L'Unità - anno VI - n.29 - 19 luglio 1917

208 L'U NIT A La lega per assicurare la pace Che il lettore non si illuda e n on si lasci in– du rre in equivoco da l titolo prom ette nte e bene aug ur on te: non si tratta di una lega per p or l'c termino a ll' immane conflitt o, ma di un tentativo pe r stabilire tra i vari St.ati, a .guerra finita, cert i impegn i e certe condizioni, cho valgano se non p r(1prio ad evHarn del lt:lto, almen o a r en– dere m eno Incil i i foturi conflit!U. L'idea d l questa lega, sorta in Ameri ca, ha su· scita to nel mondo angJo .sassone e anche in Fr an· eia ,un gran fervore di discussion e. Do. noi, n es– sun o, o quasi , se no è occupato. Ed è ma le; per– chè ques ta iniziativa, meno utopistica di quanto appai,t o. ,prima vista, ha avuto il merito cli su · scitare studi pr ofondi sul pr oblema dello. ipo.ce, e di p,»·venir e ad .uno. soluzion e lo. quale si ma n· b ene tonto.no da i due est remi, il pessim ismo ci– nico di clli crede ne lla fatalità ed lnevit.abililò. della gue rr a, e la pres unzione ingenua e spesso arr oga n te <li chi crede in un astratto p acifismo e cons idera ogni guerra come u n'inutile carnefic i– na, - e s i pr ese nta In una forma p rat ico. ta le da rend ere possibile, e forse anc he p robabile, lo. sua accettazi one. Oggi but ti, a comi nciare dai p iù sfegatali mi - 1it.arist i e gue rra fondai, sento n o il IDisogno vivo, ango scioso, pr epotente , che a questa guerra suc– ceda uno. p,ace che non sia una semp lice tregua . Tutti d esidera n o ed e.•igono che da questa guer· r a mondial e - la IJ)ri mo. ne lla sto ri a, a cui pa r– ~ ipano la tti i gr nn<li Stati, anzi tutti i grandi pap<:lli della te rra, e che sia combattuta per un fine n on esclu6ivame nt.e ecQnomico o di con qu i– sta, ma ideale - da qu esta guena che pe r la sua vas tità , la sua dur o.la, i sacr ifici imm ensi di per– sone e di beni ch e richi ede, avrà conseguenze as· solu t.amen tta ·inca lcolabi li, - al>bia in izio d avive– ro un 'òra nuova per l'u manità, resa p iù forte, più s an o. e più bu ona dalla tragica pr ova supe– rata . Si ipotrò. obbi ettare che per ass icu ro.re una pa– ce diuTat ur a sono necessa r ie alcun~ condiz ioni che non dipe nd ono dal la nostrn. buona volontà, m a dalla .for tuna delle a rm i. Ma la fortuna delle ar– mi 'è appun to in str etta dipe ndenza dal l'ener gia moral e dei popo1i combatte nti. La guerra at tu a– le non è comb at tu ta da un a casta mili ta re, ma da tutta la nazione: e una. n azione tan to più a lun go so pport.o. sac rifici immens i come qu elli ri· chieet i dall a gu er ra attuale, quan to !più è con vinta di servire non al ca.priccio di un mon a.r ca o aJJ'lnter esse d'un a cl~ dominan te, o all a smani a dl conqui ste terr itori ali, ma d iil'end ere la vropr ia esislellfl:a e un pTincipio di gius tizi a. Lo stesso popolo tedesco, se cont inu a a sac riflca.rsl senza un m oto di ri belh one, lo fa non soi.:, !)er– chè a vvezzo a ,una d isciplin a ferrea , ma andhc perch è è p ers uaso di lottar e p er lo. pr opTia vita nazi ono.le , che gli è sta to fatto cred ere che fosse da nol min acciata. E senza dnbblo, anche l'e ntu– siamo con oui la ,guerra fu dap pr ima accolta in Germani a, non fu dovuto solo al mir aggio d'un n. facile e pr oficua ,viltOTia, ma