L'Unità - anno VIII - n.13 - 29 marzo 1919

L'UNITA 79 Il problema politico L' ;.ttteggiament•J dei clericali italiani di fronte ai vari ordini di scuole - uni"en,i– taric, medie, popolari - non è lo stesso : esso si adatta con molta flessibilità alle con– dizioni dei di\'er~i gradi dell'insegnamento. Perciò è necessario esaminare il programma dei clericali partitamente per ciascuna scuola; come secondo il variare delle scuole deve mutare anche il programma della democrazia liberale. 1n quest'articolo ci proponiamo di esaminare il pensiero e il programma clericale di fronte alla scuola media, salvo ad estendere lo studio m altri articoli alla scuola popolare e alle uni– versità. Il primitivo programma clericale. Nou appena si costituì il nuovo Stato na– zionale e liberale italiano, i clericali - che fino al giorno prima. avevano negato nei vec– chi Stati da essi dominati il diritto di esistere ad ogni scuola non soggetta alla potestà eccle– siastica - inalberarono ad un tratto la ban• diera della « libcrta d'insegnamento », contro ogni iniziativa scolastica del nuovo Governo, in cui ormai non potevano vedere che un nemico. Lo Stato - afferm.avano e-;si - non ha nes,una competeaza in fatto di istruzione e di educazione. Ogni legge sull'insegnamento è con• tra ria al diritto naturale che hanno le famiglie a educare i loro figli come meglio credono. L'in– segnamento <leve potere e3sere esercitato da chiunque goJa dei diritti civili, ~nza bisogno di abilitazioni o di autorizzazioni preventive da parte dello Stato. Le scuole, indipendenti da ogni coi;itrollo di funzionari statali, devono essere amministrate e sorvegliate da un Ufficio tecnico l:entrale, eletto dagl' insegnanti delle scuole « esistenti » e indipendente dai poteri politici. Unica fun.done lasciata allo Stato, quella di.. .. pagare: c-ioè di sussidiare qualsiasi ~tuola in proporzione diretta del numero degli alunni, cioe della fiducia che mostrano verso la scuolJ. i genitori inviandovi i figli, e in pro– porzione dei resultati di educazione e d' istru– zione, che ne ricavuno, e che devono essere accertati dall'Ufficio centrale elettivo, <li cui sopra (RHZZARA, Il problema scolo.rfti·onell'ora pr1sr11le, ~agine 112 1 123-.i). Jl sistema era teoricamente perfetto, dal punto di vista .... liberale: e pili volte è stato invocato qualcosa. cli ~imile, allora e poi, anche da uomini militanti nei partiti demo– cratici, e buoni conoscitori dei bisogni delle nostre scuole. Ma, btituito in Italia fra il 1860 e il 1870, quel sistema - e per questo i cleri• cali ne erano co1;ìteneri! - avrebbe assicurato per sempre ad e3:,1il monopolio dell' istru.21ione t.lelle classi mcrlie. Le :-K:uole allora «esistenti» erano, infatti, qua~i tutte ecclesiastiche: col sistema del liberismo assoluto sarebbero :)tate ridotte bensì alla posizione giuridica di sem– plici scuole private, ma rimanevano sicure di non incontrare nella iniziativa privata liberale nessuna concorrenza apprezzabile. Non che tutte le scuole clericali, trasmesse al nuo\·o regimo politico det vecchi Stati, fos• ~ro buone. e cattive dovessero per intrinseca nectssità riescire tutte le eventuali scuole pri– vate liberali: le vecchie scuole dei preti erano qua.si tutte in fatto di istruzione e di educa– zione, quanto di pili miserabile e di scellerato ~i pote;::;e immaginare; e il partito liberale aveva senl.<"\dubbio nelle sue file un in3iemc di capacità SC'ientifiche e didattiche ~~i su– periore a quelle del clero secolare e regolare. La forza delle scuoi pr(vate clericali e la debolezza delle scuole private liberali era tutta economka. Le pr.me potevano fare assegna– mento sulla organizzazione della Chiesa catto– lka, su una parte delle rendite delle proprietà ecclesiastiche - per quanto decurtate dalle leggi di sel·olarizzazionc e di incameramento - sul minore costo del personale insegnante. Le seconde avebbcro dovuto nascere dal nulla, senza precedenti, senza una org.tnizzazione tradizionale a cui appoggiarsi, senza nessuna base finanziaria regolare e solida, con maggiori spc11ed 1 impianto e di esercizio. D'altra parte l'Ufficio centrale delle scuole private, eletto dagl'insegnanti delle scuole