L'Unità - anno IV - n.22 - 28 maggio 1915

tana Liri, dove la esistenza di tend e militari e della Croce Rossa. ci indicava che altri già lavorava e cbc di noi si poteva fare a meno . Arrh ·amm o a Sora ,·crso le 15. La mar– chcs.."l Alfieri non era a Sora. ma ad Avezz~no. Allora., via ,·crso Avezzano. Se prima aves – simo incontrat o un comune bisognoso cli aiut o, ci saremmo fermati H. Se nessuno avesse avuto bisogno di noi , s.1.remm o arrivati ad Avezzano. A Pescoso lido, ci si disse che i soccorsi erano già organizzat i. E allora , avanti, prima che ci sorprenda la notte. A un bivio, troviam o un automobile: ci consigliano di salire su a Balsorano a una decina di minuti di distan 1.a: ci sono stat i circa cinquanta morti e un centinaio di fe– riti ; ai feriti è st at o provveduto; ma la po– polazione ha bisogno di ogni cosa. Era, infatti , cosi : la piccola cittadin a rac– colta sotto il caste llo. su un'altura franosa , era sta ta r~a quasi tutm inabitabile dalle scosse ; il caste llo, cade ndo da un lato, aveva distrutte le case sottostanti e qui si era no avuti quasi tutti i morti e i feriti ; la popo– lazione, circa 500 famiglie nel centro, era ruggita dalle case, viveva da quattro giorni sotto l'acqua, nel fango, avendo esa.urit e le provvi ste locali, oppure non potendo ricupe– rarle dalle ma cerie peri colose ; le frazioni com– prendenti circa 300 famiglie , era no in condi – zioni uguali a quelle del centr o. ll comune era l'u ltimo de l circondario d 'A– vezzano verso Sora: <L1 .Avcz:r.a.no non aveva aiuti , perché Avezzano era distrutta, e rra Avezzan o e Balsorano c'erano tante rovine , che il comune pili eccentri co non poteva avere spera nze cli rapido aiuto; da Sora , che era a poca distanza, e in cui i soccorsi abbondavano, le auto rit à non potevano occuparsene, perché Balsorano non apparteneva alla loro giurisdi– zione. Evidentemente , potevam o e doveva mo far qui lo scopo della nostra azione : i morti eran morti ; i feriti erano al sicuro; occorreva prov– vedere ai vivi, affinché al disastro di un mo– mento non si aggiunge ssero la rovina delle malatt-ie e le so!Icrcnzc della rame. Il nu– mero, limitato . della poJ>Olazionoda soccorrere, 3500 abitanti circa, ci consig liava anche a JCnnarci qui : i mezzi finanziari, che il comi– ta to della , Leonardo • avrebbe pot uto rac– cogliuc , difficilmente avrebbero potuto prov– vedere a una massa più estesa di danne ggiati . A soccor rere, cventualmcn te, alt ri centri si poteva provvedere, quand o avessimo avuto la certezza di esaurire pienam ente il com pito ne l Comune messo sotto la tute la della ·« Leo– nardo ,. l-'lSCiammo ali ' entrata della città il p.. 1.n e e il latte , che avev amo con noi - troppo scarso aiuto per tanta miseria - ; lasciammo al capitano Morozzo della Rocca le uova e qual che bottig lia di marsala e cognac, perchè rHocillasse qual cuno dei suoi quaranta gra– natieri, che ne avesse bisogno (quei giovani non :wcva no per ripa.ro che le tend e militari sotto una pioggia continua dirotta) . E ncl- 1' oscurità dc.Ila sera toma mmo a Sora, dove dorm imm o in au tomo bile, sotto una pioggia torrenzia le. che ci accompa gnò quasi sempre durante la nostra opera laggH1: pioggia male– detta impla cabile, che aumentava tutte le dìfficoltà e rallentava ogni ini ziativa , mentre la povera gent e senza case , inzupp. .1.ta in per– manen za, e messa nella impossibilità. anche di <\5'..IQt:."":\.J'N o. almeno risca.Jdarsi al fuoco, avrebbe