L'Unità - anno IV - n.21 - 21 maggio 1915

L'UN ITÀ Tiziano e di molti altri sommi maestr i ita– Jjani, si compia cciono della loro affinità na– zional e con gli arti sti dalm ati Andrea Schia– vone e Giulio Clovio i monum enti dei quali ornano le loro piazze. In nessuna piccola ca– pitale del mond o le opere di Verdi furon o pii1 amm.iratc e piii rappresentate che a Za– gabria, sicchè i Croati cons idera no in certo modo l' autore del « Ri goletto n come un loro compos itore nazi onale; h1tto il teatro moder– nissimo italiano fu rappr esentato sulle scene croate di Zagabria, di Osiek e di Varazdin, dalle leggende medievali del Giacosa e dai drammi civili del Ferrari fino alle recentis– sime opere di Roberto Bra cco, cli Scm Bc– nelli e di Giro lamo Rovetta. Nè questo fenomeno in Croazia è di quelli comun i a tutti gli altri centri grandi e pie- . con europei - chè del resto anc he per sè solo sarebbe una prova che l'ambien te croato non è affatto " barbaro » come piace far credere agli Italiani - . Ma è invece una forma, uno speciale atteggiamento. un bi– sogno impellente dello spirito croato, comun e ai Croati e ai Serbi, ai primi anch e pi l1 che ai secondi, di cerca re avida mente, nonostante il german esimo che li serrava alla gola, nono– stante la lebbra un gherese che min acciava d'invadere il corpo croato, ogni pii.1 ideale contatto con la civiltà ita liana, contatto che sarebbe grave jattura se dovesse cessare, ma che imman cabi lmente cesserebbe dal giorno in cui si consumasse l'a blazione del t ronco dalmati co dal gran de corpo croato -serbo. ]o non voglio, non posso analizzare t ut ti gli argomenti che si sono fatt i valere nella stampa italiana per giustificare a l'impresa della Da lmazia D, ragionam enti cd argome nti atti a colpire l'imma ginazio ne del popo lo e spec ialm ente a fargli ritenere giusta I' occu– pazione della costa slava dcli' Adriatic o. Il popolo sente infatti conf usamente che sarebbe un fatto assolut amente nuovo e di conse– guenz e gravi cc.I irreparabili e un affare di assai dubbio util e se questa guerra univ ersale que sto bellum om1~ium contra omnes per la rivendicaz ione del principio nazional e contro chi l' ha calpestato per lungo corso di secoli, dovesse saldarsi da part e italiana con la pre– meditata creaz ione d-i una mt0va questione nazionale, spostando geograficamente un pro– blema e non eliminand olo. 11 popolo sente che l'Année Terribl e in cui la Polon ia e l'Alsazia-Lor ena. spera no di ve– dere la loro emancipazione , non potrebbe de– gnamente chiuder si con una nuova provincia irredenta. Poichè l'onore cieli' Italia consiste per l' appunto nel non aver giamm ai tolto a nessuno territ ori non suoi, di non aver giam– mai atte ntato al diri tto delle altre sti rpi di disporre del loro desti no. L' Ital ia sta rebbe ora per dar e Io spet tacolo nuovi ssimo di una nazi one sorta sulle rovine della politica di conqui sta , primo genita della Rivo luzione, con– quistant e palmo a pa lmo il terreno contro un popolo, che non per antipatia verso l' Ita– lia - tutt' altr o! - ma per purissimo spirito cl' indipendenza matnr ato att raverso i secoli, per l'i ndomito affetto de l suo povero ma puro focolare, per cui Tomm asèo com.ba.ttè le più dive rse battag lie in nome dcli' anima una e indivi sibile del popolo dalma ta, si ri– fiuterebbe di accett are un nuovo nesso poli– tico che ribadis se le ca tene dcli' anti co ser– vagg io ? Cadrebbero gl' Italiani