L'Unità - anno III - n.17 - 24 aprile 1914

L' UNITÀ L'ESPERIENZA DEGLI ALTRI ì\fontrc ~i discute in Ital ia sulla riforma de lla "Scuola m&il!t, mentre non i: spe nta i eco su– sc itata da una recente circolare mini steria le intorno al sov raCC..'\rico nelle scuole, suppongo non ricscira.nno del tutto inu tili le considera– zioni che si posso no trarre dall' esperienz a . che ·qui nel Tr ent ino si ~ già fatta eia molti anni, con un tipo di scuola, a cui. se non erro, si va accos tando an che la scuola ita liana , dip arten – dosi da quc ll' a nti co disegno a cui essa si mo– -<lcllò e, lo dico subi to, a parer mio con ot tim o esito , pe r molti e molti anni. Le scuole mt.-dic classiche italiane, che ab – biamo nel Tr entino (e che sono rett e dag li identici program mi degli altri ginnasi dell 'A u– stria ) si carattc ri,:zano per qucll' ammasso, che al tri potrebbe e vorrebbe chiamar e \·astit à e ricchezza, cli programmi, tes té introdotti anche in 1ta lia nei licéi e classici e moclernL Al lat ino si aggiunge. nella ~o nda classe ginnasiale, il ted esco; il greco nella terza classe; la storia , la geografia, le scienze natu – ,rali, il disegno, si insegnano già nelle prim e •classi ginna siali , insieme, naturalm ent e, con •qu el catechismo e lezioni sul culto da cui per ortl voi in Italia siete esentL Eppur e, con tant o lusso di progra mmi, con una notevo lissima larghezza di ora ri, con un rigore cli disciplina per cui i profe ssori hanno meno libert à che i capora li nelle caserme. ~i ott engono dei risultati. rispetto alla cul– tura, disastrosi. E tali si ri)evano non solo da un confronto fra la media elci giovani licenziati dai licei -<I' Italia e quelli che hanno • assolto • l' esame cli • maturit à , (uso il lingua ggio.... austriaco) nei ginnasi deJ Trentino; ma anche ,·aiutand o (e mi perdonino i miei concittadini, a cui que– ste note cadessero sott' occhio} il tono. il grado di cultura portato nella vita dai profes– sionisti prepa rati da tali scuole. Non mi nascondo che di tali deplorevoli ri- . sultati siano cause concomitanti anche l'u so •cli testi scolastici pessimi (imposti da un con– siglio ~çolastico residen te ad lnn sbru~k), che per lo pii1 non sono che traduzi oni mal fatte, in un italian o barbaro, di testi tede schi ; e il fatt o che i nostr i professot i sono tutti esciti -cla univ ersità tedesche. dove gli italia ni, più chl' int endere a formarsi una cultura si dibat– ton:, (la grande maggiora nza) nella difficoltà -en:>rme di assimilarsi le lezioni dei prof essori I in modo sufficiente da ripete rle, alr esame. in tedesco. Ma ali ' osservazion e dir etta ciel funziona– mento delle nostre scuo le, dei modi come l' istruzione può as.sere impartita e del pro– fttto, che i giovani ne ricavano - s! deve riconoscere che l'er rore fondame nta le sta nella -t:oncezione stessa dei programmi : tro ppo va– sti. e perciò inevita bilment e, troppo schema – tici , poveri e insieme aggrovigliati e faraggi– nosi e svolti, ancora inevitab ilmente, con me– todi grossolani cd empiri ci. Ché, male si ac– ·copp ia una tratta1.ionc solida e chiara , rigo– rosa cd agile, con troppo estesi limiti ed ecces– siva varietà di materia. Anche in Italia il concetto giustiss imo che la' scuola. a ben funzionar e, non debb.."\trasci– nare della zavorra , ma debba l"SSCrf> un vaglio •che secerna le forze adatte e migliori, é troppo spesso sforzato ed csagcFato . La scuola media class ica deve scegliere e preparare non soltant o dei gramm at ici, dei let– terati, dei professori , degli arti sti. ma anche, e pii,, quei professionist i, medici. avvoca ti. in– gegneri ccc. la cui cultura d.\ poi largamente l'im pronta e il tono alla civiltà di un paese. E le attitudini a ricscire decorosa mente ccl utilm ent e nelle varie e multipl e nttivit .