L'Unità - anno IV - n.11 - 12 marzo 1915

L ' UN I T À q uesto saliente terres tre fa pe,u/m,t in mare l'altro saliente austriaco <lell' Istria con Pob , che impedisce. o quanto meno osta– cola gravemente b. difesa da mare del con– fine orienta le. Genova e Pisa facevano c:-.po sempre a Pola quando volevano colpire Venez ia. E questa mostrò di ben compre nderlo, se oc– cupò Pob, prima :mcora di possedere Mc– st rc. Se immaginiam o, in.vece, tolti all'Austria c1uei due salienti mina cciosi, b difesa del nostro paese non potrebbe davvero dirsi più in serio pericolo. Insomm a le stesse necessità militari che, oltre al resto, giust ificano l' aspirazio ne alla annessione del Trent ino, giustificano anche l' altra aspirazi one di t0glicrc di mano al– t'Austr ia il perico loso galientc di Pola. Per la qua l cosa sarebb e necess:1.rio e sufficient e che il confine nostro si ,spingesse presso a poco al confine storico dell' Istri a. Se non che, in quest i ultimi tempi s' è inte so afferm,\re che per la difesa della no– :i.tra patr ia c' è necessa rio anche il possesso della Dalmazia. Tutta la storia sta a smentir e simile con– cezione. Delle cinque battag lie avve nute in qua l– cuno dei punti della costa orient ale (Zar a, 1202 ; Curzola, 1298 ; Pola, I 379 ; Lissa 18 t t e 1866), una sola, l'ultima di Liss.-,, fu vinta dal possessore della cost a orient ale stessa , e non cert o per tale possesso, ma per l' impreviden za del Per sano, che si la– sciò attacca re in condizion i d' inferiorità e gi:\ fiaccato per i bomb :udament i dei giorni precedenti. Il possesso della costa dalmat~ aiuta chi deve difendere i paesi retrost anti a quella costa, come spiega il Nag)iati, ma non chi deve conquistare il domi nio del mare che è la vera lotta difensiva per noi, in quanto solo i1 dominio del m:ue ci conse ntirebbe un contrattacco in t erritorio aus tr iaco nel caso d' invas ione del confine friulano. Ed è molto sign ific:nivo il fatt o che, ad onta del possesso non solo della Dalmazia, ma della stes sa Poi.i, l'Austria nella pre– sente guerra non si:1 riuscita ad imp edire che il domini o del mare sia in mano della fiottn angl o-fran cese, In qun le è addiri ttu ra priva d'ogni ba se d'ope r.11.ione nell'Adria tico. Gli è che in guerr:l la prev~lc nzn è da1a sopra timo da l numer o, dnll n rnpidit :ì e dal tiro delle navi, e solo in ,·ia subordi nata è :liu– tarn dalle basi na, •ali, e di queste in tutti i casi basta averne qualcu na non troppo lonta nn, com'è :lppunto .Malt:l oggi per la flotta anglo-franc ese, com.e sa rebbe domani T:ir ant o per noi. Il problema econom ico. Dal punt o di vista economico, il prob lema it:t li:lno dcll'Adri ::uico si può sintetizzare in poche parole. E nostr o vita le int ere~ che l'Adriatico intensifichi quant o più è poss ibile i suoi traflìci. L' It alin soffre <l' una para lisi nel suo fianco orientale. Ad occidente i ~uoi maggio ri cen tri, ad cx:cident c i suoi mag– giori po rti, i suoi maggior i tr:1.ffici; nd oriente la vita pulsa più fiaccn, più stentata. E un mal e :mtic o, un m:lle che ha profo nd e ra– dici nei secoli: Cristoforo Colombo fu il più grande nemi co del nostr o paese e di tutt o l'oriente. l\la con l' apertur.t del c.,nale di Suez, una m10,·a corrent e è tornata. a circola1e vivificando qucs.to c:s.mgue organ ismo, e le nostre regioni :1dri;Hiche han .comi~ciato a risorgere, come ne fan fede i progre ssi ma– rina ri di Venezia. <l".,\ ncona, di Ilari, di Mrin– disi, il rinnov:un cnto :1gricolo delle pro– vincie adriatiche. I' iniziata industria lizza– zione Jel Venet o e del Barese. inmo però appen a ali' iniz.io di questo rim10,•;1mento. E Li ~rc-rnnza che esso con– tinui e si intensifichi dobb i;uno riporl a spe– <:ialmente nel continuo incremento dei tr~f– fici dcli".