pagare gl'insegnanti cosi bene da attirare all'insegnamento le mi– gliaia di persone che sarebbero neces:;arie? A questo si risponde che i denari si debbon trovare: lo Stato ha speso tanti miliardi per la guerra. deve spendere quei c:nquanta o cento milioni annui che occorrono per mettere le sue scuole medie in condizioni di ben funzionare; e se lo Stato non e~guirà questo dovere, fa– remo.... la rh-olulione. Questo è oramai il ri– tornello di tutti i milioni e miliardi, che si chiedono :ilio Stato: la nvoluzione. Ma la rivoluzione non l'hanno fatta i so– da listi ufficiali per vendicare la strage del– !' Avan1,: e possiamo noi sperare che a\'venga per obblig..ue i marmocchi a studiar meglio e a non passa.r più senza e.sami? Chi la farà questa rivoluzione qua? I professori diventeranno ri– voluzionari essi per ottenere :1 miglioramt!nto della scuola 1>ubblica: cioè uniranno le loro forze a quelle del partiti rivoluzionari per far piazZd pulita del pa!iSato. E co::.isia. Ma cre– dono ~~i che i partiti rivoluzionari s' interes– sano della scuola media più che i partiti (on– sen·atori ( con qucll 'a.na di fiducia, che i so– cialisti ufficiali italiani hanno per i « borghesi intellettuali », !<1peranoc:-.sidi far prendere a cuore le aoru dc-Ila scuola media da un'Italia nvoluz.ionata, meglio ch\! non rie.scano a far c.1.1,ircil problema scola<,tico Ogé;'i all'Italia in involuzione i Eppoi la rivoluzione tutto può fare, meno che aumenrnre le pubbliche entrate, se non c'è ricchez1.J. per pagarle. Orbene, di milioni e di miliardi di:,ponibili non c:e n'è. È inutile iliudersl. Quegli (,ttanta miliardi, che sono iilati spe'3i per la guerra, er~mo tutti messi iu-;ieme a furia di debiti interni, esterni e di cartJ. moneta, cioè d1 altri debiti interni. E o.d occorre pJgare gl' int..;rb:,.i dei debiti. E appunt,, perd1è :,1 devvno pagare qucgl' inte– rtliàl, C di!lì< ..;le trovare altri miliardi per altri u~r. F111oraabbiamo digerit<>il no:-.trostomaco. Me,;,,j ~ul h1\Vl fra diventar schia, i tede– schi e irupo\'enrc1, abbiam preferito impove– rirci. Ed ceco avvicinar ... i il momento, in cui dobbiamo o;c,pJ)Ortarc le consegu nze dell.t no– :,tra i'.elt.t. E ,:obbiamo guardare in faccia la realt~. JO\cce d1 !Klgnare nuove ~p<::i,c di nuovi L'UNITA miliardi, faremmo meglio ad esigere che si metta fmalmente un freno a tante spcfe civili e militari, non nece~sn,ric, che minacciano di continuare a di\'Or.trci dopo la pace più ai quanto non ci abbiamo divorati durante la guerra. Jn siffatte condi.t.ioni, chi difende il sistema scolastico attuale, ricono:,cendo che esso fun– ziona malissimo, e aspettandone un funziona– mento migliore da uno sfor1.o <li buon; volonti e di firnmza che nun si può ragionevolmente sperare, - chi accetta il presente intol– lerabile nell,l :1peranza di un futuro impossi– bile, si chiude un vicolo senza Ùscita, e condan– na la scuola pubblica a una disorganizzazione crescente, irreparabile: c1C.:f-,, contro la sua s:essa inknz.ione, il ioco dei clericali: i quali non daranno mai nessun aiuto nè di buona volontà