L'Unità - anno VIII - n.6 - 8 febbraio 1919

.. L'UNITA Il nuovo P,artito clericale Cun un appello che si 1ivolge generica– Jtlcnte « a tutti gli spiriti forti e liberi », e con un progranun·t che in I 2 punti contiene tutti i postulati masl'>imi e minimi della de– •1ocrazia in generale. è ~tato annunciato dai '41tU•tidiani il « nuovo partito popolare ita– liaBo ». Questa denominazione generica potrebbe pro«urre qualche equivoco se non parlassero chiaramente le firme di Grosoli, Sturzo, Lc,n– ginotti, Bertini ecc. ecc. :.ottoposte all'appello e, ,iù di queste firme ancora, il Consenso unallime Cli tutta la stampa clericale, dalla più .i modemizz .nte » alla più retriva. Sono queste firme e quest9 consenso che dobbiamo esaminare per raggiungere una va– luta~lone obiettiva del nuovo partito, poichè l'esperienza ci ha iosegnato, purtroppo 'a no– s1=re spese, che non dai programmi e dalle etichette è co:;tituito il carattere reale dell'a- 1.ione politica e sociale di un gruppo qua!– :;iasi, ma dal temperamento proprio degli uo– mini che lo compongono. I promotori del nuovo partito sono tutti ex democratici cri::.tiani della prima maniera, adattatisi - i più per opportunismo, parecchi per interesse e alcuni pochi per una specie lor• propria di prudenza - ai compromessi giolittiani degli anni di Pio X. Hanno tutti, chi più chi meno s' intende, fornii.:ato nelle ele;,ioni politiçhe del 1904, 1909 e. 1913 con i conservatvri e con gli agrari, senza nem– meno scandalizzarsi quando quel)ti chiedevano alle organizzazioni cattoliche i voti per le al– lean.1-epoljtiche e amministrative con gli ebrei e con i ma1>soni; durante le grandi agitazioni operaie ti-a il 1904 e il 1908 hanno sostenuto e leghe gialle e i crumiri; sono stati coi pr~te:donisti e coi nazionalisti prima e du– raDle l'impresa libica ; hanno difeso a ol– tranza la Triplice; hanno approvato a suo tempo la « giusta vendetta »' dell'Austria con– tro la Serbia e le batoste toccate alla Francia nei primi mesi della guerra europea ; sono stati vigili pretoriani della neutralità, del « pa– rel·chio , giolittiano, della guerra per il « sa– no egoismo», della pace di c..mpromesso; hanno promosso l:i. campagna austro-germano– fila contro gli Slavi, oggi ancora in corso con t.mto di appendioe contro i « rinunciatari bis– s latiani ». Con questi precedent:, che credito si può dare alle promesse che i « neopopolari » ven- , cono agitando? Si può credere che, dopo aver J>Crseverato,per tanto tempo e attnl'erso così capitali \ ict:nde, negli antichi e, rori e nelle anh..:he colpe, questi clericali vogliano e sap– piano romperla seriamente e sinceramente con il proprio passato e purgarsi di tante respon– sabilità? La risposta può essere facilitata da un'al– tra osservazione. Nell 1 appello e nel programma i sottoscrit– tori hanno evitato di chiamarsi dericali o , attoJici. Perchè? La stampa cosidetta liberale e la stampa nazionalista hanno stillato su questo pe,cM parecd1;e colonne di alta filosofia politica, ma non ci han dato una risposta sensata e sod– dbfacente. Noi osiamo credere che la rispo~ta sia <la cercarsi più modestamente in un piano assai meno elevato ma più comprensibile. Quando una ditta ha un nome sociale screditato, i soci cercano talvolta dt riabili– tare il proprio commercio mutando etichetta. A 001:,troa\viso i neo-popo éÙ-iclericali hanno seguito un procedimento analogo. Se si fos– st.ro chiamati senz'altro clericali o cattolci si !:arebbero tro\ati nell'imbarazzante necessità dì esaminare e giudicare tutto il proprio p;s– sato e quello dei consoci di destra e di sini– stra; imJ egolati in responsab.iità remote e pro~ime tali e.la non ispirare troppa fidicia a 4'~egli « spiriti forti e liberi » che il nuovo partito vorrebbe adunare nelle proprie file. Eliminando perci le qualifiche imbarazzanti e nun facendo cenno dei i-recedenti, i pro– motori del pardto hanno cercato senz'altro di far diment c,1re e di sanare le tri-.ti responsa– bilità della politica clericale sia prima ~ia du– ra•te la guerra. ln 1ealtà i clericali italiani, per quanto nv» vogliano romperla col proprio passat• e con tanti loro uomini più che compromessi, non si nascondono che la 1010 