\driati co. Purtroppo, è quc,10 un bacino tutt o -chiu~ nll" intorn o. :1 nord come a oriente. come in gran parte ;1 occide nt:. da caten e di mon ti. che lo rin,;,errano dappresso, 1.t- sciando lo, con la sola eccezion.e della valle padnna, a.d immediato e dirett o con t:nto con zone poco estes e, e per giunta in gran pane po,·erc e brull e. Ad oriente, la Dalmazia, sottile fascia calcarea, è stretta fra il mare e la montu osa Bosnin, che in gran pane scarica sul ba– cino dd Danubio . Il misero Montenegro, con i suoi ripidi e sassosi monti , stra piomba dir etta mente sul mar e. E se l'Albania la– scia frn i monti e il m :1.re qunlche pill am– pia valle, le sue Alpi limit ano nnch' esse I' hi11ttrland dcli'Adriatico, tanto pill che , nl di l:l, il profondo golfo di Salonicco con le ferrovie per Monastir e l\litrovitza eser– cita la maggiore attrazione sulla Macedo – nia, su la Vecchia Serbia, e su l' Albania orientn le, ora soggetta alla Serb ia. Ad occidente l'App enn ino spinge le sue ultime diramai .ioni fino al mare e lascia appena inter posto verso sud il piccolo Ta– volie re di Pu glia e il tavolato carsico del Barese e del Salentino; mentre ve1so Nord lascia aprire a ventagl io su IP Adriatico l':lm– pia e ricca valle padnna, che però nella su:t pane magg iore e più ricca rientra nella zona d' influenza del Tirreno, il qua le non man cn di spingere la sua concorrenza al– i' Adriatico anche nel resto dd la valle. A nord i pover i rialti dell,1 Carniola, del Cnrso e della Croaz ia, ad immed iato con– tatto col mare, ben piccolo con tribut o ar– recano anc h'e ssi al tr affico adriati co. Il più grosso nffiusso, che qu esto riceve, a Tri este, proviene da lle più ricche e indu st1iose terre del restante impero aust ro-ungarico. Or:1 è nostro cap ital e intere sse economico promu ove re quelle soluzioni politic he del prob lema adr iati co, che meglio possano con– tribui re ad allarga re la sfera d' influenza di qu esto mare. Ciò posto, I' affacciarsi della Sr-rbia diret – t.,men te su qu esto m:1re, non può essere salutato d:1 noi chl' con gioi:1, anche dal pur to di vista commerrial c. Una gra nde Serbia, rhe abbrn cciass" I' antiro regno e gli :i.cqui st i delle ul! ime guerre balc:mi che, e la Bosnia Er zegov ina e I:, Dalm,1zill,,coo– pererebbe grande mcn 1c nd :dl:ir1:;are I' bin– ttrlmul ad riatico. Osr:1colnt:t verso sud, per )a vi:t dcli' Egeo, dal possesso grcro rli Sa– lonicco ; ostaro lata vc-rso orien te, per la via del Danubio, da ìla. Ungher ia ; - la Scrh ia snrebb e c:ostrctt a dal proprio intt..