alla convin zion ~ che la patri a !e>ssemi na cciata e invasa dalle or de ru sse E se il popolo tedesco potesse apr ir e gli occh i e vedere il 9U0 err ore, cesserebbe senz'alt ro dalla lotta, perchè gli ver rebbe a m ancare qu el· la forza m oqale, ch e solo ?può render lo ca pace di tanti ,!,acrlflzi. Se qu esto è vero, il porre in di– scussi one ora. nei nost ri p aes i, me ntre la lotta ha ra,ggirunlo la sua intensità mass ima, il p roblema delle condiz ioni n ecessarie ad assi cur are un a ve· ro. pace dopo la vit toria, ,significa aumento.re nei nostri popo li la tensione mo r ale necessa ria ad affrettare la fine vitt oriosa della guer ra. Affer– mand o ch e il saCTiflcio di ta nti mili oni di esi– stenz e non deve esse r stato compiuto invano, si inf onde nu ova fede nell' ani mo- dei nostri fratelli combatte nti, assic ur ando li che ess i lottano e m uo– ion o pe r ,un pr inci'f)io, per cui è giiusto e dove– roso dare anc he la vita. * ·* * Fu s ui p rim i del 1815, come ci n!ITl'a Edward M . <Jh 81J)m an, in un interessa n te ar ticolo appar– ijO sul Hibbert / ournal del irenn aio 1917, ch e un tH1bblicisla e diplomatico di Bolt imora, n oto per I«. suo competenza n QI d iritto internazionale, o già ministro americru10 ,l)fesso il govern o belga, Th eocto,·e ).Jnrburg, in v,it6 a cena a casa sua al – cuni t.rn i più influJ)nli lettera li e uomini politi ci tlegli Stati Unili pe r disc ut ere o.michevolment.e sulla ,possibrnt:ì. di dar forma conc r eta ad un 'a– zione por la pace . li 11arburg ch e, come tutti glt am erica ni in – tellige nti, alla prnti cità 'p.ropria della sua razz a, un.iva una certa dose cli idealism o ingenuo e un po' mistico, partiva da un co ncetto che è bene chi aTire. La gue rn·a - lo aveva a.ffermato Eracl ito, chia· mand ola madre di tutte le cose - lo aveva ripe– tuto Emerson, osset'Vando che ess a, più tonrrida,. bile cli 0h'lli disso lven te chimico, spezu , gli ag – grego.li sociali e pe rmette così agli atomi della so– ciotà umana di ricomporse in tonne nuove, - la guerra porta sem•prc, con sè ia possibilità di mu– tamenti; e quindi fa risor ge.re la speranza che sia ver iniziarS.i un nu ovo ord ine cli cose, ne l q ua· k gli uomin i, ammaestr al i da ll'espenienza, sa– prrurn o eliminare lo cause di ogni ru tu1·0 conflit– to. ,Que~ta volt.a - e il Marburg ben lo ha visto - la spe.ra nza a1>pare più giust ificata che nel pas– sa lo, non solo per i caratte ri speciali della guer– rn, che abbia mo ricor dato p iù sopr a, ma anche per chè q uas i tutti i popoli cosi detti civili han– no rnggi unto un tal livello di vita socia le da render e possibi le la formazi one di Stati liberi e i niliJ>Cnclenli. Mn affmch.è la spe1·anza di ca ncellar e la gu11r,·a dal nove.r o dei delitti umani possa traSlform ars,i in realtà , !bisogna ten er si lontani da ogni estremo . Bisogna aver lede abbastanza per res iste re aJJo scetLicisrno ben annato dei naziona lis ti; insieme possedere mo lto senso pr atico ipe.r non pe rdersi nelle nuvo le dei sognd dei pacifisti ad oltran za. E' neecessa,r io, J_n· altre pa role, a fferm a re si ohe la pace universale non è un'asso lu ta ut opia, ma riconosce re che essa non p uò conqui star si d'un tratto, con un colpo di bacchetta mag ica. Questo ben compr ese il Mar bu rg. Il suo