L'Unità - anno VIII - n.10 - 8 marzo 1919

\ 11buon senso si è perduto del tutto in que– ·sta guerra, o /X)su<Ùre la lermferma da/mala sarei>k ccrlar,zentt per l'Italia. dal punl<>di vi– s/a mi/ilare, rma debolezza /umsta della 11eslra difesa lerriloriale. Chi! se l'Italia non avesse tutta la costa orientale, ma allo Stato dell'altra sponda ri– ruancss~ il teni.torio dal Narenta ad Antivari, allora la frontiera che noi dovremmo difen– dere, sarebbe senza dubbio più breve, e quindi minore lo sforzo terrestre necessario ; ma occorrerebbe proteggere contro le forze marittime annidate nelle posizioni di Gra– vosa e delle Bocche di Cattaro non solo le coste italiane, ma anche le comunicazioni coll'esercito distaccato in Dalmazia: cioè la flotta militare dovrebbe fare nell'Adriatit:o uno sforw assai maggiore di quello che sarebbe necessario alla semplice protezione delle co– ste occidentali. Insomma. il programma di conquistare tutte le coste dell'Adriatico sopprime bensì il problema navale nel/' inlemo dell'Adriatico, ma cren un enorme problema di difesa terrestre. E il possesso di una parte sola delle coste limita bensì il problema terrestre, ma in compen– so lascia in piedi anzi aggrava il problema navale. La flotta presa a prestito. In tutto il nostro esame, noi abbiamo fatto completamente astrazione della ipotesi che sorga una Società delle Naiioni, la quale assicurando la pace e il disarmo, tolga ogni valore alle preoccupazioni di natura militare. Che questo avvenga, noi l'auguriamo di tutto cuore. Ma per adesso, flncht! il disarmo e la , pace non sieno as:iicurati, non è lecito abban– donare, cbmc vane, le preoccupazioni mili– tari. Quel che importa, è che ciascuno si con– tenti del minimo veramente indispensabile, appuntP per facilitare l' affermarSi e lo svol– g-ersi della Lega fra i Popoli. E non abbiamo neanche tenuto conto della ipotesi che la costa jugoslava sia disarmata per trattato internazionale. Ma.riteniamo che il nostro Governo abbia il uiritto e il dovere di ottenere nel Trattato di pace questo disarmtJ, co".IÌ come: la Francia è giustificata se chiede altrettanto per la riva destra del Ren,o. Ma i trattati, taluni dicono, possono diventare « pc1,zi di carta ». Perciò riteniamo che, anche se ottiene il disarmo della costa jugosla\'a, il nostro Governo deve ottenere anche ndle isole dal– matiche quelle posizioni, che ci garantiscano la nostra sicurezza per il taso che il disarmo venga. violato. Finalmente, non abbiamo tenuto nessun conto neanche della ipotesi che la Jugoslavia metta, da un momento all'altro. le sue basi navali a d1sposi;done 1i una flotta « presa a prestito». Se ci si vuole salvaguardare per l'eventua– lità d'una flotta pre-a a prestito, sarebbe ne– cessario, come misura precauzionale, occupare non solamente tutta la costa adriatica, rna anche le isole Ionie. che possono fornire una buona base, di dové eseguire incursioni in Adriatico : e certo non potremmo tollerare che Cattaro non fosse italiana! A parte gli scherzi, una flotta presa a prestito, impli– cherebbe delle alleanze. E pur astraendo dalla probabilità che in tal caso avremmo de– gli alleati anche noi, non saµpiamo vedere 1,erchè una flotta extra-adriatica dovrebbe dal mare aperto, dove avrebbe ampia libertà di movimento per agire a nostro danno, ve– nire ad infilarsi in un mare ristretto, orn la sua azione potrebbe esplicarsi :iolamente in modo secondario, contro traffici per noi non vitali e correndo assai maggiori rischi! Non esitiamo quindi ad affermare che in caso di conflitto con la Jugoslavia, se questa fosse isolata, non dovremmo temerla, speci,1l– mente per mare. E se fosse alleata con altre potenze marittime, la guerra emigrerebbe dalle ristrette acque adriatiche 1 nel Mediterraneo. Tutto ciò, beninteso, nel presupposto che l'Italia cerchi la propria sicurezza, e non vo,:lia