L'Unità - anno VI - n.28 - 12 luglio 1917

• .. meno che contro i for estieri. La stessa p arola na– sconde un irr econciliabile contrasto: il ·protezi oni– smo 'Pone gli ·,uni- contro gli altri, mentr~ il liberò scambio . li unis ce col dare a ciascuno solo ciò .,. ch'egli può ave re assiem e i:on altri. .,;r ~ Tant'è ·ciò vero , che a nessuno di questi prefe- .'. renzialistl ·viene in mente di vdlere il ·libero scam– ..bio entro l'Imper o! Essi pensano non all'Impero, .. ma ai loro iter essi pa ticolari. L'Imper o è per .'essi solo un modo di sfrut ta re il patrio ttis mo a va n– taggio loro, rol t1orre lo Stato al loro servizio. Ma cias cuno lo vuole da Ila sua parte contro gli altri, a~ élte se dell'Impero! · · ' Ecco perchè gli s·trill i aell a stampa di . Lord Nort h èliffe e gli imbe ~illi che .' n e tr'avasan'o gli spropositi In It alia, non debbono in gannarci: in In ghilt ~rj;'a i liberali e non i pref er enzia listi sono sosteni.to ri veri dell'Imp ero britannico! · Donde sorgè allora il nuovo grido? Da tr e .fonti: · 1. Da un a. confusione d'idee sulle consegu en– ze della noten'zlt bellica: del sottomarini. Si dice che l'Impero <leve bastare a sè •per non avere paura dei sottomarini. Ma è ovvio che per la me – tropoJi quel che ·Importa In guerra è di avere gra no, a] più prestò e al minimo costo, d a port i · vicini, anche se stranieri , anz.!chè ' da porti in glesi difficili e lontani. 2. Si dice. che la guè rra ·ha imposto ' alla con – sld~razlone dell'In ghilt erra il probl ema ·di pr emu– nirsi contro la pos sibilità che i neutri vicini al n e– mico, subend one l'intimidazione, ,neghino all'In – ghilterra I pr odotti° esse nziali alle sue industri e, che essi soltanto possono procurarle. 3. . SI chiede clNl Msa sarebbe avvenuto se gli ~tatl Uniti t vessero interpretata · la loro n eutr a– ]!là nel senso che essi non dovevano v~ndere mu– nizioni agli alleati. La risposta a qu este due questioni è r.he U me– oleslmo problem a sorge anc h e In pae si protezio - 11lstl sprovvisti di miner ali eMenzialissimi , come 11 ferro e Il carbcmP., e che non è . quindi il pr o– tezionismo che lo risolve . Nel caso 51)eeifico dell'Impero bri~a,nnico è cer.to evidente la n ecessità che si pr ovve da a che per l'avvenire alcune indu st ri e non possa.no più di– ventare monop olio di stran ieri ; e che si facciano ulteriori ric erche su lle ri sorse min er ali dell'Im – pero per ridur r.e il già limitato num ero di mate– r:e essenziali , ad esemp io, -il pota ssio, che esRo n .m possiede. E per le materie essenziali che .esso n m possiede non vi è altro modo di pro cur ar sele ci ,e con l'attirarl e da tutte le fonti possibili, e n,on da una sola. Finalment e la cost ruzi on e di nuovi porti , il mi– gÌioramento di quel li già ·es istenti , il mi glior a– mento dei servizi ma rit tim i, l'in cora ggiame nt o all 'emigr azione entr o l'Imp ~ro, son o misure che P< ssono Imm ensamente raff orza re i vincoli eco- 111 miei tra lP. parti dell'Imp ero senz a rit orn a1·c al pericol osi e rlissolve nli metodi dell'anti co r e– gi ne colon_iaJe. '3:co perchè , pur nella luc e della gue rr a in cor– so . tutte le forze economiche e politiche crea trici de l'Im 'Pero britanntco si oppong ono al rit orn o de la met ropoli al protezioni smo. Lun gl dal con– te, 1plàre .un'fn ghilt erra che rit orn a al pr otezio – ni: mo è assai probabile ch e il mond o sia costr et to a aon torn ar e più a l protezioni smo da lla sca 1·· sella di capit a li, di tonn ellaggio, di ma teri e p ri– me e di cibo, che succederà alla guerr a. Il mond o non avrà mai da scegli ere tra un · jm]'eriali smo g erm anico ed un o brit a nni co di eg unl tempra e sp ir ito, specie ora ch e la Ger– ma ila ha com1>iuto il miracolo di riunir e in u na ste~sa cr ociat a i due rami del mondo ang lo-sas· son , di visisi nel lì76-83 a cag ione dell'a n tico p ro– tezi inlsmo. .Dacchè la Germ a n ia h a compiuto il mir ,c olo di chiud ere sia per l'Inghilterra, sia per gli 51ati Uniti il ciclo storico della spLend id iso– lati, •n e di pre sen ta re al mo nd o di qu a e di là da l! Atlan tico Io spettacolo di un popo lo con due govt m i coopera nti a re dimere il conti nente eu– ropfo dall' ulti mo ca ncf'o che ne minacc ia la Yi– talil \ , è as sur do con ti nu a re in certi sciocch i pa– r all f tlsmi. li mondo di Shelley e di \\' al t \\'h it– m·an . il mondo che offre in sè la massima, Ja più vast , e la p io'!solidll.lilen te ar ticolata società di Il - . 1anco L'UNITA beri n ota alla stòrla, pot rà, com e ogni cosa co– ron ata da s:icc,esso, su scitar gelosie , mo il su o ste sso spi ri to vivificator e le imp edirà seri1pre di ec-. cita re inl)tilment e queste gelosie col ·porr e il su o successo al serv izio di fini non uni versal i. Angelo Crespi. Precisiamo li Pensiero Milit ~re, diretto da F abio Ranzi , pubblica!' un arti colo per sostenere' la na~essità ch e l'Intesa « mod eri ent ro i Ìimiti del conve– niente Je sue esigenze per la concl usi one deii,l pace ", perchè « finchè si I.ratta ·di affermare che l'Itali a debba far e tu t 1 i gli sforzi, umanf\mente, possibili per giun ge~e a lla vitto ri a, evident emen– te, siamo tutti d'ac cor do; ·ma qu ando si dice più prec isamenle che 'ia vittori a bisogna ott en ere qu a– lunque sacrificio costi e qualunq ue tempo richt e– da, ,n oi ci. permet ti amo di osserv aJre che ta le e– sp ressione può ~sse r e accettata come un mod o di .dire, per cpè , evidentem en te, n èss uno vorrrbb e prendere alla lette ra una espressione, che esclud e qualunque limit e dJ sac rifici.o, qualunque limit e di tempo"· • E certamente il Pensiero Mili.tare parla come un libro stampato. , • Solamente , noi osserviamo . ch e l'ar ticol o del Pensiero Militare è stat q già ri prodotto . tri on– falmente dall'Unitd Ca.ttolièa di, Fire,nz e, giornale ben noto negli ambienti gesuitici e n elle circon – vicin an ie dell a corte di Fr .ancesco Giusep pP buon'a nima. . . E allora cl domandi amo qual e equivoco si con – tenga n ell'articolo del Pensiero· Militar e se esso può . essere accettato ta nto da un glorna.le a u · . striacante quanto da un giòr.nale ... vicev ersa . E l'equi voco sta in qu ella fOtrlllula della · « mo– derazl~ne entro i limiti del cònveni ente ». Quale sarebbe per il Pensi ero Militar e l1 !!mite dell a co'nvenleDza? Per l'Unitd Cattolica sa rebb e p ace conv eni en te a/nche , anzi sopratutto qu ella, che ri s~abili sse li dominio au str .o-gesultl co a :'.Imano , e' mand asse via da Roma r,olul che det ien e; ·per •LI senator e Fr assa ti sa rebbe • pac e c0nvenlente que lla che gli promett eva !'amico · Klum ecky nelia prim ave ,·a del 1915; per noi un a r,ace che non desse all'I talia il Trentino e la ve'n ezia Giuli a fino al Mont e Magg iore e il protett orato Stùl'Albanl a, sa rebbe p ace non convenie nt e; .per ·1 n azion alisti la sola pa ce conve n) ente sare bhe qu ella . che cl desse mez,,o mond o, sa lvo a inco min ciar sub ito nuov e gp err e per conquist are l'al tro mez zo mondo . E n atur alment e cia scun gru ppo politi co dichia– r a che, n on appena ott enut a la pac e convenient e. esso' è pronto a smettere la guerr a. Benin teso che un al p~ce convenlen \.e per n oi deve esse re convenie n te anc he per i popoli a n oi all eat i. I n oim uno del q,1ali ci son o ted escofili, che non avr ebb ero voluto In, g uerr a e si sa r ebbe– ro content a ti di qu alunqu e .comprom esso: e d emo -, cr atici . ch e h a nn o affrontata la guerr a com e uno dur a neressi tà , ma non inteni!ono smett.erl,i sr n on rea lizza no alcu ni /lati mini m; e aius ti delle a·snlra1.loni nazionali ; e naziona .lisft rhe h an visto ,iella guerr a u na bn ona 6ccas lonc per far bottl - 1O. il ,-,iù Q"l'OSSO bottino riossibile . M; a ll'lntu on lei terle~r,,fili. in n r•s11n !)llPSe dell'Inte sa si tro – ;e rà un solo uom o di bn on senso, ch'e pos sa cr e– ,ier e « ro nvenle nt e" pel n ronri o p11rs e una nace - qu àli ch e siano le con ilizloni e 1,:, r onc esslont fatt e rlalla Germani n -. ln, m111lr non sia « ron . ,•o n;o ., fp I) Anrhe pf'r ('"li ~llf'nti. Ciò po• to. m1,ile è riel Pen.,irr n Mili111re la n nrr , conv eni en te »? Ounl e ?o CT11Pl m inim o di ilr slderl !ler noi e per I n ostri A"lle,iti nl di e<1tlo del quali il Pen siero Mili tare Sl'ntir ebb(, ili do:,,ere an ch r e~•o r.-snin gere• la g11er ra? T1 Pen .,ie ro Militnr e. n el lra it are una q,ie sUon r ro• l nelira t,i. h a il dovrrr di n ~n ndor,era r for – mul e a soff1etto. Anch e l' on . Sonn in o h a comin – ciato a ca!)ire che l'or a di qu este formul e buon e per tutt i gli as i è fini ta , ed h a comln clnt,i a p re– cisa re. Si comp iacc ia anche il Pens iero Milit are di precisa re nfflnchè cia scun o possa cap ir e qu ale sia il su o pensiero chi ar o, poco impo rta se clvlle o milita.re . · 203 La Germania pd • dopo guerra . In conseg uenza di ques ta guerra, la Germani a s'è accorta che, in molta pa rte della terra, la sua espansione non aveva solide basi; era più vasta . in estensione che in prof ondità ; e il turbine, in br eve, in tr opp i punti ha divelto le opere com- · piut e. E poiché una delle cause mag gior ! del fal – limento dell'impr esa pangermanista, è stata la . imp erfett a conoscenza dei paesi stranieri , ecco i tedesc hi dedica.rsi a riorga nizzare gli studi scien– tifici delle Jòro Universit à nei paesi non tedeschi . Il probl ema era 'già disci1sso prima della guer · ra, e a l prinGi_pio del 1914 Il Ministro dell a pub– hlica istruzi one di Prussi,i ne parlava al I,,and– tag, dichia randolo vitale per la Germania. E dietro invito del governo prussiano, le Uni– versità si m isero a studi are lJ problema; alcun e, come la F acoltà . di diritto e di filosofia di Berli– no ; avevano già fatto le loro proposte qu!l-lldo scoppiò la guerra: la gu erra. ha roesso an·cora più in lu ce la Import anza vitale del problem a; e il Ministro dell'istruzi one pubblica