nè di finanze ai profcssorit che invo– cano la riforma del !ilc;temaattuale; aspettan~ che il di:,erc lito della scu, la pubblica vada ptr la sua ehm.i precipitosa, matematicamente sicura; e quando sarà arrivata la loro ora, da– ranno fra gli applausi di tutti il colpo finale. Bisogna cercare la solnzione del problema per altra strada. E di questa ci occuperemo in un altro articolo ... al più presto possibile. g. s. Le :metamorfosi di un partito Livorno è in questo momento una piccula Italia .... elettorale. Quel che vi avviene, rap– prc:,ent I un campionario così perretto di quanto av,·iene in mvltissimi altri t:ollegi dell' ItaJia, che val proprio la pena di .,eguire con atten– zh ,ne continuata il fenomeno interessante. I lettori dcll' Un,~,> cambino i nomi, e riconosce– ranno, nove volte su dieci, il loro paese e le loro maschere. Nei due collegi di Lh'omo si presentatlo, dunque, due candidati !tiderurgici: l'on. Sal– vatore Orlando ç il comm. Max Bondi. Na– tura hnente si presentano con programma de– mocratico, cioè senza programma. i\fa la pa• rola « democratico » può dare ombra ai conservatori. Come conciliare le due cor– renti cli vellcittl democratiche e conservatrici sugli stessi nomi? Ecco il problema da ri– solvhc. Nel febbraio al;;uni \'Cechi liberaloni, che per vie clh•crse 3i congiungono nel nome dell'un. Salvatore Orlando, c:hiamarono a rac– colta tutti coloro, ,Ile si scntiva.110 pa1rioti, per costitu re un (a.<,eio.... apolitico. Pochi cadèero nella pania; e quei pochi :,i tro\·arono nell'a– dunanz.a di f,onte a sfegatate e non dubbie dichiara1.io11i monarchiche cd cl~ttorali pro Salvatore Orlando, t.:om'era da prevedersi! L'e.,igua a.!.SC.Jnblea di trenta o quarar.ta per– sone si sciolse al grido di : Viva Salvatore Orlando! Viva la D<1hnazia ltaliana !... Dove, si capisce, la Dalmazia vole? rappresentare lo !;pecchietto per attirare le allodole annes– sioniste dei diversi partiti ! JI Fascio morì in sul nascere. Allora. ~ccoudo tra\•estimento. Kon più , iva la Dalmazia, ma, contro il bolscevismo. E tutti quelli, che si :sentono patrioti, sono invitati ad :.iderire non più a un f.ucio apo- 1,tico, ma a un • F~cio Antibolscevico», be– nintc.,;o cl:e il FaM:io non si occuper-.i di ele– zioni ! l merlotti. questa volta, sono più nu– merosi. :\fa, che è che non è, pel 2 maggio i soci del • Fa~:i•J ;tnt1Lobccvico » sono invi– tati Jxr 11110 scamb,o d' ,dr~(- sono le testuali purole - s11l1'11 1 lr~1tJmenfq dd (,( partilo libe– rale» ml preJtnlt momcn/o politico. Non più <lunquc « Fascio antibolsce, ico » m 1 il vec– chio « Pan.ilo lil>erale»? 11 conte Rosolino Orlando, che h;t diramato gl' inviti, e che sente non ancora giunto il momento di lanciare apertamente le candidature di Max Boncli e di Salv .ttore Orlando, giurn e ~pcr~iuia nell'a– dunan1.a t:hc si tr<itta. del « fascio» - non del « partito ,. - e 1.:hcscopo del e fascio » è solamente quello di C1Jmb.ittcre il bolscevi– smo, e delle elezioni mai si parlerà ! Non bisogna però a..peuarc molto, perchC sp· ntino :e coma del p:truto liberale! Ifome– mca 