nell'erro re che Moltk e estorse ali' onnip ote nte Bismar k sui Vo– sgi ? Noi non lo cred iamo poss ibile. Noi non cc l' inun aginiamo . E la stessa dia lett ica dei palad ini della conqui sta ci rafferma nella convinzione che essi pure sento no l'i mm anente ingiustiz ia cli questo a salto nelle tenebre • a. cui invitan o l'I talia. · Se un paese app..1.rtennc a uno stato ita– liano o magari a Ro ma, invocano su di esso il più labile dei titoli di possesso - la sto– ria . Un minim o nucleo di Italiani o di Italia – neggianti lo ritengono sufficiente per invocare il diritto nazionale con tro le masse di nazio– nalità diversa., alle quali ar istocraticamente rifiu ta no la libertà a nzi l' espressione della volontà. Se non possono far valere il diri tt o naziona le con sufficiente chiare zza, in\"OCano la strate gia ; ma siccome la stra tegia per l'abu so che se ne è fatt o, avrebbe sapore di politi ca troppo aggressiva, finiscono col rifu – giars i in seno al commercio. Sicchè stori a, nazional ità, st rateg ia, prosperità economica, sono or conf usa mente or a lter na tivam ente in– vocati per creare negli spiriti una retto rica sui generis, che faccia tacere la voce della ragione, di cui il popolo ita liano diede tante lumino se prove nel corso degli ultimi cento anni. Senonc hè tutte le tesi possono soste nersi. TI serva ggio dcli' It alia fino al Risorgimento , lo smembram ento della Polonia, la sparti– zione della Peniso la balcanica , l'oc cupa zione tedesca del Be lgio, non v' ha infamia che non a bbia trovato e non sper i di trova re sosteni– tori storici, politici, econom ici, strat cgi~i- Lun– ghi period i di occupazioni terri toriali con .Con• segucnze graviss ime per il pacifico svilup po dcli' Europa trovarono giust ificazione eia sva– riati ssimi pun ti di vista. Senonchè il prin cipio nazionale finì seinprc, ed ora piì.1 che mai sulla terra oscura ta da un velo di lagrime e di sangue, col riprend ere le posizioni per– dut e; e gli argoment i dei conqui stato ri non ebbero stabile fortuna che sulle plaghe de– serte ed incivili dcli' Asia e del!' Africa L'i ngiustizia fondamenta le delle pretese ter– ritoriali non consacrate dal prin cipio vitale d~ nazi onalità ci è rivelata altres ì dal tono acerbo degli organ i nazionalisti. È come una voce interna che li cost ringe a riconoscere di aver torto - adirandosi. Noi siamo mossi, ca ro amico, in que st ' ul– tima ora da qucll' a1nore che portiam o al– i ' Italia , amore infusoci col sangue e cemen– tato per la lingua e l' educazione italiana, ad affermare solennemente che l' a more per la pa– tria e la cura del di lei avve nire sentiamo esser superiore in noi ad ogni altro affetto . La chiara visione che abbiam o <!egli int e– ressi vitali delle due st irpi, ci impongono il dovere di richiamar e su ques_ti interessi alla vigilia cl' incleprccabili av veniment i I' atten– zione dei sta tist i italiani, i qua li fin dai tempi di :Machiavelli per lunghe generaz ioni sep– pero attingere nelle grandi crisi nazionali alle pur e sorgenti della saggezza ita lica le loro supreme decisioni. 