L'Unità - anno VII - n.40 - 5 ottobre 1918

198 a mezzo sulla via della politica inaugurata col Congl'es,,o di Boma e con la dichiarazione dell'8 s~tlembre. Noi 11011 ~iamo punli eia nes~unn. smania di recri– n,inazioni e ùi polemiche, non abbiamo nessuna vellcita di met1e,·e in luce la nostra chiaroveggen– za, se ricordiamo il passalo, se a.fle1miamo ancora wna volta cio clte oramai da tempo immemorabile andiamo ,·ipetendo, dbprezzando le diffamazioni e i ,;culti n,o•·ali, che vengono tentaU contro noi e l 11ostri amici dai sostenitori di una volilica, la qua– le caclr ommai a pezzi da ogni parte. L'Italia, ver tre anni, opponendosi alla unificazione nazio!1ale jugoslava, e vretenclendo di conquistare non so- 1:l.mcnte Trieste e l'Tslria, ma anche la Dalmazia, ha disorientato i gruppi irredentisti an.ti -austriac; drlla Jugosla,-ia, li ha indeboliti nelia oµinione r,a,ionale, li ha costretti a temere la villoria del- 1'1 ta lia come il peggiorn disastro nazionale che po– tesse capit,ue alla nazione jugoslava. li ricono~cimento esplicito fatto Jal Governo ita– lina rlel dirillo nazionale jugoslavo all'unità e al– l'indipenrlenzn, dovrebibe avere ripercussioni assai benefiche, a vantaggio delle correnti separatiste e antiaustriftche. -~~~~--~~~~ t'UlQ,N·- L.aU ,, ,a•~---"11-"ll!IJ JIIIII! TJ1N,i;,o.,~~ _1,..~1'·~Qif.,~1 -~, ....~, ', ~1- ~ • r -!f~ 1;,.,:---.-, -~c-:-~:•~~~~l'.;~ .. 9',-~--•..- •.,,, . :;. ~1 ... 'm,-~ i~- ~P>'i!l'I~ , . ,,._7, ...... ,-.n.:.-,.. -· ~~~~-= -·i-a:~:;.:,- ,~ . ~ L'UNITA L'Unità. Cominciamo la intenderci ? Benito èllussolini sul Popola d'Italict del 26 set– tPm1>re, scrive, a 1>roposilo della dichiarazione dell'8 settembre: « li Govemo italiano non tocca « e non poteva toccare il Patto di Londra; ma nello ste~sc, tempo riconosce, sai vo le questioni « territoriali, ci,e noi riteniamo superabili e che « saranno Liqui(late al m'?mento opportuno, il ;,at– to cli Corfù, che ru il battesimo della Jugosla– u via. n Se non c'inganniamo, nelle parole che albbiarno messe in corsivo 1 non \'iene più affermata !a intan– yi(,i/ild assol.t,ta del trattato di Londra: una re– visione di esso è ammessa come possibile al mo– mento opportuno. Se questa interpretazione è esatta, ne dobbiamo conchiudere con piace1·e che è stata percorsa una gran parte di quella distanza che divideva fi– r,ora noi e gli amici del Popolo d 'ltal.ia. Rimar– r~bbe sempre un di,verso apprezzamento su quello che sarebbe il momento op,portuno. Secondo noi, il problema deve avere riesamina– t,J e siste,nato definitivamente con la partecipa– zione degli Stati Uniti prima della '(lne della 17uer– ra e al più presto. L'Italia non deve arrivare al momento delle sistemazioni finali nella condizio– ne di un litigante, che aspetta la sentenza degli Stati Uniti insieme con l'altro Jiliganle, che ~a– rPhbero gli slavi : deve anivare alle trattative di pace nella veste di chi deve dire la sua parola a fianco degli alleati e di fronte al h Germania a paritd di condiz-ioni coi mai grandi alleati, e non disputandosi con gli Slavi per le scogliere dell'A– driatico. Forse un accordo diretto fra Italia e Serbia è di– rnnuto impossibile in conseguenza degli errori commessi da. entrambe le parti in quattro anni di errori. Ma ciò n.on toglie che l'Italia non deibba riparare all'errore commesso nel 1915 igno– , ra.ndo la Serbia nella trattative che condussero al– t' accordo di Londra. L'Italia deve cominciare dal– J'offri:re una accordo « a base di equità" alla Ser– bia, rap-presentante morale di tutti gli slavi del sud, accordo che la Serbia non possft a « base di equità " rifiutare. Se l'accordo avviene, tanto me– glio: non resterà che invitare tutti gli altri allea– ti a prenderne atto. Se la Serbia rilluterà, allora l'ltalia a,vrà acquistato il diritto di trattare, «sem– pre a base di equità", non più con gli ,sie.Ti, ma « sul conto u degll slavi con Wllson, appoggiate. dalla doTerosa solidarietà dell'I~terro1 • del.· In Francia . .