L'Unità - anno IV - n.2 - 8 gennaio 1915

606 <lenze avranno uno svi luppo sempre magg iore col re ndersi che faranno 'più freq uenti i contatti della Russia e ciel mondo incivil ito, e con lo svi luppars i di que lla graa de industria per cui la Russia ha già tante riserve. La prese nte guerra, specialmente se ha esi to fortu nato per gli alleat i, av rà fra i tanti suoi effe tti enche quello di spingere la Russia verso un più risol uto indirizzo di trasformazione eco• nomica. La guerra di Crimea spi nse all'emanci– paz ione dei contadini. La guerr a odierna, an– che per se mplici conside razio ni mil itari, sp in– gerà la Russia ad estendere la sua rete ferro– viaria, a sviluppa re quelle indus trie, che si sono rivela.te , per la Germa nia, un cosl vigoroso ele• mento di forza tant o in pace che in guerra. E forse, insieme agli innegabil i impulsi senti– mentali, è j:lata anche la coscienza o la vaga intuizione di ques ti interessi collett ivi che ha raccolti in uno sforzo molti degli ele menti più disparati della popolazione e del mondo politico russo. Prima di ques to suo conflitto militare, la Russia ha avuto le sue guerre doganali con la Germania; e, come sfondo della guerra russo. tedesca si disegna anche la emancipazion e o l'asser vimento dell'economia pubblica russa at- 1' industria tedescn . Un pericolo slavo potrebbe esservi piuttosto se la Russi a e i suoi gruppi satelliti fossero sconfitti e ridotti a reagire come una forza cieca o come uno strument o passivo di altra potenza. La vittoria della Russia invece, coor• dinata a quella degli alleati, che rappresen tano l'e lemen to più progress ivo della 1>olitica euro– pea, - può, presumi bilmente, segnare non un incremento dei pericolo slavo , ma l'entrat a de• gli Slavi nd movimento più generale della civiltà, come un elemento di emancipazione universa le. .ETTORE C ICCOTTJ, (Oall'A vaul if) NECESSITA DOLOROSA 11 Popolo d' l tnlia ha riportato nel suo numero del 30 dicembre il mio anicolo pub – blicato nell' Unità di quattro giorni avant i ; e il direttore l\'lussolini vi ha prepos to un cappe llo polemico, che mi offre acconc ia occ:1.sione ad una rep lica, anche per porre meglio in luce certi punt i che nel precedente mio arti colo ernno rimas ti :1lquanro nel– !' ombra. li ~Iusso lini trova che l'ordine del giorno da mc presentato alla Sezione socia lista mi– lanese e riprodotLo sull' Unità, ha il difetto di non essere chiaro nell' indicaz ione dei mezzi, com' è nell' indicazione de i fini, e di non avere osato con cludere con b dichiara– zione di volere b guerra, mentre la parola guerra balza dal contes to di tutt o l' ord ine del- giomo (1). Ri spondo subit o che non è eh' io non abbi:1 osato; non ho voluto dichiarare il proposi to di guerrn, pe rchè esso non è aell' an imo mio. lo posso ·subire la guerra come un a dolorosa necessità, quando vegga che non ci sono altre vie per ragg iungere i fini che io ritengo dovers i perseguire; posso prefer irla (co me infatti la preferisco ) a que – sta cond izione di cose, nella quale la m:m– canza di un equi librio nazionale, e tutti i torbidi sogni di guerra conquistatrice, che ne rampo llano, e le pers istent i ragioni di confl itti fra Stato e Stato, e la conseguenre necessità di una preparazione continua alla guerra, tolgono la possibi lità di quello svi– luppo progressivo delle forze sociali, e parti– colarmente delle at tivi tà produtt ive, <lai (1) Per comodità dei lt:ltori, rip roduciamo l'ordin e del gio rno in questione- (N. d. D.) : · " La sezione del P. S I. mentr e ria tferma la propria avver sione con– tro la guerr a e contro il militar ismo; dichiara che la questione dell'in tervento o meno dell' Italia nel presente conflitto non può esse r considerata alla str egua del solo vantag – gio che ne avrebb e la nazione o il prol eta– riato italiano; che la neutral ità sino alla fine della guerra può esser propug nata solo in quanto essa non pregiudichi la miglior soluzione di quei proble– mi la cui per manenza sarebbe causa in avve– nire di nuove guerre fra nazioni o manterr ebbe almeno que Ila tensione fra Stati, da cui il mi– litarism o trae occasione ad opprimere cvn peso sempr e più grave la vita politica