L'Unità - anno VI - n.31 - 2 agosto 1917

• • · se riusciranno a conquistare la · vittoria, •~~ranno anche abbastanz forti per assicurare il mantem– mento della pace, tanto più che essi comprende– ranno sei degli otto grand~ Stau del mondo: I' Im– pero Brita11nico, gli Stati Uniti, la Francia, l'ltu – lia, _la Russia e il Giappone, oltre agli Stati mi– nori dell'Europa, alcunf dei quali, come Ja Ser!Ji,, ~ la Rumenia, saranno molto più forti che ne·1 passato. · Questo · gruppo formidabile di nazio ni sarà per moli.o tempo assillato dalla necessit à di evito.re ogni scissione, che possa incoraggiar e il Yinto nemico a riLenia,re una nuova prova . E' natural e, quindi, che ·questi <loùici Stati s, I.rovino d'acco1'<10nell'accettare quelle tre condi– zioni fondament.ali, che sono state enunciat e dni promotori della Lega per la · pa·ce. cl .a Lega, insomma, si va formando sott o i no · st.ri occhi, ment.re noi ne andiamo in cerca. Esso sarà già cost.itnita dt fatto, al moment o della pace, se la guerra terminerò. come deve ter– minare. E molte questioni di dettaglio , cn,e noi abbiamo esa.minato e che ci sono apparse 'non scevre di difficoltà, come quella cwll'organo dl– ret,tivo, saranno · state in 1watici;, già rhsolte. Le conferenze se.mr >repiù frequ enti tra gli AJlt>t1t!, te leghe industriali, intellettuali ed economiche sorlr tra -le nazioni alleate in questi mesi di guerra, 11 parlnml}nto inter.a11e,ato, ·ecc., non sono che ten– tativi ed esperimenti per la formazione di quel– l'organo centrale amministrati vo, che d ovrà com– prendere non solo diplomatici e uomini -,politici, ma anche scienziati, industriali • e rappresentnnti genuini deJ.le clallsi popolari. Concludendo, a chiunque consideri il -problema spassionatamente, apparirò. chi aro che la Lega , per la pace, lungi dall'essere un'utop i a, un sogno irrea:lizzalbile, si presenta èome una realtà con– creta e fattiva che avrà efficacia grande, se noi • rtusciremo a ottenere la vittoria e se le democr a– zie del ,pa_esl alleati sa'pranno èsser e · risolut e , e convinte assertl'ici dei loro ideaii. Il pericolo è uno solo: che le democrazie europee ·non a,bbiano fede in sè, e per eccessivo spirito pratico lascino nau • fragare la grande Idea sorta · nella. Repubblica ArneMcana. Guido Ferrando. Il discorso di Balfour ha ,provocato nei nostri quotidiani manifestazioni di malumore antinglese . La necessitò. di andare in macchlna senza ritardo ci obbliga a rinviare i nostri commenti al prosein10 numero: avremo cosi sotto ~ii occhi il discorso nel testo 01·iginaJe. E .roree anche il Corriere della Sera e Il Messag– gero avrebbero fatto bene ad nspett.are quel testo 1n·ima di prender fuoco. . C'era una volta cioè 6666 anni prima della 11ascita d·i Nosiro Si– gnore Gesù Cristo, un11grande guerrct frn la Cina e Il Giappone. _ · Come succede sempre in queste congiuntur e, molti ricchi bighelloni si avvidero a: un tratto della necessitò. dell'umile ma onesto lavoro, si im– provvisarono · chauffeurs , · meccanici, tornitori di munizJoni, yuotapitali, e furono subilo utihzzutr nel fronte interno, mentre a quell'altro fronte era– no màndatl molti di coloro che in tempo <li pace fa.cevano du.l'vero i mestieri sopra indicati. Perciò avvenne che un generale, .àvendo bisogno di pers one che badass ero alle automobili del suo Corpo d!Armata, imboscò in questo lavoro il flgno · di un ministro, nn principe, il figlio di un grand e industriale, e un altro ramp ollo di famigli1t al – trettant .o notevole e degna di 1jgnardi. I quat.tro giovinotti, per passa re il tempo, ven– dettero per quarantamila lire di gomme di aulo – mobill, e Je perdet.tero o.Igioco. Un lbel giorno sì scopre l'ammanco. Il generale è mandato a casa, non perchè colpevole di avere imboscato quattro giovani di famiglie di alto fusto, ma perchè col– pevole di aver creduto che quattro 1>erson e di quella genia non potevano mai diventar ladr e. Le quaranlamlla lire furono pag ate dal papa in· dustrlale, che era il più ricco di tutti. E il Pap à Eccellenza fece mettere ogni cosa in ta cere. L'UNITA Per 1~ assetto· adriatico • Le idee del "Cor riere della Se ra .,,rt•azion c con tro il comune nemico, intern di spi– r iti per un comune avv enir e? "· Il Corriere delta Sera dei 25 e 27 Jugdio ha pub - II momento .