• resse a gravirnr e sull'Adriatico. Oggi invece la Bosnia è :11trattn da ll'Un– ghe ria verso il O:lnubio; e tutt a I' ntt ua le Serbia è costr ett:1 a gr;ivitarc inter :1mente sulP Egeo e sul Danubio , pcrc hè l'Aus t ria le chiude quel v:uc-o :11l'Adriati co, che le fu !lempre :lperto fino a c-inquan t' ann i or sono :ntraverso Ragusn. Vice-versa, qunlun que solm ione, che to– g!iesc;c ali' Impero aust ro-ungari co - dato rht qursto 11011siti dislrullo - ogni sbocco sull' Adri:ttico. cioè- proprio la soluzione che alcuni ,·nghcggiano di una occupa1.ione ita– lian a. estesa anche alla Dalma1in, dal punto di vista dei traffici JclrAdrHHico, non po– trebb è essere che dnnnosa. Certo, verso un Adria1ico esclusivame nte italiano, non io afferme rò che ogni deflusso commercia le dai più ricchi pae!iÌ interni dcl– i' Austri:1-Unghcri:1 verrebb e n cess:tre. Ma è anche evidente che una barriera politica fr:1 le coste ita liane e I' imp ero :\Ustro-un– garico cost itu irebbe un notevole ostaco lo a che i paesi interni preferissero l'Adriat ico :tlle altre vie commercia li. Si t ratta di pae si a cav:-ilierè fra l'Adria– tico. il Danubio- Mar Nero e l'Elb:t -M:tr del E\'ord, i cui rispettivi hi11tnln11d posc;ono vi– cendevo lmente contt:nd er:-i territ ori nbba– st::tnza es1esi. Basta pensa re nlla conco r– renza. che i poni rid ~ ord fann o gi:t oggi non solo a T rieste. ma anche :t Gcno ,·a e )l.l r-.i~lia. BaHa penc;arC"c:uan10 nei 1empi moderni i prol{rc-.si ddl., tecnica dei tra – spor ci e i corr.plicati congegni delle ta riffe do~.:1n:lli e ferro\'iarie e fluviali, infiui~cono ncll' alter.,re a fa\'o re ~ci pae, i cconomica– mcn rc più foui le leggi èell:1 distanzn geo– gr.tfica. Per non citare che un esempio, il commercio dei coloniali e ~pecialmcnte del caffè 1 che cost itui.,ce for,c il pili cosp icuo dei a Gino Bianco traffi ci t riest ini, non è forse essenz ialmente b:1sato su un gioco di dazi ? Nè si dimentichi che le 1cgioni dcli' l m• pero più ricche e sv iluppate in iFpccic in– du strialm ente sono quelle nppunto più lon– lnne dall'Adri ,11ico, e quind i nella posizione più ndattn per sour:us i alle forche caudine dcli' even tuale Srnto occu pant e tutta la ci– mosa litoranea. l' iù diflìcilmcnte, e solo parzia lmen te po– tr ebbero sottrarv isi la Cnrinzia, b Carnio la, la Cro:i.zia ; ma son.o nnche le p:trti più po– vere dcli' Impero . E per un mare come I'Adri :uico, che non brilla ceno per intensità di trafHci, sinùli sottrazioni del suo prin cipa le tri bu tario, il Nord, non sarebbe ceno cosa di poco mo– mento . Nel c:ic;opoi che l' Impero aus rro-ungarico non sia distrutt o, e che I' lt ali:t non si annc t– tn tutt a la cosd che è oggi di shocco all' Im– pero stesso, ma !imiti solta nto la su:t occu pa– zione ali' Isuin fino a Pum a Fianona, - non c'è bisogno di molte parole per conv ince.rei che Tri este sarebbe irr imedi:ib ilmente perduta come grnnde porto di sbocco dcli' Im pero austriaco. (1) Per chè invece di Trieste, l' Im– pero, 11011 del tutto tscluso dall'Ad riatico, non tarder ebb e a far sorgere e :t sviluppare un altro porto sul Quarnero, quand'an che ta le funzione non potesse assumere Fiume per una più ma 1cata st'parazi one dcli' Un– gherin dall' Austria . E la decade nza di Tri este :tvrebbe un ' im– pon anza com merciale e n:n ionale molto più grande di quello che non sia l' im– miserimento d'un altro . port o qua lsi3si. Pcrc)1 è oggi, pel tram ite di Tr ieste, il commercio aus triaco, cioè la corre nt e più forte dei tr affici adr iatici, assume veste e colorito itali ano; domani nè il nuovo porto s:trebbe più in mani italiane, nè la nuova marin:t mercant ile austria ca snreb bc più il vettort dtlI' italianit