L'Unità - anno VII - n.6 - 9 febbraio 1918

Nota bene . Quel signore Bainville, che ci consiglia di non riunziare a nessun pollice di quel terreno dalma– tico, che Ci è stato promesso dalla convenzione di Londra, e le cui esitazioni sono state pul>bli-' .cate dal Gio1•nale d' llalia in prima pagina, :n grassetto, çoine se venissero da una grande au– torità, internazionale, - quel signor Bainville milita in quel partito clerico-nazionalista france– se, che è stato sempre accanitissimo odiatore del– l'li.alia e sostenitore del dominio temporale rtel Papa. Nell'estate del 1916, il signor Bainville, nell',lc– tion franç1,ise fece una campagna pCf' convince,·c i suoi èoncittadini della necessità che a questa, guerra sopravviva una forte Austria .... *** Anche gli eredi di Scarfoglio sono tutti in fu- rnre contro il Corriere della Sera, perchè const. glia all'Italia di accordarsi con gli· slavi del Sud contro l'Austria, rinunziando alla Dalmazia. Per' gli eredi di Sct1rfoglio la Dalmazia è un pezzo, non di territorio, ma di cuore, di que~la povel'a u Italia >). , Però Ml maggio del 1915 - in compagnia del genitore -· essi, r-inunziavano nelle mani jel Principe Btilow, non solamente al cuore, cioè alla Dalmazia, ma ar,che all'Istria, che sarebbe il pol– mone, e si contentavano dello sco!)iio di Pela– gosa. li lupo è morto. Sono rimasti i lupetti. *** Il Te'"\po di Filippo Naldi è scandalizzato per- chè sono passali i ibei tempi, quanch:> il giolilth· no commendatore Vigliani metlteva una squa– dra di questurini alle calcagna di Francesco Su pilo, venuto a Roma a tentare una intesa fra italiani e slavi, e lo costringeva a lasciar l'Ila- . lia, e obbligava !'on. Trumbich a spogliarsi nudo alla frontiera italiana per dimostrare di non e,· sere una spia dell'Austria. Oggi, lnvece, l'on. n,• landa osa avere a Londra un colloquio con que– sto. 1)·umbioh, « cittadino austriaco~ ex sindaco cli Spalato, ex capo di un così detto partito del di– ritto croato, fiJ'IIlatario ciel celebre patto di Cor- e fù. L'on. Tnunbich ha fatto pa,rlare di sè JJlOlli r.nni fa, in compagnia dell'on. Smodlaka e del famigerato Tresich-Pavicic, noto campfone ju– goslavo, quelli rimasti in Austria, e che risulta– rono essere dei veri e propri agenti della Mon1,r– chia. Ci sia lecito rilevare, che in tutta questa materia occone una profonda conoscenza dei p1·e– cedent1, e quindi un largo dibattito fra le perso– nee che ne s1mno qualche cosa ". . Filippo Naldi, o chi per lui, parla come un li– bro stampato. Peréiò ci sia lecito rilevare r che l'on. Trurnbich è cittadino austriaco come sono ,cittadini austriaci tutti coloro che la Casa cl'Au– sll'ia Jrn impiccati quando non hanno fatto in tempo a mettersi in salvo: tulli gli italiani mar– tiri dell'Austria, da Federico Confalonieri a Cesa– re Battisti, erano, allo stesso modo, cittadini au– striaci; Zo !'on. Trumbich appartiene al partito del– la coalizione serbo-croata, che è stato sem1}re ac– canitamente combattuto da1 partito del diritto croato; So i deputati Smodlaka e Tresich,Pavicic, che risultarono dei veri e pr_opri agenti della Mo– narchia, rurono viceversa :buttali in p,,rigione nel– l'agosto del 1914, e vi sono rimasti fino alla morte di Francosco Giuseppe, e il Tresich-Pavicic ha fatto al Reichsrath di Vienna, alcuni mesi or sono, un discorso di, rivelazioni terribili sulle atrocità com– messe dal Governo austriaco nei paesi jugoslavi. Ed è con ,questa profonda conoscenza dei prece– denti, che gli scrittori del Tempo pretendono di essere nominali Gehelmrather - parola tedesca, eh vuol dire consiglieri segreti - dell'on. Orlando! La Collezione corr pleta dell' UNITÀ del J9J7 vil'!ne spedita raccomandata al prezzo di lirt! I O Iocllrizure cartolica vaglia aU'Ammlclstrazloae ciel· I' UNITA': via Acida 4 - Roma. CO I L UNITÀ Il problema è divenuto, oramai, uno dei problemi centrali de.lla guerra, non solo per la Gennania e l'.