influenza e il lvro credito sono, in questi ultimi quattro anni specialmente, assai diminuiti, proprio là dove contavano i seguaci più fidi. Tra i contadini, per via delle precedenti alleanze tra le organizzazioni clericali e la borghesia conservatrice, e diffuso e radicato il con\'incimento che la politica ck:ricale è responsabile dei danni e dei dolori prodotti dalla guerra nello stesso modo che lo è la politica dei conservatori. Invano, noi credia– mo, il clero rnrale, pontificando in tono mi– nore, ha cercato di opporre a questo convin– cimento rit: e declamazioni pacifiste (o d - sfattbte), e si è dato a proc..cciar esoneri ai contadini combattenti e rimpatri di prigionieri più o meno mutilati. Il successo di questa politica, a confessione dello stesso Bene– deuo XV, è stato contrario alle speranze concepite dai suoi zelanti promotori. I quali se per a:.secondare il popolo nell'ostilità alla guerra ha ri:>chiata tal-volta la galera, per scamparla, ha fatto davanti ai giudici tali di– chiarazioni da annullare tutti gli effelti pra– tici della JJrecedente propaganda. Lo stes:>o risentimento contro la politica clericale è nutrito in genere da tutto il mi– nuto popolo tradizionalis\a cli provincia. D'altra parte la giovenLÙ della media e della piccola borghesia, che ha d to gli uffi– ciali di complemento combattenti e tra cui i clericali ieclutavano i propri capi e sotto-capi, è ·pervasa da un insoffocabile spirito di giusti– zia democratica, non meno vivace del risenti– mento popolare e più di questo insofferente degli equivoci e dei ·compromessi. Il timore della defezione di tutti quesii elementi e dei pericoli che la loro •alleanza con le masse socialiste es,1sperate dalla guerra e dal conte,5no degli speculatori e degli im– boscati potrebbe rendere inevitabile, al punto da pregiudicare per sempre gli interessi e le hadizioni che tutti i clericali per istinto in– vincibile tendono a conservare, ha indotto i capi ad adottare l'espediente della trasforma– zione n l nuovo partito. In cui si I ispecchia, adunque, n n la fede ma il timore della de– mocrazia. . .. Cosi stando le cose, che valore ha il pro– granuna e.laessi bandito? Af:>biamog'à detto che il programma po– trebbe essere sottoscr tto da tutti i democra– tici, dai moderati ai sovversivi. È così vasto e minuzioso da soddisfare le esigenze pili contradditode e fantastiche! Non è la prima volta che i elci icali sci– miottano in fatto di programmi i partiti de– mocratici. Il vero clericale è sempre una spe– cie ibrida di demagogo conservato1e. Ma ment e la ma~sa non guarda tanto per il sottile e beve gro so 1 i capi sanno benis– simo che un programma cvsì grande non si può realizzare tutto in una volta, e che ad essi toccherà l'ambito incarico di ridurlo, se– condo le opportunità, ad alcuni punti con– creti, d'accordo magari con i conservatori, com· ha implicitamente ammesso don Sturzo, segretario politico del nuovo partito, nell~ in– tervista data ad un giornale democratico di Roma. Il programma vero sarà perciò dcci:;o alla vigilia delle elezioni, e allora sarà anche manifesta la ragione, altrimenti jnesplìt.:abile, delle iperboliche attenziou: e della clamorosa deferenza che tutta la 1>'ampa nazionalista e consenatrice, dal Gionwle d'Itali(l al.'Idea 11azicmale, dalla Perseveranza al Popolo d'Italia, ha prodigato al n .iovo partito. Già un',1genzia di notizie ..te denziose ha divulgato l 1 informazione che i capi del nuovo partito sono decisi a contrastare ai socialisti il camp> della organizzazione professionale, contrapponendo alla Confederazione del lavoro ro~sa la loro Confederazione del lavoro biapca ( vedi Il tempo del 23 gennai 1 1919, tert.a pagina). I capi del nuovo Partito - prosegue l'informazione - hanno dato l'allarmi ai par– titi liberali e borghesi invitan,:oli a preoccuparsi delle conseguenze politiche che possono deri– vare dall'accaparramento di tutte le rappre– sentanze statali del lavoro da parte delle organizzazioni socialiste e hanno chiesto a questi partiti l'appoggio per impedire questo lllOllOJ olio. Questa informazione potrebbe fornire un indizio mòlto serio sulla vera natura politica del nuovo partito. Essa darebbe la spiegazione