L'Unità - anno VI - n.10 - 9 marzo 1917

accresca ,il costo di produzione e della vita. In nessun momento. come que llo sarà apprezzabile e i,rezioso il ,vant aggio di non ave r cause art ificiali di ;rincaro. E in ogn i caso a.nelle un parlame nto u.scito <l::1 una vittoria elettora le proteziO'nista, non a«)pena comi nciasse sul serio a voler tratta ,·e a runa stes– sa str eg ua g,li.eleme nti sva riasissimi e incn,lcorla- 1:llmente vari albili e interdipendenti di una evolu– tissima società indu str iale, si troverebbe di · fonte a cosi complesse e insorm ontal.rili rliflì.– c<>Jtà, che ben 1westo dovrebbe aVJVedersi di non poterle ris olver e e sa rebbe para lizzato nei suo i tentativi a mezz a st.r-ada. Angelo Crespi. La riforma ammini– strativa in Italia Nel 1882-83, al 1~ luglio , noi avevamo in It alia :!8.364 imp iegali, importanti la spesa di 171.512.8D'i lire. Al l' JugLi,o 1914 queste cifre sono salite ri– S'pettivamente a 165.996 e 385.274.187 con un =– mento, dunque, de,J 60 % netlla quantità e del 125 % ne lla spesa. &, alle cifre de,J 19H a~1un– gia.mo que'lle de,gJi im1J.rdegati del telefoni e delle /errovie, otteniamo 286.670 impi egat i con un a spesa di 566.999.967 diI'P.! (A T!IGNENTE , L a- ri f orm a dell'amministrazion e pubblica in lta Na. Bari, La– terza, 1916, pa:g. XVI-367). Questo sacrificio di più di m_ez o miliardo a l– ! anno de. parte dei contribuenti lha ,un corrispet – tivo nell'utilità dei sPrvizi ·resi? E, anche se vo– gliam,:r consid er are quella spesa, come munifica el8-rgizione a fa vore dei pri vilegi ati, che cdpro no i~li· impiegh i ,piu!Jblici, questo dono procura alme– n,vla gratitudin e di coloro ch e lo godono? E poichf , quel corrit<petti-vo manc a in notevol e parte, e d'al– trJ ca.nt.o di,.gl'imr>iega ti non si sentono ch e la– menti, non è <1a concludere e,vidente che qu e1 de– naro è speso male? E perchè ciò avvenga. non - dol:JbÌamo conchi,uderne ch e de,vono esserci ne,Jh pubblica ammini strezion e degli ingranaggi in ,u, tilò o addi ri ttura dannosi? l'l danno, a cui va sog,getta una società, in cui lo Stato - '{)eo·difetto della Lrnrocra.zia, o meglio dei s,uoi organi divenorti ··burocrazi a - non fu. qnlelllo che può, sfugge ,a qna rrsiasi va lutazione ancM .approssimativa. Quanta · parte, per es., d1 responsrul:xillità non ha le. buro crazia it aliana, nel nessun inc remento della nostra mo.rina me.rcan– tile e nel ritardato impieg o dell e forze idro elet– triehe? A che cosa si ridurrà l'azione di tutel a e di inco raggtiamento dell o Stato - dato purtroppo che esi,genze varie , rpiù o men o nefast e, reclame– ranno quest 'azione - se gli agenti dello Stato pre– occupa.ti solamente di risolv eire comunqu e il loro problema cli stom aco, confnnd ena.nno sempre di più il concetto, che ess i sono incaricati di adem – 'piere ad une. funzione, con l'altro che da funzione I! sta.te. crea.te . per dare ad essi un modo di risol – vere ~1 problema . tl,e,JJI 'esistenza? Dinanzi a questi interrogativi, tutti dovremmo renderci cont o de,Jla. necessità che, prima di in– ' oca.re o este1ndene l'azio ne di ques to ~rande ongaJ\ismo, che ch iam as i Stato, i suoi in gra n agg i siano combinati in modo da dare il m ass imo ren– dimento col minim o