L'Unità - anno IV - n.4 - 22 gennaio 1915

1059. Sig. Aldo Andreoli Belle Arti, 8 BOLOGNA p roblem i de lla vi ta it alia n a. !>i pubblica il Venerdì in Firenze - Diretto re GAETANO SALVEMÌNI - Dire zione e Ammi nistra zione : Lung ar no Vespucci 12b - Abb oname nto ann uo ordin ario Lire 5 per cl R egm. e per i pae ~i italiani deff'Austria e della Svizzera; per l'estero Lire 7,50 - Abbonament o sostenit ore Lir e 20 annu e -· Un num er o Cemesi mf lO - Con to corrente con la po~ta. Anno IV - N. 4 - 22 Gennai o 1915. SO MMARIO: 11 pt rlcofo fran:ese, P. SiLVA _ I legami della Tri plice, G SA LVRM JN I _ Il cioco e il clucaio, L' UN1T,\ - Per l' Italianità delle baocbe ?, G 1NO LuzZATTO - Buon senso inglese, / . .s. - Le nazion i e t• ioternai iooalt, j AURP..S- Ve:c hi spropositi sul Muzogio rno - Frumeolo e riso, g. l. - Un t5empio da seguire, E. GrnET TI. Agli abbonati, lettori ed amici dell' " Uni tà,, A ppena, nel pome rigg io de l 14 gi un– sero le pri me notizie terr ibil i. Salvemi ni chiamò a raccol ta gl i amic i ; il ricordo trag ico e I a tr ag ica esperienza lo ren– deva no insofferent e di indugi. Tr a i consoci dell a Socie tà « Leonardo » fu costitui to un prim o nucleo d'a zione . A.lcuni a mici do vevan o partir e subit o-con lui, portando medi c inali, co pert e viv er i: altri lo a vr ebb ero seguito in spedizioni success ive ; men tr e qui si rim aneva per rifornir e in cessa nt eme nte la mis sion e. Così fu fatt o. Sa lvemini ed il nostro grup po sono ora a Bal zorano, paese de– vastato a poca distanz a da Sora: e Jì si è concentrato il nostr o sforzo : hanno au to mobili cari chi di ind umenti , viveri , co perto ni , incer ati, te nde, tutto ciò che pu ò dar e un imm ediat o soll ievo a q uella um an ità dolorant e. U n ce nt ro di deposi to e di riforni – ment o è la casa de l Sena tore L eopol do Fr a nchetti a R o ma, di do\'e part e og ni giorno per Balz orano il pane quotidiano . Il mate riale è sempre scortat o da uno degli amici finch è.-non arri\.·a sicu ro nelle man i amiche lagg iù . I teleg rammi di Sah.,.emini ci provano che l'o pe ra non è vana; i socc orsi ma – teria li. le pa role frate rn e, riaccendo no la vita e la spe ranza. Al g ruppo della L eona rdo afflu iscono dena ri e do rli, per tener be n prov vista la nostra mi ss ione lagg iù: è l'o bo lo g ran– de e piccolo di chi ha più fiducia nel– l' azione priv a ta ag ile e be n dir ett a che in que lla de lla bu roc razia stata le o di mastodo ntic i ed appa ri sce nti Co mit ati crea ti a sua somig lianza . L' appe llo ag li amici dell 'Unità è su· perfluo : ess i sanno g ià che aiutando Salve mimi e la nost ra miss ione si aiut a un 'ope ra so lleci ta, sic ur a ed efficace di solid ari età naz ionale. Gu ido Valensi n . T11,tlcle offerte elle sara,1110 inviate a noi saranno versate alta e Leonardo > a nome d~g/i 0111.ici dcli' U nità . · L' A.\L\llNJSTRAZIONE . IL PERICOLOFRANCESE F. l' :ugcmc.n to preferì to dcli~ propaganda nc.utrtli st.:!. Se !:i Fr,.rcia vil'!.ce, essa di– venta troppo forte, e ciò sarà a tutto de– trimento nostro, giacchè la forza della Fran– cia sarà rivolta fata lment e contro noi. Quindi favorire, sia pure indirett amente, un.1 vitto ria della F rancia, significherebbe poco meno che scava rci una fossa con le nostre proprie mani. - Ta le, ridono nella sua forma schem:uic a, il ragionamento che i neutr alisti d i dentro e di fuori sfoggiano con infaticabil e diletto. Anche pochi