L'Unità - anno VIII - n.10 - 8 marzo 1919

56 nell'alto Adriatico I' h.tria, e nel baS30 Adria~ tico Vallona. ~rà in condizione di e,ercitare una migliore sorvegli.1n.:.i. ~fa nel medio Adriatico il problema delle comunicazioni fra il bacino settentrionale e il bacino meridionale 1 rimarrebbe immutato a nostro danno. se continuas-.e ad esserci ne– gata ogni correzione della nostra inferioritii di fronte alla Dalmazia. E ans;he per i movimenti fra l'Albania e Brindisi. la guerra recente hu dimostrato che se e~i han l'l1tuto srnlgersi !- non se111.a qualche molestia, che ci ,·eniva dalla co•ta orientale - ciò è stato dovuto alla superiorità delle forze alleate cd alla ,·icinanza delle nostre ba.~i alle linee del traffico. Si può dunque concludete : V. I lra/jiti maritlimi l1111go la costa ad,i'a– ti(a t ft cqmmutasiimiftrrovian·, <(!1h'trtnonlmnno po!ulo tssen gara11lile, nl lo potnumo es.vre, se conli'nutrtl ad userei ,ugola ogni torrt:ùme dr/la nostra ;,,ferio,-ilà rispe!lo alla cOJladalmata. L'offesa al traffico nemico La '?ravitazione delle forze na,·ali alleate, in massa preponderante, sulle basi adriatiche meridionali ha tolto all'Austria ogni possibilità di movimenti sulle grandi linee marittime, mentre garantiva, grazie alle misure adottate nel Canale d'Otranto, le grtmdi linee di comu• nicazione degli alleati. J_I nostro traffico è stato certamente minac• ciato sempre e danneggiato gra,·emente dai sommergibili: in proposito giova osservare. che domù:io del mare non ha mai \'Oluto dire oss()– lula si, ure::w di esso. Nessuna preponderanza na\'ale poteva in passato. nè potrebbe oggi. garantire contro arditi fortunati mids di incro– ciatori \'eloci a grande autonomia (per e-.. quello del!' 1/amiiliè nel IQIZ e dell'.F.mdm nel 1914). La differenza fra dominio e sicurezza del mare è divenuta, poi, ancor più grave. og~i. dopo i progressi compiuti dal naviglio sommergibile. L'azione, infatti, di tale naviglio è assai indipendente dal possesso di basi na– vali vicine alla zona, in cui operano. L'auto• nomia dei sommergibili è enorme. Taluni sommergibili tedeschi rimasero per tre mesi a~11entidalle loro basi - per solito 40 giorni - ret:andosi ad operare in Mediterraneo e sulle coste americane. Il pericolo dei sommer• gibili è, allo stato attuale della tecnica na,·ale. un pericolo inevitabile. un ,,eteno contro il quale ,si sono trovati dei palliativi, ma non l'antidoto. E assai difficile distruggere un som• mergibile, mentre è assai facile, con ampie scorte, paralizzarne l'azione. Epperò per quanto grande sia la minaccia che i sommer~ibili presentano, essa non è tale da togliere il do• minio del mare a chi possegga la più grande flotta. Ritornando all'argomento, è bene osser\'are che pur avendo paralizzato il grande traffico nemico, noi non pote,·amo in Adriatico col– pire in modo efficace il traffico marittimo lo– cale del nemico, perchè questo si svolgeva comodamente ed al sicuro nei canali delfAr– cipelago dalmata. Siluranti e sommergibili tentarono agguati, ma tali operazioni, perico– losissime, non potevano aver carattere siste• matico ; e quindi rappresentarono, pel traffico nemico, molestia e non compromissione. Possiamo quindi trarre le M?guenti due conclusioni : VI. Si è n'èo1wsciulo clu per me::&0 di sommergi– bili non si ma11tùnt il d.omi1110mari/ltill(), ma unùamente si rtndotlQ malsi'curi i traffici dd 1u– mico. In og11icaso1w1t l 11ece.s1t11TO al 1ommtrgibile la pr,u11::a di basi' vicùu alla zona i1l cui optra. VIl. Sebbene la prejxmderatJ:(l navale del/' In· tua imptdisse le comunièa::i.ouitk/1' Austria co11 le grandi linee marittime, pure 1101: tra possibile col• pire i /raj/ici toslùri <kl 1umico, e colpire o ptr lo 111ell() sorvegliare i numimenll della sua fio/la dal/'1111abase al/' a/fra. La cooperazione con l'esercito. Le forze navali dell'Intesa garantirono la continuità della grande fronte strategica, che gli alleati distendeyano dalle Fiandre all'Oceano Indiano. Ma nei particolari riguardi del Mare Adriatico, si può affermare che la cooperazione della flotta con l'esercito fu assai limitata. Abbastanza efficace in Albania, non dette luogo in Alto Adriatico a nessun fatto di carattere grandioso. L'UNITA Qui agirono raramente e con disc..illbile effi• cacia ì monitors cd unità le"gg:ere,1:ttntre ebbe assai utile impiego uno speciale materiale impro,·visato (pontoni armati, motobarche. gal• teggianti armati), :i.I quale meglio si addice il nome di materiale lagunare. anzi<hè marit– timo. La coopcrJzione della flotta con \"c..;ercito era ostacola~a da due fatti: t. 0 ) Le caratteristiche idrografiche dei golfi di \"enczia e di Tr!