ed economica della nazione; ricorda che fra tali problemi i più essenziali sono a) quelli di indole nazionale da cui trag– gono origine le varie agitazioni irredentis tiche b) la polit ica doganale che, coll'artificiosa pro– tezione pra ticata sin qui in quasi tutt i gli Stati a favore dcli' indus tr ia e dell'agr icoltura na– zionale e con le barri ere opposte ali' intro du– zione di prod otti esteri, acui3ce le crisi econo– miche e inaspri sce le competiz ioni fra le bor– ghesie dei vari Sta.ti i afferma in con seguenza che il P. S. italiano e internazionale deve mirare ad ottenere dalla pre sente guerra i seg uenti risultati : a) risolu– zione dei var i problemi di nazionalità; b) av– viamen to, in tutti gli Stati, ad una politica do~ ganale risol utame nte liberista; e) riduzione pro– gressi va degli arma mrnt i,p er via di un forma le accordo fra tutti gli Stati; invita il grupço parlan :eotare socia lista ad esigere dal Governo che uniformi al raggiua– gimcnto di dett o fine la conèotta dello Stn.to italiano di frcnte alla presente guerra », quale noi attend iamo la preparazione del nuovo :tssetto della Società . Ma tutto que– sto non indica che io desideri la guerra . Alla qua le poi sono ben lonrano da l!' at– tr ibuire quel potere rivoluzionario, anzi quel carattere divino, che il Mussolini e i suoi ora le attribu iscono . Nessuna guerra rinsalda in un ?:tese le forze democratiche e rivolu – ziona rie, tanto meno se •è guerra vittoriosa . Se vi fu guerra, che avesse la possibilità di rafforzare le tende nze rivoluzio narie, questa fu cert:"lmente la guerra che la }~rancia af– frontò contro l' Europa nel 1792 : epp ur e portò :"llla ditta tu ra militaristi ca di apo– leone . Anche oggi, se è ovvio che i socia– listi e, in generale, tu tti gli antim ilira risti, di ogni ,gr:1.dazione , debbano :n1gurar c il trionfo degli alleat i, nei cui Stati il mili ta– ri~mo ha trnd izioni meno fort i e potere meno saldo, e in cui sono victversa più nu– merose e meglio agguerr ite le forze avverse al suo trionfo; d' :1ltr a parte è facile pre– vedere che anche in F rancia cd i n Belgio, anche nclP Inghilterra che pur mancò sin qu i di tscrci ti stanz i~li, le energie democra– tiche dovranno esser pronte, · :lii' indomani dell' augurata e sper:1ta vit toria, a racco– gliersi in ;.ma massa comp:nta e resistente per ~vcnta re tutte le mene con le qua li il militarismo (con la compl icit à di tlltte le forze reazionarie e sot to gli ausp ici, in F ran– cia ed in Belgio, della Chiesa catto lica) ten – terà di estendere il suo potere nella vita po– litica di que i paesi (1). lo concep isco la possibilità di tr:1.rre qual– che vantagg io dalla guerra solo da un punto di vista riformista : in quanto cioè la guerra, quando ogni altro mezzo appaia jmpossibile, va lga a risolvere problemi la cui persistenza ostaco li il prog resso della vita di un paese e mantenga vigore alle forze consen·:urici e reazionarie . ?ifa fuori di que– sto caso, in cui per giunta - come risult a da quanto è detto sopra - i frutti va nt ag– giosi della guerra sono sempre incerti e non possono esser colti se non con. gravi diffi– coltà, io non attribuisco nessuna efficacia (1) Questa giusta osse rvaziooe dell'amico Mon– dolfo è uno dei cavalli di ba ttaglia dei socia– listi neutralisti : esage rando I' idea, che il Mon• dolfo espone qui nei suoi veri termini, essi non vedono se non il trionfo del mililarismo cp.me conseguenza di questa guera, chiunque sia il vincitore, e perciò dichiara no di voler rimanere alla finestra ad aspe ttar e che q militarismo dei vincitori assalga anche l' Italia , nel qual caso sarebbero disposti a difendersi.. .. con la sicu• rezza di esse re sconfitti. Non vedono che la vittoria tedesca non solo consoliderebbe per secoli il militarismo in Germania , ma sarebbe considera ta come pro,,a della incapaci tà dei regimi de mocra tici a vivere liberi accanto ai regimi niilitari, e scatenerebbe una terribile reazione antidemocra tica in tutti i paesi vinti e neutrali; vicevt rsa la vittoria della T riplice Intesa rleterminerebb e il discredi to de l milita– rismo in German ia, mentre i tenta tivi di rea· zione che non mancherebbero di