\ su– periori dello spirit o, sono esse stesse cosi va– rie e di cosi differente sviluppo. che non è fa– cile nelle scuole, nonostau te la varietà delle mat erie cl' insegnam ent o, riconoscer-le cd ap– prezzarle al loro gius:o valore. J o non credo che la scuola. anchc la scuola media classi ca, debba essere solo un mezzo ,(e fosse pur e un sicuro mezzo!) di selezione, un buono sta ccio. o come spesso avviene, una corsa agli osta coli ; ma una fucina ove le buone attitud ini dcli' int elligenza sieno aiu - tate a mani festarsi a risaltare e dopo ricono– sciute , sicno coltivate. curat e, arri cchite. Tant o si cura che non vada no dissipate le energie ma– teriali ! Altr ettant o, se non pii1. si deve curare che non siano tra scura.te, inut ilizzale, soffo– cate le energie dcli' intelligenza uman a. Ora, l' osserva zione deg li effett i che nelle scuole trentine producono l'estensione e la va– riet à elci progra mmi e i metodi. che ne derivano, ci persuade che non sono le migliori energie quelle che in simili circostanz e riescono vitto– riose ment re molte energie eccellent i vengono N"ascurate e perdu te. Meno rari ssime eccezioni, noi ne vediam o escirc delle menta lità impove – rite e deformat e. Invano si ricerca in esse que lla cara tteri stica fonda menta le d" ogni vera cultu ra che lJ; sicurezza, solidità, chiare zza, ele– ganza, decorosa armonia. ln vece nei casi mi– gliori. un ipertr ofico sviluppo cli alcune qua iità (i migliori alunni infatti, sono elci buoni per quan to emp irici conoscitori delle lingue cla•3si– che) ; mentre trov i, caratte ristica fondamen– ta le, un disordine pesante e sciatto, una spa– vent osa povertà non solo cli idee, ma delle "-tesse cognizioni. una lentezza e un impacc io di pensiero, che ta lvolta si estende anche al caratt ere. !\"oi nel Trentino abbiamo potut o consta– tare come con t roppo vast i programmi il va– lore Jormat ivo della scuola si perda tota lmente, senza avern e in cambio alcun vanta ggio pra– tico: ché il più sicuro mezzo per one nere buoni risultat i, anche nelle scuole che han no degli !-Copi pratici. é pur semp re quello di atti vare cd educa re att itudini menta li, più che di co– municare delle cognizioni. Per accennar e concretamente ad alcun o de– gli er rori cli cosi vasti programmi, mi fermerò a quello riguard ante lo studi o delle lingue. Per cert o é eccessivo il porre come obbliga– torio Io st udio di tre lingue e cli tre letterature oltre la propria . Le forze, che non reggono a tale prova e ,che vengono scartate e sj perdono per via, possono essere. anzi sono spesso delle forze mentali ancora preziose e tali da dove r es– sere sorrette e srruttate anzichè tra scurate e respinte. 1 n secondo luogo rarissim i - alme no per quel che dimostra r esperie nza che facciamo qui - sono i giovani, che alla fine del corso secondario conoscono abba stanza bene le tre lin::uc; pare che r appre ndiment o cieli' una, intralci quello dcli' alt ra ; onde la grand is– sima maggioranza dei giovani licenziati. la– scia hl scuola con una cognizion e actsai scarsa <ii t'utt e e tre le lingu e. :\fa il danno peggiore si ha in ciò : che, allo scopo di rendere possibile una cognizione pur– chessia delle lingue, si ricorre ai metod i « pra– tici • soprattutto mnemonici. Si arriva allo studi o delle declinazioni e delle coniugazion i dopo che a memoria l' alunno ha dovut o ap– prendere frasi in cui ricorrono le varie forme gra mmatica li. Si toglie cosl ali' insegnamento delle lingue ogni valore di ginnastica inte llet– tuale. di rigorosa disciplina. dandos i valore solo alla memori a. • lo temo che anche in Italia , pers istendosi nel principio di por re nei programmi più lin– gue, si ar riverebbe ad accedere a. questi metodi disastrosi. E mentr e faticosamen te si tende :111' appr endiment o delle lingue morte e delle lingue ~tranier e, un danno incalcolabile viene nllo studi o della propria lingua e della pro– pria let terat ura .. Chi vive q ui ha modo non dirò di calcolar lo ma di inorri dire di front e ad esso. I giova ni escono normalrnente clal gin– nasio senza sape r scrivere l'i taliano: molti scrivono ncll' ottava classe del ginnas io errori cl· ortogra fia, che io Italia non si perdo nano ad 11110 scolaret to cli seconda c\cmenta re e tu tto ciò pel van tagg io d'e ssere arrivati a balbet– tare malamente nlcune frasi ted esche cd es– sersi imbott iti di vocabo li (di null'a ltro che di w,calx,li) greci e lat ini. E JXJi non è questione soltant o di lingua. Ciascuno di noi ha avu to modo di ammir are in vecchi. usciti dai ginnasi ital iani di una volta, la nobilt;) di cultura , solida. armonica. elegante, il C1i segreto io credo consistesse in e Gino