L'Unità - anno IV - n.21 - 21 maggio 1915

\ L' U N I TA Democrazia e lmp~rialismo. (J ) Un necessario esame di co· scienza. I fatti e le idee, che vorrei qui esporre , furono da me raccolti in gran parie prima che incomin ciasse la gue rra Ruropea. La pura curio sità int ellettuale , il desider io di com• p rendere certi :utegg iam enti del pen siero e della volontà cont emporanea, mi mos sero all a ricerca. Non prevedevo 1 certo , allora che gli avvenimen ti dov essero dare a que lle idee una real1à cosl sanguino sa, una potenza cosl di– st rutt rice. Nè perch è l'azione è venuta repen – tinamente a tingere in sanguigno il velo dia– fano de lle idee, vo rrei atteggiarmi ad ammo · nitore, a conc:igliere e a profeta. Ahim è I che miserabile cosa sembrano le previ sion i e le illusioni del pensiero in confronto de lla realt à, e come odio so il ciarlata nesimo di co loro che fanno squilla re i cim ba li della rettorica sui cada veri e sulle ruin e l In ore di dissolu zione e d i rinno vament o, come qu este che la co– scienza civile del l' umanità attra versa, forse con ver rebbe a tutte le an ime un silen zio pen– soso e raccolto. Ma al di là del male pre– sente vi sono le cause del male, e sullo sfo ndo de ll'a\'veni re già si disegnano le con – segue nze e gli effetti. Bisogna gua rdare co– raggiosamen te in faccia le une e gli altri , perch è gli avven imenti non ci sorp rendan o de l tutto ign ari o acc ieca ti, perchè ciasc uno assuma, nel turbi ne de i casi, la responsabi– lit à che g li spe tta ; perch è in fìne 1 l'umanità cosciente qualche cos3 impari dalla stessa sventura e possa trarr e da lla tragica catastrofe una purifi cazione. L'inco sciente e prono adat– tam ento alla cieca violenza del caso è dei brut i i ma I' uomo vuol co~prendere gli av– venimenti che lo tra volgono, perchè sente che tutta la sua <lig nit i è nel pensiero. Ne l cuore de i fatti, egli r ens", vi sono sempr e le teorie i dietro la cortina di fiamme, e di fumo che copre oggi I' Europa; al di là delle d ttà e dei villaggi distrutt i, sotto i berrettoni villosi, sotto gli elm i ch ioda ti, sotto i colbachs e i caschi, vivono e ferme nt,mo idee j sopra la materia lità bruta de lla forza e il tumulto feroce della battaglia alegg ia lo spir ito. La storia, tutta la stor ia, e perciò :rnche la guerra , è opera dell'uomo , ed è mossa e pervasa dal pensiero umano. Quale parte di noi della nostra anima , delle nostre illusioni, de i nostri sogni , vive, sia pure falsata e deformata ) negli avveni– -ment i attuali ? Sono essi una foll la sangu inosa? un error e mostruoso ? Ma in tal caso, un po ' di quella fotna è .anche no stra; in quell' e rrore noi pure siamo cadut i. L'um ani tà pen sant e è solidale nelle conq uiste come nelle abe rrazioni de l pensiero i e a nessun popolo , co me a nessun uomo è lecito lavar si le mani col gesto di Pilato, di front e a certe temp e~te storiche, quando tutti hanno contrib11it o 1 sia pure in, 1 olo ntariamen te 1 a saturar e l'atmosfera di quelle correnti elet– triche, dal cui urto do,•ev a prorom pere sul mare e sull e terre il iurbine devastatore: lo ho cerc ato di gunrdare nelle cause pro – fond e e remo te del fatto , e le esporrò qui im parzialffient e. Domani bisogner à forse a g ire i oggi possiamo ancora osse rvare e ri– flettere. L'uomo deve risolversi in certi ·casi a combattere e a mo rire per beni ideali che valgono più del la vita ; ma vuol sa– pere per chi e perchè co mbatte e muore. Pensi ero ed azione sono sempre intimamente conn ess i ; e perc iò, dop o ave r indicato quell e che a me sem brano le orig-ini ideal i de lle forze lottanti or a sulla sce na del mond o, Jo• vrò anche dire che cosa io pens i e dei do– veri che incalzano principa lmente noi ltalia nì nel l'ora pre sente . Sarà la conseguenz a logica delle mie osserva zioni, l' im pera tiv o morale che scaturir:\ dalle p remesse storiche. Lo studioso, indagando cosc ienzios Amen te i fatt i e le loro connessioni e l'ordine ideale ehe li un isce, non rinu ncia tuttavia al pro– prio gi udizio e non mutil a b sua co,cienza per lo stoli do scrupo lo di app ari re imparzial e. ( 1) Conferenza detta a Cremona il 16 gen– naio 1915. Cert o sareb be più giusto che, dopo aver