pratica, cioè elettorale, della frase detta da Filippo Crispolti quando, tra gli unanimi ap– plausi della stampa conservatrice, ha definito il nuovo partito una « massa di manovra », che i già cosidetti partiti dell'ordine, oggi dell'antibolscevismo, potranno contrapporre alla « massa di manovra» dei socialisti. Il nuovo partilo pr,;seguirebbe dunque, con altri metodi, la funzione tradizionale cielclericalismo italiano che è stato sempre parte naturale e integrante del blocco conservatore. Tale funzione gli deriva fatalmente dal!a condizione storico-spirituale in cui da secoli si trova il cattolicismo italiano per aver rin– negata fra le grandi virtù cristiane la libertà, figlia della rinuncia al duminio e alle ricchezze materiali. Questa fatalità non si vince finchè si accetta senza discernimento _tanto quel che nel Cattolicismo è legittima applicazione dei principi religiosi quanto quel che, invece, ne forma la più mostruosa deformazione. I cle– ricali fingono ancora una volta di ignorare che nella Chiesa caltolica ferve una lotta vivissima di coscienza e di mentalità, per la quale mal si concilia in essa .Jo spirito e l'àzione demo– cratica con le concezioni e l'organizzazione romanistico-feudale dell'autorità e della disci– plina ecclesiastica. Essi dimo.)trano co11questa finzione di essere a arretrati o insinceri. Il dubbio. che il prvgramma democratico dei popolari dericali sia un trucco viene sempre più rafforzato dall'attitudine del Vaticano e degli organi ecclesiastici reazionari in que.,ta faccenda. Si è detto che il Vaticano si limita a prt:ndere atto semplicemente della libertà che i cattolici socia 1 i si prendono nel fare la poli– tica che preferiscono e nel costituirsi in partito senza- attenderr • nè il consiglio nè il benepla– cido della suprema autorità cattolic;a. Ora, per quanto il temperamento di governo di Benedetto XV sia diverso sostanzialmente da qitello di Pio X, é la paura del bolscevismo abbia fatto tremare pc(fino il Portone di bronzo questo procedimento è inconcepibile per la mentalit'}. cattolico-vaticana. Infatti il dire che il Vaticano ha preso atto semplicemente del fatto compiuto e per lo mcuo una inesattezza. È notorio invece che il Vaticano ha seguita e approvata punto per punto la concezione, la gestazione e il parto del nuovo Partito. Inoltre il Vaticano tien vive e vuole e docili strumenti• della propria azione a,,ch::politi'ca le Unioni cattoliche preesistenti al Partito. Questa riserva è apparsa testualmente tra gli atti uOiciali della S. Sede il giorno stesso della pubblicazione del pro– granuna e dell'appello dei e popolari»-, e la stampa clericale non ha potuto negare che tra l'una e l'altra pubblicazione corra un uesso intenzionale. Tutto questo significa che il Vaticano si riserva di influire sul nuovo Partito cattolico attraverso vecchie Unioni cattoliche, che sono formate dalle medesime persone che compon– gono il Partito. L'0eservalore R mano lo ha fatto intendere chiaramente nei ripetuti appelli rivolti ai cat– tolici italiani proprio in questi giorni di fer– vore reclamistico per il nuovo Partito. In uno di questi appelli l'organo vaticano diceva che « l'azione C1>llettivadei cattolici italiani deve ritornare alla sua fisonomia e al campo proprio della sua attività, della quale il Papa ha trac– ciate le lince principali additando la cura e l'istruzione dei fanciulli, !a protezione cd il savio indirizzo degli operai, glf opportuni con– sigli e gli incitamenti alle cL1ssi più agiate p'er il buon us l della ricchezza e dell'autorità. Nella tsplicazione e nell'attuazione di que~to programma - concludeva l'organo vatic.ino - i cattolici~ italiani hanno la sicura coscienza di promuovere ii benessere e la prosperità, il verace progrei:--Ocivilt: della Nazione. Il com– pito dcli' azione cattolica è quindi di una importanza sociale di primo ordine ed appa– risi.;e c~me una forza dalla quale può in gran parte dipendere l'avvenire più o meno felice del consorzio sociale ,... 