L'Unità - anno VII - n.33 - 17 agosto 1918

tri paesi; in complesso concedeva a tulli ass.oluta libertà di commercio. L'adoziorie di una tariffa doganale inglese mette– i'eJ:j])e l'Inghilterra in condizione di obibligarn a veni– re a patti con lei i protezionisti, accordando il sno libero rne.rcàlo solamente a coloro che le lascias– sero libero il loro; a chi la rifiutasse questa liber– tà, l'Inghilterra applicherebbe q;uella tariffa di rappr~saglia, Uisciando Ubertà di commercio a tutti gli altri. L'Inghilterra, insomma, passerebbe dal libero scambio indirterente, al libero scambio militante. Non si contenterebbe di essere libero– ~carnbista per conto prop1•io ; ma minacciando un trattamento differenziale a vantaggio dei paesi liberali e a danno <,leipaesi protezionisti, costrin– gerebbe a. una maggiore libertà doganale anche i paesi protezionisti. Orbene ogni volta che queste idee dimostrano di fare strada in Inghilterra, i nostri giornalisti, analfabeti o siden1rgici, annun. ziano il decesso del libero scambio inglese: e non si avvedono che viene minacciato a. rno1'te pro– prio i I protezionismo di casa loro ! Il trionfo di questa specie di « protezionismo » in Inghilterra sareb.l>e l'avviamento ad un sicuro trionfo delle idee libero-scambiste in Italia e nel mondo. Una unione doganale, iufatli, che a,so– ciasse in un unico sistema e~onomico t.utti i paesi oggi alleati contro la Germania, anche se do– vesse circondarsi di tariffe doganali protezioniste contro la Germania e contro i neutri, equivarrebbe a una estensione de) libero scambio ai quattro quinti- della superficie terrestre, mentre finora l'area del Jibern scambio era limitata alla sola Ingliilt,mra e Irlanda, all'India e alle Colonie della Co1,ona britannica. Altro che fine del libero scambio! Se l'Inghilterra, facendo pure qualche strappo al libero scambio a~soluto, imponesse una mag– giore libertà commerciale a lutti i paesi, del mon'. do, cominciando dall'Italia, noi ne saremmo ben lieti, perchè questa impos'icione sarebbe un bene– ficio incalcolabile per il mondo e per l'Italia.. li tempo dei mercati chiusi - piaccia e non piaccia ai nostri siderurgici e ai loro salariati - è l)as– salo. li sogno dell'indipendenza economica è un assurdo. Volere o no, i paesi, come J'llalia, a 1·i– sorse minerarie e grnnarie limitate, sono desti– nati a gravitare, economicamente, e quindi anche politicamente, intorno ai paesi provvisti di que!\e 1isorse in proporzioni ?naggiori. In compenso, i paesi come il nostrn, che dispongono di più abbon– dante mano d'opera, possono fare di quesLa una merce di altissimo valo1·e, mediante una buona e– ducazione intellettuale e professionale; i paesi come il nostro, che dispongono cli un clima adat– tissimo a certe prnduzioni agricole raffinate e precoci, possono, sviluppando queste produzioni, pagare in larga misu,·a. con queste le importa– zioni minerarie e grnnarie. Per questa via la di– pendenza si trasformerà in interdipendenza van– taggiosissima. Questi sono i due problemi centrali della vita economica e politica italiana: preparazione di una emigrazione tecnicamente ben preparata, perfe– 'zionamento dell'agricoltura. Per questa via sola– mente possiamo trnvare la ricchezza e un .au– mento d'influenza morale nel mondo. Chi cerca trascinare l'Italia al protezionismo col _miraggio dell'indipendenza economica, chi invece di pre-. pararsi ad elevare il livello intellettuale e tecnico dei nostri emigranti sogna di mettere ostacoli al– l'emigrazione, colui va a rompersi la testa contrn il muro, C ci prer>ara giorni tri~tissimi di crisi in– terne per il dopo-guerra. Di queste verità, ,noi ameremmo che il nostro paese si rendesse conto, in piena libectà, per forza propria d'intelletto, e andasse loro incontro di propria assoluta iniziativa, senza aspettare che ci facciamo illusioni sulle capacità intellettuali e morali delle nostre classi dirigenti, siamo costretti a considerare come clesiderabi li anche certe pres– sioni, che ci possano ,·enire dai nostri alleati. e che ci aiutino ad evitare i disas!J·i, a cui andrem– mo sicuramente incontro, se la nostra politica ri manessc abbandonata $enza contrappesi a rerle mani inette o interessate. !