è eccezionalm ente favorevole per hiicato due articoli asse.i notevoli, i quali speria- l'nc cordo. " Non vi è mai st.at.a un'occasione più 11,0 vogliano indicar e un nuovo orientamento del ,. propizia per intraprendere contro gli Imperi cen– grande giornale milanese e dellla opin ione pu h- tr a.lt r1uoll' offensi va diploma ticn., che può cosi 1:.Hca ituljana nella questione adriatica. grandem ent e contribuire nlla vitt oria 1lnale. U!Ta- :• In cruesta: « guerra di redenzione e di ,pacifica- 1.ìn11e ,politi ca per l'effettuazione cli un chiaro pro- , ziu11e" -'- scrive il Corriere - è logico che tocchi gramma adrl -&tico, concepita con energia, e spinta ~ll' lt nlin diri gere 11.t fiquidu 1.ione . dei problemi a fondo con risolutezza, potr ebbe in questo mo– n,l1·iat.ico-J}aJ.ca:nìc.i, come ctll'lngl~Utena Ul (P!'o: mento avere in mezzo a quell'a :ggregato cli popoli, ,1!~11:; culoniule, rome alla F runcia il problema ancora . incerti di sè, pri vi di centro proprio e , ,·11a!lo. . di prO'))rie energie organiz zatr ici, h_en e{ìc/Je riper– P.urtroppo una certa di<ffldenza• o,ccompagna l'azione adriatica dell 'ltllllia; ma di questa con– dizione di cose « il motivo maggiorn è l'oscurità di scopi, in cui noi abbiamo relativamente lasci a– ta sempre la nostra azione: abbi-amo sempre fat– (o ca;pire che ·avevamo un programma di aspira – cio-ni, ma non abbiamo mai dimostrato che in questo programma noi intendiamo · dar qiosto, accant o _alle nostr e, anche ,alle aspira:ioni al- 1/'lli. .\ffern,arc teoricamente il rì'ostr o prim ato sull'Adriatico non vuol dire nulla, perchè un pr:i– mato ha per definizione dei limiti in altri dil'i/.li ., e non lo si può 'giuridicament a nè definire n è ese1·– citar e, se non si definiscono quesl1 diritti ». • L'ltaJia neve volere che scopo della guCll'l'a sia lo smembramento dell'Austria. « Se l'Jn. tr sa toller a in mezzo all ',Europa la esistenza di ..un blocco gra.nitico, opprimente, ,invincibille, essa avrà perduta la g,uerra: e quel 'blocco non pu ò esser s1ezzato, se non vien spezzata l'Au– stria. Il nodo delia guerra europea è là: se 1'Au– strìft è :fiaccata, la Germanra ha .perduto la guer– ra , se l' Aust.ria riman e ·torte, ,la perd erebbe l'In– tesa n . Ora, per rendere possibile lo smembr !),mento' del- 1'AustJ'ia, occorre che J'ItaJia abl!Jiaun programma · , l•·iatico -b:ilcanico, capa ce non solo di susci– tare il consenso dei popoli del~'Intes a, ma anche di racc ogliere intorno all'ItaJia « quelle alleanze, ·. che fln qui rimangono, pe! dubbio di una ricom- 1,.·11,i! ,, <li un ricono~ciment o inadegnato, Umide e disp e,·se "· E queste ahleanze occorre suscitarle nei po)>oli stessi ' dell'Austria . « A chi tocca prin– cipahi1ente di aiutarli' ed affronto.re la f'atica di vedere chi a)·a l'idea del nuov o · stato di cose, di uscire dal. presente corrotto ma. certo, di la,scla– re gli agi di un ben e mediocre per un bene più alto? A chi, se non a noi, di infonder loro, iso– lati ancorn di i!ronte·al futmo, la fiducia in quel- 1'8/VVenire,la cel"Wlza che il nuovo stato dai:a lon1 mezzi più sicuri di vivere, di-progredire, e I loro diritti vitaJ.i rinsaldati , e i frutti del loro la– vo,·o divenin.i sicuri? Tutte le· volte che qualcosa 'ci 1>11.r dubbio ,in lOTo, dobbiamo domandarci se essi ci conoscono , se essi ci sentono vèramente in 111r;zo a loro, com e un elemento conduttore, co– me 1m a,7JpO(l(Jio e una oaranzia . Ora tutto que - . sto non potr à mai essere, finchè noi non avremo un pia no, e non sapremo imporlo ». Sembra una pagina ,strappata dagli 3e1ittl d,i Mazzini", e adot- tat a da,l .grande giornaJe lombardo. · Fra i popoli dell 'Austria, a cui · l'Italia deve offrire aiuto, fiducia, appoggio; garenzla, cl sono anche gli slavi del .sud. Il problema jugo-slavo - nc<:enna il Corriere - cc a furia di essere pr esen– tato come terribi:le, ha· finito .torse