33 ' Il senso di queste parole è chiaro. Soltanto non è chiaro in che cosa consista la cosid– detta autonomia del nuovo Partito, mentre il Vaticano confeul1a di mantenere la suprema direzione dell'attività sociale e politica .,dei cattolici e ne traccia le linee maestre coa uno spirito diciamo così cli moderazione che contrasta alquanto con l'accesso sovversivismo dei «popolari». Convicn credere che l'indi– rizr.o del Vaticano predominerà, e così resta spiegata anche la facilità e quasi dirernm• l'entusiasmo onde la stampa clericale più ·ea– zionaria ha aderito al programma dt!l nuov• panito, fingendo di dimenticare d'un tratte tutte le velenose diatribe con le quali per anni ed anni venne diffidando e screditando quegli stessi uom·ni e quelle stesse idee che oggi ritornano in auge. Degna di particolare nota è l'adesione della famigerata Unità Cattolica di Firenze. È pro– prio il caso di ripetere : dimmi con chi vai e ti dirò chi sei ! *"'ii: Quale <lovere ha la democrazia, degna di qucstonome,di fronte al nuovo Partito clericale? Lo studio accurato e intelligente delle sue mosse e dei suoi piani politici, la critica as– sidua e penetrante, la smascheratura e la lotta se occorre, sono cose doverose e utilissime, che su queste colonne specialmente troveranno la p ù sistematica espi icazione. Ma non bastano. .. I clericali fondano la loro popol1,tà sul fattore religioso, che esercita una 1nfluenza reale profonda anche sulla vita materiale. Quando il dolore eleva alla coscienza umana i suoi terribili ostacoli, l'uomo tende natural– mente a rientrare in se stesso e domandarsi perchè esiste, perchè soffre, perchè c'è il male perchè c'è la morte ... Il problema dell'cs,;;ere, che la ragione non r:solve, suscita cosi l'atti– tudine religiosa. Lo spirito umano trova riposo e for,;,a nelle promesse cristiane, che toccano, lerto più che la mepte, il cuore e lo conso– lano. La Chiesa che conserva e garantisce queste promesse divine, che tende a compe– netrare col loro mistico carisma tutti gli atti della vita, dalla nascita alla morte, nel matri– monio e nella virginità, nel lavoro e nel riposo, rappresenta veramente per tante anime la zattera socratica che « il mare dell'e~sere \"ar– ca». Da ciò deriva la poµolarità del cattolich•mo. Ora, la democrazia italiana - tanto lontana per questo da Giuseppe Mazzini--:-iperdimostrarsi anticlericale è stata essenzialmente antireli– giosa e, peggio ancora, blasfema e immorale. Ha fatto il giuoco dei clericali, suscitande contro se stessa in tante anime una instintiva invincibile ripugnanz.a. A nostro avviso la democrazia italiana., per essere veramente anticlericale, dovrebbe essere profondamente religiosa. Per chi, come per le scrivente, la religione vera e perfetta è il cri– stianesimo, la democrazia italiana dovrebbe essere cristiana. Tuttavia l'opinione per i va– lori religiosi cristiani, può conciliarsi pratica– mente con la .collaborazione con quelli che verso tali problemi si protestano agnostici ma ne sono sinceramente rispettosi. In pratica, la democrazia italiana dovrebbe in primo luogo comprendere la religiosità e rispettarne le manifestazioni legittime. Secon– dariamente, dovrebbe far proprio il programma della lotta e della difesa contro la pornografia, il mal costume, il turpiloquio, che sono pur– troppo una trìste caratteristica dei cèti così detti democratici. In terzo luego dovrebbe sinceramente volere assicurata la integrità della famiglia, la libertà scolastica e la libertà di associazione per scopi religiosi. Quest'ulti– lna dovrebbe essere perfezionata d:m una i legge veramente liberale di separazione della. Chiesa dallo Stato. E' opportuno osaminare più largamente e profondamente questi semplici accenni ? La risposta ai coilaboratori e ai lettori di queste libero giornale. GIUSEPPE DONATI Om,·ordiamo con l'amico Donati su lui/a la parte critica dell'articolo. Concordiamoanche su i doveri che l'autore assegna alla democrazia di fronte al nuovo pa,tilo popolare. Non possiamo conse11tirecon la O/Jimone sua di allnbuire rri soli celi democratici la pornografia, il mal cos rt– me, il turpiloquio... Non è /one 1111a quesliOfle tlz' educn::iom .J Per quanto riguarda la integrità della famiglia, la libertà scolastiCae la libertà d'associazioneper s~·opi reiigiOsi sono problmii sui quali ci riser- viamo di ritornar,. (n. d. r.)

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