L'Unità - anno VII - n.9 - 2 marzo 1918

L UNITÀ . ITALIA E DALMAZIA Carlo Scarloglio proclama nella .\"azione di Fi- 1·enze che l'Ilalia non deve rinunziare alla Dal– mazia oggi, come non vi l'inunciò vent'anni or sono, come la Francia non rinunciò all'Alsazia– Lorer,a sessant'anni fa. )fa da quale documento risulla alla Nazione che venti anni fa l'Italia ehbe ULa occasione qua– lunque di non rinunziare alla Dalmazia? Di falli accaduti vent'anni la, r.oi sappiam~ -.o– lamen te questi. Nel 1896, all'a Dieta di Zara, il potestà. di Zara dottor Ziliotto, dichiarava: « Il sospettarci d'ir– " redenli$mo è quanto crederci privi di senso co· « mm1'). Noi disgiunti dall'Italia dall'intero A– " driatico, noi poche migliaia d'isperse senza con·. " tinuità di territorio fra im popolo, non di cen– « tinai1, di migliaia, ma cli milioni d·i Slavi, come " si potrebbe-pensare noi ad un'unione con 1'Ha– u Ha? n. E il come Donato Samminialelli, attuale vice· presidente della « Dante Alighieri », nel 1897, os· servava come « niuno degli Italiar,i di Dalmazia « ha quelle tendenze se1>aratiste, di cui con mala « fede dànno loro colpa gli irredentisti slavi: « essi riconoscono di essere appetto agli Slavi « una mir.orità., che non ha continuazione di ter· « rilorio: e qJ.1eslo riflesso, ur,ito all'altro della ' « lontananza dell'Italia,' basterebbe a scagionarli « dà ogni possibile sospetto di essere nemici del– " l'ordine politico presente, del quale sono ansi i " miylio~i e più convinti sostenitori ». (Notere!le dalmate, nella « Nuova A_ntologia » del )'- giu– gno 1897, pag. 49!,,. 495, 499). E PasquaJ-i Villari, ancora nel 1902 non trovava nessun accenno di il'reclentismo in Dalmazia (Discussioni critich;, Bologna, Zanichelli, 1005, pag. 329, 531). E se vogliamo andare più in su ancora, t.J•o– viamo che nel proclama della guerra del 1866, Viltol'io Emar,uele ll distingueva fra la conqui– ,;ta dolla « Venezia e paesi annessi », a cui si ac– cingeva l'llalia, e una eventuale spedicione in Dalmazia. E in vista di q:uesta spedizione, la_ uf_ficiosa l'erseve!·anzc, spiegava nel numero del 4 maggio 1866, che l'Italia u vuole i suoi naturali confini, \'Uole le provi11cic che le vennero rapite, le vuol t111te, (la/ Brennero al Quf!mero; ma le aspirazionj r,on Yanno più oltre. Polrà darsi che le necessità della guena esigano una più o meno lunga Ol'Cupazione militare di qualche punto del– la costa adriatica: sono necessità passegaere e inei,itabili. A guerra fh,ita, ciascuno rientrerà In casc, s1w. e non ne uscirà più ». Si cercava cosi, con alta rnpienza politica, di non eccitare contro l'Italia i sospetti delle popolazioni slave dell'altra sponda, ir. un periodo storico nel quale, seco:aclo la istoriografia intl'Odotta in Italia in guesti ul– timi tre anni, la Dalmazia era paese ilalia no, e l'Austria non vi a,·eva anco,a importali gli Slavi per sopprimere in Dalmazia la italia•ità.. 11 .. confìne che tutti· i patrioti del Risorgimento rive,idicano, quando viene parlicolannente defi· nito, è sempre quello che dal :\Ionlè :\1aggiore « quasi muraglia procede verso il mare e spir,ge in esso il promontorio di Fianona ». Ce~are Correnti, delineando nel ramoso .Vipote del l estoi•prde del 1852 e 1855 le regioni italiane, un:a prcocc1,parsi delle genti allogene viventi sul territorio na;ionllle, 1>arlava della Corsica, di MaJ· ta, <lell'.