della spesa: è n eces~a,ri o, cioè, che la pubbli ca ammini strazion e sia r.tfor– n,ate. in modo che non sia rpiù un a onga.nizzazi~– ne buona. so1o a imped.ir e iI bene e a fare il ma1e. Questo, che è il problema più g,raive, dopo quel– lo della guerra, dell'Italia d'oggi, dovrehb'essere presente spe<:ialment e alla coscienza di quei d e mocrati ci e socia!listi che più sono facili a ohie– dere nuovi intm-venti in tutti i campi dell o Stato , cioè di impie ga ti scelti da un gruppo di person ù, più o me no ignote , che siedono in perm anenza a Homa, e retribuiti a spese del pubblico. Eppure è J1TC<:isa.mente quest o il pr oblema, a cui meno che a qu aJ.11nq11e altro IJ)ensino gli sta– tolatri I e. c. A comi nciare da l prossimo numero smetteremo l'invio dei numeri di saggio a C')loro che hanno trattenuto il giornale senza pag-are l'abbonamento. n o L'UNITÀ I L GOV E R N O Curn Unità, .\mm1rator ~ dell'opera. be11efìca svolta nel cam – L•O della politi ca e della cult11ra dall'Unità e con– vint o seg ua ce dell e ide e da essa p ropugnat e per tutto quant o atlien~ rJla. politi ca econ omica e corn– men ,iale dello -Stato ,e all a necessità d i un radi – cale muta.m ento nell'inctirizzo politico della vit,t italiana mi sia perme sso - per l'affetto ohe por to td •giomale - di ,espri mere 1.l'ancnme:nte un dis– ~enso, che non è soltant o mio. m a. d'i molti amici, 5ui metod i pclemici nei ralJ)porti della burocraoia. Dico sui metodi e non già sulla. finalità. delht rolem ica, rperchè noi tutti giovani, elle v.orremmo effiettivament e mette re l' nzion e bur ocra tica su di un curri culnm ben diver so dall 'atbu.al e, C08Ì me – 'l'itatame nte sus cettib ile cli acerbe critiche, vedia– mo che da una tatti ca. comb attiva sbagliata de– riva .più danno che ibenefìcio a.Ilo scopo che si vuol ra.gigj_ungere. Gli attacchi generici, le critioh e imprec ise, le denigraz ioni a grosse paro le, il disp1,ezzo intellet– tuale lanciato contro 1a burocrazia come tale, do è n el! comp lesso de i suoi funzi onari, rassomi – gliamo molto a que<lli che fonnarono oggetto - nlc uni anni or sono - di una violenta campa ,gna contro il m il i tari smo . Allora ogni qi-eggiore vitu– llfl'io .ir,a rpoco, contro gli istituti militari: oggi non si (a che innegg iare all'eserci to, che è da.v– vero beneme r-ito de,JJa nazione pe r aver dato pro– ,a cli sa.Ida. compag in e morale, malgrado ogni pre cedente opera di r1 isgregnz ione e di avvili– mento; oggi si 'V'Uolee si pr ete nde che ess o si:l r,erl'etto in ogn i sua parte e dia il massimo ren– dimento . -Ma l'opera nega.tivR di demolizio .ne del passato ha certo ,portat o i su oi ~risti frutti, sui q.uali la Censura onon •perm ette reb'be, e giusta– ment e, di soffermarsi. f\Jltr ~ttanto · sta succedend o 4>er la O>u rocrnzia: p otremmo essere d' accordo che l'att.r ibuir e sem- 1>re nove attività allo Stato sh• un errore econo – mico • ma non si può pl'escindeore dalla realtà storie~ che quelle attività ha accresciute ed ac cre– sce: si invoca (anche a sproposito) l'int ervento d~Ilo Stato ; si vuole, sia ,p·ure illudendosi, che l'oper a dello Stato fruttifichi freconda di ben e... ,i non si trova migl ior partito ,per consegruir e ta li fini che denigra.1·e e dem0r