L'Unità - anno VII - n.33 - 17 agosto 1918

162 L'UNITA r,on senso, ovvero è un gi uoco dialett.ico che na– sconde un pensiero politico, che non si vuole leal– mente e apertamente esprimere. 11libero scambio ' in Inghilterra La lettea di Lord Lansdowne giustifica questo dubbio. Egli vuole una pa,·e di accomodamenti terr'Ìlo– riali, mettendo al secondo piano la realizzazione dei fini generali della gtterra. Molli giornali italiani annunziano ogni sei me– si all'Italia il trionfo del protezionismo e la morte del libero scambio in Inghilterra. Basta che il Ci permetti.amo di rile<vare due lacune signifi– cative. . Times pubbblichi Ull, articolo protezionista; e subilo numerosi telegrammi da Londri. annunzia– no all'Italia che il lèbero scambi~ inglese .'! spac· ciato. Lord Lansdowne non dice quali dovrebbei:-o es- · sere le nuove condizioni preliminari dei nego– ziati; eP1)Ure egli conosce trattati segreti e sa– rebbe in grado di dirci come andrebbero rtve– duti e modificati. Quid del Belgio? Quid dell'Alsazia-Lorena? Quid di Triest.e e Trento e dell'Istria? Quid di Costanti– nopoli? Quid dei !)Orti e tenitori che si è riserbati l'Inghilterra? ecc., ecc. Veramente egli dice che gli accordi con la Rus– sia sono caduti. Epperò è probabile - 1)0iChè per esclusion.e nessuna altra via ,resta aperta a pos· sibili n.egozia.ti - che, secondo lui, le evacu·azion, e le cessioni di territori, ·ohe gl' Imperi Centrai! dovrebbero fare ad occidente, potrebbero essel·e loro compensate con aqnessioni di territori ad o– riente. Se ciò non è, ~ord Lansdl),vne puo e deve dirlo in tante parole. U suo pensiero, data !"autorità <' l'espertenza dell'uomo, avrebbe allora un gran– de valore anche e sopratutto per noi. In altra parte della lettera, egli sostiene la opi– nione che questa guerra non potrà essere 1isoluta. dalla sola forza de!Je aa-mi, e che perciò bisogna esser preparati a negoziare. Per dar forza a questa opinione, a cui aderia– mo, cita l'autorità del Generale Smuts, e del sig. Kilhlmann. )1a mentre egli riferisce con formale esaltez1.a la parola del Generale Smuts, ladçlove questi dice che lo sforzo deJle armi deve essere assistito da qullo della diplomazia 1)8r assicurarci la pace, e mentre ricorda cosi bene le famose parole dl Kublmann, quando disse al Reicl,sti.g che una completa fine della guera di(f!ctlmR.nle può a– spettarsi dafla decisione delle sole anni," - scor– da poi arfatto la circostanza çhe Kilhlmann per qu.elle parole _è stato licenzialo dallo Stato _)fag- giore tedesco e che Smuts conti11ua a far pa_rte del Gabinetto inglese di guerra. li che dimostra c;he, mentre i Governi dell' Intesa sono disposti a risolvere il conflitto con le armi e coi negoziati, il Governo tedesco pensa sempre ancora di risol– verlo sol=ente con le armi. Or questa circostan1.a, che per Lord Lansdowne è evidentemerte secondaria e non lo trattiene ,tal– i" invocare la convenienza di in.tavolare negoziati di pace, per 'noi è decisiva in senso contrario, perchè non intendiamo fare una pace di compro-. messi territoriàli, per lasciare in piedi il milita– rismo tedesco, cioè insoluto uno dei maggiori fini della nostra guerra. * * * Per noi le possibilt tratltative di pace riposano so– pra un processo logico invertito. Occorre cioè, che i preliminari della pace seguan.o all'accetla.1.ione per parte nemica dei fini della nostra guerra, a cui poi saranno adattati gli accomodament, terri– toriali."- Quando gl' ImJ?eri Centrali si dichiareranno pronti ad accettare i principii o fin, generali per 1 quali combatte I' Intesa, e li accetterà dando ad essi forza retroattiva, per evacuare i territori in– vasi in Belgio, in Francia, in SerJ>ia, in Italia. e per regolare secondo il pTincipio di autodecisione le questioni territoriali .dei popoli oppressi, allora l'Intesa si dichiarerà pronta a rivedere ex novo tutti i fini teri'i tori ali consacrati negli originari trattati segreti. L'a'.bisso procedurale, che separa noi da Lord Lansdownc per negoziare la pa<:e, é tan.to gran– de, quanto è grande l'aibisso che ci separa