L'Unità - anno VII - n.11 - 16 marzo 1918

, D'alÙ-.a. pa,ii,e, se è vero che la nuova politica cl f.a. aooumei:e l'impegno della lotta a fondo contro l'Austria, noi non dobbiamo near:che ~erare, per amore di tesi o per un idealis_mo troppo sem– plicista, la rigidita di sfoatto in!pegno. •Noi as– sumiamo, è vero, coi comitati czeclli e jugoslavi l'dhbligo di aiutaTli in tutti i tentativi, che essi faranno, a nostro fianéo contro ìl nemico comune, ma essi, per parte loro, devono riuscire a fare qualcosa di. veramente decisivo nella nuova fasa, della guerra. Se questa loro azione ctecistva non s-i manifesterà, non per questo diventeremo nemici. nè per questo ci riterremo ingannati da essi: vorrà dire semplicemente che essi si erano ingannati sulla forza dei sentimenti . a.ntiaustrin.ci dei loro tpopoli. e noi non avremo l'obbligo di rimaner6 in guerra per tutta l'eternità, per liberar questi popoli anèhe contro la loro rnlontà. Siffatto genere di alleanza impegna uria delle par– ti, solo iL quanto !l'altra riesce a realizzare integ:valmente le sue promes~e. Quel che è ne– cessario, è àhe le due parti abbiano piena fidrucia nella .reciproca ibuona volontà, e si aiutino con h1tte le lo,ro forze flncl1~ duri la lotta, e sàppiano ~i' dovere . rimane.re amiche per l'avvenire o.nche $e la lotta, pet· .ragioni indipendeati dalla <Volontà. dell"una o.<.lell'alti:a, non darà tÙtU i ~ J.aj: i, ch11 se ne sperano. Questi risultati s81l'anno forse assai più immediati e laorghl dt' quanto i ipiù ottimlsU fra noi osano ~i:a,.re; ma ~orse saranno assai più limitati e lenti ohe ·i più pessimisti non abbfa,. no motivo di duibitare. Siamo - è opportuno ripe– ·terlo - nel campo degli in.pçmderab!li, da cui esco– no Lenin e CaJpOretto, ma escono anche le batta– glie della !Ma.ma e la di fesa del Pia,ve. Questo ~ sicuro: ohe dalla nuova tattica, e gli ani e· gli altri, non abbiamo nulla da perde-re, abbiamo tutto da guadagnare. ' · Rifiutarsi. in qu.este condizioni, di « al.La.rga– re » il programma •dell'Italia, è rinunziare alla sai vezza per pa,ura di salvar;;i. Mentre la· guerra investe oramai tutto il mon'do, e r America meri– dionale, il Giappone e la Cina sono già in cam– mino; - e og.ni nuovo intervento non ha f&tto se non « allàrgare » il programma della guerra; - , tutte le nazioni si battono per un programma cU. riordinamento mon·diale; - e, sparita la Russia, si offre all'Italia la 1 possibilità di assumere nell'e· cono!l'ia della gueITa gene,rale il patrocinio di un grande p.rincipio' quello del 1iordinamento· del– l'Europa sud:orientale i.Il base al diritto di nazionalità; - e assumendo questo patroei..nio nta lia può conquistare nella Intesa antigermanica una gramde posizione morale, . "Wllt., e attribuendosi la !·unzione di organizzare e oon. durre a fondo l'offensiva politica contro l'Austiria può diventare eleménto · attivo e fondamen° tale nell'insieme delle forze amtfgennaniche; CRNSU.RA . Le uf,time obiezioni. Gli alleati nostri - ecco un altro argomento! - non consentirebbero con noi in una lolla a fondo contro l'Austria; Uoyd George e Wilson lo hanno d~tto chiaro e tond'o; e noi non tpossiamo sacrifi– care l'alleanza. con l'Inghilterra e con gli 5tat\ Unili a.l.l'alleànza con gli czechi e con gli jugosla,vi. Per esaminare fino a che punto questo a.rgomen– to sia valido, !\On sarà inopportuno comincia.re dal notare come qualmente coloro, che si dimostrano cosi ossequiosi a Lloyd George e a Wilson nel problema dell'Au~tria, sieno invece, quasi tutti Gino Bia CO L~fA 1sronti a riibellarsi furiosamente nella questione della Dalmazia. Essi, dunque, ammettono che · i'Italia possa e debba discutere con "i.suoi alleati il programma comune di guer~a ·e di pace. Di scutano, ùunque, anche il problema dell'Austria: li, ·aiscuia.no a.miclievolmente, senza insolenze, nel– la. ferma t-om•ill!lfone della bontà ctella nostJ·a tesi, con la sicurezza che i no~liri alleati <1.dotteranno il nostro '1)Togna.mr:na,non appena li ~,-remo convinti che esso è non solo giusto. ma apche necessa1io a no"ie a loro. E badiamo ibene che non cj basterebbe convin– cere Lloyd Goorge. e \\'il.