à per i poni dcli' Adria– tico, del Levant e e dcli' Est remo Oriente, con1e pure è stata fino :td oggi con vnntag– gio tutt ' :ih ro che trascurnbile pcl no stro .,~viluppo commerciale. Qua lora, invece, suppo niam o il completo sfacelo dcli' Imp ero austro-ungarico, e la com– plet:i. cost ituzione unitaria della Ju goslavia, compresa la Croaz ia, la Carniola e la Carin– zia, 1! un:t occupazione itnlinna fino a Punt a fi an.ona, que sta ipotesi non presente rebbe nessun pericolo per Trieste. Ncssun:i ragione politi ca di preferenza per Fium e o per un alt ro porto del Qu:unero potr ebbe minac– ciar Trie ste ; anzi una san:i. conco rrenzn trn i due porti pou ebbe ben cficinre i traffici dcl– i' Adriatico. E que sto anche nel cnso che a Fiume venisse restitu it a, sotto la ga ren– zi:t rnn to dcli' lt :llia quanto della Grn nde Serb ia, la tradizi onale au tonomia, che gli Unghere si da quindici :111ni :lndav:ino insi~ diando. 1 n conclusione sembr ami si possa ragio– nevo lmente :iffermarc, che sia da l punto di vista nazion~le, sia da que llo politico– militare l'inclusione della sola l stria sto• rica nei confini del Regno rappresentere bbe una soluzion e del problema ita li:tno dcli' A– dri:tti co soddisface nte mentre da l pu nto di visrn econom ico essa non s:ircbbc altr etta nt o sodd isfacente ,:e/ caso cht I' I mptro au.rtro– rmgarico rimmu su in pitd i i m:1 sarebbe senza alcun inconveniente nel cnso che la Cra11dt Strb ia abbraaiasu tutta lll Iugo– Slavin. L' au tonomia tri e.stll\ o-is trian a.. A questa u ltima soluzione del problema (conquista it aliana dcli' lstri:t storica e co- (1) Non cc ne dov reblx: essere bisogno : ma non è purtroppo neppure inutile il rileva.re che la questione di cui qui mi occupo - della massima importam,a. per quanto vi si p i sopra dai più allegramente - non ha nulla a che vedere con le questioni, da mc neppur e lont anamente mai accennate , de lla concor– renza fr:,. \"enc1ia e Trieste. del commercio di t ransito di Trieste, della munificen7,a e della pirchi eria dell 'Austria verso il porto di Trieste. Sono dovuto riman ere <li sasso leg– gendo in un giornale di Bologna che la con 4 fcrcm.a di :'Ilario Allx:rti costit ui\·a una con 4 futa1ionc cli questa parte della mia conf<·– rcn,.a. 643 stitm.ione di llltta la Jugo-slav ia in una Grande Serb ia indi pendente) noi dovremmo dunguc aspirare con tutt e le nostre forze. l\fa, da t:t la estrema difficoltà, di vedere sfasciars i l' Im pero :tustr iaco, :llla qu:t le ho accennato in principio, è pur necess:trio proporsi il quesito qua le soluzione del pro– blema tricnino-istr iano conc iliereb be me– glio i dir iui naz ionali tanto dcgl' italiani quan ro degli slav i, i bisogni militari dcl– i' Ita lia, le esigenze commerc iali di Tri este e dell' intero Adrinti co, con la sopravvi– venzn di un Impero austro-ung:trico, sia. pure diminuito della Bosni:t e della Dal– mazia. Supponiamo per un moment o che si:t cost ituit o in piccolo St:ito neut rale tutto qu anto il paese compr eso fra l'Adri ntico e il così dett o confine n:n ura lc dcli' l rnlb, in modo da com.prendervi Tr ieste e Fium e. Simile ipotesi r.1ppresen ta, n mio avviso, 11tl taso dtlla ptrsisttn=a del/' I mptro, b so– luzione del problemn adriatico it :iliano più corr isponden te ai nostri int eressi n:tz.ionali, economi ci e str