al– lor1111/sltnll~ s 1rebbe riescito composto quasi tutto di clericali, e avrebt e usata la sua in– ftuenz.a illimitata a intralciare il sorgere di nuove scuole non cl,·ricali, e ad a~icurarc alle :sole~cuole tsislenlii contributi dello Stato .... anticlericale. Era, in,omma. di fatto, il monop llio cle– ricale, 'iOtlO la forma giuridka della libera concorrenza, salrnto dal naufragio della rivo– luzione con l'aiuto della ideologia e della in– genuità liberale. Il programma giacobino. Al programma clericale della « libertà d'in– ~amento » si oppone,,a e si oppone tuttora il programma a1_1ticlericalegiacobino del di– vieto di ogni s..:uola pri,·ata I! del monopolio dello Stato in fatto di istruzione - di uno Stato, beninteso, di cui gli anticleric"ali si im– maginanq di essere sempre i padroni. l\fa a parte il fatto che una proibizione asso)uta di ogni scuola privata sarebbe assai difficile farla rispettare - che cosa è una scuola privata? si può mai proibire alle famiglie di avere precettori privati? si può proibire a un privato di raccogliere dieci alunni a casa pro– pria per istruirli? la ~tessa scuola pubblica può dare ai suoi alunni tutta la cultura, di cui hanno bisogno? molti alunni delle scuole pub– bliche non do,,ranno continuttmente ricorrere alle iniziative private per integrare l'opera della sr:uola pubblica? - a parte l'altro fatto che il divieto di ogni insegnamento pri,,ato avrebbe obbligato il Governo a una spesa enonne per aprire a un tratto tutte le scuole necessarie all'educazione della gioventù - e i bisogni improrogabili del nuovo Stato erano tali e tanti che era umanamente impossibile dedicare alla scuola risorse finanziarie abba!)tanza larghe; - a parte, d;ccvamo, queste impossibilità ma– teriali, che si opponevano al rnonopolio sçola• stico statale invocato dai giacobini, c'erJ. so– pratutlo una evidente inpossib lità morale con– tro questa soluzione del problema. , Fino alla vigilia i liberali avevano protestato contro il monopolio scolastico, di cui godeva in tutti i vecchi Stati la Chiesa cattolica con l'appoggio dei Governi, e avev,1110rivendicato, insieme a tutte le altre libcrt:\, quelle dell'inse– gnamento. Potevano essi, ora, a un tratto, rin– negare il loro passato e violare nei clericali il diritto che e.. si ave,·ano sempre rivendi~ato per tutti? Certi subitanei voltafaccia, in cui m questi ultimi decenni ci ha avvezzati in Italia prima la Sinbtra storka e poi la nostra dcmor:r, 11.ia di princisbecco, e non erano di moda sc-.. ;mt'anni or i-Ono. E Francesco De San1.;tis non correva ne,sun pericolo di essere compatito come ingenuo e malpratico, allorchè affennan fi!!ramente, lui liberale, il diritto che i clericdli avevano a godere di tutti i vantaggi della libcrt;i, anche se ave&;erocome programma il soffocare la libertà altrui colle armi di tui erano forniti dal regime di libertà. « Ad essi - diceva fieramente il Dc Sanctis nel 186r, sintcti1.zanclo tutta la dottrina liberale - la comprcs~ione, sia pure a nd la libe1tà. Ad è,.:)j l'opprt•.-,~ionc; a noi la conuijazione. È il loro si,tema, che ci forà vincere. Questa è la nostra fede, (Critico, :?O g... nnaio 1913, pag 59). \ So~tenitori del m,mopolfo scolastico sta– tale anticlericale non avevano ne~un prin– dpio di giu~ ti1.ia d,\ :,0:)tituire al principio dcll:i libcrt:1, che era in fondo la base delle loro ,te~-..e idee. .Essi ~1 dibaucvano in una c1Jntr,1cldizionc in~anabile fra la invocazione della libertà per tutti, e il divieto della li– bertà pc1 clericali. Nè questo dis~iJio è ancora vinto in gnn parte dei nostri partiti demo– natici. Nè sarà vinto, finchè non ci ~1.remo convinti che si può essere intolleranti, e perciò antidemc,cratici, in diversi modi: alla Bene– detto XV e alla Nathan, col berretto grigio e col tricorno; e nella democrazia, l-Omenon c"è po:,to per le intofleranze nere, rohÌ non ce ne dovrebbe <.'S!iere neanche per le intolleranze rosse. JI sbtem·1 del mimopolio scolastico !)a– rebbe altrettanto stupido e tirannico, quanto il monopolio governativo della stampa. Nè sulla :,,tampa nÌ; :,,ulla scuola nessun uomo, che abbia senso di fierezza e di dignità in– dividuale, potrJ mai consentire allo