L'Unità - anno VIII - n.6 - 8 febbraio 1919

32 Il Governo L'aratura di Stato. Quando nell'ottobre 1917 arrivarono in Sicilia alcune decine di trattori per la moto– aratura, diversi deputati si affrettarono a far 11uùblicare sui giornali che per il loro inte– ressamento il ministro di agricoltura aveva , 19rovveduto cosi e ~osi, e che quindi la semi– •agioue dd grano in Sicilfa era assicura a. « Passa un giorno - passa l'altro » e i trat– teri stavano inerti nelle stazioni ferroviarie. Viceversa, alcune automobili, cun dentro 111iht;.tri e t~nici muo\evano per lungo e per largo ìn Sicili<1 a scoprire i terreni da arare, a fare i piani di massima, <.."On carte geogra– ichc in mctno, riferendo a colpi di telegram– ma ai Juc ministeri interessati. Ma i trattori ~lavano inerti. Poi venne il person,,te conducente, istruito ~ Piacenza o a Cremona. E i trattori stavano inerti nelle ~taz.ioni ferroviarie. P\)i, dopo altra offensiva qi telegrammi, arri,·arono i lubrificanti. Allora, finalmente. i trattori furono m~ssi avanli. :'\la, frattanto, il tempo utile per la semi– nagione era pass to; e il terreno laiciato in– colto super,tva il 26 per cen;o ! Fa niente; a gennaio in Sicilia comincia l'aratura della terzeria lasciata a riposo, per la ~mina del succes~ivo anno colonico: 1..' è da far miracoli. E da gennaio al maggio 1918 cm:a cento trattori ararono circa .... duecento ettari di terreno; cioè due ettari per trattore. 1n ceutoquc1ranta giorni, cioè, circa 145 metri quadrati al giorno per ogni trattore è stata la più eloquente applkazione del nuovo princi– pio di econvmia governativa: il mas.siino m~zto rol mini,no risullalc-... Una sola soddisfazione si è potuta avere nell'applicazione dei trattori militarizzati: che un terto numero <li miltari addetti a tale ser– ,·i1.ion,_,n potevano esser chiamati imboscati. ... pcrchè lavoravano terreni scoperti! Ma neanche qu.esta espesienza ha fatto pa~sare alla buona gente d/ Italia l'abitudine di invocare, ad ogni piè !i.OSpinto,che « lo Stato • faccia, « lo Stato • veda, « lo Stato « prov,·e<.la: e lo Stato » onnbciente, onn1pos– ~ente e onnigua~tante. Le scarpe di Stato. Il cvrri.spondeute dell' Awnli da Prato ha protestato perchè delle famose scarpe di Stato il comune di Prato (53 mila abitanti) ne ha ettenute 700. Quante ne vuole? 53 n,ila, forse? Le scarpe di Stato se le son prese prima tli tutto gl' impiegati dei ministeri: prima d1or1la1 tiuipil ah rgo. Poi e lo Stato • ne ha date in blocco 1000 all'Associazione dei gior– nalisti di Roma: i giornalisti non sono nè impiegati, nè operai : ma era necessarto tap• par loro la bocca e meglio calzare i piedi, perchè nvn criticassero la istituzione dello Stato scarparo. A po(.,o a poco verranno le lcc;he e le cooperative più.... rivoluzionarie, cioè più rumorose, gl' impiegati più faccen– dieri, i ..:omuni rappresentati da deputati più influenti, ecc. ecc. G i operai autentici e spe~ dahnente i contadini andranno a piedi scah:i. Lo Stato è la organiz1.azione degl' interessi più potenti in un dato momento. Questi inte– ressi si prendono le scarpe come ogni cosa. lngenuo chi mette ogni cpsa nelle mani di questo Stato, e poi si lamenta se le cose vanno come debbono andare. Gride spagnuole. • Chiunque in qual:Jia~1moJo distrugge o deteriora generi