ategici, urtando il meno pos– sibile gli analoghi int eress i degli alt ri Srnri. Dal punto di vista econom ico T rieste e Fiume continu erebbero indistu rbate ad eser– cic;ire la loro funzione natu rale di sbocc hi dell' impero :tustro-unga rico, il quale, non pote ndo ave re ombra alcu na dal piccolo Stnto non a.vrebbe ragione di distog liere i suoi trnffici dall'Adri:ttico. La Dalmazia e l' Er– zegovi nn resterebbero lo sbocco :tl m:tre della futura Grande Serbia ind ipe nden te . D.11 punto rli vista politi co-militare , qua• !ora il Trentin o s' imma gini annesso al– i' lt nli:l, il confine aperto friulano, non pre– senterebbe più per noi quei gravi ca rat– teri di èlebolezza di cui inna.nz.i parlavo : pe rchè, anche a non :tnnettere nessuna im– portn nza a quel piccolo Stato cusc inetto, l'Au – stria non :tvrcbbe più nelle sue mnni il s:1lientc maritt imo istriano . Viceversa qu esto s:1liente, non essendo neanc he in nostro possesso, non. sare bbe :illa sua volta causa di con ti• nua preoccupa1.ionc per l' Aust rin e per I' eventu:tle Serbia ndriatic:1 . Eliminati quei du e s,1lient i, il nostro confine orientale , aggregatavi la parte italinna del Gorizia no, continuerebbe a. svolgersi in pia– nura , e non r:iggiungcreb bc lo spartincque :lipino, che sareb be il « confine natu r:tle » 1 gc• nera lmen1c des:idernto. Ma questa dei Cf confin i n:iturnli » è teoria da prendersi con una cert:t discrezi one. Se realmente, come canta.va l'A lcardi, Iddio avesse segna to le p:ttrie coi car au eri im • mortali dei monti e delle marine, nessu na pianur:t dovrebbe essere div isa fra più Stnti, nessuno Stato dovrebbe più esistere che non :ivessc per confin i e monti e mari. Del resto il concetto che il con fine dcl– i' It alia dove sse por tarsi ai monti fino al litorale liburni co, lo incontriamo soltanto :ii primi albori del nostro risorg imento. Fra il 1848 e il 1866 penetrò in tutti la con– vinzione che il concetto di oucncre un con– fine interamente montano, il così de tt o « con– fine natura le» , dov esse cedere il passo nl rispetto del principio della nnzionalit:\, in nome del quale sorgeva il nuovo Regno. I scparalis ti della Venczi:t Giu lia spingevano :1llora le :1spirn1.ioni non al et confine nalu rnlc n, ma al con fine stori co dcli' Istria, gi:\ de– .Jcriuo , cercando così di ridur re I' assogget– tament o dei territ ori slavi al minimo ne– cessario perchè i centri italiani dcli' Istria potessero essere annessi. Lo !!tesso governo ita– li:1no nel 1866 ebbe di mira sohant o il confine dcli' Jsonzo (1) 1 quale era stato :ntu:no da l grande Nnpoleonc, e la conquista del T ren– tin o. Le r;igion i che militav :mo :dlora pe r escludere che il con fine politico itali:tno do- {1) t notorio che Alfonso L.'l.marmora, pre– sidente del Consiglio dei ministri dal 1864 nl 1866 , non \'Olle mai sapcmc cl Il;\ conquista cli Trieste e dcll ' b,tria., e tutta la sua politi ca estera fu informata n <1ucstn conce1.ionc. Non sarcbbo certamente !!.lat o assunto al Comando dello Stat o Maggiore nella guerra del <:>6, i,,(" quella concezione non fos~ stata condivisa. dal Re e dal Mini"ìtcro, per c1unnto il pensiero del nuovo presidente elci con~iglìo, Hica.soli, appaia confuso e contrad dittorio in proposito, probab ilment e pcrch~ si la~i:tva prcveniru

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