ascolta to lo storic o e il na rra tore obbiettivo, vo i pote ste rivo lger\'i per sapere qual i siano le nece ssità del momento pre sente, per sa– pere che cosa si possa e sì debba fare ogg i o domani ad un ce rvello politic o, ad un capo partito , a q1.:alcuno di queg li uomin i cui ap· partien e conoscere , pre ,•edere, e sui dati ch e la realtà sociale offre loro oggi, preparare il doman i. Ma g li uomini politici tacciono : per prud enza ? per perplessità? per paurn? Non so; ma tacciono , e la parola rimane ali' im– provv isazione dei giorna listi e all' erudi zione , qua si sempre miop e o tardi grada, degli stu– diosi. Bisogna che vi rassegnate a fare con me un po' di esame di coscienza, pri ma che dalla nube che si leva ogni giorno più fosca e lu– gub re ali' oriz zonte esca il lamp o ed il rombo dell'ura gano. La crisi di un ideale. A studiare la naiura e le origini di quel vasto fenomeno socia le e politico che si chiama imperialismo mi indu ssero, assai prima che incomincia sse la gue rra, alc uni aspetti de lla letteratura contemporane a. L'immaginazione dei poe ti e deg li arti sti è una lastra sens ibi lissima a tutte le luci che so lcano o turb ano lo spi rito de ll'u manit à pensante; esse vibrano a soffi e a presen ti– men ti che annu nciano la tempesta ancora lontana; talvolta, anzi, svegliano nell'an im a torpida de lla moltitudine aspirazion i e pas– sloni che vi sonnecc hiavano inavv ertite e che diva mpa no poi d' un sol tratto in in– cend io. O ra dapertutto in Europa ai gra nd i sogna– tori di palin genesi umane, agli armoniosi as– serto ri d•lla nativa gene rosità . della no stra natura, agli utopi sti gene rosi che intonavano sul male e sul le discordi e presen ti la marcia dell'ott im ismo trionfan te, ai figli ed er edi di Rousseau e della rivoluzione francese, ai La– martin e, agli Hugo, agli She lley, agli Schil – ler, ai Manzoni, ai Ca rdu cci, agli Sw in~ burn e, ai To lstoi, era no subentrati i poeti de ll'i ndividuali smo egoa rch ico, dell 'energia conqui statrice, del nazionali smo aggressivo, della volont à di potenza : i Nietzsche, s ii Hauptmann , i l(ip ling, i Gork i, : D'Annun zio. Eran bensì diversi fra loro per educa zione , per temperamento , per le dottrine filosofiche o mora li, que sti ultimi r ortascettri della poe– sia europea; ma s'accorda vano nel di spre– gio per i \ 1 ecchi idoli de ll' idea lismo urna· nitario: l'u guaglianza, b fratellan za, l' al– truismo, la religione dell' um~no dolore ; abbandonato il sogno di pace e di bo ot:\ u– ni ,,ersale che i mi llenari cr istiani hanno la– sciato in er edità alla rivolu zion e, propon e– vano, invece , come ideale di vita, la for za, l'ambi zion e pugnace e conqui statric e, la po– tenza comunqu e ragg iunta e un ind ividu a– lismo intrepido e militante. A l pari della lett eratura 1 la polit ica, pr in– cipalm ente dal t870 in poi, mi parve di– venuta pili egois ta, soverch iatri ce e brutal e; senza gea ero sit?t e spesso senza on ore, affet– tant e un rea lismo cinicame nte utilitari o, il quale non poteva e non si cura va di giusti – ficare il propr io machiavelli smo colla mi– nacc iata salvezza dello Stato. Fui tratto cosi ad occuparmi de lla vasta letter:llu ra impe rialistica ger mogliata princi – palmen te in Inghi lterra ed in Ger mania negli ultimi decenni> e rim asi me ravigliato e irri– tato da que lla masche rata di cupidig ie e di appe titi camuffa tisi da idee . Talvo lta lo sde– gno litigava in me coll a vogl ia d i ridere , e la protesta irosa dileguava innanzi al demo ne dcl i' ironia, tanto comiche ed assurde mi parev ano alcune di quelle dottrine. Ma io ave\·o torto di ridere: nulla è comico nel regno delle teorie po litiche, perch è non v'è idea cosi pazza o sbileaca 1 che non possa un giorno o l'altr o tro \'are un popo lo od un par tito che se ne faccia paladino e la porti in giro pcl mondo, pronto a sostenere colla for ta delle armi che essa è la più graziosa e luminosa delle idee, la piU feconda e be- e Gino Bianco nefica ap parizione che abbia mai confortat o l' irre quieta miseria um ana i prop rio come Don Chisciott e era pro nto a misura rsi con tutti quei cavalier i ch e non volessero am – mett ere che Dulcin ea del Toboso