-ltt stria, ,,na anche per noi, vincerà r.hi avrà men? /mne. l nostri aovernanti credono che basti un de creta luoyotenenziale per ridurre il ;onsumo det pane; credono che una migliore distribuzione pos. sa prodttrre 'ij'1 notevole risparmio di questo ali• mento. Ora è questp. una illusione funesta, e oc– corre dissip<Lrla. Una distribuzione ideale che non dasse ,ut 'alcuno un briciolo di pane di più o di meno dello stretto necessario, non può pro• durre che un risparmio del dieci per cento al massimo. Più non si può, non si deve s1icrare. Net Me::ogiOrno d'Italia è considerato peccato mo,·tale il buttar via un pezzo di pane: quando un bambino si lascia sfuggil'e una briciqla, la mamma l'obbliga a raccattarla, baciarla, farsi il segno della croce e mangiarla. Predicare la eco nomia sul consumo del pane a un paese, che non ne ha fotto mai spreco, è sempticemP.1ite una scempiaggine. r:ome risolvere, allorp., il problema? Per risparmiare il pane, occorre mangiare qual– che altra cosa: della polenta, del riso, dei ley ti– mi, alla peggio delle pp.tate; altrimenti, si soffre la fame con tutte le sue conseguenze. E' l'uso dei succedanei (segale, orzo e patate) che ha sai– Vitto la Germania ·e l'Austria dalla ded·izione p~r fame, non la pretesa sapiente organi:zazione lei– la distribu:ione dei viveri, che noi cerchiamo di imitare, peyg'iol'andola. Pul'troppo quest'idea di buon senso non pene– tra nelle cervici, gonfie di vento, dei nostl'i bul'o– cratici e politicanti. Ma questo non è moti•vo,' per cui noi ci si debba arrendere di f1-onte alla diffl.– cottà di rompere quelle cervici, e si debba ta,– cere. Se non altro, per dimostrare che l'ltaUa non' è 'ttn paese esclusivamente composto di sciocchi 1iresuntuosi, noi dobbiamo ,nanifestare il nost,·o dissenso da 111u, stolta politictL annona1ii, la quu– le toglie la crusca tLi polli, che possono trasfor- • ,nari(, in carne e in uova, per farla mangiare agti uomini, che non possono assimilarli,, e re quisisce -in Sicitia le fave, ott'ime per gli uomini, per darte :n Piemonte a mangiare ai cava!li. Uno dei pochissimi uomini politici, che ab~ia studiato e capito 'il riato. annonario di quest!l guerra, è l'onorevole Gaetano ilfosca, di cui negli ultimi ntimeri dell'Unità abb'iamo 1mbblicato le osserva:ioni sulla politica annonaria <Lella Ger– mania. Perchè i nostri lettori abbiano presen!i tulti gli elementi del problema, riproduciamo dalla Nuova Antologia del 1° dicembre l'ultima l)arte di un altro studio del Mosca sui rimedi dell1, ,crisi annonaria. Chi sa che a furia di 11ic– chiare e ripicchiare qualche porta, infl.ne , ndn si apra! E' anzitutto necesswrio di togliersi l'illusior,e che una grave crisi alimentare possa quasi esclu– sivamente C(•mbattersi con una serie di provve· di menti d'indolo più amministrativa eh~ e.cona mica; che mirano più a ridurre il consumo che acl aumer,tare la produzione, più a distrll;ulra equamente il disagio che ad alleviarIÒ rolletti,•a · mente, più à fare scomparire artificialmente il rincaro, il quale è un effetto nàturale della rarità delle denrate, che a provved&e affinchè questa rarità diminuisca. !Perciò, ad esempio, pur riconoscendo che in certi momenti il razionamento del pane e di altri generi di prima necessità può divenia,re indi· spensa1bile, almeno nelle grandi città e so1}ratut– to quando il prezzo di questi cibi è troppo basso in rapporto alla loro reale penuria, r..on credo che. come molli suppongono, con questo mezzo si pos– sa ottenere una notevole economia nei consumi. Certo che non è impossibile cor ,suma.re meno pa· ne, anzi ciò i,iesce facile quando si ha a disposi– zione una quantità maggiore del consuet.1 di car– ne, di legumi, di rtso o di polenta; ma, quando le cennate sostituzioni sono impol:'sibili, una dimi– nuzione considerevole nel consumo del nostro principale alimento produce immancabilmente una 31 alimentare diminuzioue a;aloga nella nostra energia di la voro ed, alla Jung11, l)UÒ produrre un danno