anche occupare posizioni, che la obblighino a opere militari favolose per potere minacciare la Jugoslavia nei suoi centri vitali. Se l'Italia non si contenta di una politica difensiva, ma ,•noie anche tenersi aperta la via per una politica di aggressione 1 L'UNITAJ allora è certo che il po~sesso del continente dalmata sarebbe prezioso: si tratterebbe per noi di possedere, al di là del mare, delle teste di ponte, ùa cui muovere verso nuove imprese politiche e militari. In ciò sta appunto la divergenza fonda• mentale tra i c;osi detti dalmatomani cd i dalmatofobi. Gli uni negano, in realtà, ogni fiducia al valore attuale e futuro dei principii I wilso:.iaoi e vogliono, oltre i confini della pa- tria, quanto possa occorrere per iniziare una inva~ione contro gli e\·entuali nemici. I dal– matofobi ùesiderosi di appianare la via all'af– fermarsi delle idee wilsoniane, dà.uri.o il dovuto pe;, alle considerazioni militari di carattere strettamente difensi"o e combattono le tenta– zioni che rappre~cntate dalle teste di p0nte. UN UFFlCJALF, l)J j)L\RrNA. • Non è il senno del poi Dunque, secondo ci ha fatto sapere l'on. Orlando, nel discor::;o del 11) marzo, < un mutalo spirito presiede agli odierni < lavori, onde escluso d~finitivamente il < principio di considerare le trasforma– « zioni territoriali sotto un aspetto di «: mera opportunità politica e di decidere < dei popoli contro le volontà loro o .: al di fuori di essa, ne è seguito che « tutte le queslio,zi si soao dovute sotto– < porre all'esame più attento e scrupo– « /oso dei pzmli di ,,ista della giusli)ia, « su cui essi si fondano ,. Dunque, è confermato che, come spie– gavamo nel passato numero dcli' Unità, il magico trattato di Londra non è più « fuori discus5ione ». L'on. Sonnino ha « rinunciato » anche ~ questa impunta– tura. E i lettori dell'Unità possono essere sicuri che il Franga,· 11011 jlectar della Consulta continuerà ancora a « rinunciare » tutto ciò che l'Unità da quattro anni va predicando che è assurdo desiderare. So– lamente ci « rinuncerà », proprio quando avrà perfettamente sabotato tutto il valore morale di quello che poteva essere un ano di magnifica intelligente generosità, se fosse stato fatto in tempo! E che l'on. Sonnino si prepari a ri– nunciare alla Dalmazia, si può ricavare da tre indizi caratteristici. li primo è dato dalla notizia che l'on. Sonnino ha chiesto alla Conferen– za della pace « che le frontiere italiane < siauò discusse insieme a quèlle francesi: • il Consiglio dei dieci ha approvato la • richiesta dcli' Italia >. li secondo indizio è dato dalla dichta– razione fatta a P~lrigì dal Tardieu nel ri– cev+mcmo settimanale d~i giornalisti stra– ni.!ri: « Bisogna preoccuparsi meno del « regime politico della riva sinistra del « Re,w, che 110,i d'impedire che tale rit,a « continui nell'an enirè a servire come • pLmto di pan~nza alla Germania per « attaccare la Franci.:1 . ..:ome è succe-;so negli • ultimi cinquant'ann 1• La Francia non • ruole annessioni sulla ri11asinistra del «: Reno ma gJranzie ». Siccome il problema del Reno e quello dcli' Adriatico debbono e,,:ere risoluti con gli stessi cri terì, ec..:o che possiamo essere sicuri che anche in Dalmazia l'Italia chie– derà non anuessioui, ma gm·mr;ie: chie– derà, cioè, il disarmo della costa jugoslava e la occup~tzione delle sole isole strategi– che forance 1 cumc la Francia chiederà il disarmo di tutti i paesi tedeschi al di qua del Reno e forse l'occupazione di qualche fortezza sul Re,10. Quanto ali' Istria, che è la nostra Al– sazia, e al Tremino, che è la nostra Lo– rena. si tratta veramente di.territori « fuori discussione •, per chi non abbia perduto la testa, come l'hanno perduta certi uo– mini politici jugosla\'i. II terzo indizio ci è dato da un articolo del 1èmps, il quo.le può annuunziare - senza provocare nessuna protesta negli