anco•·n dalla Germania in merito al c.intenuto politico e ai fini superiori delle ftUerra. observer· 11 decesso è stato annunziato nei giorni scorsi per la ennesima volta. :via i lettori dell'Unità non se ne affiiggano. Fra -qualche mese !"annunzio do– vrà essere ancora ri1)8lulo. E quando si annunzia la morte di un vivo, il proverbio dice che gli pro– lungano gli anni .... In altri• articoli nell'Unilll sono state spi 1 egate le due difficoltà insormontabili, che si oppongonl) alla introduzione del regime protezionista in In· ghi I terra: l'esistenza di una immensa classe pro· letal'ia e piccolo-borghese, che non vuole saperne a nessun patto di imposte sui consumi, e l'impos. sibilità di accordare 11>1aefficace preferenza do– ganale alle colonie senza tassare i consumi della classe proletaria e piCCflloborghese. Non occorre, quindi, di ritornare su quest.'argomento. Piutto– sto vale la pena di illustrare alcune inte1·essate conlusioni di ide.e, con l'aiuto delle quali si cerca di far credere in Italia alla fine del libero scambio in Inghilterra. . t• Anche mblti liberisti sono convinti che occor– rerà mantenere in Inghilterra dei dazi fiscali per i bisogni dell'erario. Ora i dazi fiscali non si de– vono confonder~ in nessun modo coi dazi prntel– tori. Per E\S- in Italia si paga una tassa d'importa. zione sia sul caffè, sia sul grano. Il caffè non si produce in Italia, e là tassa sul caffè è un dazio fiscale il cui provento entra inlegralme.nte nelle casse dell~ Stato. li g1·ano, im 1 ece, si produce i~ Italia· e la tassa d'importazione di lire 7.50 al quint~le, che si Ilaga - o meglio si pagava prima della guerra - serviva non solamente a procurare una entrala allo Stato, ma anche a permetteré ai produttori di grano indigeni rii vendere il loro grano a un prezzo più alto di {tuello che. avrebbe avuto corso senza il dazio; il popolo ,tallano pa– gava, insomma, non solo la tassa sul grano im– portalo, cl1e andava nelle casse dello Stato, ma anche la tassa sul grano italiano, che anda,·a nelle tasche dei pror>riPtari di terre a grano; e questa seconda lassa err. la 11rote:ione concessa ai granicullo1'i. E' evidente che il ,·itenere neces– sari dei dazi (isClili non significa essere protew, nisli. Or bene, ogni volta che in Inghilterra viene riconosciuta la necessità di dazi fiscali per far fronte alle favolose ~pese. rnse necess:irie dalla guerra, subilo i giornalisti italiani, o per ignoran za O perchè legati alla greppia protezionista, pro. clamano che in Inghillerra il protezionismo ha uc- ciso il libero scambio. . 2• Anche molli liberisti, seguondo un principio formulnto già da Adamo ·Smith, che non è stato mai .... protezionista, sono convinti che alcune in– dustrie vitali per la difesa militare del paese non debhono es~ere abbandonat.1 alla libera concor– renza, e per esse il paese non deve dipendere dal– l'estel'O: per es. l'industria degli armame~ti deve essere industria di Stato o per lo meno control lat~ dallo Stato; lo Stato deve assicurarsi che essa p~rr duca tutto quanto è necessario alla difesa nazw– nale e non dipenda da altre industrie estern, m. rnoci'o che in caso di guerra non si trovino a un tratto paralizzale, lo Stato, d'accordo con gli Stati alleati, lascerà agli alleali alcune induslne e ne rise',·verà per sè altre, secondo il maggio• tornaconto rerroviario, secondo la comodità ,lel!e comunicazioni, secondo le ragioni strategate, ecc. Nulla di ciò che è vitale per la difesa nazionale deve sfuggire al controllo vigile dello Stato. Ir questo campo, anche i più inlransigenU liberisti invocano l'intervento dello Stato, e arTivano a 11 conoscere anche la necessità dei monopoli sta– tali. Se in Italia il Governo avocasse a sè tutte le fabbriche d'armi e tutti gli arsenali e tutte le minie-re di ferro, e gestisse direttamente q\lestc miniere per i suoi bisogni mi Iilari, e lasciasse en- trare in rranchigia iI ferro necessario a\ consumo \ privato, questo non sarebbe un t.rionfo del prote- zionismo, ma un'applicazione cli uno schietto me· toilo liberista. Ed è ciò che chiedono tutti i parli. ti in Inghilterra . .Orbene, ogni volta che in l_nghil· terra viene affermata la necessità di siffatti inter– venti e monopoli stàlali, i nostri giornalisti pro– clamano che è morto in Inghilterra il libero scambio. 