L'Unità - anno IV - n.6 - 5 febbraio 1915

fortezza. Questa è congegnata così che luce e vita dall'esterno dalle altre nazioni, v' ab– biano a pcnctr:He in misura gelosamente calcolata, cd è dagli spalti, da11e feri~oie · di tale baluardo che i tedeschi, guardavano in giù i vicini e il mondo .... Al riparo della loro citt adella i tedeschi potevano sentirsi sicuri ; invece s' immaginarono insidb ti, mi– nacciati, e gli appare cchi di difesa diventa– rono, come le .tante volte gi:\ ce lo insegnò la storia, incitame nto, stru mento ali' inti– mida1.ionc e pOi ali' offesa. 11 Regno Unito non è una fortezza o quanto meno non ha a spalti e difese se non l'aperto oceano dove incoercibili sof– fiano i venti, fluiscono le correnti. E la dissomiglianz...'\ suss iste e si affer ma anche fra i due mondi morali : dell' Impero con– tinenta le e delP [mpero insulare. Nell'uno risaltano la figura del pedagogo, del sergente istruttore, mct0di ila/I' alto in giù di comando nutori tativo e di disciplinato ossequio. Nel mondo insulare gli « uomini rapp resentat ivi » i « vessilliferi w parlano cd operano invece com~ si addice fra maggiorenni ed uguali, ricercano la discussione ed il consenso, lo sollecit:mo con argomento di ragione e di tornaconto, promuovono, come meglio sanno, gli il\tercssi del proprio paese e non gli al– tru i, ma non si adontano nè perdono la calma se altri fa lo stesso e vi riesce anche meglio. Essi sanno benanco, come nella di– fesa delhl neutralit:\ del Belgio e dei t.rat- · tati chr I:\ garantivano, far coincidere l' in– teresse proprio con la difesa del diritto e della giustizia. Abilità, saggezza od ipocri– sia l L'ipoc risia, quanto meno, è sempre un omaggio reso alla virtù, e, senza possi– bilità di confronti, è da anteporre alla vio– lenza bruta le, che è la negazione in terminis della morale e della civil t:1. Ma .se è vero, che l' egoismo è l' energia. fondamentale ed indistm tt ibile dell'uomo , la saggezza non meno che l' abilità prat ica si attueranno nel far convergere l' egoismo umano vrr.ro e non contro ciò che la co– scienza ci dice essere morale, essere· giusto. Dccidcran.rto gli eventi della guerra a quale scuola, a quali metodi e criteri dovrà nel prossimo :wvcnire spettar e la prevalenza . Se la suprema pietra di paragone d' un Go– verno è il tipo morale eh' esso produce o cui permette di sviluppa rsi, noi non pos– siamo non formulare l' augurio che alle genti um :1.nc affaticate, agli stessi Tedeschi di domani, sia dato un governo afforzaro non da coercizioni materiali, non da esal– tazioni unilater almente nazionalistiche e false, m,, da quel ragionato, libero, conso– pevolc con.senso su cui poggia l' Impero 13ritannico e che ne costìtuisce colla vit:i.– lit::\ la gr:mdczza morale. Albert o Ge iss er . GLI SCRIBI E LA GUERRA • In tempo di guerra il paese ha un solo desiderio : freneticamente vuol sentire p..1.r– larc bene di sè stesso e male del nemico. Jn quc~ti trmpi il compito dei giornalisti è age– vole: cs.~inon hanno nient'altro da fare fuor– chè dirn cho si att ende una 00.ttaglia cd in seguito che una b.1.ttaglia è stata combattuta, nella quale noi ed i nostri amici, sia vincitori o Yinti, abbiamo fatto tutto cd i nostri ne– mici nulla. ._ .;\icntc attrae l'atteni.ione del pubblico come un racconto di crudeltà. 1 gazzettieri non mancano mai, quando l'azione langue sui campi di battaglia, di narrare come i nemici ahhiano trucidali i bambini e violate le vrrgini ; e, se In scena dcli' azione è un pò )ont,rnn, essi fnnno scuoiare (~cnlps - tO· glicre il cuoio cnpcllnto) mct:\ degli abitanti della rci;;iono. Fra le cnlnmit:\ della guerra si dc,·c a buon d1ril10 noverare la diminuzione dell'amor.: della ,·crit.\ a cau~a delle bugie detta.te dal- 1' intcre..,c;c d incoraggiate daHa credulità. L., pace lascerebbe ugualmente disoccupati i com- 00.tttnti ed i corrisp:mdenti di guerra ; ed io non M> che COS.."\ si debOO.temere di più : le strade piene di soldMi accosh1mati al S.."lC– cheggio o le !