or– gani della dalmatomania sonniniana - che « è da notare che tanto la questione del– • I' Epiro quanto quella di Smirne ime- 11 ressano entrambe J' Italia, cd essa po– «: trebbe es~ere alquanto imbarazzata nel " precisare da ora i suoi desideri, dato < che 11problema dell'Adriatico 110n è a11- < cora risolto. L,p delimitazion:J dei terri– «:: tori, ch·e saranno attribuiti ali' Italia sulla «. riva orientale dell'Adriatico, ha impor– « tanza vitale per gli interessi italiani e, « a seconda del/a solurioue che prevarrà, « l'Italia potrà formarsi 1111 co11celto di– « verso di ciò che dovrd esserle asseg11ato « altrove». li che è quanto dire che l'!· talia dtterrà altrove equi compensi per ciò che è dispo~w ad abbandonare in Dalmazia. S.::.no le tesi .sostenute tenacemente del– !' Uuitd: che si realizzano ad una ad una, sono la pressione di necessità morali e materiali, che la Consulta non ha mai ,·aiuto comprendere. Ecco, per es., che cosa ,scrivc,amo nel I" Unità del 27 aprile 191ll: .rc Poichè la intesa italo-jugosla\·a t; una « necessità non solo per l 1 Italia e gli Slavi, '< ma anche per l'Inghilterra e la Francia, < e questi due paesi sono legati al/1Italia « dalla c01wen;ionedi Loud,·a, ,wlia JJieta « che il Governo italiano chieda ai governi < alli!ati equi compensi su altri campi, per < quella parte di territori adriatici asse– .: gnati/e dalla com1eu;iouedi Lo1td1'a,che 11 even/ualmeute passerebbe,-o alla JUgo– « slavia ». Ed ceco quanto scri\·evamo nel numero del 13 settembre 1~1r7- millenovecento diciassette: < Per alcuni giornali, fra i quali, se « non' c· inganniamo, e' è il Giornale d' I– < talia, il problema dell'Adriatico è defi– «: nitivamente risoluto: l'on. Sonnino non < avrebbe da fare altro che presentare al «: signor Pasic la carta già pronta per la «: firma, e dirgli: o mangiare questa mi– « nestra o saltare dalla finestra. • Q_uesto sembra a noi un errore. Se «: è evidente che base delle speciali trat– « tati,·c italo-serbe non può non essere « la convenzione di Londra, è evidente (r( anche che qul!lla con\'enzione è ancora « ,;uscettibile di notevoli perfezionamenti, « anche nel/' illteresse del 'Italia. « La campagna massimalista ~ con– « dann,na alla impotenza dal semplice .. fatto che già il Governo italiano, con la • convenzione di Londra, ')i è mostrato « con,·int) che gli int-:resSi italiani posso– « no essere tutelati in una soluzione inter– « media e conciliativa. Se il Governo ita– « liano, cioè un uomo come Sonnino, a .. cui nessuno porr...:bbe farl! seriamente « accusa di imorudenza e di precipitazione, « saltass-! su Òggi a dichiarare che quel « compromesso non gii piace più, che si « pente di avere ceduto in qualche punto, « e n1ole oggi ogni cosa, è ..:.vidente che « il nostro Governo farebbe la figura di • un fanciullo imprevidente o capriccioso, « e si tirerebbe adJosso il biasimo di « tutto il mondo. • i\oi ragionevolmente non possiamo « pretendere, nè che il nostro Governo « consideri il compromesso dcli 'aprile 191 5 « come le colonne d'Ercole della perfe– « zione, e tanto mena che si comporti « come se non fosse mai avvenuto~ e si « metta a domandare dalla sera alla mat– « tina tutta la Dalmazia e tutto l'Adria– • tico. La via che il nostro Governo può « seguirç è una sola; prendere come punto « di partenza Ja con vcnzione del 19 1 5 e « rettificare, nel reciproco interesse del– « l'Italia e della Serbia, queili .eventuàli « eccessi e difetti, che la rendono imper– « fetta, ed ~1Tiv.1re così a 'quella soluzio– « ne definitiva, che deve essere nei desi_ « deri di tutti •. l nostri lettori ci permettano di ricor– dare que,ti pre"denti dell'opera nostra. Ci è necessario dimostrare che il nostro non è il senno dal poi. Ci è necessario dimostrare che s.:nza essere uomini di genio, ma col semplice aiuto di un ele· memare buon senso, si