L'Unità - anno VII - n.16 - 20 aprile 1918

t.ecipa in t.roppo modesta misura; vogliono es– sere equiparati agli impiegati dello Stato, poi– cbè si credono burocratici senza averne i diritti e la stabilità; d'altra. parte rimpiangono il trat- • tomento delle società priva.te , ohe flsa.va.no pa– ga.re bene chi sapeva di più e lavorava. meglio, non assumevano ,impiega.ti senza reale bisogno, non davo.no alti stipendi a funzionari inutili, trattando meglio i funzionari veramento neces– -so.ri . Alcune forme di decentra.mento, che si sono cerca.te , sòno sta.te attuate in modo alquanto in– felice. Cosi,· per es., si sono appaltate a privati le Agenzie generali. Ottimo principio. Ma la ga.– ra d'appalto si rinnova. ogni quattro anni, men– tre la ·pratica costante delle migliori società di · nssi~urazmne tiene gli agenti per anni ed anni nella stessa città o nella stessa regione, e li sce– glio tra persone conosciute e stimo.te, nell'am. biente locale, poiohè il pubblico affido. i propri risparmi più volentieri a chi conosce. Nell'Isti– tuto Nazionale, invece, dovendosi, ogni qua– driennio, rinnovare le agenzie, si ho. ogni qua– driennio una gara di favoritismi e di pressioni. E spesso vince l'appalto r pro forma - non ohi h~più' pratica. d'assicurazione e da più ga– ranzie, ma chi ha a.mioi più potenti, e ha la. for– tuna. di essere eletfore d'un collegio piuttosto che d'un altro. Dove si- vede, come un ottimo principio PoSSa essere svisato non appeno. cade in me.no del cosi detto « Stato> / A questi me.li oocorrereb'b<>provvedero in tem- po; poichè, altrimenti, i difett.i si cristalliz7.e.no. i mali incronichiscond. L'Istituto Nazionale è nncor fresco di costn1zione: può essere ripla– ~mato. Ma S<' ~i lascia lndisturbafo. nei suoi vi-, zi, esso assorbirà, con tutto l'appetito della gio– -.entù'. notevoli energie e ricchez1e alla previden- 7.ti nazione.le . I rimedi - Basterebbero solo lo indiscutibili oscurità del bilancio del 1913 - il primo ufficialmente pub– blicato - e. rivelare la necessità di un accerta.– mento sollecito, sicuro, esatto, tecnico, non reti– cente, dene condizioni dell'Istitu~ Questo esame dovrebbe essere fatto, prima e meglio che de.I Po.rie.mento, dal Consiglio della previdenza e delle assicurazioni_ sociali. ?.fu _que– sto organo tecnioo non ha mm concluso mente di utile ed ha subito finora troppe influenze per– niciOBe' perchè se ne possa spero.re ,qualcosa di buono.' • Per aempli &lo.re il congegno amministrativo del grosso organismo « troppo ?°mplesso, pesn:n- \ te e costoso in confron~ col giro delle opero.z10- ·ni che viene a compiere>, come ha osservato il Bachi, bisognerebbe avere il coraggio di_ sosti– tuire all'attuale regime di semi-monopolio sta– tale, un reg'me di effettiva concorrenza fra 1 'I– stituto Nazionale e le soci~à private. E' vero che anche per la legge \912 alcune Compagnie autorizzo.te possono continuo.re i lo– ro affari nel regno; ma la concessione ha il li- 1nite di dieci anni, dopo il quale si dovrebbe ve– nire al monopolio completo, e questo li.mite non incoraggia. le Compagnie ad aumenta.re i loro af– fari nel remo vita. Inoltre il 40 per cento dei lo– ro affari deve essere ceduto dalle Compagnie al– l'Istituto azionale, il quale gode di forti privi– legi come l'esenzione fiscale, la franchigia po– stale e telegrafica. Ed è ne.ture.le che in queste condizioni, l'iniziativa privata resti paralizzata. Un regime di effeHiva concorrenbà comportereb– be invece: la ostensione del limite da dieci nd al~eno trenta anni; la diminuzione della percen– tuale sulla cessione dei rischi; !'abolizioni' dei pt'ivilegi all'Istitpto Na~ionale o la lnro e~trn– sione alle Compagnie private. Costretto a produrre in tegime di concorrenza, l'Istituto sarebbe portato necessariamente