L'Unità - anno VII - n.40 - 5 ottobre 1918

LUNI1ìÀ Il decreto Villà sulla marina mercantile Per una volta tanto ri ~ia consentilo cli clirc be– ne cli un allo go,·emalivo: - lo facciamo tanto più volentieri, ir, <1uanlo il decreto eÙmina un pe1ico– lo, che avevamo segnalalo nell'Cnità nell'articolo su Ila Mocltt e/elle costru;ioni navali. li decreto. di cui parliamo, è stato pubblicalo sotto il titolo cli « provvedimenti a favore cieli~ marina mercantile "· Contro di esso si è sollevala una forte corrente di interessi, che prol€slano r.on – ! ro un preteso eccessivo fiscalismo. E del malcon– tento si sono fatte interpreti alcune riv!sle tecni– che. E un grande quotidiano cli Roma ha fallo an– che delle larvale minaccie di forti .1llacchi. ~la cri– tiche e :ninacc·e non sono giuslifir·ate. Il decreto Arlotta Sin da quando scoppiòìa guerra, sorse la que– stione se le navi mercantili clovessern essere noleg– giate dallo Stato o adcliritlura requisite. Si ricorse alle requisizioni : e fu un errore, pHchè l'avere tol– to le navi a.gli armatori. nel momento in cui la Loro deficienza ne imponev>1 la ma,sima utilizzazione. affidandole, invece, all:i. burocrazia, si risolse in una diminuzione ·effettiva riel tonnellaggio dispo– nibile .. \d ogni modo, su tale via. si misero a poco a poco tutti i governi clell'In!esa, per ragioni diver– se: rialw vertiginoso dei noli, vincoli alle impor– tazioni delle me1•ci, necessità. di ordine militare, doficienza ed alto costo dei carboni, ere., ecc. La campagna dei ~oonmergili delle infine il colpo di grazia alla navigazione libera, che anelò mano mano assottigliandosi fino a ridursi a!Jo scarso na– viglio neutrale non Ì·equisito dai rispettivi gover– ni per i bisogni alimentari. Cosicchè oggi la legge imperante è la requisizione: è un male; ma al pun– to a cui siamo arrivati ~ un male inevitabile, da 110n confondere però con quel disastro ancora evi– lttbile, almeno in parie, che sarebbe il cosi del– lo « esercizio di Stato » della navigazione. 11a la guerra dei sommergibili, la deficienza del navii,dio nazionale in rapporto ai nostri bisogni. 1•,•1111>oianeamentesorgere fra noi il problema della ricostruzione e dello sviluppo del– la nostra marina mercantile. Dopo molle tratta– tive e tentennamenti il ministro Al'io!la credette di ri5olvere questo problema, promettendo ai nuo– vi piroscafi la esenzione dalla requisizione per un anno e dalle impost~ e sovrimpo la di guerra per tre o cinque anni. secondo che fosse1•0 acquistati au•e~lero o costruiti in Italia nel termiQ.e rispet– tivo del 26 agosto 1918e 31 dicembre 1919. Queste disposizioni si proponevano di '])romuove– re un aumento del tonnellaggio nazionale, oltre che la sostituzione delle navi affondate. _Fu raggiunto lo scopo? :s!o, e non è difficile darsene ragione. Acquistare navi ali 'estero era impossibile per il fallo, che i paesi belligeranti hanno vietato la vendila delle proprie n :i.vi, e le navi neutrali libe– re erano cosi scarse in confronto ai bisogni, che il loro noleggio è stato da molto tempo accapar– rato a prezzi cosi favolosi da impedire nel fatto il loro acquisto. Si sa, infatti, che navi nuove, acqui– stale per 12 milioni, hanno ammortizzalo in due soli viaggi tutto il loro valore, e sono ormai in gra– do di dare ai loro propdetari un reddito illimitato. Jn queste condizioni chi sarebbe disposto a vende– re una miniera cosi ricca com'è un piroscafo? Gli acquisti dall'estero dunque mancarono. Bisognava contare sulla sola produzione nazio– nale. )fa in questa occasione si è finalmente con– statata l'assoluta incapacità. del nostro Paese alle costruzioni navali. (Ne tengano conto coloro che parlano della famosa indipendenza economica). Ir,fat!i, per costruire navi ci vuole del ferro, e noi noP ne abbiamo. Dovemmo chiederlo agli Alleati. Ma le nostre richieste non potevano essere soddi– sfalle: l. perc)lè piovevano in un momento, in cui la guerra òei sommergibili rendeva assillante in tutti i paesi alleati il problema della rico– struzione del naviglio, e anche ,parecchi tra i cantieri già. bene li.ttrezzali per una rapida co– struzione no.n potevano lavorare per la deficienza di materia prima: dare, perciò, a noi questa ma– !