\ nessun patto, diciamo « a nes.sun patto u, l'Italia deve arrivare alla pace ri, ·olt.an – do;i nella polvere della st.rada coi nazionalisti ~i svi A GETTO CONTINUO 2 settern!Jre, d1sco1•so llerUing; 4 sett. Toelstra: 5 sett. il Kronpdnz; 8 sett. JJintze; 9 sett. He,·,ber– ger; 11 .,ett. Czernin; 12 sett. Bu,·ian, H sett. Bu– ri,rn e \'on Payer; ecc. ccc. ecc. Non c'è quasi gior– no, <.la un mese a questa pa1te, eh~ tedeschi e au– striaci non facciano un discorso o un'intervista, o r,,an p,uJbblichino una circolaJ·e per invocare la. pace, per accusa1·e noi di non voler la pace, per rifa.re a modo loro la storia della guerra, delle cause della guerra, per affermare la necessità det disarn10, per invocare un ernbrasso1,s nous gene- 1 aie, nella Società delle naz.ioni... alla tedesca. Stt/l(l dies sine Linea: E questi discorsi e documenti, che se fossero o– pera cli italiani ~arebbero censurati e procurerel>– bero chi sa quale condanna per disfattismo agli autori, sono invece romtmicali integralmente a. tutu i giornali, che li pubblicano in prima pagina. Ognuno di quei di.scorsi e docume11ti austro-te– c:eschi è una Jlala di veleno sottilissimo. Molte volle per colpire nnganno di certe insinuazioni e la menzogna cli ce1ie affermazioni, occorre un& ~forzo cl.i critica o di memoria e di finezza anche '" meglio preparati. L'ultimo discorso Hertling, 1;e es., è un capolavoro di gesuitcria disorienatri– cc e capziosft. Bisognerebbe, almeno, che quei àocwnenti fossero comunicati ni giornali con una. indicazione dei dati di fatto, che in essi sono al– terati, con la indicazi0ne dei sofismi più pericolosi. che contengono, e delle argom~nlazioni, che me– glio possono sei-vire a smonta.rii. I giornalisti, che dehbono improvvisare i1 commer,to, avrebbero così gli elementi da Pla.borare in fonna personale: anche quando possiedono l'intelligtlnza per fare dn ,;/, - ed è rarissimo il CftSO - essi nou hanno il tempo di andare a l'intracciare i vrcredenti, fer– marsi a pesare gli equh·oci insidiosi, fa,·e un lavo– l'O che richiede agio e raccoglimento, menll·e il pro– to aspetta il 1Mzzoper andare in macchina. Invece la Consulta distribuisce allegramente quelle fiale di veleno, senza nessun contravveleno. E i giornali le moltip!irano a milioni, e le manda– no in circolazione per il paese, aggiungendovi tutt'al più un po' di acqua tepida di commenti sci– muniti e di proteste generiche, che non fanno più effetto, contro la insidia sleale del secolare nerr>ico. Quando t ·nost1i uomini di Governo capiranno che questa è la più spaventevole opera disfattista che si possa immaginare? Quando capiran.n.o che ognuno di quei discorsi e documenti tedeschi è una goccia che fora insenmbilmen.te la pietra ,!ella resistenza morale del nt>stro esercito e del nostro popolo? La « villoria del PiaYe "• che si dovrebbe chiamare la « ,·ittoriosa resistenza " del Piave, ci ha dunque cosi accecH!i da. farci dimenticare del tutto Capo1•etto? Fat.c che un uomo, per mesi e mesi, non possa vivere c:.en1,a. incontra,·e il nome di una medicina, sul giornale, sui muri, nei 1 tram, nelle stazioni, nelle $Critte luminose notturne, lungo le line_e fer– roviarie, c.ui monti, sui piroscafi; e quest'uomo alla fine si sentirà malato di quella malattia, e comprerà quella medicina. Questo è il segreto dcl– :a réclame commerciale. E questo è il segreto del– la tattica pacifista tedesca: ripetere, ripetere, ri– petere che la Germania vuole 'a pace, c.he noi non vogliamo la pace; ripeterlo, rip('terlo, ripetBrlo, sapendo che dapprima la gente ne riderà o prote– sterà contro la menzogna; ma a poco a poco la menzogna, se non sarà combattuta, momento per momento, a pa.,;so a passo, con dimostrazioni con– vincenti sempre ripetute, - la menzo,,"Tla sarà co– me il granello, che ha trovato finalmente nella. roccift il punto dove fermarsi: sl afferra, mette radice, fa crepar la roccia. Possibile che i nostri uomini di Governo non co– noscano questa verità di buon iienso? In che mon.– dc essi vivono? In che mondo sognano? Quale ~– cato inespiabile ha commesso il nostro popol.11 nella sua storia, perchè debba eSSE'Nl condannatt, alla più terribile delle pene: quella di e~sere go- ffilafo dlii gente ~ ~ cieca e sorda e mutaf Agricola.

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