era la dama più leggiadra de lle due Castiglie e dì tutta la cristianità. Q uel che avv iene ogg i in Europa prova che c'era chi a tradu rre in realtà quelle idee pre– parava silenziosame nte la più formidabile for za militare che il mondo abb i:. visto sca– tenar si alla distruzione e alla stra ge. Ma pure la lettura d i quei libri e la co– noscenza di qu elle idee mi serrava tal– \•olta il cuor e di un presentim ento sinistro. lo presen tivo allora_ che due terzi almeno dcl– i' Europa, e prec isam ente I' Europa piì.1 po- , lente per armi, per indu stria, per colonie, per coltura , per ricchezza, si veniva educando e preparando ad un concetto di vita e di atti vità po litica che era de l tutto diver sa, a1u ì oppo sta a quella a cui eravamo prepara ti ed edu cati noi j a quella educazione 1 che gli Italiani appre ndono, almeno da cinquan t'anni a questa parte, nella famiglia, nellascuola, nei libri. O ra, se essi, gli stranieri - Germani o Anglo– sasso ni - 1 erano nel \ 1 ero 1 no i eravamo ne l falso, E sentivo altresi che da un contrasto così reciso doveva nascere necessar iam ente un giorno o l'altro , la guerra. L' un ideal e a\'rebbe voluto un gio rno sopraffa re l'a ltr o ; e chi fossero i p=lJ debo li e meno prepa– rati al conflitto era cosa troppo facile in– tende re. Ma un altro convincim ento veniva for– ma ndos i in me durante quelle letture, che parrà, a bella prima, para dossale : questo, che l'imperialismo guerre sco, con quistatore e ra– pace, non era già in reciso con trasto collo spirit o dem ocrat ico, come avevo pensato dap – prima; an zi ne era il figlio legittimo, anco r– chè insolent e e ~ibe lle, che si era fatto forte di alcuni princip i della mad re e ne trne\ 1 a a conse guenz e imp ensate, ma non illogiche, alcune depe preme sse più famose. E qui convi en pr im:i int endersi sul signi– ficato delle parol e democra-p·a e im.~erialismo. Com e infatti, si può avere il cora ggio di afferm are che la democr a1.ìa moderna ha co– vato l' impe rialismo, se dap ertutto, o quasi lo spirito di sopr affazione di conqu ista e di guerra si urta contro l'oppo sizion e accanita dei partiti de mocra tici ? Ma innanzi tutt o osservo che qu ell' oppo – sizione era più verbale e rettorica che effi– cace, come prova il cont egno de lla Socialde– mocra zia tedesca nella guerra presente. Ed era probabi lmente an che illog ica com e si può, credo, dimostrare . Eppoi la parola dem ocra zia storicament e e logicam entecompr ende, non solo i gruppi estre mi dei partiti r:1dicali , ma tutto quel vasto mot o di tra sformazi one sociale che da lla ri voluzione francese in qua ha sol– levalo via via all' esercizio dei diritti politici una moltitu dine sempre e più num erosa 1 strati di popolazione sempr e piD. profo ndi j togliendo di mezzo, oltre al poter e :issoluto del re o del principe, anche tutti que i gruppi aristo cratici (nob ili , clero , magistratura ere– dit aria e inam ov ibile ) che nell' antic o ordine po litic o deteneva no tan ti privilegi e tanta autorità, per modo che il popo lo potesse e• sercitare la pressione de lla sua vo lontà sul cor po legislativo da lui direuam ente eletto e sindacato. O ra è certo che neg li Stati Uniti com e in Franc ia , in Inghi lter ra co me in G er– mania, man mano che il numero dei citta– dini aven ti dir itto di voto aume ntava e la marea de moc ratica saliva, cresce vano pro– po rzionatamente nell~ nazion e gli appe titi di espansione e di con quis ta. La parola imperialismo è Jc:no min azio ne france se di un fenom eno po litico ant ico quanto la storia uma na; ma l'impe rialismo, di cui vogliam o parlare, non è l'impu lso e l'a berra– zione, che spinge uo pop olo, il quale ha vinto, dopo lungh e lott e, un'a ristoc razia tirannic a, a imper sonar e la propria volontà e le propri e speranze in un capo, a sceg lie rsi volon taria– mente una guida, un protettore ed un pa· dron e in un uom o che abb ia saputo conq ui– starn e e signoreggiarne l'imma ginazione e che potrà chiamarsi Cesare, o Cromwel l o Napo leone i - questo, anzichè imperial i– smo dovr ebbe chiama rsi cesari smo - ; ma è 685 la teoria del tutt o moderna, la qual e afferm a necessa ria, pro vviden ziale e perc iò leg ittima in un dat o per