_cste, dove i bassi fondali e la vicinanza delle basi an•ersarie, rendevano il mare malsicuro, pel vasto impiego di mine. Tale s,•antaggio era comune ai due av\·er~ri. 2. 0 ) La vicinanza della base di Pola, :-ede della forza navale austriaca, avrebbe re50 ne~ cessario coprire qualsiasi gros-,a azione di unità navali con la presenza in mare. in con– dizioni molto sfavorevoli, della nostra Squadra da battaglia. che, per n:olte ovvie ragioni, doveva gravitare al sud Da questa considerazione emerge partico– lannente la condizione d' inferiorità 1 in cui ci t ro,·a ,·,un0. Qualora lenostre forze na \'a li avessero \'Oluto agire di concerto con l' e:,ercito (indi– pendentemente .dalle condizioni idrografiche. che scensigli.ivano tali azìoni),avrebbero do\'uto spostarsi iiu malsicure rotte, lungo tutto l' A· driatico, mentre le forze navali nemiche po– tevano, senza preoccupazione nè molestia, spo– starsi per rotte interne da Pola a Cattaro. Riguardo quindi a quello che abbiamo de– finito essere il IV. compit~ della flotta, possiamo trarre la seguente conclusione: YIII. La cooperazi'o11c delle /01:t 11av~licon l'est1'Clto m Alto AJl,·iatii:otra pen'èolosùsima per rag,Oni U/rograjielu, e compromessadalla 1/lc,i,m,u, della base di Pola. La importanza di una base centrale. Abbiamo cosi esaminato quali dei loro quattro principali obbiettivi 1>0terono e quali non poterono raggiungere le nostre forze na– vali. durante la guerra testè finita. E dall'e– same emerge quali furono le rame, per cui la guerra nell'Alt~ e Medio Adriatico fu priva di grandi awenimenti, e fu costituita in\'ecc da piccoli episodi e da insidie fatkose e pa– zienti. opera del na,·iglio lcS{geroo sommer– gibile o di motoscafi armati. In Basso Adriatico le condizioni idrogra– fiche, ossia i maggiori fondali, la maggior distanr.a tra le due coste, la frequenza dei traffici, l'importanza delle sistemar.ioni da noi fatte nel canale di Otranto. avrebbero offerto maggiori possibilità cli azione alle· forze navali nemiche. Ma anche qui poco ru da e:--seten• tata, per le seguenti cause. Le forz;e n'd:vali austriache erano sensibil– mente inferiori alle alleate, che permanevano a Brindisi, Vcdlona, Taranto e Corfù: forze pronte a riunirsi, nel caso in cui il nemico a\'e~ tentato d'irrompere dal!' Adriatico per andare ad eseguire in Mediterraneo raids offensivi contro i 1raffici degli alleati o per andare ad aumentare le forze turco•tedcsche nel Mar Nero (progetto il quale avrebbe do– \'UtO tener inoltre presente l'e:,istenza di una forza navale inglese irr Egeo). E' ovvio che un tale tentativo sarebbe stato un suicidio. D'altra parte, contro la nostra co~ta, per assenza di traffici permanenti, nulla v'era da tentare, in cui il rischio fosse commisurato al costrutto. Saggiamente, quindi, il nemico si attenne al principio di mantenere la flotta in potenza, rinunziando ad operazioni di dettaglio, in c.;ui una combinazione non improbabile (sommer– gibile o mina) avrebbe potuto diminuire la flotta di qualche unità. Tale contegno potè sembrare eccessivamente prudente, nei giorni in cui noi evacuammo Durazzo, e durante le nostre operazioni di sbarco a Valona, e durante il salvataggio dell'esercito serbo. Ma l'evacuazione di Durazzo, CS-:Jcndo pe· razione relativamente breve, non fu disturbata dal nemico, molto probabilmente nella con• vinzione che forze navali preponderanti fossero pronte ad accorrere, come infatti sarebbe ~v• v..:nuto. I traffici con l'Albania avevano carattere di permanenza, e il nemico tentò disturbarli con incursioni di naviglio leggero e velocissimo. Ma queste incursioni prontamente furono con- trobattute da analoghe fonc nostre. con effi– cacia non ~mpre ma~ima, ma che C•)Strinse il nemico a desistere dal suo scopo di distur– bare il nostro traffico o danneggiare ~e unità poste a tutela ùcl canale. di Otranto. Ed anche tali' imprese vanno considerate come operazioni di dettaglio, di valore episodico. chè non p<r te\'ano certo pretendere di alterare la i,chiac• dante superiorità navale degli alleati sulle lince del grande traffico. A questo punto una domanda :-.ipresenta spontanea, La condotta della guerra navale per parte della marina austriaca sarebbe stata qual fu in questa guerra, anche nel caso in cui il conflitto fo.sse $tato singola,e tra l'Italia ed Austria? Non è diftìcilc affermare che la strategia nemica sarebbe i,tata diversamente inspir.tta. Se gli eserciti si fossero battuti, come è probabile, sull'Jsonzo o sul Tagliamento o sul Piave. le considerazioni dianzi svolte i,ulla c;carsa navigabilità dell'!\lto Adriatico e i,ulla pot:a \'Ulnerabìlità della nostra costa, avrebbero indotto il nemico a gravitare con le sue forte navali nel bac.;ino meridiouale adriatico per liberare e tener libere le vie del grande traffico marittimo, e per ostacolare alla nostra 0otta il compito di crearsi una base insulare in posizione centrale, nell' arcipelago dal• mata. Tale base sarebbe stata a n)i specialmente necessaria, nell'ipotesi che rovesci dell'e5ercito potessero costringere questo a ritirarsi sulla linea Adige•Po, pcrchè in tale eventualità la caduta <li Venezia ci avrebbe privati della nostra unica efficiente base per naviglio leg• gero e sommergibile. c;enza il quale la dife:>a della costa sarebbe s:.ata difficilmente soste• nibilc. Specialmente in tale ipotesi. sarebbe di\'C· nnto arduo il compito della flotta : la quale do,·cndo coprire le nostre cosle dalle Bocche di Po a Brindi:-i, e occupare contemporanea. meDle il pas~o d'Otra11to, sarebbe stata costretta a spostarsi continuamente tra 1: base insulare e le basi meridionali (Valona e Brindisi) scm• pre subendo l' iniziativa del nemico, il quale, grazie alle sue ottime basi ed ali' antemurale insulare della sua costa, poteva tranquillamente gravitare a ·nord e a sud come a lui meglio fosse piaciuto. Questa inferiorità avrebbe potuto essere corretta solamente nel caso in cui le no:-;tre forze navali fossero state almeno doppie di quel\· nemiche, e quindi avessero potuto di– ,·idersi in due gruppi, .cgnuno equivalente alle forze navali awersarie. ( due gruppi avrebbero dovuto manteoersi l'uno nelle basi meridionali, e Faltro nella base insulare. Se poi questa base insu\are ci fosse mancata, la noslr.a situa– zione sarebbe diventata penosissima. La soluzione del nostro problema navate. Ciò posto, e::,aminiamo quali condizioni sieno necessarie perchè l'Italia ottenga nel prossimo trattato di pace il predominio ma• rittimo dell'Adriatico. I.) Affinchè la nostra flotta in ogni possibile eventualità, assolva con facilità il compito di difendere le coste, per quanto le offese siano poco probabili per la natura delle coste stesi,e, sarà ottima garanzia il poistuo di una bast un/raie ,,tll'arcipelago d11lmala. Il sistema Pola.Ba~e centrale• Valona (o Brindisi) garanti• rebbc il libero movimento alle nostre forze navali, e darebbe ad es:,e l'agio di gra"it..ire dove più conviene. IL) Per eliminare la possibilità che una Forza navale nemica si sposti con facilità cosi grande da togliere alle nostre Forze c.avali il vant..1ggio dcli' iniziativa delle operazioni,occorre possedere nell'Arcipelago dalmata po!iizioni che consentano la i tituzione di una catena semaforica con– tinua per la vigilanza sui canali dell'Arcipelago e rifugi sia pur temi oranei pcl naviglio. 