presentarsi in Fra ncia e in Inghilterra troverebber o qui res i– stenze incrollabili ne!la massa della popolazione, meglio educata che non sia la popolazione tedesca alle idee e alle abitud ini della democrazia. g. s. ca Gino Bianco utile alla guerra, la quale resta per me - ncll.1 migliore delle ipote si - una 11rcrssit,ì dolorosa. Aggiungo, per completare il mio pensiero e affrontare pill direttamente il caso pre– sente, che io credo che I' It alia :1vrebbe potuto giovare al buon risu lraro e alla più pronta soluzione del presente conflitto in modo anche più efficace che coli' intervento armato. Se oggi appare assurdo o, almeno, inverosimile che l' It alia possa intervenire utilmente con forza diversa che con quella delle arnù, una parte di responsabilità spetta anche al p:1nito socialisrn, che dichiarò al principio della guerra la sua ncutralit:\, par– tendo dal prcsu pposto che la guerra era conflitto di borghesie e che il suo esito non poteva interessare il pro letariato . E il l\lussoli1ù ha la sua parte, e grandissima, di responsabi lità nell'aver determinato questo atteggiamento, al quale in parte si deve se l' It alia non potrà forse difendere la sua sicu rezza e i suoi interessi in altro modo che con la guerra. Oggi le cose sono mutate . Vado anch'io persuade ndonù - con dolore - che orma i ali' It alia non resti altra possibilità di con– trib uto efficace alla .resistenza contro l'ege– monia teutoni ca che l' intervento armato: e dico con dolore perchè la prospetti va dei dolori cui andremo incontro, non può non posare su noi come un incubo ango– scioso, e pcrchè penso tuttora che sareb be stat o utile che una grande poten:,a euro– pea avesse potuto costituire un'oasi di pace per compiere, a momento opportuno, un' ef– ficace opera di mediazione e per cost ituire - a pace conclusa - una forza più atti va e più resistente cont ro ogni minaccia del militarismo, dovunque si man ifestasse ; e perchè infine - anche perdurando la guerra - l' It alia avrebbe pou n o costituir e un efficace aiuto per gli alleati, ponendosi a capo di quegl i Sta ti neutr i che sentono e temono la min.acci:1di ogni sogno d'ege monia. Questo era a ppmuo un comp it o ut ile a cui il Part ito Socialista poteva e doveva spingere l' It alia sin dalla seconda metà di agosto, qu:1.ndo il ~lussol ini minacciava invece la scomunica a chi non accettasse la più intr :tn.sigen te e assoluta neutra lità . Si poteva allora prendere a stud iare il pro– blema della Dalmazia e mostrare agli in– \·asa ti da fervore nazion.alisu i diritti serbi su di essa ; si poteva propugna re la rinunz ia alla Gr ecia delle isole de ll' Egeo, inut ile e gravoso pegno in mano nos tra : si poteva. così indurre Serbia e Grecia a risolvere conforme a giustiz ia il problema macedone, promovendo così un' intesa balcan ica, che non soltanto avrebbe para lizzato la Tu r– chia, ma avrebbe costituita una grande minaccia per l'Austria-Ungheria sul confine merid ionale e orienta le, tenendo imp egnare maggiori forze loro .... Questo ed altro si poteva fare, riportando sul terreno diplo– matico vittorie che per essere incruente non sono meno meritorie aè meno ut ili, quando riescono vantaggiose anche al tri onfo del diritto e di altru i legitti mi interessi . Tutto questo però era vile conc-retismo e non consentiva pose glad iatorie : richiedeva, tutt'al più, un po' di stud io e di riflessione P erciò non se n' è fatto nulla. E anche noi, alieni da lla guerra, siamo obb ligat i a riconoscerne la probabile neces– sit à. Ma quesro non vuo l dire che il nostro (posso dire 11ostro, non è vero, Salvem i11i ?) punto di vista sia identico a quello degli interventi sti rivoluzionari, o che sia giusta la critica del Mussolini : « voi indicate i fini, ma non i mezzi >>. Ri cordo che nel giugno 1913, mentre nella Sezione Socialista di Milano, si discuteva att orno al P rogramma che il Partito doveva ag itare nei com izi elettoral i, ed io sostenevo che si dovesse presentare un program ma concret0, di riforme ben chiare e defiiùte, tratte da un esame serio dei problemi urgenti, il Mussolini sostenne invece - nel principio della discussione - che al proletariato spetta solo di dichi arare i suoi bisogni