senso pr atico e la sua conosce nza dell a sto ria gli avev a ~o in segna to come tutt e le grandi isti~u– zion i umane s ( sono forma te gr adu al ment e attr a– verso lappe dolo rose, e lo met.t.evano in gua Tdia contro le soverch i e illusion i dei pacifisti accad e– mici. :Ma la sua nat ura idea listica lo ass icu– rava che la 8'Ue.rra non può esse re un male eter– no e necessar io, e ch e il problema della pace deve tro,vnre un a soluzione. Questa sol uzione però do– veva essC!re storica, non trasce nd ent ale : non una soluzione, che venisse dal l'alto , ma che av esse le sue radic i nello. re.altà concreta delle condi· zioni sociali e rosse pr ogr essiva come tutti i tatti umani. Ora un esa me, an che su<perficiale, delle nost r e cond izioni sociali c' insegna che la pace ·in terna di ogni Stato è basata si su un diTitto riconosci u– to da tutti, o alm eno daJla gran de m aggio.ro nza de, cittadi ni , ma il diri tto, la legge, sono gar an – U ti dalla forza, e trova no la pie na efficacia n on ta.nto nel consenso morale dei cittad ini , quant o 1,el fatt o dell a sicurezza di una san zione mo.te - .-inle. · Analogamente, affincllè so ,ga e si affermi la pa ce lra gli uomin i, _cioè tra. i sin goli Sta ti, è ne· cessa 1;0 che essa ripos i 'bensi st,J di ri tto, ma ch e questo-sia in qualc he modo garan tito da lla forza. Qui sta lutt o il probl ema; è possib ile applicare alle nazioni il princ ipi o, che vale per gli in divi – ctui: e cioè che la for1,a, qull ndo è usata per la dife sa clell'inn ocr.nìe o 1ier la puniz:ione del col– pevol e, non contr as ta colla libe.rtà ed è simbo lo di pa oo, checchè ne dicano i pacifist i acchiappa– nuvol e? E ' !poss ibile, in altre pa role, fa r capi re a.i popoli e . ai 101·0 governi che il sottome ttersi alla coercizione di una legge inte rnazionale, che impedis ca loro di comm ettere violenza cont ro u n loro vicino, e l'ass icu rare con la. fo,-za il rispetto di qu esta legge, non limita. ma garantiiCe la loro libert à e il loro progresso? Ecco le doman de che 11i rivol~ en . il Marburg 11ell'i nclire l'amich evole riunione in casa sua per dbc utere il pr oblema della pace. E certo qruelli ch e accettaro no l'invit o del Mal'burg si incontra – rono con un a spe ranza molLo vaga di trovar e i mezzi 'prat ici per trad urre in forma concreta lo. loro buona volontà. I l divam1>are clella guerra, che gi este ndeva ogni giorno più come un vasto incendio che null a. pu ò domare, semb r ava irr idere ai loro tentativi. Pure, m emor i !orse che la gran– de opera di Gr ozio : n e jure bel!i et pacis appa r· ve pr opr io durante la guerra dei trent 'anni, essi ini zia rono con fede sereno. le loro discussi oni, elle p res to si a ppro fondirono e si estesero tan to eia indurli ad entraJ'e in corris ponclen1.a con p er,sone a utorevoli di altri paesi. E in un tempo relativame nte breve, non senza loro sorpresa, si trovo.rono d 'o.ccordo su alcu ni pu nti sosta nzia.k Si convinsero cioè che il proble– ma <l iuna pace duratura e uiversa le si avviereb be realmente verso una soddis facente soluz ione, se le grandi nazioni, o a.Imeno la grande maggi oranza di eS<Se, lascia ndo li'bl>ri gli alt ri Stati di ade rt.re alla loro lega, si accorciasser o su lle seg,uenti ti·e rrgole di diritt o i nt ern azio nale : 1. Tutte le " questioni giud icab ili "• non r e· golat e do. negoziati, le quali ,possono sorgere tr a le ,potenze firmata rio, saran no sottomesse a 111n tribunale inlerna:z ionale che, dopo audizione ed esame, giud icherà ta nt o sul m erit o della co.usa quant o sulla •P0~~ibilit ò. di risolvere giuridi cam en– te la questio ne. 2. 