<;on per poter cant&re vittoria: l'Inghilterra e l'America sono nazioni, in cui la opinione pu1bblica è veramente sovrana: dobbiamo cc;minciare col convincère le grandi 1riasse democratiche, se vogliamo· trascinare i go– verni. E, tanto per comincirure, afllrettiamoci a rl• tirare dalla cil·colazione tutta quella troupe di fa· natici, così cari alli,. Consulta e alla « Dante Alighieri ", i quali da llre anni e me,zzo vanno ri• petencto per i1 mondo ohe non esiste fra gli sia.vi · del sud nessun aenilmento· nazion:ùe unitari<?., che i oroati sono tutti austriacanti e non vogliono sa,perne di• unirsi .al,\à Seribia, ·che la djfferenza di re.lig,ione sc'.1'~~~'¼. ~ 1.mi e gli altri un fossato non co'rrrta.b'i.l', . :. co.s. dill'.ondQno la-Glpinlone che i::'è-in Au~trin almeno un popolo, il popolo jugo– slavo, il quàle non vorrl,blbe a nessun patto essere sottratto al dolce regime austro-ungarico; e <fanno a questa opinione la fo:rza di persuasione, che non può. non sorgere dal fatto dhe essa ò diffusa pro– i;yrio da italiani, cioè da gente ohe è 'più di.retta– mente interessala alla lotta contro !a Casa di· Austria! ; an<'J1.enella peggiore i.potesi, che cioè n~i non si riesca a convincere nè i popoli nè i gow,rni al– leati della necessità ridia lotta ,1 fon.do contro Ca– sa d'Austria, non per questo diiventerebbe inutile o dannosa l'azione comune nostra è delle na.,Jonalità dell' Austiia per s~uotere più ,Profondamente che sia 1iossibile, da tutte le lparLl, il vecchio Impero. Quanto più quest'Impero fosse indebolito,·poco lm porta da chi e con quale scopo, tanto più agevol– mente i governi d'Inghilterra e degli Stati Uniti riescilrellbero a impoTgli le Jorn condizioni di pace, pur nell'atto ili ritìuto.rsi a ;;membra.rio. Anche rper e~si la nuoya nostra politica rappresenterebbe nes– suna uerd.ita e un sicuro guadagno. Spetterebbe a qoj (!perare con tanta intensità contro il nemico, di•.poter travolgere ogni tùtima esitazione nell'ora deJle decisioo.1 ftnall. Ma nulla di tutto questo si può fare, se non co– minciamo col convincere n-0i stessi che la politica seguita fino a.d oggi dev'essere aJ rpiù presto e a ogni patto mutata. E' assurdo -0..spettaJ'si che Lloyll Geo1·ge e Wilson prendano essi nelle lo:ro mani quella. che devìe-sserc la bandiera nostra, È assurdo pretendere che le nazioni a noi u.lle;tte sieno compnttarnenw e radicalmente antiaustriache, quando un gior· nale come il Giornaiè d'Italia cQDtinua ad affer– mare, con tenacia degna di miglior causa, che l'l· talia « non ha mai proclamato di volere la disso· luzione della vicina monarohia "• ma « ha unica, mente e costantemente affennato la necessità su– .prema ohe vengano finalmente regolate tra i due Stati confinanti le storiche controversie territorla– li e marittime ": tutt'al rpiù l'Italia p0t.rà nell'« a- 1.ione bellica utiliuare le forze antiau-striache, offrendo loro incoraggiamenti ed appoggi »; affln chè « scuotano dal di dentro la tradiziena.le nomi– .cli ", ma a patto che queste forze si contentino del– l'onore di aiut.airci alla « realiz1.azione delle nostre aspirazioni in qualunque caso. !', e sempre benln. ·teso ohe noi non ci si debba proporre « come fine assoluto r. indispensabile " lo sfasciamento della antica :ùlenla! Chi ha questo genère di idee, rinun. zi a convincere gli alleati, rinunzi ad ogni tentati– vo di accordo con le nazioni oppresse dell'Austri11., e faccia senza rperde:r più tempo, fRccia a quaJun– <p1cconditjone la pace, affl'dan:losl ;i.Ila generosità della Germania per la restituzione rlj Udine, e p~r impet.rare che la internazionalizzazione della leg– ge delle guarentigi_e non riduca l'ltalia a un paese di capitolazioni, com'era 1ma volta la Turchia. 