4 maggio gh aderenti sono mvitati a votare la li:ita del Consiglio Direttivo, nella qu,1le 1 :,u didr.tto clegg1bili, \'i son ben dieci tra c;1v.l11criscmµlin e <.:a\•aheri ufficiali, e non m no di quattro cvmmendatori ! E che nomi ! Tutte le colonne t.i.rlate del vecchio libcr:1h~mo livornese! )h "i rontinu.a .sempre a ripetere che il « (d-.do • antibolsce\·ico non ha nulla a che fare t·ol vecchio partito libe– rale e con le nuo'"e mene elettorali! li guaio e! che un troppo fe:-nnte t:orrispon– dente del J\1urn1tJ GiOma/~, di Firenze, :,Copreinge-· nuam nte le batterie s1dcrnrgfrhe. presentando il « Fascio Liberale» con queste ·estuah pa– role: « Il Parllìq Liberale Ltonusc, clw non « poche e tnllc belle villoric hn sctillo sullo su<i « òa11dùra, non ha bh;oino d1 raccomandazioni « e cli incitamer.ti ! » (Nuovo Ct'or11alt, 4 mag– gio, N. 120). Dunque.·, non fascio ùi nuove el\ergie an– tibolsce\ ·h.he , non gruppu lontano dagli af– fari elettorali : ma sempre la \"ecchia e di– screditata bottega conservatrice, che h:i -.critto già tante ò.l/,· vittorie :,ull,.1sua bandiera, e dopo avere tentato il trucco d,1lmatomane, !ti maschera colla lotta lOntro il bobccvismo: ma non ha il coraggio di presentarsi col suo vetchio nome di « partito liberale », pur pre• tendendo di avere nel suo pas'tato tante hdle vittorie! La spartizione del bottino Nel 1912 fu fatta una legge per l'i9pettu– rato delle scuole 111edie,che ;1ll'arl. 6 chceva: « Nella prima applicar.ione cli quc.iìta legge si « provvederà ni po-.ti di ispettore dapprima « con gli attuali ispettori permanenti. Degli • altri posti, sti snri,,mo co,if,ril· a sulla dtl « ,mizislro, e i rimanenti mcdi,mte concorsi e per titoli. Dopo la prima applicazione di « quc~ta legge, i po:,ti cli ispettore ~aranno « sempre conferiti in :,cguito a toncorso Jo. Percht mai tutti i posti furono messi a concorso, meno bei? O 11 con<:or!liO era il me– todo migliore per ste~liere gli ispettori, e bi– sognava seguire quel metodo per tutti; o il minbtro a,·e\·a fa capacità innata di s. egliere lui bene i ~ei ispettori affidati al suo arbitrio, e bisognava lasciarglieli M:tgliere tutti. ~fa la logica è una co:,a, e la pìatirn è un'altra. Il Ministro Credaro aveva da mettere a posto sei amici, e i deputati non potevano essere scortesi con lui, e i professori furono contenti che il Ministro Credaro si contentasse cli sci soh bpettori: :se avesse domandato ai deputati carta biança per nominar lui tutti gli i,pcttori, l'avrebbe senza dubbio ottenuta. E i sei ispet– tori nominati daWon. Cred.:uo furono, come era naturale, i peggiori di tutti. Aci ogni modo, la legge aveva promesso che dopo che 1'011. Credaro aveJ:he messo a posto gli amici, si sarebbe .,cmpr.: proceduto per concorso alle nuove nomine. Ma ecco che un decreto luogotenenziale, pubblicato sulla Corrente elci 30 aprile 1919, t.·1 fa sapere, al• l'art. 9. che 4l un tcr1.o dei pùSU d'ispettore • attualmente vi\canti potrà e.. 