11ulte le altr e ques tioni , che sorger ann o tra I~ J>0tenze flrmo.t.arie e ch e n on saran no risolt e da negoz iali, sa ranno sotto po ste a. un " consigli o di conciliazione n per l'aud izione, l'esame e ,per un pa rere dato sollo to·rm a di r accomandazione . 3. Le pote nze firmatari e userann o di comune acco rdo le loro forze economiche e m ilitari contr o que l memb ro della Lega, che entri in guerra o commetta alti di osUlitò. contr o un a de.Ile potenz e firmata ri e, pr im a che la qu esti one so.rt.a sia stata soltOi>0Sta ad esa me, com e è stab ilito n elle pr ece· de nti dispos izioni. In /base a queste concLusioni, si sos titul nel giu · ,gno de l 1915, a F,ilade lfla, un'o r gan izzaz ione alla cui prees idenzo. genera le fu chiam ato l'ex Pres i– den te Taft collo scOipo di far pr opaganda del pr o– gro.mm 8; de!La " Lega pel' ass icu 1 ·o.re la pac e"· •*• Dei tre artico li, il terzo è qu ello che racchiude iI noccio lo dl'lla quest ione, il punt o controverso che fo. differ ire la pr esen te prop o&ta per la pac e da tutte le altr e elabor ate fino ad ora. Gli altri due sono mo lto sempli ci e n on offrono S'peciali difficoltà. li primo stabilisce che av anti di ricorrer e alla sorl,e delle a rmi , i m embri della Lega sottomet · ta no la loro ques t.ione a un tribunal e il'lternazio– nale: e limi ta quest'ob bligo all e « que.sti~ni giu · <licab ili "• que lle cioè oh e sono regola le dal vigen · te dir itto internaz iona le e che anche ora le na,. zionL civ ili sono disposte a sottopor re ad arb itra to. li secondo ar Licolo, in vece, si r ifer isce all e con· troversie, s,u cui il diritto int ern o.zionale nel su o sLadio atbuale non ha alcun a g'i.uri.sdizion e. Son o proble mi che inter essano ta lmen te lo. polit ica generale d' u na naz ione, o tocca no cosl profonda · mente l'onore di un 1>0polo, che il Gcwemo si ri – fiute rebbe di sottomette rli a u n tribunal e gi.udi· ziaTio. Questi !prol>lem i, oh e col pr ogredir e dell a civiltà an dr ann o m an man o d-immu endo, son o og– gi assai nu merosi. P er imped ire che dian o origi– ne a con flitti, è necessar io guadag n ar tempo, sì che ess i s inno esaminati e· d isaussi in tutti i Tor o as peltti e che una decis ione sia p resa non ne l pri – mo mome nto d'eccita zione, ano, dopo ch e gli ani · mi si sono calma ti. Pe r questo scopo è stato pro– po~lo un consigl io di conciliazione (o cort e d'a r– hitrato ), il cui compito è di ra ccoman dare una so· lozion e amichevole e giusLa della contr oversia . Il terzo a rticolo, coll 'impo ra·e l'obbligo a tutti i me-mb,,; della Lega di dichi ar a r guen a a quella ti·a lor o, -che violi .un o dei due pri mi articoli , con– tiene una dispos izione , che suscita le oppostzlonl e le critic he di m olti. E poichè su di esso riposa lut.lo l'ed.idìcio della Legà , è nat ural e che i suoi i;osteni torl si ad operino a ·difenderlo, cerca.ndo di

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