55 E coloro, che tre anni oo·sono, quando non pote– ,·ano ancora dire: « è trc,ppo tardi •1, rifiutarono la politica. deJl'intesa. fo·a l'Its.lia e le nazionalità oppresse dall'Austria, sentenziando eolcn,nem.ente che, si trattava di « fantasie se~timeaitaJi " e ., democratiche ", non se ne vengano oggi, che i frutti della loro famosa praticità sono entrati ne· gli occhi di tutti, e da ogr,:i parte s'invoca una po· litica che non sia un suicidio sistematico, non se r.c vengano a sentenziare con, altre~tanta solen· r.ità che « è trowo .tardi 11. Ma, di grazia, quale orologio, quale dinamome– tro, quale strrumento di pil'OCisiooeposseggono qu,el signori per calcola~e con taoCa sicw•czzo che è trop- 1xi tardi? Né noi possiamo affermare c'he la nuO<Va politica ci da,rà. la vittoiia oggi, o domani', o dome.n l'altro; nè essi possono dimostrare in nessun mo– do il lo.ro troppo tardi. Siamo i{el campo deglt im– ponderalbili. Il punto centrale del problema tattico, che dòbbiomo risolvere, non è se siamo ancora in tempo, o se sia già tropipo tardi. E' se, essendo noi deliberati a persistere nella guerra finchè non ci sia possibile ottenere una, giusta pa,:e, la nuova tattica· aumenti o diminuisca le nostre caJii.e nel gioco politico e militare. lE speriamo che il loro c,sbruzionismo da muli bendati non ci conduca. dav– "."-'l'O in, una !\rtuazione. in cui ogni mezzo di sa:l– v.:,z:za ~ a1 e'ii .tnuttl"t', p,erchè accolto davvero « troppo lardi " : il trionfo, che essi raccogliereb– bero '!)O.I' av~re finalmente latta una previsione non sb-a.glia.ta , sarèbhe .pag,ato a troppo ca.a-o prezzo d nll' Ita,Ha. L'Unità,. L'impostasui canoni. enfiteu.Uci Già Luigi Einaudi ha spiegato nel €oniere della Sera La iniquìtà git1.rid.iadell'imposta sui cano1t.t cn/iteu.tici stabilita da un decret~ luogotenenzial<I del 3 febbraio passato. Per, chiarire l'argomento; ric,1rderemo che ls concessione enfiteutica si ha quando il proprieta– rio., o domino diret.to , com.e lo chiamano i giuristi, la.scia in uso perpetuo, mediante un canone annuo , <;he è il ca~one enfiteutico, al colono, -outilista, u~ · r,,:zco cli terreno. Questo tipo di contratto è stato essai in uso nel medio evo; e le grandi trasforma– :ioni agricole del/'Eur-0pa sono avv.enute, in gran– rJ,· maagiornnza con l'aiuto dt_questa forma giuri– dica, la quale consente al proprietario di conser– vare sulla terra un diritto s11,premo,in (OTza del quale può riprendersela non appena il colo11A1 manchi _dipaoare il canone; alla s-ua,volta if co– l,mo ottiene la terra per un canone annuo assai 1 1 iu tenue, di quello fhe sarebbe l'interesse del co, 71italerappresentato dalla terra, ed ottenendola, in 11soperp,etuo è interessato a intensificare La coltu• ra, meglio che se avesse un contratto di affitto a .,cadenza piu o meno breve. « Quando nn prop,ictario di terreni - ha osser. " vato l'B_inaudi, criticando la nuova tassa sui ca. " noni enfiteutici - concede in enfil~us( il fondo « ad un colono, ed il éolono si obbliga a pagare un « canone di 1000 li_re, {ul. es., finora l'im.posta nino– " neva, co11iedoveva essere, una sola: l'im.pos14. .. StLi terreni, la quale colpiva tutto il reddito net– " to fondiario del. terreno, se,uq preoccuparsi se " i! reddito fosse goduto dal proprietario (costdetto , rtomino diretto) o dal COWM (cosidetto utilista' " Il reddito netto del fondo e uno wlo, percepito dal colono, e .da questi in tutto od in parte trn– " smesso al dominio diretto. L'imposta era, sino '' ra, una sola, pagata dal colono e ripartita tra i « due, a seconda delle p·rivate con,,enzioni. Ed èc. coti tin bel decreto che lascia ~oggetto il colono '' ·enfiteuta a tutta l'imposta fondiaria, come s, " egli aodesse tutto il reddito e non d01Jesse pa• " (lare il canone, e colpisce il dominio diretto èo 11 , c;m.pvsta di ricchezza mobile. « In tal guisa si sovverte il diritto privato il « Quale ·a ragione re'))uta il domino diretto es;ere « vero proprietario del fondo, ed artatamente lo si tr_asfonna in un semplice creditvre ipotecario. « S, dd il colpo definitivo di mazza .~ll'istitut, dell'rn{lteusi, a favore di cui si sono fatti tanti

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