L'Unità - anno VIII - n.11 - 15 marzo 1919

Rettifiche Quanto abbiamo scritto nel numero r• marzo dcli' Unità, e&ige due rettifiche. di cui siamo dolenti di non a,·ere potuto dare atto ai no:,tri lettori fino dal numero passato. Trumbic e Sonnino. 11 paralello fra Trumbic e Sonnino deve intendersi limitato alla sola decrepitezza politica di entrambi. [n fatto di lealtà per:,onale 1 dopo il memoriale trumbiciano letto alla Camera dal– l'on. Bevionc, non c'è confronto possibile: sotto questo riipetto i due uomini sono incommen– surabili come la retta e la cinconferenza. L'on. Sonninci. comunque si ,·oglia giudicare la :.ua politica. è un uomo tutto di un pezzo, che non farebbe mai, come ha fatto Trumbic, due parti in c 0 ommcdia: :,i può dc• plorare che la sua vecchiaia intellettuale lo abbia condotto ad assumere l'atteggiamento del «tiranno» per paura di e3sere «minchione•, e non gli abbia fatto v~er~ che si poteva non riuscire minchioni senza atteggiarsi a tiranni. Ma l'uomo, presa la sua strada. \' ha seguita francamente, coraggiosamente, da galantuomo. senza temere nessuna responsabilità e nC3suna impopolarità, senza fare in piazia un <liscor30 diverso da quello che faceva in palazzo: senza fare, in.somma, il Trumbic. Questa supcriorit:\ morale sunniniana è su- 1>eriorità italiana: e dobbiamo tenerne nota, cd esserne fieri, tanto più in quanto nel campo intellettuale siano sce~i troppo al livello d..l nazionalismo jugoslavo. E dobbiamo aggiun– gerla alla &uperiorità bissolatiana. Peccato che non possiamo parlare anche di superiorità morale orlandiana ! La " Zunge " e la " Sprache " Un amico, che conosce profondamente la lingua tedesca - il che purtroppo non è di noi! - ci scrive: « Badate che il vostro colla– « boratore, autore della noterella su Z,mge e -« Spra,he, ha preso un granchio. Spradu non pub ◄ mai e:;scre adoperata nel significato di Zunge,· 4C ma Zungi: può, e in certi casi deve essere « adoperata nel senso di Spmche. E proprio ~ la frase citata dall' Unità è una frase te· t: cnica, nella quale va proprio usata la parola « 7.unge ». L'Albania Le domande tcrriwriali presentate dagli albanesi alla Conferenza di Parigi hanno tro– vato in Italia una buona stampa. E noi ne siamo lieti : perchè ebbiamo sempre sostenuto ~ull' llmi'ò il dovere dell'Italia di non consen– tire che nulla di ciò, che legittimamente è alba– nese, vada nè a greci nè a slavi. Solamente, troviamo strano che tanto gli albanesi quanto i loro protettori ufficiosi italiani si diano l'aria di ignorare che nél famoso e sacrosanto trattato di Londra, pupilla invio– labile dell'occhio destro dell'on. Sonnino, c'è un artkolo, e precisamc11tc l' articolo VII, il quale dice : « A \'endo ottenuto il Trentino e -« l'Istria coli' articolo IV. la Dalmazia e le « i~le dcli' Adriatico coll'articolo V e il Golro • di Vallona, l'Italia s'im1>egoa ,i, caso che si'a « formato 1111 piàolo Staio auto1101110 e r.eutraliz– « ::alo i11AI/Ja.md,a 11011 opporsi al/'wenlua/e dL– ~ sidenO della F,a,,ci'o. Grn~, Ore/ag11a e Rttssi'a • di di •1derr i tlislrelli ullmlnOnali t meridionali « dell'AI/Jonia, /la il .lfonteJUgro, la .S~rhia, la • Grecia•· Come mai l'on. Sonnino abbia potuto nel• l'aprile 1915 finnare que!