Bianco uno studi o inten so compiut o in non vasti limiti di materia . E<I è ciò a cui si dc,·c ancora ritor– nar e, io credo. L'l propria lingua , innanzi tutt o : in tutt e le sue espressi oni e manifesta– zioni e come esp ressione e manifestazione in– sieme di tu tlo il nostro pensiero. di tu tta la nostra storia, di tu tt a la nostra coscienza : organ ismo vitale, esso stesso, a rap presen ta– zione della vita del proprio spirito e del pro• prio popolo. Leggere molto e, sopratt utt o. leggere bene. E scrivere nella propria lingua (io non sono pili cont raria ad un assennato esercizio d i componim ento da che vedo qui a quali effetti ha condotto l'averl o uasi abolito). Ché leggere e scrive re bene è t e, frutto del lucido pensiero. ma é anche modo a discipli– nare il pensiero ste sso. E lo st udio di altr e lingue - classiche o mo– derne - ridott o ad una o due al massimo; e con(ip\ tO con un metodo rigorosam ente lo– gico. che posi su solide basi di ana lisi e di cognizioni rigorose, per snodarc i poi agilmente e sicuram ent e nel confro nto, nella convers ione della forme ling uistiche. E così per ogni disciplina: avanzare in in– tensità, cioé in rigore, complessità, compiu – tezza, tant o qu ant o rinunziamo in vast ità . Ciò è voluto dall ' indole stessa del nostro genio ~1azionale. Anche a questa convinzione sono venuta nell' esperienza fatta qui: nel confrontar e cioè gli effett i differenti, che iden– tici program mi dànn o qui nel ginna sio tedesco e in quello italian o. I prt gram mi, ho detto, sono identici : la sola differenza sta in ciò: che nel ginnas io tedesco la lingua cl' insegnament o è, natural– mente, il tedesco, mentre r italiano vi é ap– preso come lingu a st rani era; e nel ginnasio italian o si hann o le condiz ioni opposte. Ep– pur e i giova ni tede schi non trova no nello stud io. cosi imposta to, neppur lontanamente quelle difficoltà. che schiaccia no i giovani ita– liani ; e, realmente, tragg ono dallo studi o un molto 'magg ior profitto. Ora io credo ciò dipenda essenzialm ente da s~ecifiche differenze di ra1.za. li nostr o ingegno ama i' metodi rigorosi e insieme semplici, che l~scind spaz io ed agio alla rielaborazi one in– tima. 1 alla lenta mat uraz ione. Poco e bene dovrebbe essere il motto della nost ra cultura . Dalle solide e sicure basi cosi stabilite, il no– stro spirito dovrà poi spazia re e allar gare il suo volo a seconda delle sue forze. L' ingegno tedes co, invece. dot at o più di facoltà passive che attive, facile ad assorbire, a ripete re. paziente e robusto, può e deve forse fondare la sua cultura sulla vastità delle CO· gnizioni , che esso non è spint o a elaborare e sulle quali non é ten tato di fantasti car e. L'ana– lisi, la sint esi, la ~ ngcttura, la teoria, che sono come 1C radici e lo schema di una omogenea cultura italiana, costit uiscono invece un grad o successivo di evoluzione nella mente e nella cultura tcdesCa. Ci t}oviamo di front e a procedi menti men– tali assol uta mente invers i, di cui gli ordina– menti Scolastici debbo no tene r cont o. I programmi vast-i, pesa nti, s' addicono alla scuola tedesca, non alla nost ra. Essi costi tui – scono per noi un metodo innat urale, che non può da re alcun efficace risultato ; no~ al tri– menti che se preten dessimo di fare dei nostri snelli e asciutt i ragazzi i polisarci giovanot– toni tedeschi. mette ndoli alle stesse abbo n– dant i ta1.ioni di • schinken • e di • mehls1>ei– sen ,. Non ott erremmo. natural ment e, che.. delle c\jlata zioni di stoma co. Ad qgni popolo, la sua scuola. L'a ppar ente tenuit à, e semp hc,t.a. rt«-f?"8'"c'rr"o'i'dine . di pre– cisione. di arm onia, di logica. è l'at tribut o di tutt e le mani festaz ioni inte llett uali - arti stiche e scieotific he - ciel nostr o spirit o. Perchè la scuola non dovrebbe tenerne cont o ? Perchè imbasta rdire i nostri metodi ? lo credo che la ~cuoia classica italiana , com· era condotta fino ad una \'ent ina c1· anni fa, raJ) >resentasse nella :sua essenza il tipo di scuo~ 1cJ.:2s ~er– vazione e r esperienz a avevano trovato con– sentan eo al 1~ e~ nost!!!