alimfntari dei quali esercita, il commercio o la produzione per vendere, ovvero senza nece:,sità lascia che le cose stesse dcpensc;mo o diventino inadatte al co1"IBumo, è puoito con la rcclusiqne da un mese a due anni e colla multa da L. 1 oo a L. 20.000 ». Cosi 1iarla un Decreto luogote– nenziale promo3SOdal Mini.i,tro de consumi e puliblicato nella Ga:ulla ujjitii.1/e del 14 otto– bre 1918. Ma non è Mato mai applicato. Infatti, in conseguenza di que~ta nuova legge, i due terzi dei funzionari civili e militari addetti alle requisizioni avrebbero dovuto andare in galera. Si comincia da Milano, do,·e, LOme ci fa- L'UNITA burocratico ceva sapere il Gior1'ule d' ltalto del 14 otto– bre 1918. « allo s1..<tlo di S. Rocco, a Milano, « parecchi quintali di grano sono ridotti a « una poltiglia, ad un 1 acc1ua biancastra - • sono parole di un cronista - che scola di « continuo dai carri, l'acqua puzzolenta del « cercale in macere e già in fermento. Ciò ~ ;1ccade da venti giorni. Nessuno se n'è in– « teressato. Tutti avranno trovato che non e era di loro competenza. Intanto il grano e marci,•a.... Duccnto vagoni di grano che po– e tevano nutrire una citt;ì per almeno una • .,cttimana, sono diventati una nauseante poi– e tiglia, là, sui binari d1 una stazione .... ». E da Milano si sarcl,be dovuto conti– nuerà per tutta l' Italia Perchè, come scriveve l'on. Ag~~lli nel SetiJlo ,clçl_ 17 ottobre, « oggi è uno _scarico che ritarda al « cli là del credibile ; ieri era un magazzino .: in.idatto; domani t>arà un accatas amento « irrazionale; S• metterà all'asciutto della roba « che può <.-onserv,trsi soltanto all'umido; si « terrà chiuso ciò che deve stare all 1 aperto, « o al caldo ci_òche ha bi')ogno di una tem– « peratur:1 bas:m; si esporrù alla luce quello « che deve rimanere all'oscuro ccc. ecc. Aned– • doti di questo genere ne ho sentiti a de– « cine, da gente che vi metteva soltanto un « rimpianto malinconico e oramai disinteressato. • E la conclusione é che migliaia e mi– e gliaia di quintali di roba che vale tanto « oro, magari comperata a carissimo prezzo, « all'estero o raccvlta qui con grandi stenti, • arri\'ata in mt'zzo a mille pericoli, e in ogni « modo necessaria più del • pane da mao– « giare», vanno in completa rovina, non ser– « vono a nessuno, non ripagano menomamente « i ~acritici che co.:;tano ai cittadini che li « hanno prodotti o ai contribuenti che li « hanno comperati all'estero, a mezzo dello « Stato>. E i funzionari processati si sarebbero di– fesi, dichiarandosi.... Irresponsabili. Noi - uvrebbero detto - eravamo pt'irna della guer– ra avvocati, ragionieri, tenenti-colonnellt tutta gente che non ~apcvamo nulla di nulla nè"'tli grano, nè di prosciuttj, nè cli fieno, nè di buoi, nè di castagne; un bel giorno ci hanno messo a badare a tutte queste cose; abbiamo fatto un mucchio di ~propositi; la colpa è forse nostra? la colp.1è di ~uei giornali • de– mocratici » e q, popolari » che si misero a chie– dere calmieri, requisizioni, intenenti ~tatali ad Ggni aumento di prezzo, e c~si ci costrinsero ad assumerci tante funzioni a cui eravamo disadatti. Domande inutili. La Go.:.:ella dd Popolo di Torino ha doman– dato al ministro Miliani quand'era Ministro: « Il ministro Miliani sa che ad Alessandria "' sono giacenti quattrocento o