\llo Adige, dell'Istria, non della Dalma· zia. L 'A nn 1iario statistico del 1 64 del Correnti e del ,racstri ignora la Dalmazia. Ciuse1>J)(' :'-laz– zini, che nor, era certo uomo da baro.tlare a buon mercato la nazionalità. di alcuna. terra italiana, scrh·Ha nel 1 66, cioo in un tempo in cui; secondo i 1,ostri nazionalisti, la Dalmazia o.vrehbe trahoc· cato <11 italianità: « :>lostra è !'[stria. necessaria all'Italia, come sono ne<'e,•ari i porti della Dalmazia agli Slavi meridionali "· Mazzini nel 1871 scrive chiaramente: « L'Islria è nostra; ma da Fiume scende una wr,a, nello. 41!ltale predomina l'elemento slavo "· è diver a– mente dal ),fazzini si esprime Aurelio Sal'fì in indirizzi, si badi bene, a emigrali e irredentisti lrie•tia.i e istrar,i. E Carlo Cattaneo di&liniruo ti- solutame1,te: « di là Sla\'ia, di là Fiume; di qua Italia, di qua Trieste "· Nicolò Tomrnaseo, 1>t1raffermando che la Dal· mazia è « miscuglio di genti e di storie diverse », non esitava menomamenle a mettere in « quel ramo della stiq)e slava, che più propriamente di– stinguesi col nome di serJJica », ir.sieme con la Bosnia, l'Erzego\'ina, il .\lohlenegro, anche la Dalmazia, " tro.nne le colonie .;italiane, abitar.ti le coste; e nel 18(H, ptu· de1>lornndo la lotta., cl1e gli Slavi destantisi a coscienza nazionale comin– ciavar.o a. muovere alla colLura italiana, scl'!veva: « Tempo verrà,che la lingua degli atti pubblici deve essere anco in Dalmazia la slavo.; ma cole· sto non si può stabilire, se non dopo passat.o il termine di due. genernzio11i almer,o ., (Ai Dalmati, Fiume, l 61; pag. Z3). E sui ra,pporli fra la nuova Italia e· la nuova Dalmazia, scriveva: « t\on credo che possa la Dalmazia oramai far· si coda all'Ilali,1; perchè il nostro è tutt'altro tem– po da qùello della repubblica veneta; perchè l'Ita– lia ha in sè trnppe difficoltà e tr·oppi pericoli sen· za anelare a. accattarli al di là dell'acqua.; t)erchè, se fn se,npre difficile il reggere uomird parlanti altra lingua, ora agl'ltaliani sarebbe impossi bile. quando volPssero islitulire non dico ma,le– rio.le eguaglianza, ma civile equità "· Si legga il volume Il <Liritto d'Italia su Trento e l'Istria, e si dovrà riconoscere che dal 1870 in poi, nessuno ha mai pei.sato a. rivendicare all'I·· laJia la Dalmazia, neanche in quell'~ilatissimo 1>eriocloche fu l'età d'oro dell'irredenti. mo, e che \'8 dal 1875 .al 1882. La . tetta dell'esule pubbli– cazione i,·,·eclentisla del 1879, ignora del tutto la Oal1t1a1,ia.. Carducci nel al,ao itatico ri\::orda' Trieste, Ca.podistria, Pola: ,,on si occupa nè cli Sebenico nè delle Bocche di Caltaro. Su la. Tribuna ciel 14 gennaio 1902, l'onorevole l'larzilai, rappresentante u11iro autorizzato ciel la– tin sangue gentile dell'Adriatico orientale, rlw– nosce,·a cho la. Dalmazio. '! por termini scolpiti dalla natu,·a è fuori dell'Italia geografica, per ,ventura e incuria di uominÌ è qua i fuori dell'I– talia etnografica ». :'>,el1903, I'« As~ociazione Trento e Trieste .. di _\1ilano in una petizione presentala al