>lo articolo del 1r31- 1ato di Londra, che facc\·a dell'Albania una nuova Polonia, e proclamare ncll' agosto del 1917 la indipendenza dcli' Albania sotto la protc1.ione italian:1. è ancora un mistero: pro– babihnente la questione albanese fu riesami– nata nel convegno di San Gio\'anni di 1loriana. Questo, .1d ogni modo, è sicuro, che non si può l<:ggcrc senza stupore il seguente pezro ufficioso Clelia Tn/mna : « L'Italia non ha « :bpettato nè l'attuale ConfercMza nè la fio– -« ritura dei prati wilsoniani tra cui essa i,i « svolge, per ~ceglierc la sua line."\di condotta « circa la politica ulbanc3e, e per farsi cioè '41'. sostenitrice del diritto di quella naziona– « lità. L'.>\.lb,1niaha parlato secondo il principio ◄ che è in sè giusto e che è ,·ero. E chi, come « 11lt:.'.1lia, è e fu ,c,,rpn si,,urammk per 911ulo « prù,cip,O, nc,n può negarle la sua ~impatia e • il sno ragiooe\"ole appoggio :+. L'UNITA Pel _convegno degli Un nuovo partito Ca,-a t.:nilil. Ilo seguito co11, h1teresse ciò che hai pubblicalo ri[Jum·clo ol fOJ1t•e9uo. Ilo leflo co,1, f}ioia dcll'h1i::iath·a {ìore11li11a.per cui -il pri11109r11ppu 1111ifwrio, a .l!'ireuic, è yià eufroto iu f1111;hmf'. 111edia11fe 1·i11uiom· l' disc1u1sioui d' imluMn'a rflirado. No11 oveudo I(, possi/Jifif(i d. i11len·enfre alle rin11io11i. Renio fa 11ruilsilà e/; csp,·i– merli il mio nn·iso. .lici/o molto iu d11bbio che le de6sioui pre11e J)Ol'i.1>10uo picn(lme11lr Roddisfore /'c,– spellnlit·c1, rii coloro - t' uou sou pochi - rltc con {Jr<wde s11enmz<1 hmrno i·eclulo ~o,·aere ed_ affe,.ma,·si l'ideo del CoJ1- t•eguo. lri pluralihì elci fcudo,·i dell' {.;nilù ap• partieue alle seyueuli rale!Jorie: u) coloro, che mm llauuo 111(1i l'Oluto -impicciarsi di pollficu. perchè RCh-ifot·auo i pufridumi 1 falsità e 111eu:oy11r.rhe 0911i padito. pit't o m1•uo. copre cou lcr s11n b(i11die1·(1: h) coloro. rhe pu,· 11,ili'ando ;,, ,,,, pa.-tilo, so110 i11sQd•lisfolli detr opera da esso s ,·olla : firnzione inlegn,tricc di foree buone. verso finalità µosilit·e. lùrer9ie slegale 1>osso110 snrelola,·c, ma scarso111eule ecli{icore. l'oi 11011 volcfo formare m, pa.rtito. JJe,·chè c,11eslo ùuplicu la formula, e questa può. a s11a t·oflo, e,.,sere paral·izzalrice. È 1,e,.o. l\1a rhi 11 1 0/Jbligci a crec,,.,.e {ot'lnulc chi-use? }J(t formulo, è per i sc[J-uaci, 11,011 per i coudolficri. /,ci formula. è pericolosa. se co1n·c interessi iuco,ifessabili, e se p11,ò creare 1111 intoppo ni dirigenti nell'espli– ca,·c lo lo,-o ozio11c. Ma i dfriyeuU scu·cwuo i più rolli. cd essi. rlte hauuo ,ma formu/c, di n,/ore rtfro e fr11·r1hissimo.potrcuino ria l'ia nuuU/icc,r l'l•sprcssione pralica delle loro fi,rnlilà. .