cinquecento « trattrici, in gran parte esposte al sole cd alla q, pioggia, e, mentre queste preziose macchine • agrarie irrugginisco110, i commissari provin– « ci:tli e gli agricoltori molripilcano invano le « rkhiestc per averle in uso cd intensificare le • coltivazioni? « il mini~tro M1liani sa che i commi~ri « per lt: sementi, d( po di aver distolto gli agri– • coltori da !l'acquistarne privatamente, assicu– « rnndoli che il Governo avrebbe provveduto, "'si trovano ora in grande imbaraz1,o pcrchè « le sementi non arnvano, e il :Ministe10 di 41: Agricoltura non risponde alle sollecilu1oui, • mentrt! in parecch e prO\'ince già incalza ~ l'epoca adatta alle emine? « il ministro l\liliani :1a - e per que.:.to • rispetto andv; il minbtro Crespi dovrebbe « sapere - c:hc a Genova gli incaricati dal « Governo hanno acqui:Jtat ottomila pelli di « vitellini giovanis~imi 1 proprio di quelli per cui e t pretibita la macellazione, e così lo Stato in– • coraggia c:,s.o la rro.de alle leggi dello Stato? e Non &arà Jiffidle di continuare ad eh,;n– • care gli arg,>ment1 su cui vi è Iurtroppet a « temere che il ministro l\liliani non sia bene e Informato! • E anche noi ~iamo com•inti che non sarà difficile. Sol;unente itiJmo anche convinti che è perfettamente inutile ac;cumular domande, denuncie, prote~te, fino a quando si farà questo lavoro 1,ella Illusione che un minislro posSa pre\-c<ltre e prvv\·t:dcre. Non è colpa di nessun ministro, e non è colpa neanche dei commendatori, che circon– dano il Ministro. Anche se un ministro fosse un Padreterno di sapienza e di attività e fosse circondato da un esercito di Padreterni di sa– pienia e cli attività, gli sarebbe impossibile pre– vedere e provvedere da Roma ai bisogni infi– niti dell'agricoltura itali,ma. Anche se, invece di stare a Roma, stesse in un capoluogo di pro\ 1 incia 1 gli sarebbe impossibile pfovl'edere al bisogni mfìnili cieli' agricoltura della pro– vincia. Anche se avesse l'incarico di occuparsi di un solo comune, non sarebbe capace di • prov,·eclere ai bisogni di tutti gli agricoltori del comune. Tutt'al piu sarel,be capace di amminbtra1e una ~ola grande a1.ienda agricola, impegnandovi tutta la sua attenzione giorno e notte, e non pensando d altro. Letture raccomandete GJUSBPPEPRl!ZZOLINIha raccolto in una « antologia del popolo italiano•, sotto il titol• T11lla la guerra (editore Bemporad, un volume di pagine 307, lire 4,50), quanto di più vh-o e sincero è stato scritto in Italia bulla guerra, dallo scoppio del conflitto europeo al di::1a3tro di Caporctto. « Ho cercato - scrive il nostre amico nellu prefazione, e nell'insieme, è riu– scito perfettamente nel suo proposito - he cercato gli scrittori più sobri, più aderenti alla realtà, più freschi; e in essi le scritture più so– brie, piil aderenti alla realtà, più fresche. Noa si può na:;conderc che durante il conflitto mon– diale si sono spalancate in lt.tlia le cateratte della retorica. La guerra delle ièlee è stata, molto spesso, guerra alle idee. L'enfasi e l'im– precisione hanno imperversato. È un fenomeno generale in tanta eccitazione. Ma per noi ita– liani particolarmente pericoloso. Qui sta uno dei nostri primi folli. E qui bisogna battere ri– solutamente •· Quando, come speriamo, il Prez– zolini aggiungerà a questo primo un