di Prussia ha pre sentato al f.andtag .un memoriale su "Lo studio dei pa èsi stranieri"· La m emoria , pone innanzi tutto Il principio, che per un ._popolo, che aspira ad avere una vita mondiale, lo studh, dP,i paesi esteri non I> solt an- . to indi spensab ile al suoi funzi onari e al stroi age nti comme rciali all'est ero , ma , deve costitui– re un 'éleinen to ess'enzlal e della cult ur a nazionale . Jl problema si scinde In _tre probl emi : 1) studi are scientificamente I paesi esteri; 2) fornire conoscenz e pratiche e profonde ai funzionari e al privati che devono andare all'e– stero: 3) eccitare · ·11 gran pubblico ad Interessarsi costa ntem ente dell'estero, lstn1lr e quindi il pub– blico. e fare della cono scenz11dell' estero , una del – le ba si della cultura nazion ale. Quest'ultimo punto è essenzi ale. Formare · de! bu oni age pti diplom atici e comol ari è bene: mn non basta. Ciò ch e Importa , Inn anzi tutto , è ch e tutt a la gioventù ted esc,i abbia conoscen7.0. del· l'estero; ch e da questa con oscen~ essa prenda dl'– slderlo e gusto a studla ,r e I problemi m ondi ali: ch e essa si Interessi All<"' sforzo del J)lonlerl tede – schi per diffonder e all' estero nnn solo I prodotti. ma l'lnfit le m,a politic a delln Germania . E non basta .creare , come era stato proposto , un a sola "Università dell'estero », sin. pure ,i:ran – diosn; sa rebb e trop!)O limitato il num er o del pri – vilegia ti , ch e potrebber o freque nt arla: è neces sn– rl o decentrare e diffondere più .la,rga.ment e p<lSsi– bile i nuovi Inseg namenti . D'altra pa rt e si deve evit,ire lo ,sminuzz am ent o al!' Infinito. che si ,ivr ebbP, nel ca ~ dell a crenzlon e di inn11mer e– vo\l « Scuo le dell'esl Rro " sperlall , o con ,J.a tr n– sformnT.!one delle scuo le di commercio esis tenti. , disn'erd enilo risorse e forze. OC<'orr e. dunou e, che i n11ovl ln seo:namentl 11\.,.. no imna rtltl ~elle Univ(>'l'sità, 11n1.I In t11lte lr Unive rsità . offlnchè n<m soln la. aiove nt,) rii :Rer – lino m a tutta la inovrntà teileS<'n' nossn nmfHt nr e ~Ila nuova sclr n1.A. Solamen te rfMr nn a , Unl ver – -"ltà a.vrà la f~roltà di snerf nli1.1.Arf'i n•llo stuello rii 11n•r,ae•e ester o plntf.osto rhP rll 11n altro . J{iel !)otrà . ari esemnfn . snerlnllz1.nrsl nel "'"es! h'nnso r eon !rl: Bohn . !)er le Mvilf lt Jotln• : Roenl – sher <ee Br eslau pe r le r lvlltà slavP: Berlino nel nono li ,i'Orlent e. OnMfo è a ffare ('l'or«a nl1.•.a1.!onr " ,r nt il i_11_A1io np r1Pl1p ri c:.01•qp (!l~ ·rqic:tPnft: ,._,11n affarr d's,mmln lsfra zl'lnP. f:lò rh e lmTO()rf a h en romnr end ere. è ch e m1p•le <llver•e ll niv er •lfà ilo– vr,inno stn ilin,re lnt ,11rnlmM1te I paesi' ~ronler! , nel rui eAAme !)lù p nrt 1 r" l•rm en te si •nerl •ll z1.r – ran no . Esse d ovrn n no stnrllare non solamenf • In lor o lin gua ,, ma Anr h e ln loro eronomln . 11 ('1- rlf to. la sto ri a n ollfka e dl!'lnm oflrn , rlv ll• e re – lirciosn,, la l!'PO!,'r_afiA. Il mnvimenf o srle ntlf1r n r nrfi stir o. ln br eve, h 1tto 11 p<>nolero. f11tto l' ottl – ,rità 'Or a.ti r "- df 11n !)AP<te. fpnPTH1o !' r pca,.-,ni " qomn,..,, IR n ecessità di trarr e solnzl onl pr atkhe ('lnlle teo rie. In p ri n cipi o si nvrà !'roh Abllmenl• illfAr,, 1f/\ A t-rnvar e I professo ri n ecessari ; ma atte nd endo che

RkJQdWJsaXNoZXIy