11 prin cipio nazi onal e non deve non può, nelle sue grandi e sublimi lince, venir calpe– stato nè dur ant e nè dopo la guerra di libertà imp osta a tutte le na zioni dalla. sete egemo– nica della Germania e dell'Austr ia. Non può non deve l'Italia calpestarlo nè pel rispetto delle proprie origin i, nè pel rispetto delle li• bertà nascent i degli altri popoli. Nè perc iò, rispettando i diritti nazionali della Dalmazia, si sagrifichercbber o tanti bril– lanti secoli passa ti, tante memorie gloriose che ne legano ali' Italia, nè sagrificheremmo quella coltura, quelle tradizioni cli vivere so– ciale, che pur dobbiamo ad essa. Feconde– remo soltanto il nostro present e, onde rin– vigor isca quei frutt i, quantunqu e d'a ltra fa– miglia, che nel!' unione con i fratelli slav i dovra nno matur ars i. Sfronda to il problema eia ogni retto rica sen– timenta le att int a a un passato senza rito rno, a una civ iltà che peì- quanto angusta e libe– ramente accettata non potè priva re il popolo da lmata della sua naziona lità, assic ura tas i l'Ita lia strateg icamente, con basi navali che la mettano al sicuro da sgradite sorprese , fatta la pa,rtc debita al bisogno di rivendi– care altri paesi - che risultano animat i dal soffio dcli' ita lian ità per quanto non perfet– tamente omogenei dal punto di vista naziò– nalc - elemento impr esccnd ibi.le nella valu– tazion e delle rivendicazioni di un popolo de– mocratico e libera le - , vagliate tutte le ra– gioni militanti a favore cli un pii.1 facile respiro dcli' It alia sull 'Adriati co orienta le; - la Dal– mazia - tutta la Da lmazia - uscirebbe da questo esame indubbi amente comp resa nel fu. tu ro assetto jugoslavo , come lo int esero emi– nenti uomini polit ici dei nostri tempi, come l' inter esse primordia le dcli' Italia lo richiede, come )la zzini chiara ment e lo vide. come ri• suita dalla recente e recenti ssima. storia che per quant o si affatichi no i ra.ccoglitori di • Libri Verdi JJ non registra neppu r un docu– mento di qu alche entità per cui tr apeli il de– siderio del popo lo dalm ata d i congiun gere i suoi destini con i dest ini dall a sponda occi– dent ale adriati ca . ca Gino Bianco Coll' occupazi one di tutta o di una cospicua parte della Dalmazia , l'Italia s'in sedierebbe ne lla Penisola Balcan ica, - e se ne accorge– rebbero ben presto 'i piì1 fanati ci sosten itor i della tesi che la Dalm azia 11011 appart iene al sistema peninsulare dei Balca ni. Possedere gran parte della Da lmazia eq ui– vale non solo a possedere una rilevante parte del popo lo serbo-croato di puro sent iment o naziona le slavo, con mille legam i spirit uali av– vin..to ai focolari nazion ali di Zagabria e di Belgrado (e non parl iamo degli economici, osteggiati dalla triste politica austro- unga– rica), ma._ co mport ereb be altres ì la necessittl di un contatt o immed iato colla Bosnia -E rzego– vina limitrofa alla Dalmazia e dipe ndente da questa, come la Da lmazia da qu ella. Co1llpor– tere bbe pertanto una v.igilanr.a att iva, facil– ment e degcnerabilc in un perman ente int er– vento, nello sviluppo politico dello Stato serbo, o serbo-c roato , di cui l' Ita lia terrebbe occu– pata una. parte non indifferent e. L' Italia verrebbe perta nto a sostituirs i al- 1'~\u str ia e alla sua politi ca; verrebbe a coz– zare eve ntu almen te cogl' inter essi vita li ciel popolo serbo-croato, a voler fata lment e fare e disfare, come l'Aust ria -Ungheria, la trama sto rica. della nazi one serbo-croa ta. E questa, per la separa zione ideata fra Serbia e Croa zia, per la sparti zione violenta della compagin e nazional e, dovrà , invece che amica, div enire necessa riament e ostile a tutt i coloro che ne contengono il corso fatale verso l' unità . L' Ita– lia si vedrebbe per tanto cost retta ad eredi 4 ta ~e dall 'Aust