altro vo– lume, che vada dallo sfacelo di Caporetta all'ultima battaglia cli Vittorio Veneto, risul- La colpa dei ministri e dei commendatori romani, è di pretendersi c:1paci a prevedere e provvedere da Roma ai bisogni clell':igricoltura italiana, accentrando poteri, paraliziando le iniziative private, e lasciando per conseguenza centinaia e centinaia di trattrici ad arruggi– nirsi ad Aless:indria, mentre, per esempio, in Sicilia gli agricoltori le pagherebbero a peso d'oro. 1;:colpa di orgoglio: il massimo dei pec– cati secondo i mistici medioe\"ali. .,,.terà che le cose più belle furono scritte e fatte E nnche in questa colpa i ministri e i loro consorti hanno una grande attenuante: l'igno– ranza spaventosa ciel nostro mondo 1>0liticoe giornalistico; il quale nulla ha imparato dalla esperienza di questa guerra e dal fallimento gigantesco della burocrazia, ma continua i-em– pre ad invocare nuo\:i interve1?ti dello «Stato», salvo a prote~tarc quando lo « Stato » fa ~pro– positi, e prendersela coi ministri, e cambiar ministri, e ricominciar <la capo a protestare, ti 1(11/ emi i'n prindpio et t1u11tet semper. Conclusione. La burocrazia bisogna ,ulf'lrla per quanto è po~siblie: e i limiti di quc:ita possibilità :;uno larglussimi. Finchè i giornali vorranno, non negarla, ma allargarne le funzioni, tutte le loro proteste riusciranno vane. « La burocrazia » - rubiamo senz'altro un pezzo al Popolo d' flaHa - « come i poeti ce– « lebri, le dame illustri e le cortigiane famose ha « il suo motto, la sua insegna gentilizia, sintesi e ferrea di un'antica e incorrotta tradizione: • Pe,· n,1/ar grane. E per evitar grane il per– e fetto burocrata sa che tutta la sua opera deve « aggirarsi entro il bre\'C spazio segnato tra i « quattro paracarri che portanu incise le quattro « leggi fondamentali del sabotaggio legale: « I. Allt11din1110 ortltili. « 2 • .Fattiumo come si è 1emp,-e foJI•. 4r: 3. Vediamo co,ne fanno gli o/Jd. « 4. Si lras,nel/e jkr comp,tlt,,za. of< Qualsiasi caso, qualsiasi evenienza, qual– « sia:,i necessità deve inquadrar.si entro i confini « di queste leggi fond&mentali: e se Il buon e senso resta fuori con la testa o l'onestà coi « piedi, non importa. Si mozzi il capo al buon 'I( senso o si taglino i piedi all'onestà, purchè ... « si evitino le grane. e Supponiamo, per esempio, che in un de– « terminato momento, si trovi abbandonato in « una stazione ferroviaria 'bn vagone di... una e merce X. Un ente di Stato lo fa suo e lo 41: vende. Dopo un anno, liberate le terr.! in– « vase, sbuca fuori il padr"nc della merce X « e reclama il pag,1mento del vagone. Suppo– c niamù diecimila lire, calcolando il prezzo sui e bollettini ciel tempo del ricupero. «L'ente che ha \"enduto la merce, trova • equa la domanda e invia alle superiori au– « torìt:.i la proposta di pagamento. Le superiori « autori la consultano i quattro famosi paracarri « e gli oracoli rispondono che per fare come ,i « è fii/lo sempre non bisogna pagare in danaro « ma in flflttua ccl ordinano che si restituisca « al reclamante un vagone analogo di merce X. e Ma - dico io - un vagone di X oggi « costa ventimila lire e non ne dobbiamo pa– « gr,rc che <.11eUmila.Si nor no. Jo non posso e pagare in danaro perchè que:i:to f..:aSO non è « contempla o dai paracarri, ed io. pili