-.Offitte formiCt)lanti di scribi abi- tuat i a dir bugit- Jon:-.sos, 1758. L' U N l T À · La - - cr1s1 del lo sono pronto a buscarmi del dottrinai o, ad essere noverato fra quei poveri diavoli, la cui mentnlid, inquin.at :i. pur da pochis– sima filosofb, è incapace di adeguarsi alla reald ; ma persisto a credere che la crisi del Socialismo sia proprio crisi di dottrina . Però forse S:.\rebbe anche giunta l' ora di licenziare questo luogo comune dell' antit esi fra la teoria e la vita. È un.a frase fatta che può anche essere pericolosa, che serve di facile argoment o a tropp e cose, che ser– viva persino a dimostrare la genialità po– litica di Giolitti . L"l vita è sempre attua– zione di teorie, e quelle che si oppongono alla vita, sono solo le teorie sbagliate, che hanno perduto la loro forza di sviluppo, e diven– tano perciò superstizioni, di cui è bene liberar e pensiero cd azione. Tale è per me lo stato della teoria socialista; e la crisi in cui si travaglia da un pezzo l'azione del partito deriva appunto dalla sterilità della teoria, della dottr ina, dcli' idea, chiamat ela come volete, che accomunava un giorno gli spiriti in una r,l igio, che alimentava la fede, ne dirigeva e sintetizzava i multi– formi sforzi verso un. fine concorde. La mia opinione sar:\ anche falsa, ed avrei caro che la falsid mi fosse dimostrata; ma per dimostrarmelo non datemi solo del dottrinario, ma presentatemi una dottrina, una teoria, un' idea socialista che non con– traddica alla nostra cultura i invece di la– sciarmi intendere che forse la mia mente è fra quelle che sono inc:i.paci di adeguars i alla realtà. deHa vita, fateci conoscere una fede socialista capace di questa adcquazione alla realtà, e oltre tutto avrete fatto del bene a molte anime disperse che non dç,– mandan o meglio che credere. lo ho negato di credere, ho detto che la fede socialistn è urt:t superstizione, anzi– tutto perchè è tramontata quella conce– :done del matcri:\lis1no storico, su cui si reggeva la dimostrazione del Socialismo, e poi perchè gli stessi argomenti della dimo– st razione so1to smentiti dall' esperienza; e non ho la pretesa di dire delle novit:i nem– meno per i socialisti. l\fo una postilla del– }' u,,itd mi avvertiva che io male a pro– posito ho confuso la teoria generale del materiali smo storico con certe part icolari teorie che ad essa si sono mescolate nd pen– siero di Marx e di Engcls, e con certe scem– piaggini, invemate da quei marxisti, con cui Marx ci teneva a non andare d' accor– do l'I. Orbene, so anch' io che Marx valeva di più dei s.uoi interpreti, e lasciamoli in pace; ma la colpa della confusione fra la teoria genc1aie del materialismo storico e certe part icolari teorie che vi si son.o me– scolate nel pensiero cli Marx e di Engels, non è mia ma è solo cli Marx e di En.gels. Ed il peggio è che quelle ta li particolari teorie non s.ono accidenta lità contingent i e trascurabi li, ma informano la concezione del mater ialismo storico propria del So– cialismo, sulla quale posav:i. In dimostra– zione del fat:tle andare della Società verso il regime collettivistico, in nome della quale un giorno predicavano tutti che era ormai finito il tempo dcli ' utopia poichè la fede avc,•a posta la sua base nella scienza. Se per teoria gcner;\le del materialismo sto– rico s' intende che l' interesse economico è anch · esso un fattore della storia da non tr,lscur:trsi, e che nella ricostruzione della storia politic:\ bisogna tener conto del fatto economico come di fatto essenzialissimo, siamo tuni d' accordo. Nessuno vuole vio– lare l' amonomia della Storia con schemi ideologici. Chi ha tentato questa ,•iolazione è Stato invece proprio i\lnrx colla sua natu– ralinazionc del r.1zionalismo storico hege– liano. Che gli storici studino interessi e fatti economici. e li ,•alutino caso per ca~o, non ci riguarda : noi non :wrcmo che da impa– rare, cd i competenti giudicher.tnno. E se ,,ogliono poi :ilio studio e alla ,·alutazione de.i fatti economici cL-ircil nome di materia– lismo storico. non c· è alcun male. e fac– ci:tno