\e.lf811110 n,ole la formula ,·igida, mo ·fo,-,uuft, roere11ti. J,ci yrcrndc massa, che è 111e110 colla, la cui meutalilà è nieuo ela– stica, ri chiecle de9li nbbicltfri dei rag9iuu– r1erep,·rrisi. definiti ccl immediati. Al resto peusenle t·oi, e fili altri vi sefJtifrmiuo da b11011i 111 i/il i. li 1·01tfro timore di da,· fon,mlc ·t:oglte i' {Jiuslo; 111a /.J(tt/c,te n 11,011cculere nel l1·oppo ,·ixfrctto, cor,-cndo, in coucltt.sioue. il risc/,io di 11011rouclucle,·e. Gli uomhti, rhr 1iindirizzc1110 o 1.:oi - cou i111me11safedf' - 1>i c//iedo110 1m.n /'erle politica, vi clticdouo 1w partilo: se - co– me i11 rea/là {' - UlJU polelc aclditarue loro 11110cli q11e11; esislc11ti. dorele crear- 67 " unitari ,, gliene u110 ·11110-ro.nfrcrsam,11le. ,<ttn·ete ablxmdm,ali dai più. Se t 1 0/eh• ,·imancre critici_, ditelo co11, fra nchezzc,. Ala se 1 1 0/elc oouibatlereJ clo• 1,ete fonuare 1111 CkCl'tilo. Questo deve at·e– re ww bmulie,·(I. dei gcnen1li, clcgli uffi• • cic,/i e dclfe masse di soldali. Pei· ora. voi c,·ecite r1eu.erali rd ·ufficiali . .Be11is8imol i}[a, dovete crC<o·r la bandif'ra, e dire agli uffi.-– ciali la parola co11 cui rrclulare lo fruppa. 11/lr mcl-SSf' orco,·se 1w «credo,. definito. Se ri limitale od are,·c 1wo slato 111a9!}io- 1·e. che fa pioni di guerra sem:a c,·eare i mezzi di alluarli. sarete abbauclonati eia tull; quelli che l'Dlrvcmo fare guern, at• lit•a: ed il ,-ostro laro,·o serrirù uyli altri. {orse crnrhr per perprlrm·e iufa.mie sotto oppcu-c11z,• di democ·razia ,.., d' altre belle parole. K direrrete rompltfi. i11t·olontori. Riconosco cJ,e le di/fico/là so110 iuune11,– sr. llla poichè siete ltJtli n·ilsouiaui, ricor· dal e che r1li •ostacoli hou,110ca/ore in c,ua,nto dccono c,·em·e h,, volonM cli, su.pe ,·arli »i. 1./ua t·olta riuniti o/ co11,vegm>.11t1a1tclo 1 1 i sa,-clc coulaii, ri an·Nlrete, 11e souo si– curo, che 1111 cm·altur di pa,·lil,, dovete averlo.- dist1'/e,-ele l11tt"al piit se dot·rete o no ass11111cl'losubito. Chiamatelo partito, lena. cou9,.ryazione. (1ssociazio11r. ciù che d-iarolo rolele: p11r che sia 1111centro di azione i11te11sa. la quc,/r s· impo11gp t1el paese per il bcuc cli l11lfi. F'. l') coloro. l' sonu i più f/iot•aui. che atfrat 1 erso la n11c1·,·a lm,1110 compresa la lor-o f1urzio11e iHClit'icluale 11ell' iufcrcsse collrllii:o, che t·o,·,·e/Jbrro i11le9,·are 1111·0- pera e/ficace r lhupido. 1,nrlecipc111do alla r•ila politica, mc, 'che - {orli della loro re,·9inilà - 11011 t·or1lio110o{frfrla ol pri· mo partilo d1t• rapiti. La riforma dell' amministrazione fu alll'i lermiui, tulle 11c,·so11rrhe si souo f'o,·mata 11110psirolof1ia « riroluzio- 11ista -.., mc, 11011, ril'oluziouo1'ic,: 1111/e pc,·• sout>, d1e 11011vo9liom., la ritiolrtzione che lutto lravol9c, 1110. rhe lw11110 speranza e volontà d'azione pc,· dislr11a9cre il cotlil:o. sal,,cwdo q11cl laulo di /J110110 che !Jiù esi• sie, per amplificarlo l' metterlo ii, ralor massimo. Cosfo,•o sc11lo110che. iu q1wlu11- quc partilo csislcute 1 1 mla110 a militare. dovrcbbc,.o fa,· fra11sflzioni con lo lo,·o p1t– ·rezzo, e quiu<li clomcrnclouo 1111 pari-ilo 1lUOt 10. Può esistr,·c 11u loie pal'lilo _.., !Ufeu90 <li sL Al jll'OS,lfiu,o co11t·cuuo t'edn!fe riu– niti l'ar-istocralico, il JJl'O{essio11isln. il pie• colo borghese. l'<tl'ligiauo. l'opera;o. Cii, proNr, e/te u-us11110 è spiulo da pa,·ziali interessi, folti da 1w. seulimeulo - tanfo piit allo q1umlo piit moclN;fo - cli oueslà. 