3° Anche molli liberisii sono convinti che, sic– come la conversione della Germania allo spirito di lealtà i~lernazionale seguirà probabilmente con molta lentezza il disastro· militare, sarà conve– ni~nte e necessario prolungare la guena econo. mica oltre la milito.re , fìnchè la Germania non si decida a scegliere fra l'isolamento economico e la povertà da un lato, e l'amicizia con tutti e la buona fede dall'altro. Per fare ciò occorre pc5terle nega,re facilitaziòni che sarebbero accordate agli alleali e ai neutri. Quindi una certa rinunzia al libero scambio •assoluto può essere il prezzo con cui si ottèrrà un 'fine politico de!siderabile da lutto il mondo e non altrimenti ottenibìle. E' evidente che altro è pensar questo, ed altro è Jlen· sare che tale rinunzia non si<1una rtnunzia, ina un bene assoluto. E' evidente che mentre il siste– ma protezionista richiedercl>liba la guerra economi– ca, non con la sola Germania, ma anche con gli alleati e coi neutri, il sistema preconizzato oggi in Inghilterra, anche da molti liberisti, esclude la guer,ra economica con gli all9a!.J e coi neutri: es– so è diretto esclusivamente contro la. Germania co– me arma di pressione politica e non ·ha lo scopo di far pagare al popolo inglese delle tasse sui consumi Jler favorire i produttori inglesi, perChè rimarrebbe sempre aperta la viti alle importa.ioni dai paesi -alleati e neutri. Orbene,_ ogni volta che in lngbi Iterra viene riconosciuta la necessità di questa rappresaglia politica contro la Germania, subito i nostri giornalisti annunziano la morte dei libero scambio inglese. 4 00 Anche molti libooisti son,J convinti che una_ più salda unione economica fra gli alleati è indi· spensabile a cementare_ pel dopo guerra la ·1oro unioae politica, primo passo verso la Società del!e libere Nazioni. Ora questa più salda unione econo– mica non è possibile, se l'Jnghiltena rimane fer– :nq al libero scam!Jio assoluto, perché nè gli Bltdt Uniti, nè la Francia e l'ltalia, nè tutti i dom'nl autonomi britannici sono ancora disposti acl adot– tare l'assoluto liberismo doganale if(glese; e 'n queste condizioni, l'Inghilterra, se vuole risolvere il problema politico di creare un fn?nle econo– mico unico fra gli aileali e i domini, deve adat. tarsi a fare qualche passo indietro per ottenere che alleati e domini facciano parecchi passi a vanti. Anche in questo caso una 1ireoccupazionr di altissimo contenuto politico consiglia un sacri– ficio economico_; ma questo è sémpre considerato come un sacrimicio, non come un beneficio. ~~ si tratta rii un regime doganale cli retto a. creare privilegi per i prortut.tori inglesi contro tutti i pro-· dtitlori di tutli i paesi, com'è il' caso del ,·egime protezionista: infatti i !lrodt1t!ori dei paesi aileati e dei domini sarebbero messi sempre su piede di eguaglianza coi produttori inglesi. Orbene ogni volta che in lnghiltecra si riconosce la necessilù cli un fronte unico interalleato anche a costo d. qualche eccezione al regime dèl libero scnmbio assolu'to, i giornalisti italiani annunziano la mor– te ciel libero scambio inglese. 5° Anche molti libe1isti, per es. il \.Vel!s, accet– tano una limitazione del libero scambio assoluto perché questo è e sarebbe un mezzo efficace per costringere a una maggore libertà di commercic i paesi protezionisti. L'Inghilterra ha finora lascia. to liberi tutti gli altri paesi di aclotlà,e il regime dogana le che ad essi facesse comodo, senza ricor– rere mai a rappresaglie, quando ~uesti paesi fa– cevano del protezionismo CO')tro le merci ingle· si: l'Inghilterra si limitava ad e igere la clausola della nazione più favorilA, cioè che nessun paese mettesse iI commercio inglese in condizioni artifi· ciose cli inferiorità di fronte al commercio di al- I

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