a per– fezionare la sua gestione tiecnica ed amministra- o anco L'UNITA tiva. La concorrenza renderebbe ancor più pro– duttiva che non fosse. prima. del Hll2, lo svilup– po d'affari dèlle Compagnie private; e notevole incremento ne avrebbe la previdenza nazionale. Potrebbe anzi adottarsi un sistema più razionale, qualora un regi.me di concorrenza sin.cera fosse dimostrato insufficiente. Potrebbe limitarsi l'at– ~ività dell'Istituto Nazionale allo « riassicurazio– ni». Questa funzione richiede indubbiamente una gestione più semplice e spedito., minore per– sonale o meno possibilità di dispendio. Ad una funzione di riassicurazione riserb&ta all'Istituto negli altri rami di assicurazione, si è di.mostrato fa.vorevole anche l'on. Nitti, che nel suo discor- 83 so di .Muro Lucano, dioe: e Sono contro.rio 1 a « ogni monopolio di assicw·azione di de.on :, ma e o.on c'è alcuna ragione che le riassicurazioni. « in tutti i rtJDi si debbano fare all'es~ro e lo e Stato può imporre, in limiti determinati la ces– c sione di ·una. parte di tutti i rischi all'Istituto « Naziopale ». Per la riassicurazione .da parte di un istituto di Stato di tutti i rami di assicura. 11ione facciàmo le nostre riserve; mo. indubbia– ment", èopr• s.vPr tentato un periodo di e vera» concorrenza, il regime di riassicurazione nel ra.– mo , ita. sarebbe l'unica forma possibile di wi ·utile intPrY<'noo stu.tale. Fausto Andre:ini. La semplificazione dei , , servizi Senza la 'Semplificazione dei servizi -iè\ ,·ano sperare in una reale e durevole riduzione del nu– mero degli impiegali, nè conseguentemente sarà mai possibile far, loro un congruo trattamento economico, base prima ed indi,pcnsabile per un· miglior reclutamento e più ancora por un ef– fettivo e razionale selezionamento. Per questo, che rappresenta il vero e fonda– mentale uroblema della riforma amministrativa, è vano a."ttendere propo.sle concrete e dettagliate da una commissione, come quella recentemcnl_e nominala. dall'on. Nilli,. a.Ifa quale mÌl.nca una effettiva pratica conoscenza dei vari servi1,i ed alla quale è stato d'altro canto assegnato ùn ter– mine assolutamente inadeguato allo scopo. arà molto se essa riuscirà a pronunziarsi sulla so))· pressione dei capi-sezione e dei vicc-direitori ge– nuali, sull'adozione dei ruol, aperti, sull'elernd • questione delle ragionerie e della Corte dei conti, e su qualche altro punto di quelli che hanno gia una lettera.tura.. Ma la riforma vera, l'effettiva semplificazione dei se.rvizi, rimarrà ancora e sem- pre cl i là da venire. E occorre <:he quanti hanno a cuore le sodi clélla nazione, quanti sentono Ja necessità di do– tarla, nei tempi procellosi che si preparano per il do!)O-gucrra, di una a.rpministrazione pubblica agile e fattiva, non cessino •un minuto dall'agitare la questione, e propongano Jr soluzioni più prn– tiche ed efficaci, senza affido rsi all'opera delle commissioni. La messe /> molla. Ciascuno porti il suo, ,i't 1,u, modesto, contributo alla gramlP operH. :>:011 c'<' branca della pubblica amministrazionr, non c'è ramo cli pubblico servizio, che non ocrorrn sveltire, semplificare. Prendiamo, perciò, l'organizz~zione del lavoro nell'interno di ciascun ufficio. ~>e,· avere un'idea, quanto più r possibile, ,c– ~alla cli talf organizzazione, s11p1>01'l'emo di se– guire nelle sue peregrinazioni unn lettera di uf– ficio dal momento in cui e&'<!l arriva, a un ~li nist~ro, ~ino a quello in cui p:ll'U>la relatini ri– sposta. .Essa viene anzilui.lo aperto dal Gabinetto del ~linislro, S)llvo che non porti sulla liusla l'indica– zione della Direzione generale cui riferiscesi, e dal Gabinetto è "tra.smessa al competente direi tore generale. Questi l'assegna alla rompetenle Divisione. li direttore Capo-<livisione la pa,sa, a 8Ua