giorn i fa, ne parla va con tono di grave ammoni– mento la // ossische Zeitu.ng, cui facevano eco compiacènte i soliti giorna li nostrani. E 'uno spauracch io di effetto quasi in– fallibile, dopo l' instan ca bile campagn a, che per risvegliare fra noi b gallo ·obia è stata condotta dalla st.1mpa italiana nella sua quati totalit à, dal tempo della guerra di Libia in poi. Ormai il cosi detto pericolo frtmce H, la fatale irreducibile a\'vers ionc della franci a contro l' Jrnlia, è diventato per molti un dogmn. E non soltan to frn i deboli di spiri to. E non soltanto fra i neutrali sti. Anche I' i11tuve,z-:.io11ista G. A. Borg esc mette la 1:-rancia, al par i dcli' Au– stria, fra le natu rali nemiche dell' It alia , e prospetta l' ipotesi che la Francia , uscita ,·ittori osa e inorgog lita dalla guerra , voglie riprovare i suoi muscoli con noi, cioè con-· tr o di noi. Ma qua ndo si domanda a qualcuno di codesti agitatori dello spauracchio francese su quali prove sia basarn la loro opinion e, assai di raro si ottiene una risposta con– clud ent e e sensata. i\lolt i si limitano all'af– fermazione genera le, buttata là come una ver ità assiomatica di universale dominio , sulla quale non è il caso di discutere. I meglio informati citano il 1lln11ouba. il Car– thagc, e il discorso di Painlevé e il discorso di Poincaré ; ma nessuno s'indug ia a ri– cercare quanta parre di provocaz.ione e di respon sab ilità abbb avuto il Governo it a– liano negli incidenti del :llan ouba e de l Cnrthagc ; quali circost:mze estrinseche at – bian o giustificato, almeno in pane, la rea– zione della opinione pubbli ca francese con– tro quegl' incidenti, che apparvero come i primi accenn i di una nuova politica crispi– neggiante italiana; e molti, che cirano il discorso di Poincaré, rimangon o a bocca aperta, se si domanda loro quale sia il con– tenut o del discorso stesso ; e i più conti - 1rnano a crede re che Painlevé abbia vera– mente e propriamente dett o che I?. flott a francese deve prepararsi a distruggere la flotta itali ana in pochi minuti! Sul cara u ere e su lla nat ura dei rapport i ital o-francesi si giudica, insomma, per par– tit o preso o in., b~se a faui esagerati o tra– visat i o mnle int erpetrati. Non è quind i inulil c torn.~re a discutere su questo argo– mento. Si può anzitutto osserva re che qu asi rntt i coloro, che oggi agitano lo spa uracchio di una Fr ancin troppo forte, sono gli stessi che per molti :mni e fin.o a cinque mesi fa hanno sudato a rappresentnre la Francia come una nazione infrollita, infiacchita, mi– nata dalP ::mtimilitarismo . quas i putrefatta per la corruzio ne nei costumi privati e po– litici. Quegli st~si che canw ,·ano ieri il requiem a una F'rancin morib onda, oggi de– precano n una francia troppo forte e troppo pericolosa, il che non depone certo a fa– vore della loro serietà o della loro buona fede! Per dare scried allo spa uracch io si ri– corda la egemon ia, che la Francia vitto– riosa csc_rcitò sull' lt ali:1 e su t:mti altr i paesi di Eur opa or è un secolo, durante l'epoca napoleonica. E non si tiene presente un.a semplice consider:tzione statistica : al principio del sec. X IX b Francia, con la sua popolazione di ,3À. milioni di abitanti, che rappresentava il terzo della popolazione di tutta I' Europa occidenta le e cent rale, potev:t creare, e creò, un'egemonia perico– losa e dannosa per le altre nazion i europee più deboli e tanto meno popo late; ma come Gino Bianco pen~are che