Pal'lamcnto itaJiano, •chiedendo la soluzione ciel vroble.ma . ir– redentista, dichiara: " Noi non climentichiamo, « che sulle coste dal mo.te vive una valorosa po- JJOlazione italiana, che lotta strem,amente con– " tro l'irs\'lldenza creatn.; ma è certo che slabi– " tendosi fra i due Stati ·(Austria-Ungherio. e Jta– " li(t rapporti sinceri e cordiali (medi>..rtlc la ces– " ~ione all'Italia della Venezia Tridentino. e della " Venezia. Giulia', quella popolazione italiana « a,-rebbe assirnrata pie11u integrità dei suoi di– " ritti linguistici " (_\1ilano, Biasoli e Morelli, lOO;J, pagina 23). Lr Alp,i ùino.riche non erano, dunque, c.:;tatC' scoportc ancora come u nuovo n (Rie!) confine no.turale ùPll'ltalia dall',\ssocmz10- ne nazionalista cli _\lilano. • 'el 1910, 1,elln " _\fiscellanca in onore cli Attilio Ilol'lis », rio/> in una manifestazione di solida– rietà nazionale, si trova scrtto che " lo. maestosa " catena alpina, seyna it confine d'Italia ad O– rientr, sino al Monte Jtaoaiore » (Il, 778). ulla fine cl PI 1912, gli scrittori cieli' l<lea Nazio- 1iale rinum.iarono esplicitamente la Dalmazio. àgli la\'i del ud. Ancora nel 19l3, Virginio Cayda 1 primo. che la guerra europea. trasformasse anche lui in dalma– tomar,e, ,c, ivcva: " Gl'italiani della sponda o– " rientuJe dell'Adriatico sono una nostra pro– " prictà o.lliva, che si deve, corno tutte le ricchez· " ze, conservo.re. Con questa sem1>lice enuncia– " zione non si 11,tende certo ancora ·che il regno " d'Italia debba mettere le provincie italiane del– " l'Austria dentro il s110cerch'io politico. Vi sono " patrimoni immateriDli rhe assicurano una " buona rer,dita onesta, anche quando non con– " ,enlono a chi ne gode di averne tutte le azioni " nei proprt forzieri. In politica questi patrlmorJ " si chiamano " influenze » ... Garantiti n~l loro " possesso naziono.le , gli Italiani possono ancc.-a " 11istemaro i diritti delle rnjnoranze 11lave, 11uper- 43 ".stili r.ello. loro provincia (cioè nella Venezia " Giulia), per far valere gli 9tes9i di:i:itti degli i! 0 - " liani in Dalmazia ... Nelle provtncie ,meridionali "dell'Impero, sui confini delle terre italiane, l'11v– " venire è assolutamente degli Slavi. Gli Slavi " spingono oggi il piar.o della loro conquista nel " cuore del campo ito.liano. Ci sono urti di razza " tremCJ,di: fanno del male a tutti, g'iovano oi po– " teri estranei; dove venire un accordo per il bene " nazionale comune. Gli Slavi devono com1)l'en– " dere che, fuori della difesa delle loro terre, gli " Italiani non har,no che un 1>rogramma di col– " tu.ra e di pace; ne~suna guerra agli Slavi, " nessuna usurpazione, ma un tranquillo accor– " do cli idee e di energie spirituali. Gli Italiani " possono ess~re assicurati nel loro possesso na– " ziona.le , i collaboratori del risorgimento nazio– " nale e della ema.r.cipazione politica degli Slavi « del Sud. i\on sta nella loro missione di far i « gendarmi contro la resurrezione degli altri po· " 1,oli: non è nel loro interesse, nè nella loro tra– u dizione ». Queste cose erano scritte, senza dubbio, non in vista della guerra fro. Italia e Auslrio., ma per assicurare la pace fra i due Stati mediante la cor.