10. Premesso I hc la politica avvenire del– l'Italia non sarà mai c-osì folle da costringerci a mobilitare nello stesso tempo verso est e verso ovest, ne consegue che, in caso di osti• lità in Adriatico, i traffici in questo mare non saranno di vita.le importanza per il paese, ed ogni mo\'imcnto potrà essere avviato in Tir .. reno. Comunque, ad evitare il danno economico che deriverebbe dall'arresto del traffico &.Ile città costiere, a Venezia ed a Trieste, uon esitiamo ad affermare che il possesw delle posizioni, di cui al comma precedente, \'arrà, in armonia con l'impiego di poche forze mo• bili, a proteggere sufficientemente i traffki. Sussisterà il pericolo dei sommtrltibili : ma q1•esto pericolo si può ridurre, non ovviare, per quanto sì immaginino lontane le basi nemiche. IV. 11 possesso delle posizioni predette consentirà anche di colpire 11 traffico littora• neo del nemico. compito .secondario rispetto a quello di colpire o meglio paralizzare il grande traffico, ciò che si farà, come si fece in questa. guer~a, bloccando il pa~so di Q. tranto. V. Conviene possedere posizioni, c.hc con• scn tano a nostre forze nava I i I muovendo da Pola, ~i coadiuvare l'ala destra dell'esercito, mobi• litato al confine previsto, in Quarnero. È ov• vio che una tale possibilità ci t! data dal possei,50 di Cherso, che sorve~liando gli stretti di Veglia e della Morlacca (ciò che si può fare <·on poche siluranti), permetterà alle no– stre for7,enavali di agire liberamente nel golfo di Fiume. Questo è il minimo uulispmsabile a dare,.' no11 solo il do111i11iD, ma anche - nei limiti d I pos• sibile - 111 sicurezza del• Adriatico. &i l andte il mù1imo su/jic,'mte. Certo. occupando l'intera costa orientale, l'Italia risolverebbe a fondo il problema della sicurez7.a dell' Adriatico : e questo, senza bisogno di tenere una flotta in questo mare. Il problema sarebbe anzi addirittura soppres– so: basterebbe sorvegliare I' imboccatura con.. tro le navi extra.adriatiche e comliattere i sotto• marini come meglio fosse possibile. Ma ipso facto sorgerebbe per }' Italia un nuo\'O formidabile problema : quello di difi'mkre al o'i là dell' A– driatico aimt110 500 chilomthi difro11/iera terresllt di 1111 paese, che ci darebbe ,mi,imi co11/ingenli di leva. Roma, avendo occupata la costa dalmata, per assicurare il commercio adriatico contro i pirati, dovè occupare, al tempo di Augusto, il retroterra, fino al Danubio, per assicurare la Dalmazia. Quando gli Slavi o'é~uparono il bacino della Sava, anche la Dalmazia fu per• duta per l'Impero. I veneziani, che occupa• rono la costa. furono lungamente turbati ne! • loro po:isesso da slavi, magiari e turchi. E l'Austria, padrona della Dalmazia, dovè an• ch't;,5sa occupare la Bosnia. Vuol mettersi an• che l'Italia nella medesima necessità? È le– cito illudere il pael>Cche con la conquista della Dahna1:ia si risolve il problema marit– timo dell'Adriatico, nascondendogli che in realtà se ne suscita un altro, e gravissimo, di difesa terrestre, « gravando le spalle delle generazioni future di uno sforzo immane, co– stringendo I' Italia a un apparecchio gigante• sao di forze di terra»? (colonnello Bif,)ne, nel G,Ornale tJ'Ita/ia, 30 dic. 1914). In caso di guerra, fra noi e la Jugoslavia, e in generale fra noi e qualunque Stato, che si trovi nel retroterra di una Dalmazia ila• liana - anche e specialmente se questo Stato sia alleato della Germania, o faccia parte di una confederazione balcanica, o magari sia alleato contemporaneamente e della Russia e della Germania e degli Stati balcanici ! - è chiaro che I' Italia dovrebbe pen~are sopra• tutto a difendere per terra i suoi centri vitali del Nord, sulla barriera alpina, sistemata gra• zie a questa guerra con la conquista del Trentino e della Venezia Giulia. Là potremo attendere alla concentrazione delle nostre for– ze - giacchè questo è in sostanza il valore e la funzione delle linee di confine - e aspettare l' inten·ento dei nostri alleati: poi• chè è sperabile che ne avremo qualcheduno anche nell'anno 2000 ! Ora quale nostro stratega potrà isolare un esercito sulla striscia litoranea della Dalmazia, a ridosso delle Alpi Dinariche: un esercito •unito alla patria solo dalle comunicazioni ma• rittime, per quanto sicure? Quante e quali forze preziose distoglierebbe questo fronte alla difesa essenziale del territorio ? Quale enorme flotta mercanti\'e non sarebbe iecessario im– mobilizzare, per i rifornimenti, nell'Adriatico, che sarebbe ben più necessaria per usi più vi.tali? E quali probabilità di utile movimento di forze in cosi =,tretta lingua di terra ? Non dovremo dunque abbandonarla senz'attro? O

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