avuto ma ggior bisogno di aiu to. La mattina del 17, il dott. Giglioti e le si– gnorine Gigliucci e Bcllcgardc presero il tre no per anda re ad 1\\ ·ezzano ad aiutare, se era necessario, la marchesa 1-\lficri, lasciando le medi cine, che avevamo portate iu auto mo– bile, lungo la linea ferroviar ia, ag li ufficia li e ai medici di alcuni comuni, ira .Balsorano e A,·cuano, dovo man ca vano ancora o erano ina degua ti i primi soccorsi. La signorina Dal– lollo ed io tornammo a Roma a organiz za re l'opera sìstemati ca di socco rso. La sera del 17 tornavano da Avezzano a Roma il Giglioli e la Signorina Gigliucci, accompagnando dei bambin i feriti ; la signorina Bellegarde era rimas ta con la march esa Alfieri. E ncUa sera stessa del 17 fu stabiJito il ptano di lavoro. Avremm o ass icurato una tonncUata di pane al giorno, ci.rea 300 grammi a testa, al comune , finch~ non si potesse ro ' L ' UNITA ricostruir e i forni o finchè il servizio di vet– tovagliamento non potesse essere fatt o dalle aut orità; avremmo cercat o di riparare da lla pioggia i senza tetto , non con barac che di legno, ma mediante copertoni d'incerato; avr emmo distribuito coperte, mantelli , scarpe, abiti. Il nostro scopo era il pronto soccorso. organizza to però in modo che il lavoro imm e– diato non creasse ostacoli cont ro i lavori futuri. 11 tratt o caratteri stico cli questo programma, che gli ami ci di Fir enze accettarono subito è, stato l'abbandono delle bara cche in legno e l'ad ozione dei cope rtoni cl' incerato. A voler provv ede re cli baracc he in legno tutta la popo lazione, sa rebbe sta~ necessa ria una somma troppo grande. D' altra parte, sa– rebbe stato impossib ile far giungere rapida• mente sul posto la enorm e quantità di le– gname ,~eccssario :t tanti ricove ri ; mentre occorreva procedere con la mass ima sollecÌ– tudin o nei soccors i. Un mezzo · carro di co– pertoni incerati, invece, si poteva farlo arri– vare con sufficiente rapidità . Fatt o fronte con l'aiuto di questi ai bisogni pii1 urgenti, la popolazione avrebbe potuto aspe ttar e senza eccessive so!Iercnze la primavera . m . La. mattina del 18 gennaio potemmo fare da .Roma la prima spedizione di pane, affi– dando la JX!r la sorveglia nz..1.durante il viag– gio, a due giovani arrivati propri o allora dalla •Leonard o • coll'a utomobile del Giglioli: il Bart oletti e il Da Prat o. E t utte le spedi– zioni rnrono accompa gnat e sempre da sorve– glianti : in generale il Da Prat o faceva il viaggi o eia Roma a Roccasecca, e uno degli am ici residen ti a Balsorano and ava a Roc– casocca a ricevere la conseg na. A Firenze la Signora Uziclli concentra.va in ca.sa sua la raccolta dogi' indum enti e procccleva alla spe– dizione fino a Roma. E non ò stato, questo, certament e, delle spedizioni di Fir enze e degli accompa gnamen ti per rcrrovia il lavoro meno fati coso e meno penoso. Il 18 gennaio, mentr e il Ba1to lct ti e il Da \,rato accompagnavano il !lane e gl' in• dum cnti arrivati da Fir en1.e, il Giglioli tor– na va con la sua automobile ad Avezza no in servi zio della March cs.1. Alfieri, e di qui ri– saliva verso Firenze per la via di Rieti , pre n– dendo nota dei com uni ancora abbandonati, e riferendo sui bisogni locali al senat ore Fran chetti. Le Signorin e Gigliucci e Dallo– lio ccl io, ritornavam o a Balsorano in un 'a l– tra aut omob ile, che la Dallolio ci av eva procurata . Ci si trovò tu tti a Balsorano a sera avan– zata. li pa.ne, a.rrivato In sera, non si poté