volta, al Capo-sezione. Questi finalmente la manda in archivio. Qui la lettera viene classificala e protocollRta, VRlquanto dire, riceve anzitutto un bollo a slant– pigliR con la data d'arrivo, ed 1111 numero con– venzionale, che costituisce la d[t~sifica, quindi viene regi trata nel cosideUo protocollo: un re 1 gislro nel <1uale per ciascuna. lettera in arrivo viene indicato l'oggetto, l'ufficio dì pro,enienza, la. dnla ~ partenza e quella d'arrivo ed il nu– mero di classifica. Sulla lettera viene poi- ri– porta.lo tl numero progr ivo, sollo il quale essa è st.ala registrala nel protocollo. Fallo ciò, si cercano i precedenti, si uniscono alla lettera, e il' tutto ritorna a.I capo-sezione, il t[tiale lo passa ad uno dei minula.uU alla sua dipendenza. Il minutante esamina la. pratica e prepara il prnvvedimento: nell'ipotesi, una let– tera. di risposta. Questa, ancora in minuta, in una con la let– trra in arrivo ed ai precedenti, viene inviala. al capo-sezione, il quale la legge, la. corregge e munita del suo visto la tra.smette al capo-divi– sione. Questi la rilegge a sua volta, la ricorreg– ga, o modifica, la vista e la ritorna al minutante, il quale la manda finalmente perchè sia copiala, lr attenendo pre,'!lo di sè le. lettera in arrivo ed i p, ecedenti. Quando la minuta gli ritorna copiata,' il mi– nutante la collaziona, v! aggiunge gli allegati e rimanda il tutto, ancora una v.olta., al capo-se– zione. Questi, riletta *-" lettera, la trasmette al capo-divisione, che la firma e la manda. alla fir– ma 'del vice-clirelto,:re generale o del direttore I , generale,_, ed eventualmente del Sotto-segretario di Stato b del Ministro. . Nè il giro è ancora completo. La lettera, fir– mata, viene inviata all'archivio per la spedizione e per la registrazione nell'apposito ruolo, dcli.e 'ai1Hmlo ruolo di spedizione. Dopo di che ancora un'annotazione nel protocollo; il fascicolo con l(t lettera in arrivo e lo. minuto. della 1·i.s1>0st.a può tornare al suo posto. E solo allora la via cruci~ è completa. , Questo in un Ministero. Presso a poco lo stesso a\'viene in un ufficio di provincia, salvo <:he il giro è un wchellino più breve per la mancanza dei rapi-sezione. Ovunque, su per giù, lo ste.sso sneJ"Vante, interminabile, irrazionale ,pellegrinag– gio. Per una semplice lettera,' anche di poca o di nessuna importanza, occorre il concorso di una infinità di persone, un'infinità di scritturazioni, di annotazioni, di visti. · Tutto ciò, perchè nell'AmminislrazionP italiaua , ige il principio dell'universale, sistematica sfi– ducia, della moltiplicazione dei controlli all'infi– nito, della polverizzazzione delle ,·esponsnbilità. Quante più. persone mettono 11w.noin un a{(arr, tanto minore S(Lrd la responsabilità di ciascuna e tanto piti difficile individuarla . Chiunque abbio. un oo' di buon senso, sa bene rhe è possibile ridurre del 50 % almeno, a dir po– co, il numero dei movimenti, che le pratiche compiono attualmente nell'interno di ciascun uf– ficio, cioè di ridurre della metà. almeno il tempo e la 8t,esa occorre.nle per l~ loro lr'l.tlazione. )1a perchè ciò avvenga, non basta sopprimere, come pare si voglia fare, i capi-sezione. Occorre mutar sistema completamente. Occo..re che chi I.ratta un dato ramo di servizio abbia suf– ficiente autonomia e l'esponsabilità, ccl nbbin. a ~un. immediata. disposizione lutto il personale ne– cessario al di~impegno del servizio a.ffidal.Qgli. Bisogna che il funzionario di concetto, attual– ment~ aclibilo alle mansioni di semplice minu– tante, privo di iniziativa e di volontà propria al punto da dover sollopon·e all'altrui visto preven– livo qualunque sia pur !utilissimo provvedimento, ridotto ad una•funzione meramente passiva e su-

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