€ria prima, era un danno per l'Intesa, dal momen– t;:> che i nostri cantieri lavorano con molta lentez– za e le nali da essi prodotte st sarebbero avute con o u·1 1·it1,nio maggiore di <fuello che avrebbe ricl\ie– s!o l'uso dello strs~o mate1iale in altri caniieri; p. es quelli inglesi· Z. perchè i I materiale avrebbe dornto essere trasportato per mare dall'Inghilter– ra o dall'.\.merica in Italia, cioè avremmo dovuto impiegare del tonnellaggio pe,· render possibile la !)r:>dm.ione <li altro tonnellaggio, e non per traspor– tare grano, carbom,, acciaio proprio nel momento il' cui mancavamo del necessario. Da questo punto di vista non c'è aggettivo, che ba.sii per qualifì– c,u·e una politica cosi lontana dalla realtà., perse– guita nonostante che uomini autorevoli (per es. Luigi Einaudi nel Corriere dellu ·era) ne rivelas– sero rn tempo, in rorma pruclenre, le incongruenze e i pericoli. Accadde, dunque, che anche i I malc– rale costruito da noi fu poco, poehissimo, in con– fronto ai bisogni. ,la i provvedimenti fiscali, ccnlenu!i nel decreto A~·lotta, se non otteneYanr, effetti ma– teriali che assai miseri, ottennero un effetto morale assai graYe e dannoso. l costruttori dei po– chi t>iroscafi. che fu possibile metter su, si guar<la– rono hene dal vendere le navi : ma preferil-ono sfruttare a proprio vantaggio queste galline dalle uova d'oro, ed evitare il pagamento delle imposte rli vendita: cioè fecero non .;olamenle i costruttori, mn anche gli armatori delle loro navi: e fin qui poco male. ,la e qui l'iene il guaio per sot– trar-re anche gli enormi guadagni co5i realizzati alla imposta sui sopraprofitti, li impiegarono nel– l'impianto o nell'ampliamento di cantieri di co– struzione, i quali ci daranno le navi dopo che la r;nerra sarà finita. Cioè questi cantieri eia un lato attirano durante la guerra mano d'opera, capitali e materie prime, che troverej)hero impiego più utile ili paese in ini– ziative più necessarie e più urgenti per la guer– ra; dall'altra preparano pel dopo auerra quella crisi di sovrabbondanza di tonnellaggio, di cui ho parlato nel già citalo articolo sulla Moda delle cos/ru;iom navali. E tutto ciò avviene, 11011 a cau– sa di un libero gioco delle forze economiche, ma in conseguenza dei favori protezionistici assicura– ti dalle leggi all'industria delle cos~·uzioni e dell'a1·mamento navale. ~'lentre a noi preme avere navi, oaoi, per ia guer– ra, le leggi ci preparano navi italia11e pel dopo guerra: cioè la illusione di avere un naviglio no– stro nel dopo guerra ci fa sperperare in iniziative economicamente assurde e politicamente dannose, i mezzi, che dovremmo impiegare invece a resiste– re e a vincere! 11 decreto Villa Per fortnna il decreto Arlolta concedeva i privi– legi innanzi indicali alle navi. che fossero stal~ acquistate all'estero entro il 26 agosto 1918, o co– strnile in Italia entro il 31 dicembre 1919. Essen– do scadnlo il 26 agosto passalo uno dei due ter– mini. occorreva provvedere per l'avvenire. Ed ec– co il nuovo decreto Villa. Il Governo, dopo la esperienza dei passato, ha avuto la probità. e l'energia di rifiutare agl'inte– n,ssati la proroga di un sistema così comodo agli interessati e così dannoso al paese. E ha fatto benissimo. E' andato, anzi, più in là.. Ha abolito alcuni dei privilegi sanciti dagli antichi provvedimenti: par– tendo, cioè, dal concetto che le !)sen:zioni fiscali erano state concesse dal decreto Arlotla con la in– l&nzione cli rendere più rapidr- l'ammortamento del valore della nave e promuovere cosi l'industria dell'armamento. - e considerando che le condi– zioni del traffico hanno reso possibile quell'ammor– tamento in uno o due viaggi, quando la nave sia stata esentata dal noleggio dello Stato; - ,il decreto Villa ha abolito senz'altro questo privilegio d'ella esenzione per le nuove navi, non solo da costrui– re. ma anche già. costruite. In questo provvedimento. senza dubbio, il Go– verno è rimasto fedele alla intenzione, allo spi– rito del decreto Arlotla, e si è lasciato guidare da evidenti ragioni di giustizia fiscale e di interesse nazionale Ma è innegabile che ha violato i di- 1itti acquisiti, grazie alla lettera del decreto A:r– lotta, dalle no.vi già costruite. E su quemo dob– biamo fare qualche riserva. 