distribuir e subito. Non c· cm altro da fare che anda re a letto. CiOO le Signorine anda– rono a dormire in uno ~o mpartimento di prim a classe, nel vagon e che serviva a l co– mand o militar e e alla pubb lica sicurezza ; gli uomi ni si impa.dronirono cli un vagone frigorHero. che per esse re frigorifero fun– zionav a bene, o cosi passò la prima notte. Io non so come ce la sare mmo cava ta, senza alloggio e sotto l'a cqua , se non avess imo trovato questi ripari. Dobbi amo alla bontà de l capitano Di Tondo, succed uto coi soldati del genio ai granatieri , se non subimm o le con– soguen zc dcli' errore da noi commesso nel- 1' organ izzare i soccorsi, non prcoccupa.ndoci affatto, i._ç. princi pio, di :.00e0rrcrc noi stessi.! Il giorno dopo, col consig lio int elligente elci capitano Di Tondo e elci Sindaco del luogo. Giovanni Ruggeri. iniziammo il lavoro. Le ignorino si misero in giro per i rico– veri, ricercando i malnti , rendendosi con to dei bisogni delle famigli e, portando ovunque una parola di affetto e di conrorto. Nessuno di noi può ripcru,are ai giorni di Balsorano, senza sentire una affettuosa e rispett osa com. mozione, al ricordo di queUc due ca.re e buone nostre compagn e di L1.,·oro, pronte a qua– lunqu e più umile e faticoso ufficio, dolci e 1ieti an geli conso la tori di quegli a fflitti . Fe– cero d i tutt o : im pianta rono un posto di me– dicazione , in alto, ali' Orto dei Frati, vic ino al convent o qu asi tut to dis trutt o, per le fa– miglie rimaste lass ù senza cura ; gira vano per i domicili - chfamia molì pu re cosl - disse– mina ti per la cam pagna ; a ttrav ersa nd o mari di mota , sco,·ando i malati d1 bronchite e polmonite, e inducendo li ad :\lldar scne agli ospedali cli Roma e delle citt;\ vicine ; es– sendo sparita la leva tri ce, assistettero lo puer– pere; lava rono pia ghe schifose: dispensarono chinino, asp irina, pasticch e per la tosse a non so quanta gente. cominciando dai sol– dati ; si cacc iavan o in hltti i buchi : torna– va.no la sera a casa bagnat e come pulcini. sempre serene, non mai stanc he. Erano di – ventate le confidenti delle donne del pa.ese. f:: prob..1.bile che qualcuna le abbia credute capa ci cli far gua rigioni anche mirac olose : una donna per es. voleva essere guarita di un serpe nte, che aveva dentr o il c<;>rpo e che le si move va nella gola con la testa. Furono con grande devo zione assistite da un gruppo di infornticri, venuti di loro ini– ziativa da Roma . Erano nove compo nenti della Società di pubbl ica assiste nza di Porta òfatronia, cho le Siguorine presero subit o ai 1 SÒ.lart del comitato : e utili na rono per il tra– sP<>rtoe l' assistenza dei malati, lX!r gli accom– pagnam enti in forrovia , per l'invio delle me– dicine a i ricoveri più lontani. Dcli ' opera di questi giova ni noi non avemmo che a lo• darci. Il Bartoletti ebbe l' ufficio di cuciniere: e lo esercitò onoratam ente insieme ad un soldato : cd é cert o che non è colp,1.sua, né del suo col– lega, se non morimmo tutti avvelcnat-i in quei giorn i. Oltre alle funzioni di cuciniere, poi, · il Bar toletti ne esercitò non so quant e altre: sorvegliò la distribuzione del pan e, lrworò allo smistam ento degl i ab iti . ingrass ò le scarpe dei pili poltr oni, e ogni mattina, reco il com– .messo viaggiat ore fra Roccasecca o Balsorano, lot ogra rò mozzo mondo, compilò i regist ri della popolazion o, ispezionò qualcho frazione elci comun e, fu una spec ie cli bomze ,; lo"t /aire della compagnia , graz ie alla csperien1.a mul– ti fonn e di suca.ino e alla inesauribil e bontà romagnola. L'l distr ibuzion e del pan e ht uno elci ca.po– l;wori - modestia a p..1.rtc - della nostra organ izzazio ne. Stab ilite quattr o distint e e cont emporanee sedi cli distr ibuzione pel centro, e du e per Jc...,Jrazioni. prondern.mo nota, alla prima di– stribu zione del 19 gennaio , di tutti i capi di famiglia e del numer o dei component i cli cia– scuna famig lia: cos i avemmo fino da l prim o giorno I' clenco sommari o, ma sicuro, dello persone da soccorrere, base comodi ssima an– cho per la distr ibuzione delle coperte o dcgl' in– dum ent i. Og11i gionto , a una da ta ora, tutti sapeva no che in quei dati luoghi sarebbe stato distribuit o il pane : circa 300 grammi a testn : un giorno che ci man cò il pane, di– stribuimmo fagioli e riso, un bicchiere di due – cento grammi a testa : il riso ci era stato la– sciato da un cami on della Massoneria , e i fagioli li av evamo impetrat i alla staz ione da un carro della gioventù catt olica. Jn. sieme al pan e o ai suoi surro gati, distri– buivam o, via via che arrivavano , lo co– pert o, i mante lli, le maglie , in proporzione delle persone di famiglia . Di cope rte ne distri– buimmo circa J 500 : 8oo acquistate diretta – ment e da l comitato, le altre raccolte dai con– Uibuti dei privati . li giomo si prepara, -a il material e e il piano della distribuzione, e la sera ogn uno di noi andava al luogo a lui as• segnato. l soccorsi aUa frazione di Ridotti - un ' or.i e mez1.a.di distan1.a. da lla staz ione, tutta a piedi ._ e alle case che si raccog lie– vano a.I eontc ......un' ora di distanza. ·- era no affidat i a du e soldati assai int elligenti - i sindaci di Rid otti e di Ponte, come li chia– mavamo noi - , accompagnali talvolta da qual cuno dei nostri amici. Tutto que sto lavo ro sarebbe stato impossi– bile com pier lo scn1.a aumento di personale. Ma elci comitato della • Leonardo •• la sera elci 20 ci raggiunsero Pietro RoselH - non nuo vo a questo genere di lavori per la espe– rienza fatta in Calabria nel 1908, e aiuto prc 1.ioso ncll' opera di dire zione - Nello Gi– gliucci e il baron e H.ay , che \'enne colla sua aut omobile : appre zzata assa i per le commti– cazio ni fra la sta zione e la citt à, ~u in alto, spec ialm ente per le nostre signorine. 11 21 gennaio la compa gnia ò al completo con I' ar– rivo della Signora Ojctti , del pror. Vaccari e degli stud enti Ccntaro, Babiscio, HooscUi. Es– sendo, anzi, orama i il personale sov rabbon – dant e, s1 con venne di affidare al pror. Vaccar i Gino Bianco 693 la cura cli Roccav ivi, grossa frazione cli San Vincenzo, a mczz' ora cli dista nza dalla sta – zione di Balsora no, rimasta finora abbando – nata eia t,1tti . E, da questo momento in 1:x>i, la nostra opera si sdop pia: funzionan o du e divers i centri cli lavo ro, uno dei quali con– tinu a ad occup..,~i di Balsorano , l'al tro prov– vccle, sott o la direz ione del pro r. Vaccari. JX!r Rocca.vivi. Di quanto è stat o co1npiuto dal pror. Vac– ca ri e dai giova ni ciel com itat o universitario , o da llo Signore Cammeo, Bossi•P ucci, per Rocca vivi e San Giova nni , non spetta a me riferir e : anche perché stabi lita la pi\1 com– pleta autonomia rra i due comitati, e data la intensità di lavoro che ognuno doveva compiere, non avevam o il modo di informa.rei gli uni degli altri : ci si aiutava, nei limiti del possibile, da buoni amici nello necessità che ~!a via