'iere conferito « :,enza concorso a m"egnanti. o capi d' isti– (,( tuto, o anche funzionari, che· il :\linistru « della P. I. per prove fatte o per attitudini « didattiche d1ntO!Str .te ritenga particolarmente « meritevoli ». Perchè mai l'on. Berenini riservi per !)(! il jia primu 11!>llis sJlamcnte per un terzo dei posti v:icant , non s1 comprende. Se si crede capace di apprezzare le pro,·e fatte e le ;_ittitudini didattit;hc di tutti Colr,ro che aspirano ad es,ere hpettori, spinga fluo in fondo la fiducia in sè st.es.so : ci sono in• finiti fratelli in massoneria, e funzionari della Minerva, e capi di istituto rammolliti. e altri consimili pelandroni, che sono degni di essere ritenuti particolarmente meritevoli da un Ministro intraprendente, che si tr0V<l all'istrm:ionc mentre era destinato alla grazia e giustir.ia , e mr•ntre avrebbe accettato egual• mente i francobolli o i lavori pubblici. Intanto le scuole medie vanno :1 rotoli. Ma l'on. Berenini ha il rimedio per raddriz– zare le gambe alla • scuola I ica 1> : la pas– sare tutti gli alunni senza e:iami. .E tutti con• tenti! Le adesioni alla Lega democratica per il rinnovamento della politica nazionale, si ricevono presso la redazione dell'Unità, Firenze, Via San Zanobi, 64. Gli amici sono vivamente pregati di non tardare a inviare l'adesione col loro indirizzo preciso e con la quota annua di almeno 12 lire. Quanto prima invieranno l'adesione, tanto prima la organizzazione diventerà attiva e fat– tiva. Adesioni pervenute finora: 70. Carlo Petr0t.:chl, Roma. - 7 I. F,rn~to Fcrrario, Geno\a. - 72. 'Ferdinando Fiorelli, Prato. - 73. Armando Ronchi, Bologna. - ;-4. Davide Carazz.i, Firenze. - 75. Lucan– gelo Bracci, Roma. - 76. Guido Santini, Bo· logna. - 77. Francesco Niceolai, 8, rgo an Lorcn7.-0.- 78. Gcnstrico GentiÌacci, Fermo. - 79. P.tut.1.cu C.1rabclic.;M!,Torino. - io. Felice ArdHo. lii -.tre.:. S1. Vico Fi•9Chi, Carrara. - 8::. \'ioc:cnt0 Torraca, Rom•. - 83. Agos•ino l'i:aclli Gentile, T&gliolo Mo.Cer– rato. - 84. Gc:nnaro J.Jondami, Roma. - 85. Cesare Ta:lari•so, Roma. - 86. Giuseppe Barrera, Rom.i. - 67. Luigi Sharracani. ae. ma. - ~8. Giust.:ppe Cagno, Rçma. - le). Vittorio Me1.1.atesta, Roma. - 90. Vittue Bonfigli. Rom.i. - 91. .Fortunato Piutor, Roma. - 92. Diego Spinelli, Roma. - 93. Carlo Barale 1 Roma. 94. Antonio Cazzella, Ro– ma. - 05. SJntc Schinelli, Roma. - ,6. Giuseppe Rubini. Roma. - 97. Ci >Vaoni Raccogli, Roma. - QS. Franco Marano, P'ireaae. Gli amici di Catania 1'utti colcJn>d,r a Cato11i<, o nei psui vicini " Calan in acc.eltano il progrmnMa della U'ga tlemotratitu per il rinno,amen'8 ùella 1>olilicu nazionale souo pregaU lii mau.da ,·c il lo-ro indirizzo o. Gimeppe L<ntt.– banlo-Radicc /vie, C<irond<i 266 CatatHa), il quale l'etfrù di 1·iunfrli il pU, prul• possibile per lti co,tiluzionc del g,-.,.ppo catmu:sl'. E miche gli arnici di Milano sono in vitati li mettersi in 1·elazf0tfc e•>,. l'avv. 15ilvio GobJ'iolo, Via Do-Hiz=elli, 38 Letture raccomandate So il desiderio non o'iogunnn, c'è or• mai fra i giovuui calabre~i uno. nuova Yita di pcusicro e di nziono, qnalù tla tauti auui ul,biamo urdeot('mentc au«o· rata. e aspettata. per il lt.ezzogiorno d' I– talia. Si pubblica a Romu. ed ù ginoto al– l 'otta.vo numero. un giorno.lo settimanale .La Calabria, elio vorremmo defluire una. vera o 1u·oprh~ Unità co.lal,rct:it.