para– « carro dei medc~imi 1 devo regalare al mercante e dicci biglietti da mille che non M>nitUOie 4< che egli, poveretto, non reclama e non vuole. « E p.:1ghia,1 o pure. Tanto, Pantalone ha le ta– « schc fonde. E la burocrazia è tranquilla. u Perchè fu qutl d1t ha follo sanpr,: manda in (il: malora I' 1 tali:l ». in Italia proprio negli otto mesi, che seguiron• a Caporctto; e le più brutte, non solo moral– mente, ma anche artisticamente, sono state scritte e fatte dal 4 novembre 1918 in poi. Questo volume do rcbbe essere tradotto ia fr,,ncesc e in inglc:ie, e diffuso a centi. aia di migìia a d, c,lp e f .c-rid'Itala, se l,t cosi detta « propa aula al' est r'-' » fosse diretta a far coi oscere l'Italia sotto I I su.1 luce m gliore, e non a su-c tare contro di no, il sos, etto e la ostit t, unhers le, prescu an oci <.ivunque col berretto sulle ven ,trè e c. n la mano in tas a sul manico del e ltello. . .. È u~ito a Milano il p,imo 'f c:c lo della n\J va rivi3ta La Sodeld ,'ti e 1V. ioni (Via Gus av, Modena, 13; abbonamento fino a tutte il dicembre 1919, , cr 11Italia I re i5; per l'estero tir 36). Notiamù in t.'S o, oltre alla riproduzionl', as-a1 op1,v1tuna 1 d1 du lavori cli Pi tro Boufantl· e di Guido F rrando, usciti n~tl' llmlò cl I 1917, l' oltre ad articoli iute• ressanti di Gerdamo L, ·;,.eri, Leone Sonnino, Alessandro Gropalli, mo studio importa tis– simo di ARCANGELO GJ-USLERI: /..e one "' ,0- polan"on misla e/l'Ilo/i e della fugo /,v,·,. E un altro 1:1 udio nel o stess argomento il Ghisleri pubblica andle nell'Emp rf/lm del n - vembre 1918 1 dimostrando come tutti gli argo– menti, che i propagandisti si vi utiliz ano per esi~erc ann ssio11•di territo i misti in ~laccdonia ,·erso l'Albania, verso l'Ungheria, ve so l'Au– stria tedesca, in D lm zi , v l..;ono II magJ:ìore ,-agù,r, sopr,,tutto nelle parti in cui non ~•eao artificiosi e tenclen. Ì<..si,a d rnost <ne , diritti dal,' Itala nella V nezi I Giulia. Uno dei •e– riti di questi studi del Ghisleri - oltre a.lla estesa e sicura informa1.ione geografica - è quello di demolire fino alla base, ad uno ad uno, tutti i sofi,mi dei nazionalisti jugoslavi, senza rendere re!,ponsabile tutto il popolo ju– go~lavo della perversione mentale e morale di alcune sue zone « intel ettuali »: la discuuionc non si disgiunge mai dalla simpatia sincera verso le aspirazioni legittime jugoslave, e dal desi– derio profondo di una salda intesa 1talo-jug• slava: e questa largha corrente di i;erenità e di amicizia rende pH1 efficaci le critiche, che il Ghisleri fa degli eccessi nazionalisti jugoslavi, e la difesa del diritto italiano. Anche questi itludi del Ghisleri dovrebbere essere diffusi largamente all'estero in francese e in inglese. ita il Ghisleri non è un luµo ~nalfabcta; non suive nè spropositi nè bugie; non pretende la Dalmazia; non invehce fttrio– samente contro tutti gli Slavi, facendo di tut– t' erba un fascio; non lavor;. alla rkostitu– zione dell'AuMrid e della triplice allean1.a; non domanda denaro: Id sua non è pro-paganda, è pro-nun-paganda. Pcrci-) è naturale <;he i suoi scritti :sieno tenuti a Wegno dai no-.tri muli bendati. Abbona(evi subito: la forza di un giornale settim.,nale è tutta negli abbonamenti :: :: :: :: :: ::

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