sia possibile il ripeter si di quella situazione oggi, quando la Francia colla sua popolazione di 38 milioni scarsi può appena difendersi dalle invasioni, pacific he o violente, dei popoli che confinano con essa e che sono in aumento continuo : Se la F rancia uscirà vittoriosa da questa guer– ra, b vittoria sarà frutto non solo degli eroici sforzi nazionali, ma anche degli aiuti degli allea1i, e avrà costato tali tesori di sangue e di energie, che la nazione, anche, ricup erando le provincie perdut e nel 1870, avrà bisogno di un lungo periodo di racco– gliment o per ristornrsi. An.chè la conside– razione sul modo col qua le la Francia è stata trascinat a nella guerra, cont ribuisce a dimostrare b poca consistenza del pericolo che la Francia possa gettars i in una politica aggressiva in genere, e particolarmente con– tro di noi, dopo la vittoria . •ella storia della così detta avvers ione fran cese contro I' Jt alia bisogna distinguere due periodi : quello anterio re e qudl o po– steriore alla conclusione della Triplice; in mezzo sta l'epi sodio di Tuni si, voluto, come ormai è noto, <la Bismarck per scava re l'abiss o fra le due na1.ioni. Nel primo periodo, l'a vversione cont ro lo Stato italiano era nell'animo di quei partit i conservato ri e cleric.ili, che ave,·ano in mano il governo della repubblica, e so- - gna vano la restauraz ione del pote re tem– porale, e vedevano nell'unir à d' Italìa una delle cause dei disastr i francesi nel 1870-71. Nel secondo periodo, l'avversione fu sopra tutto determ inata dal dispett o e dal danno di veder l'Itali a legata con la mort3le av– versa ria della Fran cia, in un'alleanza che, nella mente del suo ideatore, il Bismarc k, aveva uno scopo sopra tutt o am i-francese. E l'avversione fu più o meno viv?.ce, a seconda che i legami della Tri plice erano più o meno stretti. Giunse allo stadio acuto, quando Crispi accemu.iva il legame del– )' Italia con la Germania; svanì del tutto fra il 1900 e il 191 1. allorchè la Francia ebbe la sicurezza che I' It alia non si sarebb e mai fatta strum ento di aggress ione contr o di essa; rinacq ue non appena. la venuta di Kiderlen \Viicht er a Roma, e i succcssi\'i incidenti del 1\/ a,io"b,1 e del Car1hnge fecero ritenere - o acume lungimiran te dell:t di– plomazia sangiul innea e giolittian a ! - che la Triplice fosse più viva che maii e di– retta precisamente a scopi di aggressione. Oggi la Triplice è - o dovrebbe essere, se un accesso di follia non si prende i nostri governanti - irrimed iabilmen te sfascic.t:i. L' Italia con la sua di(:hiarazione di neutra– lità al principio d'agosto (si ricordi lo scop– pio d' entus i~smo che la notiz ia suscitò nel P1'rl~menro francese) ha dimostrato di non essere la schiava degli imperi centrali . "È venuta cosi a cadere la regione principale, che impediva una vera e cont inua cordia– lità di rappor ti tra l'talia e l:'ranc ia. -( Resta la questione della Tu nisia. Qui "/>e basi di un :iccordo possibile esistono già J,. ,:1t~al mcnte 1 frutto clelPopera lenta e one- ,ib del te1l1po. Oggi nella Tunisia vivono centotrenrami la it;i:liani, e vi si trovano, almeno dal punto di vista mater iale, meglio che in Sicilia: t:lnt' è , ero che hanno ab– bandonata la Sicilia per andare in Tuni sia . La Fran cia, povera di uomini e ricca di capi– tali, porta in Tunisia i suoi mili":mi, noi vi portiamo i nostri uomini che, fact:ndo frut– tare il capita le francese, tro\'ano il benes- sere per sè e