\'on è lnsint:lliero per noi, lo c.n!1piamo. ~1a è un meno peg-gio. L'Unità. 1no re L'UNlT}, LA MODA- delle Costruzioni Navali Diano Marina, 2 agosto 1918. Ca.ra Unità, Il sig. Epicarmo Cor.bino nell',utlcolo " La mo– di. delle costruzioni navali » pubblicato nel nume– ro del 27 luglio scl'ive: Le operazioni di discarico nei porti, se le forche caudine del covperativismo operaio saranno efficacemente contenute, subi– ranno un notevole-acceleramento, ecc. Uno scrittore serio e avveduto com~ il sig. Cor– 'bino, sopra 'Un giornale come l'Unità che bandi– sce la guerra a tutte le cose f«lse, part.icolarmente quando vanno in giro in veste di luoi,:bi comuni, 1ipete dun,que la leggeru:la che la lentezza delle di.scariche nel porto di Genova (a cui manifesta.– me-nte si allude, anche per la sua impo1-tanza) di– pende dalle organizzazioni operaie. Onbene, io ho dimostrato più volte sul Lavoro ed una volta sul Messaggero cl,e tale leggenda, creata e diffusa da iILt.eressati, è il 'COntrario del- la verità. . .Le modifiche alJ'ordinamento del lavoro che in questi giorni si va11J110 attuando ne-1porto di Ge– nova, le quali accelerel'anno notevolmente le 'ope– razioni di discarica, sono state proposte ,e volu– te proprio dalla classe operaia che. ha lottalo un decennio contro elementi para~sitarii che le ci,n– trastavano in tutti i modi. Altre proposte più radicali, sempre dirette allo stesso fine d,i acceieral'e sempre di più, la stessa classe operaia ha da molto tempo avanzato, per e.sse ha lottato e lotta, éd anche esse finiranno pe.r trionfare ver merito suo. V'ha di più e di meglio. Anche fra gli ostacoli attuali, gli operai, quando si è fatto ad essi ri– corso diretto, hanno compiuto miracoli di cele– rità. A tutto questo· gli operai sono spinti, oltrechè dal senso civico dell'interesse genera:le svilup– pato in. essi dalla educazione politica che hanno rioe~to, anche dalla coscienza del,loro stesso in teresse di classe. Sono trop1,>oaccorti per non sa– pere che il loro benesse1-e è in funzione dello S\1- luppo ciel commercio portuarlo e che questo alla sua volta è in rapporto diretto coi perfeziona– men ti tecnici. Invece interessata alla lentezza è una ristrettissi– ma ma potentissima categoria cli persone clie lucra sui 1•itardi enormi somme, contro questa catego– ria la classe operaia è in lotta ape,-ta. Tutto questo, ripeto, ho dimostrato con dati ~ con fatti, nessuno dei quali ha potuto essere, non- I chè ;;mentito,. con~raddetto. . . Dopo ciò, la classe operaia ha questo dtr1tto: 0 che si risponda con efficaci confutazioni ai ,niei argomenti, o cl1e si smetta dalle persone e dar giornali cli huona fede di ripetere una leggenda calunnio a. La Camera del Lavoro di Genova ed io siamo a disposizioone dell'Unità e del sig. Corbino per tut– t, gli schiarimenti che possano desiderare. Giuseppe ùan'1Ja. La mobiHtazionedei competenti Nel Bollett-ino del Ministero di agricolt1Lra, in– di,.stria, cornm.ercio e lcworo del 1-16 aprile 1918, distribuito il 15 luglio 1918 ~ il ritardo nella pub blicazione dei bolletLini ò sistematico nei nostri :.\1iniste1i, ed ha lo scopo di imperli re agl'inJeres, sali il ricorso contro gli atti arbitrari - in quel bollettino, dunque, a pag. H9, troviamo che il cav. ,\ngelo Carsetli, sostituto procuratore gene raie del la Corte c\i appello di Roma, è stato, con decreto luogotenenziale 21 febbraio 1918, tempora. neamente destinato presso il :vlinistero di agrico!· . tura « con l'incarico di esercitare le funzioni cli capo del personale foresu,le presso la Direzione generale delle foreste 11. Saremmo curiosi di sapere quale rapporto esista fra l'Amministrarione della giustizia e quella delle foreste: che il rapporto consista net fatto che dalla Direzione genera le deJlc foregte dipendano anrho i.... l,osrhi e !!l' imhoscati? 