alizza l'e da buro crazia, che è lo strl!menlo col qu ale si tradu ce in a.tt0 l'attività statale! Si la.menta l'insufficienza. crua– lcrnt-h-a dei ~unzionar i dello Stato e al tempo stesso si fa di tutto 11er allont anare i mtgliori da.Ile file · d,ella burocrazia . :\li par e che da ciò La.lzi un a contradd izione che merita di esse re chi a rita su•lle libere colonn e de.Ma Unirà. Chi scri, ,e alJ)partiP-ne ad una ammini stra zione dello -Stato che e, finora , la meno burocrati ca di t•1tte, m algrado gli sforzi degli iperrrit icj impro •;. v'isati, i qua li hanno 'IUalifica to dif etti prop r io qu elle che era no le poche sue virtù, senza, na – t11ralmente, , edere, per· man ca nza cli comp etenz a , quali sono le Y<~re deficienze: intend o dire de.JI ~ Ferr ovie dell o Stato. Anch e qui occorrono rifor– rne e s,·ecchiamenU cora ggiosi ; ma anch e qui le mag,gtiori de l.ro 'lez~e si t.,·ovon o in alt o e son,, incorn ggiat re rproprio da quell e forz e 1>arl,un ent 11.ri che meg.Jio dovrctbbero combatt erle ; anc he qui es iste un compa tto nu cleo di seconde line e di giov ani funzionari che dP.sidereret(be avvia to. la az ienda su ·vie più snelle e più fat ti:rn e che sa – rnbhe be n lieto di rif orme , le gm1li non si risol ·;rsse ro in comodi, ma degradanti , a.llargam entì ciò orga nico, sibbene in miglioramenti ammini – sf.rat.ivi e tecni ci, in viù soddisface nti condi zioni rn..ra li (prim a fr a tutt e l' esercizio effett iivo de lle rrspon sabilit àì dall e quali dovrelilbc in evitab it– ,nen·te ge<rmogliare il miglior tratt ament o ~cono– mico. .\fa a ragg iun ge re ta li fini -- pei qua li occorre – r,,bbe più lung o disc orso, qui in oppmi ,u no - è necessari o ch e la stRmJ)n seria e di sint er essatR iniz i un a cam~iagna 0W}irttìrn, mate riata di fa tti, pre cisa n,elle -critich e come inelle proposte, ah– ha ntlon and o il Ya.no e, dic iam olo pu re, non degn0 sistema dell a denigll'nzion e, dell'in sulto, dell'ac– cusa gener ica o ap riori stica . Sop rat,utto ritengo che do vre bbe evitarsi la 79 BUROCRATICO critic a per ia critica: malanno italic o, che il pii, sµes so è frutto del-l'inc ompetenza più completa e del se11wJicismo più ignor-ante e che è fata lment e des tin ato a lasciar e i,l temp o che tro.va. Sulle libere cdlonn e di un libero giornale dern potersi parlare con tutt a franchezza; spe ro, ,iuindi, ohe l'Unità vorr à r konos cere - o convin – cer e i lettori dei contra,ri o - che alcuni recenti u.tta cchi alla !burocraz ia non sono ail.rbasta nz n fondati da indurre ad una coscienziosa condan na. E, ,per usoi11e dall e generali , precisn: 1°) ne,J n . 7, del 16 !ehbrai o, si accusa non sn q,urule burocrate. di aver utilizzato un piroscafo di 2000 tonn ellate •per svedine 50 tonn cllat,e di fa- 1'ine in un isola "e t,utto qu esto perchè un bllll'o– " cratico comm'il f a.ut non riusciva a capire: che " rper vettova,g,Jia,re un a isola è bene fare 11na " unica sped izion e m grand e e non una spedi- zion e di 50 tonnet.late di farina ; che volendo " fare ,una sped izion~ di sole 50 tonne llat e è bene utillizzare un trasporto rl i piccolissima dimen – " sione e non reqllisire ,m 2000 tonneJlate "· 01·a a me sembra che la crihlea, ,per e56rere seria e convincente , avrebbe dovuto dimo st rar e : o che a.vendosi dispon.ilbili ed utilme nte invia.bili più di 50 tonnellate d i farina o di a lt.i-e vettovaglie, ~e ne sia inv,ece, spedita solo queJla q,uantit à; O'p– [lllre che la spedizione pote-va. esser fat ta con un l'iroscaio di minor ton n ellaggio, pronto a partire. ,fa se di fa rin a non ve ne era più che tan ta o alt1i piroscafi. non erano disponiibi1li, come si sa– rebbe regolato lo scrittor,i dell'a rti colo di fronte a !'