199 Il rhpel1o dei ùiritli acquisiti i- un canone fon– damentale di legislazione in lutti i paesi ci,·ili; è condizione necessaria della pubblica fiducia e ciel p1ogresso economico; e dovrebbe esseTe mantenu- . to specialmente in vista delle necessità. economi– che del dopo guerra: perchè nessuno si arrischie– re!,be a impiegare• i suoi capi tali in base a deter– minate pr·omesse dello Staio, <1uando avesse da te– mero da parte dello Stato una. violazione delle proprie promesse e una perturbazione di tutte le posizi<mi costruite sulia base di queste promesse. Il ri~J){'ltoscrupoloso di queste promesse va mante– nuto anche se la esperienza abbia dimostrato che fur·ono il risultalo di un errore di dizione legisla– tiva o di calcolo. E noi non l'Orremmo che questo 1•1ecedente fosse sfruttato per altri casi e con mi– nore dirittura rli intenzioni dalla n%tra burocra– zia, rhe legifera con una incoscienza più unir.a ehe rara: e il decreto Arloita ne è una prova. .\ parte qu~sla ri,erva, noi dobbiamo ricono– scere che, scartata la proroga del decreto Arlo!– la. il GoYerno non poteva pr~ndere provvedimen– ti diversi clf, quelli contenuti nel decreto Villa. Disinteressarsi, infatti, eia un momento all'al– tro della marina mercantile, e delle costruzioni 1,an1li, non era possibile, dopo tanti e così sva– l'iati interventi statali nella materia: sarebbe sta– to nè più ni: meno che riconoscere la inutilità cli i:.oquistare navi all'estero o <:ostruirle in Italia; lo Stato avrebbe dovuto in conseguenza requisire tut\e le navi, senza tener conto del maggior valore derivante dalla guerra; a,-,.ebbe doYulo negare ai cantieri, sorti per incoraggiamento dello Stato, la mano d'opera e il materiale .. Un atteggiamento cosi fallo, dati i nostri precedenti. e nella situa– zione attuale, sarebbe stato assurdo. Sca, tata perciò questa <;0Juzione, rimanevano clue ali re soluzioni: o la~ciare liberi i capitali di nffiuire o no sul marr; o favorire con nuovi ~spe– dienti un impiego di questa natura. E' stato gcelto il r,rimo. Cioè il decreto Villa, a– bolisce per i nuovi piroscafi .o per quelli che saran– no acquistali all'estero, le esenzioni tributarie e l'esenzione dalla requisizione; e stabilisce il no– leggio da parte ddllo Stato J)er un biennodal gior– no della loro entrata effettiva in servizio. Entro tale periodo è assicurato a eque condizioni l'am– mortamento del capitale investilo nel piroscafo. Al termine de) bien.nio, se ù valore corrent;, ael pi– roscafo sarà. superiore a quello iniziale, la diffe– renza sarà a vantaggio del proprietario; se invece. il prezzo di mercato •risul!asse inferiore, lo Stato rimborserà la differenza. In altri termini il µro– prielario è sicuro che quando riavrà. il piroscafo, iI suo prezzo :ion sarà. mai inreiiore a quello che egli ricaverebbe se lo vendesse oggi subito, e po– trà anche essere superiore; e per il tempo del no– leggio lo Stato corrisponde un compenso, che, ol– tre all'ammortamento del piroscafo, comprende tntte le spese di esercizio, che gravan sull'arma– tore, e l'interesse scalare dell'8 % sul capitale da. ammortizzare. Come è evidente, il Governq ha proclamato un principio non protezionista: costrttisca e acquisti piroscafi, chi vuole, senza privileo i fiscali o di al– tro genere, se tro·va che questo sia un conveniente ì1n71<egodei suoi capitali. )fa poichè chi costruisce o acquista ai l'estero piroscafi, sa che lo Stato ita– liano gli 1>renderà a nolo il suo piroscafo, il Go– verno lo avverte che nulla ha da perdere in questo noleggio: perchè garantisce l'ammorta– mento del capitale in du·e anni, garantisce l' 8 0/0 s111capitale, garantisce che alla fine dei due :i.nni non ci sarà p!rrdita sul caoitale iniziale, anzi se ci saranno aumenti questi andranno a vantaggio del prpprielario. Un principio liberista non poteva avere applicalo con minore eccesso di... liberi– smo. Che cosa vogliono di più coloro che protestano? Protestano solo per un ideale ... infranto? Oppure trovano ohe lo Salo non si assume un onere forte abbastanza? Esigono garanzie di vantaggi mag– giori? Quali? Delle due l'una. O si ha fiducia che al termine del biennio le condizioni del mercato dei noli sa– ranno buone, in modo da compensare i capitali, che s'impiegherebbero oggi nel costruire o com– prar navi: ed allora l'armatore si avvantaggerà d1 queste buone condizioni, e la previ~ione di esso deve costituire la spinta spontanea necessaria. per cotrul.re ed a.oquistar navi. O non si ha questa i-

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