pure. Quella che io dissi tramonta ta socialismo. è la filosofia del materialismo storico, che voleva ridurre il firri della Storia in fatto, è l' ideologia che il marxismo voleva ap– plicare :illa Storia, è il materiali smo storico inteso come concezione meccanica del di– venire sociale. Questa è veramente tramontata, e si è portato via nel suo tra monto il postulat o neccss;1rio alla dimostraz ione de lla neces– saria finalit:\ socialistica. Ne,ssuno ha mai negato nè b. lotta di classe nè la collabo– razione fra le classi : si nega invece la pos– sibilità di formare uno schema astratto di lotte e di collaborazioni, dal quale risulti dimostrat o che il progresso umano ci con– d!_.lca direttamente al regime collettivista. E se noi butti amo a mare queste ed al– tre particolari teorie del ro:i.rxismo, se li– beriamo il contenuto sostanzia le da tutti questi :i.ccessori, come li chiamano i So– cialisti inteJligenti, io desidererei sapere a che cosa si riduca il contenuto sostanziale del Socialismo. Que lli, che astraendo dagli involucri marcescenti, hanno ancora una dott rina socialistica specifica e concreta, davvero farebbero bene a presentar cela. Ma io temo che se esaminano se stessi debbano trovarsi ad un doloroso dilemma. Infatti, o il socialismo si afferma quale volontà pura e semplice di rivoluzione, come talora ha fatto, rubacchiando attraverso Sorel un po' di detriti delle r~enti filosofie attiv i– stiche, ed allora siamo al mito della rivolu– zione per Ja rivoluzione, oppure a furia di scartare accessori e teorie p:trticolari, si finisce di abolire tutte le distinzioni specifi– che che valgono a determinare la natura e l' azione di un movimento. Non basta certo a determinare la natura e l' azione del Socialismo credere alla lotta cd alla colla– borazione fra le classi e nemmeno :1ffer– mar e In soci:'dizznzione come una tendenza. Ouc;ta parola tendenza - absh ù1iuria - mi fa una str ::\l\a impressione d' insincerità, si capisce, puramente intellettunle; mi sa di un compromesso equivoco fra .la man– canza di fede e la neccssit:\ di una fede. Crediamo noi che i nostr i sforzi valgano a portare la società al regime collettivistico o non ci crediamo ? Se non ci crediamo, se cioè fra mez1.i e fini non vi è una rispon– denza certa e sicora nella nostra ragione> che tosa stiamo a parlare di tendenza ? E se ampliamo il concetto di tendenza socialista, fino a significare un continuo progresso della giustizia sociale, un sempre più equo conte rnper:tmcnto di diritti di do– ve,i una sempre miglior distribuzione di beni, si traccia certo un mag1tifìco pro– gramma, che ha però il torto di aver una latitudine un po' troppo :unpia. I.o può ac– cettar e anche Ilencdeuo XV, natura lmente anche lui con qualche :1.cessorio e qualche teoria particolare. Per mc, quando un partito si trova a questo bivio fra un contenuto specifico che urta contro la ragione e la cultura , ed un contenu to 'cosi ampio che perde ogni spe– cifica determinazione, non e' è più bisogno di altre diagnosi della malattia : la diagnosi è fàtta e la malauia ~ incurabile. Tale è )a ma)auia del Socialismo; e Ja sua conti– nua contmdd izione fra transigenza cd in– trans igenza, I' impossibilit:ì di coordinare il riformismo coi fini del programma massimo, il suo oscillare incessante frn la partecipa– zione al governo per sfuggire all' immobi– lit:l, cd il ritorno :ti rivoluzionarismo per paura di snat urarsi, la preoccupazione co– stante di fronte a tutti i grandi problemi pclitici contemporanei, <li trovare una for– mula concordistica fra i due termini di– scordi, sono tutti i ~g ni dei tempi, tutti sintomi di quella terribile malattia che è l' esaurimento ideale del movimento socia– list:1. Per molti la soluzione del problema dal loro punto di vista. individu:1le è abb.-– stanza facile; rinunciano cioè :1 risolverlo, e pur continuando a dirsi socialisti, per quant o dissidenti, bsciano in pace il pro- Gino Bianco 623 gramma massimo, e 1a tendenza collettiv i– stic..1.,per limitarsi a lavorare sui concreti problemi attuali, che si presentano nella vita politica del p:tese. E c:1pisco che per costoro deve persino riuscire noiOS..'