pouvano risolvere in altro tempo, in migliori condizioni mo- r.11i e m,lto:riali, i prùblemi, che la Jccre– piteua mentile e lo scettic!smo fiacco dei no:,;tri governanti hanno lasciato tra– scinare fino ad oggi con nostro gra\'e di– sdoro e danno. Se costoro ave")sero cJpito a/me110 nella primanera del I~)I/, dopo I' i1ncnento dell'America, la polit;ea ncc,essaria, 1I di– SU\tro di Caporetto sarebbe successo agli au-.triaci e non a noi ! Decine e decine di migliaia di uomini sono stati sacrifi– cati, e trenta miliardi sono stari sperp~– rati .. dalla cecità tcstard,l di un uomo. e dalla perfidia di chi appoggiava quel– l'uomo perchè ciò era utile alla politica del Principe di BUIO\\, e d~lla fiacchezza mo– rale di chi vedeva i pericoli ma non osava sfidare gl'insulti dei giornaii in L~uonao in 1~,ala fede dalmatomani, e dalla ignoranza universale sugli elementi reali del pro– blema austriaco e del problema adriatico . La-;ciatosi sfuggire il momento dcl– i' intervento d..!11'.Amcrica, potevano dopo la battagli.1 <lei P,ave prendere l'inizia– ti\'a di un accordo analogo a quello. a cui arrin!rannv orJ. Sarebbe stato un atto di intelligen1.r, ! :\la qu3ndo non ce n'è .... E oggi, d'opo quattro anni di sapienza diplomatica del tacirurno infallibile,siamo a dovere qu:J.siparlare di una nuova guerra! L'Italia do\·eva essere 111 questa guerra la nazione di :'.\luzzini. li posto morale; che ha Wilson nel mondo, dovevamo averlo noi. L'on. Sonnino, p.:r quanto rigunrda la questione dell'Adriatico, ha condotto l"lt,:lia alla Conferenza di Parigi nella po,i– zione di Shylock, che atte:ide la ,ento:nza. Se ciò significa avere ser\'ito utilmente il paese, è il caso di don1andarsi che cosa sarebbe stato necessario hlre per ser\'irlo male. · g. s. Amor di patria .L'ldea nazionale t·ip,·oclt1ce clulla, \~ace dalmatica lo. segu,ente notizia. cla Spalato: « s· è costitnifa, r11ii 1wa sezione ciel/e, Dante «· Alir1lieri, clM conte, 9ià pih cli 8000 soci. « Qt1esla, è 1wn risposto 1,cnunente italimia « all<t' 1wo1,a9anclct croata. E' mt plebi– « scito •. .Velle elezioni <t s11,ffn,[Jio wnive,·sale clel 1911, 9f ltaliw,.i di Spalato 1wu, n,c– colsero sul loro cmiclidato, i11, tutta, la cir– coscrizioite, che 538 vpti, i qu<ili. fatte le dedite 11,1·oporziot1,i. ri1;elc1110 lei esistenza in t1ittet la ci·t·cosc1·izione d1: Spalato rli circa 2500 -itcilicmi, comprnse le donne e i mi,nore,w,i delle fn,111,i9lie Ualicmc. .Vè cil– cuno l1a mai fìuorct pcil"lato pe,· lo, città di Spalnto cli jJih che 2000 lfalùmi. Come mai 2000 Italfrm,; hanno potulo dare 8000 adesioni allei<' Dante Alighieri»? I,· Epoca pubblica cmch 1 essa lo, 11,otizia defJli 8000 di Spalato; ma lei intitol<t: La « Dante Alighieri» ;i Zara. Anche pe,· Zcira lti ,11,olizictscu·ebbe fcmtastica: pe1·chè /'in.~ tel'Cipopolazione cli Zara è d.i 13 abitanti, di cui 10-U mil<t ·italicmi: e per fare 8000 ciclesioni alla, « .Dante Ali!Jhieri », do·V1"eb– be,·o aderi1·e tutti 9l' italùm,i clai cinque <twni in s11,. S<ffcbbe bene che i signori, che pubbli– cmto queste mistificazioni, cercassero di -inventm·le 'IHt pò meno goffe, anche se sono sicnri di l1·ova1·esempre 1t1t deputato 1,Jo– lin<t p1·onto <t beverle. Dovrebbero dimo– st1"Co-e lf'II, 111,inore disp1·czzo JJCr lei ifJn.O– rcmz<t e per la dabbenaggine di <Jltepfa, Italici, che am.mio tm1,to. Abbonatevi subito: la forza di un giornale settimanale è tutta negli abbonamenti :: :: :: ..... . Alcuni lettori dei numeri di aaggio hanno rlce• ,,uto nei giorni scorai la tratta postale. proprio poco dopo averci inviato il vaglia dell"abbonamen• to, tratta e •aglia •l sono incro– ciati. Ricevendo questo e il pre• cedente numero del giornale. eesl sono con ciò ••visatl eh~ il loro abbonamento ci è pervenuto e quindi non debbono pagare la tratta.

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