•u.rgenza assoluta ed impr orogaJJile di a,p>prov– vigion are ,l'isola.? Avre bbe intanto fatto morire tutti di fame, pen· la soddisfazione di impiegare poi il minimo mez:o ? 2°) ne'! n. 8, del 23 febbraio , a proposito della deficienza di carri ferroviari pel comm er cio, si crit.icano i pezzi grossi di Rom a, i qu ali non si sa,reibbero " ancora avvisti che d,urante la guerra ,, c'è bisogno di tira.sporti ,più numerosi ", 1·~!0- no per cui non av-rebJ>ero ordina te nuo ve costru– zioni di com. Cred:e il critico che costruke carri sia altrettanto fa cUe che scrivere articoli '(>ei criornali ? E se i pez;i (Jrossi si fossero aecort i non ora, ma due anni f a della de.fìcifillza di va– g·oni e n on avessero trovnto officine disposte a r-ost.ruirne ? Questa è l'indagine seria per una . rritHca serena; 3°) nello stesso nume-ro si critica il prefetto di Bari pe1· aver stabi lii,1 la tesser a detl pon e in ra– g ione dà grammi 500 a persona. E' esatt issimo ohe iol contadino pugli ese consum a in temvi norma 1 i 1500 grammi di pan e al giorno; ma lo scopo del pr ovvediment o non è ap:punt.o quellu di !i.dur r e il cons.umo? La critic:i p0r essere seria e se.rena avrehh e dovuto _ dim ostrare o che Je disponibilità di g rano consentiv ano 'una 11.·a zione maggiore, o che è 1Jt1-efribile mangiare un chil o o mezzo di pane per un mese e poi. .. sta.r digiuni ,per tre Illesi ! Sen7,a contar e che se il prefetto di Bari avesse fissata la razi one in chi logran 1mi un o e 111ezzo, il critic o a.vrcJJbe probabi lmente criti– cata... l'inutilità del pr ovviedimento ! 4°) sem'pr-e nell o stesso numero, si es1}rim ono d ubbi chrca l' oppor bunità d i n,veir sos1:>esoil r·i– las,cio dei bigli etti forr ovinri di albbona.menl o a.n– ch.e ai vi~g iatori cli comm er cio, mentre pr c!J)r io pe r que5ti H decroto 11 gennai o 1017, n. 53, fa eccezion e e consent e il rilas cio di tali biglietti (pun to 8 del1l'a rticolo 1) ; 5°) si cr itica, infine, an cora r.Pl n. 8, l'alt ual<' dopl or.e,·ole, ,ridd a delle Comm issioni irnconclu– denti e irr esponsabili : sta ibene, siamo tutti d'accord o. :\1a non bisogna scri vere , se si viuol essere 1>recisi e in b11ona fede, che una delle 1>1in– ctpa li ca use di ciò sta nel desiderio dei .JJurn– c,-atici di g uada,gnar e getton i di 'presenza, quand o I, noto che questi sono aboliti per le n uov:e com– miss ioni e I idotti per le veechi e ! E mi par e_che b asti ! In con clusione, ag li arnìci e a. me rpiaccrcbh e ,·e– dere che l'Unità non si a bband on ass e n,I detootn – hile sis t,ima . della criti ca per la criti ca ;. il pro i1lema de lla bu.rocr ,,zia <! itr o1>[l<.I .gra ve per chè possa essere affront ato con supei-ficitLlità di in– dag in e e con sempli cismo di fini.

RkJQdWJsaXNoZXIy