\ Chi co– nosco la miseri,~ intcllcttuulu e morule di quusi tuttn, la stumpo. 1;cttimanale e quotidiana. del ?)[czzogior110 d'lfalia - ili• sgustosa giornètL di rot.oricn, di ignoranza, di Yolgaritù, di porsona.Jitù, tli miserie elettouu.li .. sento di ontruro iu un monde, nuovo, q1mndo kgl-{o questo g-iornale, scritto da, g-ionrni di S('rh~ coltura ceo– uomicn, e politit·n, alieni dnlle fra!-li fatte e dalla, retorica, indiff<•rcnti alle mesciti• nit:\ <·amp:.mili1;,ric·ho ccl elettorali, consa• pe,·oli che i prol>lomi dt•lh\ Joro terra. non si risoh·ouo col scmplict.• ·n•<.:chio grido ~ :,ro,~cruo ladro >, ma la radice prima della qm•~tione meridionale !ii tro– vu, oltr~ elle tlt'llu. povcrfl\ nnturale del 1>aese, nellu ìrn·ollurtl, nella. incon~istenza morale. rwll'c:toi~mo stu1>ido e 10alv1tgio . della ph·<·olu horghosia iutellettunle e peliticante. thc ù lu, clUS.1,jC dominante del Mczzo~ior110. Correggere qnes:to disa– stro permuncnto del Meno,:ciorno, cbe rende irnpossiùilc In. soluzione di qualnH· que prol,lcrna, CL·o11omicoe 11olitico, noa può essere Popera di un giorno: è lavoro lungo e penoso. ~1\Ja gli scrittori di Oalabt-ia llauno brava1110111c comiuoiuto. B lrnnno a– vuto l'intu i1o prnt,ico di fnro un giornale rt· giounlc, in cui tliscutono i problemi regio nnli con quel 111ct.odo rea.lista l'ho noi dcli' U,tiUt :111dinmo prc<liCl~ndo e t'Cl'(:hiu• mo di npplit·tt1·c uei nostri studi sui pro• l,lcmi gcncru.li <lolla vita, italinnn. )[ug-nilicu è la <"t1.m1mguu. cho (.'alabrt'u ta coutro il 1u·ote1,io11inmo dogannlc. e contro la. vcc·tltia illusioue, funcstn al lJc,:zog-iorno. c·lu.• il Mezzogiorno dcùbu ('I.Jiecli:rc•per sè al Parlamento ftl-\Ori t•1l elcmo~iuc• di lf'g~i spociali 1 invere di cbieclen· ~iu.-,ti1.w e liberti\ per sè come per tutte l(' zont.• a!,!ricolo e urretrnte di tutta l' Jtalia. Calabria 1lo\'r~IJbc C$SCro letta dili– gentemcnto da tutti i nostri nrnici del Mezzogiorno: n1u·hc eia qnc,lli che noi_ sono ealahrcsi. Si farebbero nn 1 idea do) metoùo. cou cni (h•ùl>ouo !'SSCr<' trattot,i i pro1Jlc111i tli (·i:1s1·unn, reg-iono ,lcl llez– zogiorno: <.\ <·lii im che l'ese1npio dei gio• vani c:.da.brcsi 11011 inciti i noslri amici. anche 110110nitro rn~ioni, o. fare l\ltret• tanto. Una, 1ncz1.u,dozzina di aettimnna.li con1c Calabria, in dicci nnni ,li ln,voru, crccrcl>hcro r.t novo 1101 MozzogiOl'H0 unr~ uuovt~ 1•lnsst.•4lil'i~t.'11tc. J~ ancho i uost.ri a,rnici itnliani del .Nord o dfl Centro d'ltulia- dovt·chlwro lo,-?gcrC' 011tabria: la più nccc~Hal'i;~ 1wo, a. di solidari cm nazie– nale è, 0:!1,!i.per J,: 'liitnlin.ni del :Nord, quel– la di conoscer~ hf'nl' l'Italia llcri<lionale. Uabhoua,mN1to anuuo a Calabria co– sta lire G; Pablionnrnonto semestratc lire -4:: l'ahhonanic•nto So8tenitore lire 10. .Di– rezione ('d arnministrnzione, 1'011111. Tia. dell'Umiltà, n. (:J, p. p.

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