ria la t riste funzione cl.i gend arm e balcanico. S~ l' Italia, in base a erronee informazion i, come quelle che condu ssero i\fassimilia no al Messico e Na poleone in Spagna, credesse di trovare in Da lmazia un popolo amorfo , incosciente della sua indi vidua lità etnica; non so lo agi rebbe diretta ment e contro un popolo sveglio e fiero della sua rinascita nazional e, ma , per una piccol a ambizi one territ oriale, si cree rebbe in un non lontano avv enire un perico lo, che ogni sincero aman te cieli' It alia ha il dovere di segna.lare. L'in sediamen to dcli' Italia - o di qual– siasi, Potenza st rani era - sulla costa orientale dell'Ad riat ico delineerebbe fin d' ora sull' oriz– zonte la possibilità di una rivincita della Ger– mania , la qual e fra non molti anni cerc he– rebbe di sfruttar e, col miraggio della reden – zione, la dolorosa am pu tazione subìt a dal mondo jugo-slavo. Il blocco germanico, vinto ma non disperso , troverebbe certamente il suo torna conto nel– !' incoraggia re fra i due mali il minore e to– gliere ali' It alia una parte delle sue conqu iste. Una politica itali ana di insediamento terr i– toriale nei paesi slavi della Balcania , conco – mitant e alla cacciata degli Austri aci dalle due provinc ie serbe, provocherebbe una nuova coa – lizione jugoslavo ellenica cl' imm ensa portata . E per quanto tenue sia il filo dello slavismo nel popolo bulgaro, qu esto te nue filo potrebbe in un dato momento ingros sare a impetuoso tor rente. Soddisfi la Serb ia le rivendicazioni bulgare ; e noi assisteremo a nuovi accord i positi vi fra i due popoli, accordi che sorpr en– deranno l'Euro pa come la sorpre se il patto del 1912, che, per una deliziosa ironi a della storia. fu definitiva.mente conchiuso nelle stanze del Pa lazzo Imp eriale di Vienna durante la visita di Re Nico la a Francesco Giuseppe ! I. nemic i acerrim i della vigilia possono pc r– fctt amènte ridivenire amici cd alleati; ed una nuova coalizione slava, avente per obiett ivo la liberazione della Peni sola, potrebbe sorgere a danno dcli' Itali a. L1. quale, se dovesse incontra rsi con una coalizione balca nica , inco– raggiata da lla Grecia, dalla Germania e forse anche dalla Rum enia, si troverebbe senza alleati in questa ultima e definitiva fase clel- 1' imman e liquidazione dei trattati del 1815. Si troverebbe isolata, priva da. un lato dcli' a ppoggio della Germania, spirante ven– detta per il man cato a ppoggio anz i per la di– retta aggressione; priva dcli' appog gio della Ru ssia, della Francia e dcli' In ghilte rra , che, a conti fatt i, pur avendo dovut o a malincuore perme tte re oggi ali' It alia l'in corporazion e di qu asi un milione di Sia.vi, non vedrebbero di mal occhio affievolita la potenza italiana nel 1'lcditerraneo e compr omesso per sempre il 683 prest igio cieli' It alia nel bac ino adriati co cd orienta le. Lo stato reale delle cose, gli avv eniment i che si sta nno maturando, l' incolumità futura cd il prestigio e l'i nfluenza comme rciale e marittima cicli' It alia, la sta bilità di un as– setto balcanico e adriat ico raggiungibi le sol• ta nto senza gra vi lesioni al principio nazio– nale, infine la provata possibilità di realiz– zare gl' inter essi italian i anc he in altra forma, con positivi accordi col futuro stato serbo – croato (dei qual i ad durr emo privil egi com– mercia li, stat uto •aut onomo per Zara, base nava le in una delle isole dalmat e ccl acco rdi milit ari), tutto