Stato, qualunque esso sia, un diritto di esclusi,,ità. Tanto varrebbe ritornare al sistema.... cle– ricale! della r scuola media :\lentre, per altro, bi rifiutavano di sop· primcre col monopolio scolastico ogni l:bertà cl'insegnamento privato, 1 liberali che crea– rono I~ nuova amminitrazione nazionale, si resero conto della ncccsciità eh impedire nello ste-,so tempo che la formula ;:::iuridica della libera concorrenza scolastica, applicata in un ambiente In cui i pili forti erano i dericali, servisse proprio a mantenere il dominio cle– ricale nella istruzione della gio,·entù. TI libe– rismo a:,soluto in qucst? campo era perico– loso; e nelle necessità della comune difosa contro il pericolo clericale, i liberali dovevano venire a qualche compromesso colla teoria del monopolio di Stato degli anticlericali gia~bini. Il sistema liberale. Nacque cosi il presente :,istema scolastico italiano: un sistema ecclettico e com1>0sito, in l:ui lo Stato ha le sue scuole indipendenti da ogni autorit..ì. ecclesiastica, ma la,cia liberi i privati di tenere per conto loro tutte le scuole, cli cui sentonQ via vii\ la necessità. J.a legge Casati, infatti, non pone nessun vincolo di nessun genere ali' insegnamento, familiare o dato sotto la diretta sorveglianza dei genitori (art. 251, 252). All'insegnamento libero. quando sia aperto al pubblico, esso impone le sole condizioni che l'insegnante, ,onu ogni ollro profess1()11U1a~ sia abilitato le– galmente all'esercizio della sua professione, che non faccia della sua scuola un centro di pro– paganda contro le leggi dello Stato, e che insegni realmente quel che ha promesso d' in– segnare nel programma pubblico del suo imc– gnamento (art. 240, 250). La garanr.ia che gl'insegnanti liberi rispet– tino queste condizioni, dovrebbe il Governo a\·erla per mezzo di ispezioni. Ma da un tempo immemorabile queste ispezioni non sono più fatte: e molte scuole prh 1 ate, laiche e cleri– cali, truffano impunemente la buona fede delle famiglie, facendo promesse di studi, che non sono mant'cnutc. La stes9a condizione che gl' insegnanti sieno legalmente abilitati, è rispettata solo lino a un certo punto : ncm v'è igtituto privato, laico o clericale, che non abbia qualche deputato protettore, sotto le cui presiioni il Provveditore. agli studi non debba continuamente chiudere gli occhi •mila mancan1.a di titolì legali dcgl' insegnanti. Dal 18qt) in poi non si pubblica più neimche la statistica annuale delle sçuole private : in modo che oggi noi non ~appiamo di sicuro neanche quale estensione ahhiano gl' istituti privati in confronto colle '-cuole pubbliche. Insomm,1, fra noi, l'im.egnamcnt, privato è assolutamente libero. Ed è bene che sia cobì. E non sarebbe un male se quegli anitoli della le~ge Casati, che cl,nno allo Stato un diritto di l~pezionc, fossero senz 1 altro aboliti anche esplicitamente. li Governo tenga le sue scuole e cerchi cli farle andare meglio che sia pos– sibile; e i p hati restino assolutamente liberi, nei limiti delle legii comuni, di organizzare le loro scuole come meglio credono. La -;cuoia privata può e~-s~reanche un u{ile cam1>0 di tentativi e di esperimenti pedagogici, a patto di e,:terc la.r«:iata del tutto libera. Dalla con– correm:a delle Sl:uolc private libere le scuole pubbliche - l urche stieno sempre in guardia, e -,otto il p mgolo della concorrenza pcn5ino a migliorar~i, e non pretendano neghittosamente eliminare t:on espedienti legali la concorrenza -stessa - hanno tutto da guadagnare e nulla da perdere. Su un punto solo la legge Casati <là .:&Ile scuole dello Stato un monopolio e subor– dina da esse le scuole private: J>tr 111110 quanto riguarda la co11cessi011e di certificali uo– l(lstiri mx1111" oolore leg<1le, i qual/ IIOfl /osso110 essereco11Stguiti che in seguilo ari e~ami soslmuli nellr scuole dello Staio o partggizle a 911,/ledello Staio. E quando o,ijvoglia ragion11.re in buona fede e senza partito preso, nessuno può con– siderare questo monopolio come illiberale e iniquo. Salvo, infatti, che non si voglia pro– clamare la assoluta libertà delle professioni liberali e autorizzarne l'esercizio senza nes– suna garenr.ia o limitazione preventiva, è evi– dente