'l'itlti costo,·o 1·espirc1110mnle, e richieclouo os~i{JeJ10. Voi h1t•ere rh11011cte fcr111i nf'lla deci– sio,ie di ,i.011coxliluire 1111 partilo. ma cli formo,·,• 1w e11fr <li ~Indio l' di J)l'OJ)O· [Jll11(io, P: questa r,,JJiuiouc p,·erale11lc? .\"011 mi sc11tbrn. k piullofllo dù rhe credete possibile all1wre s11bifn. 1te11z·hhl,allen·i in lroppr d;f/icollà . .\"011 ,, lo upiuionc dei più, ma quello dri JJÌÌf i11fl11e111i. uomini di persoual1tl1 9ià affermata, che possouo co-ulculo,·si rl',o,a f1wziom• crilit.·a. A chi vi chiede ossiyeuo. t·oi rispo11- dete: "' .&col'i 9fi119re<lit•11ti e le soslauze: mescolcllrle, ooilc,tc il lullo ed al'relr l'os– siaeuo purissimo,., I pii, - nw:;.rlio<·he niente - JH'enclcn111110i119redir11ti e so– slauzc, 11011rocro9lienw110 f'ossi!Jeuo e si b1·11cr1·<wuo le dil<r,e le t•esli. li/o molli - specie;, !Jiot·aui - ri uillJ<rndo11erm1110 cou tristrz:a, si l'011t 1 iuurmwo srmprr di più che 111m ,,e,·a nueslà palifica •11011 ' copace di affe,·uun·si 11rlla p,·alico. NI a11clrmwo ad i·119rossc,rr lr file dri partili e~isleuli. scenlicudo il « miuor malo ,._ o ·rilon,e– rmmo alla dmmoso aslr11sioue. Dalla fuuzioue crilico-rulturole delf'l_j– nit'l - f1111zio11ri11dubbiome11te bPuefica - roi ot•ete fullu 1111passo Cft'Cfllfi in quauto si ~ affcn,wla lo t·olo11fcì di pas– sare da 1rn'openr di c-oll11r«a ,m·opera cli 1n·opagauda all,ra ed r{Hcie,dr. i-: molto. ma 1t011 basta . .\"011 l,asto che abbiate ,ma fu-uzio1t.e clis91·e111·aticrurlle rade leudenze poli Iichr: t nett$SCfJ'fo cr,·ere nnche 11 ua nel " gruppo d' azione " di Firenze i:-,, j::uito <' tint ciel 1e-.oco11todella. riunione del 2 marzo , CECCONI ricorda che il soffocamento burocratico fu preveduto fin dai 11rimianni successivi alla unificazione. Per esempio net 1862, Montane/li scriveva: • Avremmo • una lnrva di metropoli, una larva di re, < e sola signoreggiante, a scapito di tulle • le forze civili della nazione, quella bar- • barie nuova, a cui il barbaro nome sia • bene, In cosi della Burocrazia; avremmo • una tisica unità, di mano (n mano incar- • nata ne/ fortunato ministro, condottiero • d'un esercito di commessi•. (G. MONTA– NELLI, Detto ordinamento nazionale, Fi· renze, tip. Garibaldi, 1862, pagine 23-24). Si sperava allora da alcuni, per es. dal Minghelli, di evitare i danni del 'accentra­ mento, conservando le vecchie amministra– zioni regionali dt/1'Italia, e inviando dalla capitale dei Governatori, che assumessero essi molte delle funzioni, che allrimenti si sarebbero accumulate al centro. Ma questo decentramento burocratico non avrebbe evi– talo nessuno dei danni de/l'accentramento amministrativo, chf' olla fine prevalse: sa-. rebbe sen1ilo solamente a creareuna nuova ruota ne/l'Ingranaggio de/l'ommlnistrozione. Il Governatore regionale sarebbestato sem– pre un funzionario del potere centrale, il quale avrebbe dovuto obbedire sempre ai cenni del Ministero e quindi delle maggio– ran.zeparlamenlari: chi non fosse rimasto contentodell'op,radel Governatoreregionale, · si sarebbe rivo/lo, per mezzo del deputato, o/ ministro, e il ministro avrebbefatto pres– sione sul Governatore per piegarlo alta vòtontd dtl deputato. Il parlamentarismo 01,rebbesempre.inquinala l'amministrazione, e