consiglia pertanto I' Italia di amicarsi il mondo jugoslavo onde poterne di– spor re per gl' inev itab ili conflitti e co nati di rivincita in un più o meno lontano avvenire. Se in questa guerra dove ssero apparire gli ste nd ardi italiani sulla costa da lmata , il po– polo slavo della Dalmazia li riterrà apporta – tori cli libertà colla ferma fede che l' Italia , in omaggio al principio che le infu se la vit a , rimette rà la Dal mazia alla sua madr e Slava, come Na poleone II I rimise la Lomba rdia alla madre Italiana . Se a guerra finita questa fede dovess' esse re smentita, gli Slavi, pur essendo inconsolabili di aver perso non per loro colpa la preziosa amicizia del popolo italiano, fiducios i nel!' av 4 veni re della loro razza, prepa rerann o il futuro riscatto e l'in tegraz ione della loro unità na– zionale. In questo momento noi abbiamo la serena coscienza di aver fornito ali' Italia un a lumin osa prova della nostra amic izia, scon– giuran dola ad arresta rsi sul perico loso pen– dìo, e a dive nire, con un nobile gesto, la vi– gile e benefica guard iana della nostra giova ne libertà . X. X. X. Il nostro dovere. Abbiamo voluto la guerra : l'abbiamo im– posta . L ' hnn110 ·imposta, con noi, tutt.i coloro che le manovre giolit timu hanno rivoltato, t.utti coloro che han sentito sulla faccia come uno schiaffo l' onta del mercato f del ricatto. 1/ popolo, In 111olt.itudi11c thi contndi11i, de– gli opaai , si avvim.Ja alle armi, silenzioso e raccolto, senza veder bn ,e i mot.ivi ideali che spin gevano noi, ma pn:scnteudoli conf11-– samnzt,.•. A 11.ntratto, l' uomo che fu. Ditta– tore d'Italia, dichù1rò la gutrrll inopportuna e super.ftru1. Contro lui, rontro i suoi ministri e satcllit.i, siamo iusort.i, nelle città, noi, le classi cìo,: che si soglion chiamar colte, ù11el– lt1t11ali, quelfr che, prr abit11di11c,si dico110 dirigenti. Così, abbiamo impo sto ill gucrm. 1W11d11questa nostrn azione ci d1-·rivauna im111c11st rrsponsabilità: r11mpolla 1m do– vere tanto stmpli u cd rlcmentarr', quanto as– soluto ,t categorico : il dovere di non t.irnrci indietro, 11cll'ora del cimento; il dovere di esser prout.i a tutti i s11crifizi : primo fra tutti la rùw11.ci11ad ogni privilrgio, che possa sal– varci la pelle. Noi non simu di quelli che, a quant.-i in questi giorni han gridato per le pi11zzc, di– cevano : u Arruolatevi subii.o, e andate a farvi 1111wwzu1re ùi prima linea/ n. Sarebbe ingiusto ed assurdo. IHa dobbit11110 tS1gere - e più di noi, il pop olo, /11 folla dei contadini, degli operai, deve rsigerlo - che tutti noi facciamo il nostro dovere : che 11esrnno di noi ricorra a scappatoie, a sotter– fugi per sottrarsi ai suoi doveri. Che questo da non pochi si senti, noi giu– dichiam o da segni p11rrcchi. 1 rt1 coloro che, 1mmiti dei necessari titoli di studio, si son fatti nominar e ufficit1li nella 1l1 ilizia 1"aritoriale, tanti han chiesto di es– sere addetti ali'A -mmin istrazione, per evitare, 110n dico il pericolo - chè po co i 'l erritoriali p otranno correrne - ma i disagi del servizio, che il Jltin _istcro della Guerra ha ordinato da un pezzo che non si ricevano più domande per il Commi ssariato .' Cior11i ft1 ,m R. Decreto stabiliva che co– loro che siano addetti a stabilimenti, ove si p repara110 nwtr riali p er ·t'ese rcito e per la marina, potranno essere esenti ,illl servizio mili tare. Ottimo e util e proVtJedim e11to senza \

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