che le abilitazioni profe&;lonali, non possono essere concesse che da esaminatori di Stato indipendenti dai candidati. Vn inse– gnante di 1-stiluto privato, che sia pagato dai suoi alunni e c:.:hecorra pericolo di morir di fame non appena sia abbandonato dagli alun• ni, e debba nello stesso tempo esaminare e giudicare e cla&,;lfi:care giuridicamente gh stes-,i alunni, sarebbe per necessità costretto ad approvarne il maggior nl'mero possibile. Solo un esaminatore. la cui p iizione econo– mica sia del tutto indipenden1,· dal rcsultato degli esami - e questo non si può avere che con l'esaminatore funzionario di ,lato - pu~ giudicare i candidati con una serenità, almeno relativa. Il programma attuale dei clericali. Contro que:,lO sistema giuridico i cleri– cali non si sono 1nai stancati di protestare. E via via che il loro movimento si allarga e si consoHda, i loro sforzi maggiori si concen– trano specialmente su questo terreno. Solamente, la loro tattica non è pHt pre– cisamente quella che seguivano nei prirni de– cenni del nostro Risorgimento nazional::. Fra il 186o e il 1870 1 il sistema scolastico statale era appena in formazione, e si poteva negarlo intransigentemente nella :,pcranr.a di soffocarlo nelle fasce. Oggi un migliaio di scuole medie pubbliche esiste oramai di fatto, e do– mandarne l'abolizione significherebbe minac– ciare un troppo esteso e troppo subitanev spo:,tamento di abitudini e di interessi, che reagirebbero contro il pe:-icolo, ed aumentareb• bero le difficoltà dell'opera progellata. I clericali, pertanto, hanno dovuto a poco a poco ricono~cerc la necessità cli raccoglier-.i intorno al programma massimo della rh-en– dicazione della « libertà d'insegnamento• per le loro scuole, in concorren~ con le scu,)le dello Stato. E per « libertà d'insegnamento» intendono non la libertà ad çssi rkonosciuta oramai Incondizionata dalla legge Casati e dall~ consuetudine amministrativa, che ha ab– bandonato ogni diritto di ispezione nelle scuole private: bensì I' 11boli:io11e piit o mmo larva/,, i11 fallo di esami. dal moflopolio delle smo/e di St11k,. E,si. infatti, chiedevano nel J913: 1. ~ Che gli htituti privat1, legalmente « aut1.Jrizzati aventi cor:,i completi, po.. ~ano « ottenere nella propri,L sede, ..;ottO"itando a « tutte le spese a cio occorrenti, una Comrtli!i• 4(; sione per gli e.,ami di licenza e di maturità, « e che l'htituto vi sia rappresentato ; 2. « Che ogni 1-.tituto po:)sa. avere una « rappre,;entanu nelle Commissioni degli esami «_pubblici di licenza e di maturità. per ao,i,i– « stere i propri candidati ; 3. « Che ,_ja libera al candidato privatbta « la scelta della sede di esame, purchè :-i ;1 « una scuola governativa o pareggiata. 4. << Che le te-ii di esame siano uguali per « tutte le ..,cuole cli _pari grado, e pubblicate « in principio clell'annt> scolastico ». (Rr.:21.\tU., op. cit. pag. 124). Qu.:M'nltima domanda rivela in thi primv la escogitò una cono,;eenza a,sai gros"'olan:l del meccanismo di un esame. Come si fa, per es., a mettere in lC!\i la cono-cenza del Ialino e del greco? anche ridotta, per e,., tutta la storia in tesi, come e\"itare che un c~aminatore interpreti i limiti e la struttura intima della materia indicata colle te:--i in maniera di– ,·ers."l da un altro? L'e:;cogitatore del pro– gramma minimo dericale concepisce, e,·iden• teme11te, I' e:,am · come un -.uccedersi pappa– gallesco di domande e di risposte stilizzate, e crede possibile che una materia d'insegnamento possa c:,scre ridotta a ... catechismo, Ve l' im– maginate un esaminatore di matematica, il quale debba interrogare sulla «tesi» del teo– rema di Pitagora :)Cnza poter risalire, per ac– certare l'agilit·) intellettuale e la serietà della coltura del candidato, alla .: tesi ,> dcli' equi– \•aJenza dei tri,mgoli, e poi p..1.~saredi qui alla «tesi• delle parallele? Eppure, c1uesta scemenza pedagogica, domandata ufficialmente per la prima volta al Governo dai cledcali nel 1908 (RirlZARA. op. cit. 291 e seg.), fu accolta da un Ministro - guarcla combina• zione ! - pedagogista e radicale: dall'on. Cre• daro (cirro)are 28 marzo 1912). Più importanti 50no le altre tre domaode

RkJQdWJsaXNoZXIy