per diventar più terribUe del neceesario ,;_ Questo popo lo " sof– i,re in questo momento del btsogno di chiarezza, o.cutam ente come non mo,J " e sopra t.ntt.i gli al– tri popoli dell'Austria. cussioni inatte ·se· » Va da ,sè che base di quest'azione non può esse• re che un programma di libertà e di equità. « Lo spirito, con cui il problema va: impostalo, deve rispondere alla grandezza dei' compito e alle ne– cessità, dev'essere uno spirito sopratutto oooet– tivo e liberale, creati vo nel senso umano e moral e de! termine »; dev'essere un assetto adriatico « fondat o su Uarghl pr.incip! di giust izia e di ar– monia di bisogn J e di !orze » . Il problema centrale .\i l~1tc11·idell'U-nitd queste idee non riescono nuove. · La · verità è >incammino, anzi si può dire già anivata, se le si sono dischiuse le stesse porte · , ,.lenni del Corriere della Sera. Solamente noi vorremmo che il Corriere facesse · ·qualche passo avanti suHa via da esso indicata, . non per definire concretamente il programma del· l'It alia fino nei minimi partico lari - che sar ehbe in verità pr ematuro, - nè con la ,pr etesa .di detw – re un compito scol11stico aJ Governo responsaJiil e - che sarebbe .presunzione puerile; - · -n,a i>er preparare l'opinione degl'ita)iani a compren– dere ed accetta 're, almeno in massima, quell'equo comi)romesso fra italiani e. slav'i, di cui viene t"Ì· conosciuta la necessità. i ' ,. li primo problema, il problema centrale da af– frontare con chiarezza di tdee e da risolvere con fede e con audacia rivOlluzionaria, è quello del dest ino dell a Croazia e della Slovenia. Alle ·spalle <ieHa Venezia Giulia, che questa guerra deve dare alll'Jtali a,. nella Carniola, nella: Carinzia, nella Stiria, vive poco più di un mili one di Sloveni, che a: nord, lungo la· linea della Dra– va, viene a contatto e sta in .attrito coi tedeschi. Ad est della Slovenia e a nord-est del golfo del Quarnero, vivono tre milioni e mezzo di croati e di serbi, confinanti dalla parte interna con l'Unghe– uia, e in lotta feroce con la oligarchia -ma.giara da circa settant 'anni. Il nodo vitalè del proMema austriaco è in que– ste due i·egioni e in Boemia. L'Austria può perdere la Galizia, la Transil– vania, la Bosnia, la ,Dalmazia, il Trentino, la Ve– nezia Giulia, senz.a con questo smettere di essere l'ontica Austria, finchè conservi la Boemia, la Slovenia, la Croazia . Sarebbe un'Austria ridotta a 35 milioni di abitanti, cioè forte quanto J'ltolla, e nella quale i tedeschi e i magiari salderebbero stabilment e ìl loro dominio sui cehl e sugli ,1,·,. veno-croati, perchè questi sarcl>bero ridott.i in mi– noranza assoluta doli.a perdita, che a'vrehbe fat– tn. l'Anstria , delle provincie i:>e,riteriche latine e Gli slavi del sud non credono all'Austria; ma null a si è tatto finora perchè credano all'Italia. :e E' . conveni ente, è possibile che Ja fase ·più du– ra e politic~ente reoolatrice della guerra arrivi senza che ci sia ancora Il principio di un ordine qualunque, ~h e aJCquetl e chiarisca tutto questo caos ili concorrenze e di divergenze , di cui l'A– <lriatìco è lizza , senza ,ch e, tra gli elementi, che sono dèatinati a conmvere e colla!borare Intorno a • quel mare , ai determini un'intesa comune ; intesa .. sla ve. E sarebbe un'Austria plù che ma.i legata alla Germania , grazie alla sua incrollabile mag – gioranza t.edesco-magJara, d•al ricordo della co– mune sconfitta , dal desiderio della rivincita co-·' mune . E il p eS10 massimo di questo sistema tede – sco-austro-magiaro graverebbe tutto verso il sud, contro l'Italia , la quale Interc etterebb e a quei 90 mtllonj <li uomini 10 sbocco politico e militare sul– l'Adriatico. Staccate, Invee~, la ,Sloveni a e la Croazia. dal- · l'Austria: e daJla Ungheria, lasciando le libere di 11nirsl in federazion e con le alt.re regioni sud– slave: l'antica Austrln. è finita t>er sempre. L' Ar- ciducat o d'Austria e 11 Regno dei Magiari di– ventano Stati Interni come 1a Svizzera:; la .stessa . · unione frn. Ungheria e Austria si ral ,lenta, se al- •

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