alhi. pubblica salute. E' ovvio infatti che una 1iduzione ·notevole, e senza compensazioni alimentari, del– l'uso del palie sarebbe solo possibile se normal– mente ne lasse p1·aticato l'abuso. Ora io conosco molla gente che abusa del fumare, del vino, dei liquori, della carne, dei dolci, ma confesso di non conoscere finora alcuno che abusi del pane; r,è so immaginare che esista a.I mondo ·qualcuno che mangia del vane altrimenti che per sodd,sfare un legittimo e fisiologico al)petito. Quindi, si adotti o no il razior.amento, se si vuole davvero ,fronteggiare la c1·isi alimentare, occouono altri provvedimenti di indole sopratutto economica, l quali devono mirare a far si che si possa arrivare al raccolto del 1918 senza notevoli disagi, i quaJi inevitabilmente avrebbero la loro ripercussioLe sul morale delle popolazioni. La prima misura da prendere sarebbe, secon– do me, quella di togliere agli animali per darla agli uomini almeno una buona parte di quelle den·ate che si possono definire di uso promiscuo e che possono quir..di servire di nutrimento agli u1.i ed agli altri; come sarebbero• )e fave, l'orzo, il granturco, quando è sano, e le patate. Si sa che l'animale ha un'adattabilità ai cibi inferiori a~– sai mag,giore di quella de.D'uomo e che cavalli e buoi t}Ossooo vivere ver mesi intieri di pagli,., crusca e perfino di foglie di alberi, ciò che è im– possbile, per qualunque essere umano. La Francia ,produceva prima della guerra ogni anno ipiù di dodici milioni di qujntali di segale, più di dieci di orzo e più di sei d\ granturco, in complesso circa trenta milioni ar,nui di cereali secondari. Ammesso che la loro produzione sia oggi ridotta a metil.. come quella del grano, sopr~ i CfltiÌnd\ci ,rin,anenti sarebbe sempre possibile di ~onsacrarne all'uso umano una mezza dozzina di 1 milior.i di quintali. In Italia si è avuta pure quest'anno una ridu– zione nel prodotto delle fave e dei cereali sècon· dari, che sarebbe secondo comunicali ufficiali di minuilo nelle seguenti proporzioni: Fave . . . .. . . quintali 3,600,000 {uÌ,o di meno della media ordinaria) Granturco . . . . . . . quintali 23,000,000 · (tre di meno della media ordinaria) Orzo e segale . . . . ·. . quintali 2,650,000 (ur,o di meno delta media ordinaria) Sono anche queste cifre dolorose, ma siccome nessun aiuto è lecito di trascura1'e, la loro esiguità n.on Ci dovrebbe impedire di togliere agli animali il massimo di fave, orzo e segale che è possibile per attribuirlo al consumo amano. L'operazione, eseguila in tem1}0, avrebbe 1iotuLo ai-.ricchiTe il bllanclo alimentare umano deli'Ttalia di quasi tre milioni di quintali di cibi equivalenti come valore n~tl'ltivo ad altrettanli di grano, tenendo con~o che quello delle fave è alquru, to superiore, men– tre la segale e l'orzo sono su questo riguardo un poco inferiori al frumento. E J'Inghlltena potrebbe, se già non l'ha ratto. togliere alla fabbricazione della birra qua,lcho milione di quintali d'orzo dei quattordici che suole produue, e '!}Otrebbe in maggiori proporzioni so stituire al pane il porridge, poler,ta di avena già largamente usata nella Scozia e tutt'altro che igr.ota, prima della guerra, anche aJta 1,arte mc· ridionale della Gran Bretagna. Finalmente va da se che, ne1 limHe della possi– bilità dei tr.isporti, orzo, segale " granturco 11i dovrebbero importare dall 'est.va e sopratutto dal· l'America neUa maggiore quar,tilà possibile. Gli Stati UniLl da soli producono in media ogni anno 8,869,000 quintali di segale, 39,5W,OOO di orzo e· 687,944,000di granturco. Se fosse possibile di tr-,. sparlare in Europa, oltre il grano destinato alla esportazlone, solo la declma parte di queste der– rate, la crisi alirner,tare sarebbe senz'altro scon giurata. Resta a parlare di un'ultima risorsa cioè del riso, cibo sanissimo e già usato dalle n~stre pO.Dn· !azioni, ma di valore alimentare alquanto infP– riore a quello del frumento, alla deficienza del .,......

RkJQdWJsaXNoZXIy