– vivenza pacifica fra Italiani e Slavi adriatici. Questa convivenza pacifica oon sarebbe più ne• cessaria che mai domani, fra Italia e Jugosìavia, dopo la disfatta dell'Austria, contro le reliquie del vecchio Impero dualista e contro la Germa– nia? L'accordo fra Italia e Slavia non è più neces– sal'io oggi all'una e all'altra, che non fosse nel 1914 necessario all'Italia l'accordo con l'Aust11ia? JJ compromesso italo-slavo, che si riteneva pos– sibile sotto il regime austriaco, perchè dovrebbe essere impossibile con un nuovo Stato sud-slavo? Nel volume su Trieste, uscito nei primi mesi del 19l4, Ruggero Fauro rir,uncia anche lui espli– citamente alla Dalmazia. E ancora nel sett.o.obre 19H, l'llalia, secondo gli stessi scrittori dell'Idea .\'a;ionate (3 settembre), doveva conquistare sola– mente « il confine montuoso, dal Tricorno a.I )lor.le ~Jaggiore », senza che si parlasse in nes– sun modo <;lella Dalmazia. 1 primi a domandare la conquista della iDal– niazia fw·ono nell'agosto i giorn!'-li clericali au– striaranti; vennero subilo dopo i giornali giolil– tiani tedescofili. Erar,o i giorni in cui la Germania era stH,ta. fermata. alla Marna, ed erano comincia– te le disfatte dell'Austria in Galizia. La diplo– mazia tedesca inizi.a.va tutto un nuovo lavo.ro per 1 ipLtrare agli en·ori commessi nei primitivi calcoli militari. li Principe cli Btilow cm, anch·e lui, mo· bililalo. E 1'8 settembre; in una intervista conces· sa al giornale norveges~ .Vorden, dava la parola d'ordine agli amici d'llalia: " ll ll'ionfo ciel panslavismo minaccia la civiltà e la nazionalità italiana in ben altro rnod.o che lo male accortezze dell'uno o dell'altro funzionario del Trentino e dì Trieste "· La questione di Dalmazia fra l'Italia e l'Intesa fu sollevata r,ell'estatc del 1914, cosl comll fra il 1878 e il 1881 Bismarck aveva utilizzato la Tunisia come « pomo della discordia " fra la Francia e l'Italia. li ministro degli esteri francese;' Delcassé, nell'intervista concessa al Corriere della sera del 2;J agosto 19H, aveva offerto all'Italia 'Trento, Tr.ieste e l'Albania come premio di un eventuale intervento antiaustriaco. Per annullare l'effetto di crueste offerte, bisogna.va domandare qualcosa di ']liù: la Dalmazia. Se Delcassé avesse offerto la Dalmazia, sarebbe stata domandata. la Bosnia, la Croazia, la Slovenia e chi so. che cos'altro. De– termino.tosi, poi, l'intervento dell'Italia nella guerra, la campagna per la Dalmazia - data la riluttanza della opinione pubblica Inglese ~ fran– cese ad accettare il punto di vislt. massimaliste. italio.no - era il mez7,0 più o.cconcio per mante– nere torbidi e oséilla.nti i rapporti fra l'Italia 11 l'Intesa: da coso. nasce cosa. " Crediamo di non ir.gannarci - ha scritto la Weser Zeitung di Bre– ma dell'8 dicembre 1916 - se consideriamo la questione adriatica come la più vera sorgente di future discordie nelle file degli odierni alleati "· Natu ralmel)te, tutti questi dalmatomani clerl– call e giolittiani dovevano, nella primavera del 19L5, cor,tentarsi dello scoglio di Pelagosa, s.'\lvo a ridiventare da.lmatoma.ni, dopo che, mancala la manovra del principe d4 BUlow, l'Italia. entrò in per"a.. ..

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