al P art ito Socialista di acuire la coscienza d.i questi bisogni, lasciando poi alla borghe– sia di stud iare il modo di soddisfarl i. Quel criterio mì parve allorn erroneo e lo comb atte i ; perchè è evidente che il pro– lerari:ito non solo h:1. dei suoi bisogni una conoscenza più chiara che non tutte le al– tre cbssi, ma è anche (o può facilmente venire ), a mezzo dei suoi uomini rappresen– tativi, in possesso cli rutti quegli elementi che possono consig liare b miglior soluzione dei problenù che lo riguardano, dando pi lÌ precis:i direttiva alle sue agitaz ioni, ricon– nettendo meg lio i fini prossjmi ai fini pi ù lontani, rendendo più difficili inganni e de– lusioni. li criterio del ~Ju~solini. che egli ora di– mentica, mi pare invece proprio ora app li– cabile . appunto perchè gli clementi che non conosciamo e non possiamo sperar di co– noscere sono tanti, da renderci impossibile, pur :1.vendo ben chiaro il fine di fissare quale sia il mezzo migliore per raggiungerlo. Che sapp iamo noi infatti dei patti e de i rapporti che legano noi agli :1.ltri Stati, degli impegni che essi han.no presi con noi, delle concessioni che son disposti a farc i, del peso che dànno alla nostr:'\ neu tr:1.lit:l, dei vantagg i che si ripromettono da ll' uno od alt :u atteggiamento nostro ? Per questi e per molti altri motiv i affini a questi non spetta a no i di indicare i mezzi b. cui oppor– tunità le con.. tingenze d'ogni giorno potreb– bero far mutare i ma ci spe tt a invece solo il compito di aver un. programma ben chiaro, una visione sicura dei risultat i che vo– glia mo co nsegu ire: ciò che :,, neutra list i ad oltranza e ad interventisti idem ci sembra fare alquanto difetto. Ugo Gu ido Mon d9lfo . L'AMNISTIA L a T ribuna 11011 f molto co11tr11tadetl' amni– stia. A vrebbe preferito che l' on. Sa/mzdrn 110n I' avesse datn. Cosi ntJrcbbr potuto darla, a suo tempo, I' 011. Giolitti, amnis tiand o, in sif me ni fatti della settimana rossn, anche i rrati elettorali dei delegati di P. S. dell'ottobre 1913, e p ro– curandosi i salamelnch i e i ri11grazia111e11ti r gli osanna della <t democrazia )1. La Tribu11a teme che l'a mnistia possa co– stituire 1m <e precede nte di debolezza i,. E 11011, ha torto : deboln.zn dei partiti sedicenti rivo– luzionnri, che dopo avere ttntatn la rivol u– zio ne, si sono messi a guair r per evitare le co11srgue11zc del- tnztativo sbagliato, come il bambino che sale sulla seggiola, cade e si mette a piangere : debolezza dei pa rtiti con.. - scromor i, il cui ufficio ùi It alia da quindi ci mmi n questa pa rte 110n è chr un nprù e ,. chiuder p rigioni, condannare e a,,mi stitire. il/a se c' C un giornale, che 11011 ha il diri tto di drplora rc i preadenti di debolezza, questo è proprio il gion1alc gio littian o : chi ha sul groppon e maggio ri prccedm ti (ii questo gc- 11ereche il (( grande statista della democrazi a? 11 L a Tr ibuna vuole che 110nsi dimentichi che oramai, dopo l' adozione del suff ragio uuive r– sale, 110n vi è più motivo in I talia per gi u– stifica re e scusa re i disordini rivoluzio nari: il suffragio miivcrsnle ,< consentendo a tu tte le darsi, e specie a quelle popolari e pi lÌ mt· mcrosr, il mezzo di agire direttmnente e nel modo più efficace sulla vita politica del paese . E quanto più larga è la base della rappresen– tan za 11azio1111le,tanto meno i colpi di testa f di mano di 111i11ora11ze oltracotanti possouo essere tollerati >>. E anche questo ragi ona.mc11to 110n fn una grinza . Solamente, un suffragio unive rsale, che è i,i funzioni da appena un an110, non può p rodurre e.fletti fulminei : non è micn un' oncia di sale i11glese, che purga i111 mediatam ente le stitich -7-ze pi 1l, ostina te ! E il suff ragio tt11iversale bisognerebbe appli– carlo im po' più since ram ctlle e seriamente che non abbia fa tto nel 1913 il Jlllinistcro della radicnnaglia giolittimw. Se no, lt, mi– stificazio ne renderà giust ·ificabili e scusab ili disordini ancora più gravi di quelli de/In set– timana rossa . Coloro che ent ro il 20 non av rann o re spin to il giornale, o disdetto per iscritto l'abbonamento, sarann o ritenuti abbonati per il 1915.

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