l'amministrazione avrebbe inquinalo il Parlamento. Mentre si vedevano, dopo il 1860, gl' inconvenienti di questo decentra– mento burocratico regionale, si temevaanche che il ref!ime federate o largamente di· scentrato rappresentasse un rischio di di– sgregazione, in wr paese come il nostro, composto ad unità cosi di recente e cosi faticosamente, e minato da fanti interessi centrifughi di vecc~ie dinastie e clie11tele, tutte in aggualo per disfare la nuova unità. Perciò prevalse il concetto delta estensione del regime burocratico piemontese a tutta rttatia. E questo regime, sviluppandosi di armo in anno, ci ha condotti alla .vera e propria elefantiasi amministrali1•a, di cui soflre oggi l'Italia. Ma l'esperienza di questi ultimi ses– sanl' anni ha eliminato qu,i puicoli di disgregamento, che parevano tanto grandi net periodo del Risorgimento. Perciò, anche senza essere esplicitamente articolalo, si fa sempre più sentito ed imperioso il bi– sogno di delegare a poteri locali e regio– nali molle delle attribuzioni ora demanda/e alpotere centrale, liberando questo da tutta quella massa d'affari d'ordine locale, che un artificioso e innaturale ordinamento di stato distolse dalla loro sede naturale, che sarebbe il comune o la regione. la soluzione del problema, insomma, bi– sogna cercarla per una via assai diversa da quella, che proponeva il Minghelti mezzo se– colofa. BisoKnanon inviarenuovifunzionari dal centro alta periferia per aumentare il di– spollsmo burocratico. Si /ratta di differen– ziare neilamtnfe le funzioni ammininlra– tive fra gli organi ctnlrali t gli organi locali, elettivi, rendendo questi del lutto ù;– dipendenti dagli organi centrqli. Il governo centrale, col suo partam,nlo, dovrebbe occu– parsi della politica ,sfera, della guerra, della marina, delle quesllonl doganali, della codificazionedel diritto civile e penate. Tutte le a/Ire funzioni, che oggi sono accentrate nei ministeri di Roma, dovrebbtro essere trasferite alte amministra,ioni locali ele/live. A molle di queste funzioni non sarebbero sufficienti i comuni. Ed ecco la necessild di un organo inltrmediort'o. Tutti vogliamo, ben inteso, mantenuta la unità dello staio. Ma non vogliamo unità pletorica, paralizzata e paratizzan/e. l'u– nità, invece, deve conciliarsi colla varietà, e articolarsi a seconda delle tradizioni , delle esigenze locati, perchè qne,/e riatti– vino, allarghino e intensifichino la vita locale, e perchè ques/a, alla sua voi/a, cresciuta e rinvt'gorila, comunichi urra vi– talità nuova al f!OVemo centrale. le regioni italiane sommano circa a /4. Se net Mezzogiomo si riconosce il carat– tere regionale alla Basilicata, alle Calabrie, alle Puglie ecc., può calcolarsi che il loro numero si elevi fino a 17 o 18. Ciascuna di queste regioni va costituita in autanomia con rappresentanza e governo proprio. Avrà una camera creata dal suf– fragio universale, co11 1111 numero di rap– presentanti, che potrebbe variare da 40 o 70, in ragio11e della varia popolazione di ciascuna regione. Il senato sarà cosliluito da rappresen/a11/Idei comu11ie dei princi-

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