sopravveniva no, e ciascuno pro– curava di provvedere aUa propria zona me• glio che poteva. IV. A cominciare dal 22 gennaio , graz ie all 'abn e– gazione e a.Ila fon.a di rcsiste n1.a. dell.1. Si– gnora Ojetti, che si dedi cò all1. distrib uzione dcgl' indu menti, questo lavo ro cominciò a Ba lsora no a procedere con una relativa ra– pidità.. f:: sta ta questa la parte pii1 penosa. dcl– l' opera cli wccorso. I sacc hi, sped iti da. Fi– renze con una regolarità che ci riempiva di ammira zione e di dispera zione, ar rivavan o a decine ad ogni treno. Bisognava vuo tar li, smistar li, distribuirn e il contenuto, in una sala a terreno della staz ione, che il ca posta – zione avov a a.bb. .1.ndonata per motivi di in– columità personale, e che noi fummo felici di invadere per ragioni di utilità pubbl ica. Fuori la pioggia, la pioggia mal edetta, che non cessava mai, pa.reva che intimasse di far presto, che ogni minuto perduto era un reato ; e sott o quella pioggia donn e e b..1..1n– bini, scalzi, seminudi, t remanti, aspettava no giornate intere. Cercavamo di convin cerli ad andar via: chò li avremmo chiamati fami – glia per famiglia per rivestir li secondo le liste della popolazione ; ma il bisogno era più f'e– nace cli og,ù p..1.timcnto. Allora la pietà ci prendeva : li L1.Sciavamo passar e nel guardaroba ; ma qui nello sp...-u:io limìtat issimo, per vestire una famiglia , occor – reva abband onare il lavoro di smistame nto e lasciare chiusi i sacch i, mentre a ltri sacchi chiu si si nspettavano col prossimo tre no; o non v'orn spazio per riceverli; e sotto l'acqua, a ciclo aJX!rto, non si potevano lasciare. La Signora Ojctti o Nello Gigliu cci e il Rossolli, e du e buoni o bravi soldati. fecero questa vita per una settimana, aiutati a intervalli dagli altri, nelle oro in cui non occor reva la vorare ai trasporti. E distr ibuirono cosi cir ca 150 sacchi di abiti e scarpe. E quand o par tiro no, perchè sembrò al capi tano cli Tondo opportun o mutar metodo nella distribu zione, ci erano ancora una cinq uantina cli sacchi d:1 smaltir e, venuti non solo da Firo nze, ma au – che da Conova, da Vorona, da Milano, da Caste llo, da Cesena, da Torino, da Molfetta. da gmppi diversi di volent erosi, cho fidan– dosì del comitat o della •Leo nard o• più che, di altri, manda vano al comitato il denaro, e a Balsoran o i soccorsi. Di h1tte le fatic he fatto in quei giorni , questo dcli' essersi sproro ndat a per una set timana intera , da.Il-\ nL.1.ttina alla sera , in un mare cli abiti e di scar pe, che - per dire il vero - nessuno poteva dir e à chi prccisamcnto a.vesscro ap pa.rtcn uto - questa è stata certo la fatica più meritoria, pcrchè ~ sta ta la più ingrata. Le difficoltà penose cli questa part e del 1iostro lavoro sarebbero sta te assai minori, se resistendo ~Il' impu lso imm ediat o de l sen– tim ento, av essimo organ izzato di versam ente da Fir enze le spedizioni. La prcoccupa.7ione di far presto a lenire le sollcrcnze di clù vh·eva laggiù, sotto l' acq ua , senza ripar o, ci consigliò a chiedere che da Firenze gli indum enti ci fossero spediti via via che venivan o raccolti e sommariam ente classificati , ad ogni partcn 1.a di treno . l-.1. consegi.1011.a . ...:ra che i sacc hi ci perve nivano laggiù con grand e sollccih1din e ; ma non con • tenend o oggett i omogenei e in grand e qua n– tit à - come fu delle 8oo coperte ac<1uistat e in blocco dal Comitato - non era possibile

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