163 Per la organizzazione ·degli. agricoltori Il cunun. Giovan Battista :\{auro, che ha presi& duto il recente convegno di Roma lra industriali e agricoltori, éd ha proposto l'ordine del giorno pet rinvio del convegno e per la nomina di una com– missione, eh~ risolva il 1>roblema della quadratura ilei circolo, cioè cerchi una formula di conciliazio– ne fra gl'industriali protezionisti e l'agricoltura -consumatrice di prodotti industriali ed esporta– trice, ha concesso una intervista, il cui contenuto è assai interessante per dimostrare la necessità - che gli agricoltori si decidano una buona volta ad organizzarsi seriamente e a farsi rappresentare nei convegni con gl'industriali da gente ser/a r che abbia le idee chiare e non da agenti degl'indn– striali e da sconclusionati pasticcioni. Il comm. ~1auro deve riconoscere i:iella sua in tervista che egli si trova in una condizione « non certo simpatica », essendo nello stesso tempo pre. sidente della Carnera di corr.:uer_.u di Napoli, in cui prevalgono le correnti del protezionismo indu– striale, e presidente della Fede.razione delle Came– re di commercio del MezzogioI'l'lO, le quali nell'in– teresse dell'agricoltura esportatrice sono antiprp– lezioniste. ~fa ·invece di uscire francamente du questa posizione te non certo sirnpaHca u, optando o per l'una !)residenza o per l'allrq, si immagina di conciliare le due l)residenze, attri– buendosi una terza presidenza o qualcosa di si– mile: quella, cioè, degl'interessi agricoli della pro– vincia di :'\apoli, visto e considerato~che « se Na– poli è centro industriale. _la provincia di Napoli è evidentemente (sic) agricola ». E non si avv'ede che così dà un colpo formidabile alla presidenza ... industriale: pe'rchè dimostra ancora una volt3 ·quel che noi andiamo ripetendo da un bel 110' di tempo: che l'industralismo di Napoli è un feno– meno localissimo, altificiosissirno, creato per poter parlare cli uria industrializzazione ciel Mezzogior– no, e invocare un sistema doganale protellivo an– che a nome del ~Jezzogiorno; mentre il J.lezzo– ~iorno e la stessa provincia di Nàpoli hanno in– teressi .assolutamente agricoli ; e la stessa città di Napoli, come emporio di una regione agricola, deve aspettare la propria prosperità dalla 1·icchez. za della regione, che la circonda e che viene ad acquistare a Napoli i prodotti industriali impor– tati, e vi raccoglie per la esportazione i prodotti agricoli sovrabbondanti , non deve sacrificare que– sta, che è la sua vera tradizionale fonte di vita e di ricchezza, al gusto di avere un quartiere fulig– ginoso e. infernale, in cui alcune decine cli migliaia cli operai e di operaie vadano ad abbrutirsi e :i prendere la tubercolosi. Essendo presiçiente dell'industria protezioni la e dell'agricolturn esportatrice, il commendator -Mau– ro proclama che « qnunto veniv..i esportato deve continuare acl espo,·tarsi », ma nello stesso tempo afferma che « se le frontiere saranno aperte do– po la guerra a tutte le industrie straniere, noi \'edremo i nostri prodotti (cioè i prodotti indu– striali) svalutati, e. vedremo falliti tutti i sacrifici fatti dalle nostre industrie "· E con questo dice uno sproposito: perrhè ~ la sidernrgia sarebbe costretta a trasformarsi in metallurgia o in mec– canica o :, fallire, dopo avere riel resto più che ammortizzati gl'impianli con gri enormi profittf della guena, le industrie, invece, rhe consumano i I Ìerro come materia prima, avrebbero tutto da guadagna!'e dal.l'avere il ferro a buon merca1n; se da industria chimica dei colori non riescisse a so- stenere la concorrenza dell'industria estera per la propria incapacità a darsi una salda organizza- 7ione tecnica e amministrativa, la industria, pu– la caso, della tintoria, che ha bisogno di colori a buon mercato, sarebbe avvantaggi~ta dal potere importa,·o i colori a condizioni mif(liori di quelle r 1 1e farebbero le fabbriche italiane. ~la lo spropo– ,ito è indizio dell'orientamento generale del pens. siero del commenc.lator0 J)residcntc universale: egli è convinto che senza la protezione doganale

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