\ questa insistenza a chiedere loro un esame di co– scienza, la cui conclusione logica dovrebbe essere l'abbandon o di una tradizione a cui sono legati anche da vincoli :dTettivi, e capi sco ancora che rispondano volentieri che non hanno tempo per discussioni dottrinarie. Ora io sono disposto ad accctt:-ire che anche in tale posizione essi possano fare del bene e facciano del bene, io sento 1:-imia modesta persona legata a molti di costoro da sim– paria di nspirazioni, riguardo qualcu no di costoro - e non faccio nomi per sfuggire alla censura direttoriale - con vera reve– renza, ma naturalmente se essi si soffer– mano nel lavoro, per chiarirsi le loro fedi ed il loro stat o di coscienza, bisogna pure che si assoggettino a la noia delle defini– zioni. D' altronde se anche la cosciel'zn colle sue fedi e colle sue volont:\ è un reale con– creto, sarà pure nr problema concreto cd importaf'te anche quello dj definire queste 'fedi e queste volont:\ ; e se si trov.1 al posto di una definizione una tantologia, nl posto di un concetto una parola vuota, s.trA un gran bene confessarlo apertament e : chè, ri– tornando al caso nostro, se vi è nel mondo socialista chi vede chiaro e si muove libe 4 ramente, non ost:tnte 1'inciampo degli avanzi d~ll' utopia colletti vinic:i., ai più invece le superstizioni dottrinarie del sociali, mo ar – nebbiano g1i occhi, cd impongono atteggia– menti inconsiderati; e P equivoco è tanto più grave> in quanto è avvalor:ito da un altro equivoco di persone autorevoli che si affermano soci3lirti con un' nrbitr :tri:1esten– sione di significato, pari a quella di chi volesse restai c in seno alla Chiesa pcrch~ crede alla Steria cd al valore delle religioni. Perciò io saluterò con gioia il giorno in cui da una rinnovata coscienza politica sorga un nuovo pmtito libcrisrn con netti contorni problemi concrNi; B. Giuliano Ca,:o Giu/ia"o 1 Co11swlimi di ri,,viare la postilla, ovvero la postillo11a 1 al prossimo 111011,ro. Jl· •. Idealit à e interessi. La lettera del Sanna (U,ii tà, N. 2, 1915) Dov'è il -pericolo maggiore, non ostanti le vi– vaci postille del Sak cmini, m' avca lasciato con un vivo senso cl' in~oddis!a,:ionc, m' avca ch iuso in un malcontento indefinibile. Mi iron– tivo inviluppato cLi.. tutt e queste prospettive di pericoli che renderebbero malfido qualsiasi passo \' Italia fosse per tcntar o o qualsiasi atteggiamento essa f~so por assumere. ,:Evidentemente• concludc,·a il Salvomini, e egli non vede nessuna via <l'us cita : e perciò non gli resta che ~tar fermo. Questa è la sola conclusione del sistema di idee del S:1.m\ae di tutli i neutralisti assoluti •· 11 S.i..lvemini avea ragione, ma io non vedevo pcrclu' bastasse formulare tal conclusione • per vederne la in– sostenibilità logica e i periooli pratici •· E pensavo, quasi inerte, senza un' idea centrale, scn1..a distinta cosciell7.adella difficoltà da chia– rire, dcli' errore da comlnttere o della ragione da vedere. Rh-ollai il giornale e I' occhio mi corse, quasi scn1.a ,·olerlo. ai primi periodi dcli' art. • L'Italia e gli Slavi •· Come in un baleno mi si illuminò la mente o mi si giusti– ficò e chiari quella insoddisfazione clinnn,:ial prudente calcolare del Sanna, Corsi a lcgge1e il nome cieli' A. ; era C. Mazzini. G. Mazzini che nel 1871 ali' ltalht di fresco 11:1.t:l. 'o al– meno rinata nella s1ia Homa tracchtva come ideale da seguire una via di giustizia. Pcrchè mai questo hcnso di liberazione ? mi chiesi. La risposta che mi detti, rn..c.sicur6 la · mia titubante coscienza di italiano : spero che possa contribuire a ~icurnrne altre. Eccola: Gli Stati e nel loro viv<'rce nel loro agire sono persone. Altra realt;\ non hanno, nè possono avere. Queste persone saranno falle cli una te– nace e concorde ,·olontà cli potenza, come la Germania ; vivranno una vita stentata e gua~ .,

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