iodo storic o la prepond eran za d i un popo lo sugli altri popoli i la qu ale inse– gna che vi sono razze, nazioni, individui, cui appar tien e per dir itto di nascita e di ec• ce llenza ered itaria la supr emazia e l' impero sopra altr e rnzze e na1.ion i, predestin :He 1 in – vece, a ~olt ostar e e a ser vire ; che la civilt:'l ed il progresso dip endono da questa fatal e egemoni a di un popo lo unico ed eletto, e che qualunqu e r.zione o aggressione quest o popolo intra prenda per realizzar e il suo pri– ma to essa è giusta ed è santa . In altr e par ole, secondo questa teoria, la legge della storia è sempre la somm issione politi ca e intellettual e d-t molti pop oli, di tutti i popo li più o meno civili, ad un solo, che è il più civile di tutti e perciò il capo natural e d i lutti gli altri. S' intende come una simile teo ria non possa aver e alt ro efletto pratico, che una lotta per– pe lll<t ed un cont inu o avvicendarsi di sopraf– fazioni e di ribellioni, Ui vio lenze e di mi- nacce . L'errore della democrazia. O ra, com e mai un a tale dottrina ha po · tut o sorgere dal cuore stesso della democra – zia sorm ontante, la quale prom etleva anzi l'av – vento della concordia fra i popo li, fondata sul pr incipio della fratern it:'l e de lla solida– rietà umana, di fronte a diritti e a dover~ comuni? Pare a me che l'im perialismo sia nato nella democraz ia modern :1 dall'ammirazio ne cieca per la forza material e, giustificat:1 da un concetto mistico che 1 facendo una cosa sola del la forza e de l di ritto, confer isce al suc– cesso - princip alme nte al successo econo mico e poli tico - un valo re provvidenz iale . C he la /or ta sia la gran de motri ce della stori a e il principio cre atore di vita per ec• cellenza, è una verit à che la democ r:1zia senti cd afferm ò lin dalle origini, poichè colla forz i essa usci dal limb o de lle v:ine o confu se aspirazioni e conquistò il diritt o a vivere e la potenza di converti re in realtà le sue teori e. Co lla forza delle armi ess.1 ,•inse e assogg ettò le classi, che le stavano prima sul co llo i respinse gli esercit i de l- 11 Europa coalizzat:1 i rovesciò tron i e privi• legi i diede ordine e legg i al nuovo assetto sociale; colla forza dell 1 ingegno foggiò gl i strumenti di conqu ista e di espansione eco– nomica con cui la societ à industriale accrebb e e inten sificò prodigiosamente i modi di pro – duzione; colla forza delle bracc ia, cioè co l lavoro, essa diffuse e moltipli cò la ricchez– za: e vinse durabilment e per, hè di fronte alle classi fiacche ed oziose da lei espropriate la demo crazia mostrò di essere più energ ica, pii.t labororio sa, pi\1 intelligente, pili tenace . Quando la forza mauca o vacilla, sia essa quella del pensiero che inventa o rinno va, quella dell' anima che resiste, sopp orta, com– batt e, quella de lle braccia che infr cnano e domano la poten za nemica della natura - , la vita stessa sociale si allenta ; all'attività su– bentra il torpore, ali' intr epida volont~ de– siderosa del meglio e creatrice del nuov o, la vigl iacca rasseg nazion e al peggio; la civiltà e la storia pu llu lano allora di balt erii e di tossine co me un' acqua stagnante dall e esa– lazioni mor tali. Ma da ciò che ho detto appar isce anche come questa forza, che è il principio stesso della vita, 110 0 sia so ltant o la forza' brutale, la forza de l pug no o de lle armi. Anche lo spirito, anche il sentimento ed il pensiero posseggo no una loro forza mera – @lìosament e feco nda e fatti va. Una dottrina di amo re, di rassegmm one, di umi lt.\ in.segnata in Palestin a sono oramai diciann ove secoli, ha potuto co nquistare, sconvolgere dalle ra• dici, conseg na re vinto in altre mani il grande impero Romano. Scope rte co me quelle di un Co lombo, di un Va;;co di Ga ma , di un Ga – lileo, di un Newton, di un Vo lta, valgono assai più di una battag lia pe rdut a o guada • gnat a ne lla Storia della C i·,•iltà, o del tra– passo di una città o di un a prov incia da ques to a que l popolo, da ques te a quell e m~mi. Pen sie ro, affetto, volon t~, sono ener– gie, sono forze e forze for midabi li e stu– pende . L'e rrore della democ razia du ran te il se-

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