_e che la sua ri– for'"!!a~ olo guar dare ai mu fat i limiti della scienza, non al disc no la_gogico fon- amenta le. che I' informava. Cred~ ch'tì ·"1t';;r==:; oiubr ati i programmi, a simiglianza delle scuo le germani che, sia stato un grossolano errore pedagog ico; e che sia l necessa rio, a consc n ·arc l'originalità la forza la vitalità della cultu ra italiana , ricondurre la scuola alla snella e solida sempli cità - che solo i miopi possono chiamar pove rtà - di una volta. E R~E ST·A 8ATTIST l-8 1TTA~ TI. La " Settimana sociale ,, e il protezionismo. Dopo aver vint a la cong iura de l silenz io e della affettat a indifferenza, gli antiprote – zionis ti italiani sono entr ati nella seconda fase di ogn i lotta politica: qu ella, in cui è necessario difend ere le proprie idee con – tro le falsificazioni degli avversari, e per– dere una pane del proprio tempo a citar e sè stessi. Da un paio di mesi a que sta parte, la paro la d' ordine della stampa e dei propa – gand ist i pro tezionisti è che bisogna aste– ner si dai " sistem i assolut i >1 1 che non è pos– sibile seg uire i « liber ist i intransigenti • nell::t loro propo sta di ab olire 1 a un tratt o ogni protezione dogana le >1 1 che nessu n uomo di buon senso può espo rre il pae se a un a crisi genera le per icolosissim,1, ecc. ecc . ecc. E qu este considerazio ni, che vog liono ::tf– parire «o bbie tti ve »~ impre ssionano anc he per sone, le qu ali non sare bbero :i.liene forse dal secon dare la campagna antipr otezioni– sta, ma non hanno avuto anco ra il temp o o l'agio di conoscere di rettam ente le idee e il programm a deg li antipro tezionis ti. E questo il caso di un collaborat ore della cler icale Sttti ma,ia socia/, (1 I apri le 1914); il quale, ricon oscend o la imp or tanza nazio– nale e sociale della lotta. che si va ov un– que accendendo in It alia int orno al regime doganale , espri me il suo pare re che « la discussione non dov rebbe avve nire in base a tesi ed a principi intransigen ti d i libero sca mbio o di prote zio nismo, e per il trionfo assoluto dell' uno o dcli' alt ro », come ora si sta svolgend o fra noi e i protezion isti. Ora noi possiamo assic urare tu tt i gli scr it– to ri della Settimana Social e che, per parte nostra il loro deside rio noi lo abbia mo d a un pezzo anticipato. Più volte noi abbiamo spiegato come il lan ciar si in discussioni astra tt e sui van– taggi e sui danni del pr otezion ismo e del libero scamb io sub spuie neur11itatis, si– gnific a aiuta re troppo ingenuamente i gio– chetti di cert i politi ca nti di tutti i pa rti ti, i quali non osa no dichi ar arsi protez ionisti, perchè que sto scopr irebbe i loro altari ni, ma fanno la commedia della indifferenza inna nzi al problema gen er ale, e proclam ano di non voler esse re nè libe risti nè protezio– nist i, e quindi si disin teressa no della que – st ione doga nale attuale, e lasciano le m ani lib ere ai triv ellat or i del protezio nismo no– strano. 11 _problema, su cui dobbia mo d isc utere oggi, scrivev amo su l' U11ità del 21 febbraio 19 1~' non è il pr oblema generale del lib e– rismo o del pr otez ionismo, ma un problem a più preciso e più imbaraz zante pe r chi vor – rebbe scant onare di fronte ad esso : vo– gliamo noi, oggi in Italia , essere i manut en– goli degli zuccherier i, dei sid erurgici , dei gra– nicult ori, dei coto nieri , opp ur e intend iamo comb atter li ? « Si può essere libero-s cam– bista , e amme tt ere in cer ti momenti e sotto certe condizion i e per il raggiungimento di determ inati fini non econom ici, la oppo rtu – nità di certe dc-term inate forme di prote– zionism o. Si può essere prote zio nisti, e pur riconoscere che certe forme di protezion i– smo, in dati luog hi e in dati mo menti, so1,o eccessive e vanno comba tt ute. Jn Itali a, oggi, si trntt a di risolve re appunto i1 pro– blema immediat o, concr eto, d i sa pere qu ale atteggiam ent o dobbiamo assum ere di fro nte a cert i determ inati dazi protett ori, che fra J>rève dovranno es,ere rifor mat i, e perciò ~ potranno essere o aum enta ti o diminuiti M. E e vogl ion o avere la bont ,ì di legge re 1' opusc olo dcli' Uni11J sul « Problema do – ganale », gli scrittori della Stll im ana SocialL troveranno a pag. 85 e seguenti le seguent i idee: « Nella lotta contro il protezionis mo è necessario ev itare l' errore di tra tt are il

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