sviluppano le ricchezze del paese. Una convenzione fra i due governi, che consacrasse l' attua le stato di cose, ri– conoscendo i diritti scolastici della popob– zione it.::lliana, offrirebbe il modo· di ammvr– bidire, almeno, e di ottundere i contrast i italo-france si per la questione tunisina. E a preparare una convenz ione di questo ge– nere assai si presterebbe l'eventualità del– )' entra ta in guerra dcli' Italia contro gli Imper i centr ali, quando cioè si dovessero tral tare le cond izioni della coopernzione tra I' Italia e le Potenze della Tri plicc Int esa. Si int ende che in queste poche righe non si vuole risolvere una questione complicata e difficile qual e è quella tuni sina; si vuol soltan to mostrare che anche su questa. ar– dua questione non è punto in educibile il contras to tra It alia e Fr ancia, anzi che l' accordo è possibile. Una volta distrutti i trentennali legami dell' I ralia con la German i.a I! regolata la questi one degli italiani in Tuni sia, tra [talia0/')/ e Franci a si possono stab ilire relazioni non 'l soltanto pacifiche, ma add irittu ra amiche- voli e cord iali. Gli altri eventual i element · I J di contras to che posso no esister e e sorger/ tra le due nazioni, non sono cerro tali da non poter venire eliminati con un po' di buon a volontà da :unbo le parti. Nella so- cietà modc:rna inten rnziona lc, dat:1 In mo- bilit à delle per::zone e delle cose, dato l' in– treccio arruffatissimo dei rapporti econo- mici e moral i int ernaziona li, non ,., ha na- zione che non abbia giorno per giorno in– cident i e att riti più o meno gravi con tutte le alt re. Se c'è buona \'Olontà reciproca, gl' inciden ti, anche grav i, si accomodano ; se c'è mala volontà, ogni pruno diventJ siepe. e non c' <' pettegolezzo consolare che non possa dar luogo a una guerra. Nei rapporti italo-frances i, molto, d:i. una parte., dipende dal farro che la nazione vicina riconos..::ae rispetti i nostri diritti e i nostri int eressi, e non si ponga di fronte :1 noi in attegg iamen ti <li alt ezzosa superior ità e di ostili tà p1econ.cettn. Ciò, cred iamo, i Fran cesi nella loro imm ensa maggioranza hanno ormai capito , e sono dispos ti a fare, dopo le rel:-izion.i che si sono av ut e fra i due paesi, d.ill'agosto in poi. Ma, dall'altra parre, molto dipende anche dal sape re se l'opinion e pubb lica italiana si., disposta a seguire gli impulsi di certi irre– sponS?.bili, i qual i va.nno blaterando di im– perialismo conqu ista.tore italian o, di asso– lut a egemor,.ia nel ~lediterraneo, e altre si– mili amenità. Se il governo dovesse e po– tesse seguire questi megalomani, ci sarebbe sì per noi il pericolo francese, così come ci S..:'lrebbe il perìcolo inglese, il pericolo russo, come ci sarebbe insomma cont ro di noi la min:iccia di quant i sarebbero interessati a impedir e il sorgere di una egemonia dan– nosa per rutti gli altri. L'l le1.ion.e che sta ora suben do la Germa nin, dovrebbe dimo– strare che il periodo delle egc:monic è ces- • sato in Europa ! Se l'intervento dell' ltali~l nella guerr.1, dève non soltan10 procurare a noi il raggiun– gimento delle legittim C' aspirazioni nazio– nali, ma contr ibuir e nuche a far trionfare quei princip i di diritto, di libe:rtà, di giu– stizia che sono la base della civiltà mo– derna e la cond izione prima <lei progresso, è necessario che fin. d'ora si lavori a dile– guare le fisime del pericolo francese, e a

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