L'Unità - anno II - n.44 - 31 ottobre 1913

di sseminato nei frequen tissimi scritti (che van– no dal 1840 al 1850) e nei discorsi del 14 aprile 185 1 sul libero scambio e dcll' 8 ap rile 185'2 sul tratta to di commercio colla Francia. Nel prim o cli tali discorsi Cavo ur rispon– -deva al Conte di Rcvel. accanito faut ore delle teorie protezioniste : • U minist ero professa • schictta m'?ntc il prin cip io del libero scam- • bio, cioè egli crede che, in uno stato nor– u male, il Governo non abbi a da protegge re -« con dazii qu esta o quella industria; il M.i– .. nistero porta op inione che non abb ia il do– .. vere, nè, quindi, il diri tto, di favorire un a .. o pH1 indu stri e a danno delle altre industrie -il del paese ; è suo avvi so che non si possa • imporr e alla genera lità dei consumato ri dazio e veruno ond e favoril"e certi ra mi d'i ndu stria • e che le dogane deb bano essere ordinat e allo « scopo delle finanze cioé dcli' uti le pub blico. ~ Questo ramo egli lo ravvi sa be nsl come uno « dei più prod utt ivi per le Fioanzc, ma lo ri– • pet o, non solo ci crede che non sia oppor– « tun o, ma nel senso il più st rett o che non sia « giusto l'i mporre una ta ssa. alla gener alità « dei citt ad ini in favore di una class e speciale •· L' UN l TÀ 11 chiamava cima e fastigio e noi repu tiamo ra– • dice e fonda mento del sistema economico « da voi, non meno che dal Gove rno, ado t– c tat o •· E in un suo discorso del 18.50 aveva detto : • Ora, qu alsivoglia da zio si volesse im- • porre nell' import azione, sarebbe una vera • imposta che dovr ebbe sopportare la popo la - • zione e tale cosa sar ebbe una vera ingiusti- • zia. Sinchè si tra t ta di mante nere il daz io sul 11 grano, onde sopperi re ai bisogni dello St ato • in allora è giusto che la popo lazione contri- • buisca alle spese che per il medesimo occo r– « rono (quindi lieve daz io fisca le), ma l' imporre • un dazio sulla prod uzione, onde i proprie - • tar ii del Piemonte possa110 ritrare maggior e f rutto dalle loro tur e, qu esta sar ebbe una di « quelle ingiustizie, che, ad un paese, possono • riuscire funestissime •· L'u nità doganalt. 1\fa l' ope ra del Conte di Cavo ur per il rin– novamento economico del Piemonte non si limi tò soltan to alle riforme doganal i, ma que– ste collegò a molti altri provvedimenti neces– sarii allo svilup po civ ile e comm ercia le del paese, come I' abo lizione cli tal uni privilegi feudali, I' incoraggiamento alla Marina mer– cantile (colla riform a e la semplificazione delle tasse di na vigazione) ; la costruzi one cli fer– rovie (in dieci anni 1 oo chilome tri di linee) ; lo sviluppo della viabi lità ordinari a; l' este n– sione del servi zio telegrafico, il rin vigorimento de l credit o colla creazione di numerese suc– cursali della Ban ca Na ziona le ecc. ecc. Di tal guisa, senza I' artifi cio di veruna protez ione doganal e, molte indu stri e in brev e prosperaron o e con esse i comm erci. Dal 185i al lS.59 le import azioni crebbero da circa 130 milioni a 295 ; le esportaz ioni da 73 milioni a 170. da l deput ato radi cale onorevole Antonio Dc Viti dc ì\Iarc o, nel discorso di Firenze, pub – blicato dalla U11ild (anno Il, n. 30). Eccomi ora a rispondere più specificatame nte al suo qu estionario. • e Se elett o deputat o vi impegroat e fin d' ora .... D 1. 11 - A sa nzionare la più comp leta se– paraz ione dello Stat o da lla Chiesa, abro gando il 1° arti colo dello Statuto Albert ino, par ifi– ca.ndo ad ogni a ltro cittad ino, nei diritti e nei doveri, il Pont efice Romano, e restit uendo alla legge comun e il territorio comp reso nelle mur a Vatic a ne ? •. /?. - « Sarebbe uno sproposito enorme, a tu tto vant aggio delle camorre che sfrutt ano oggi l'It alia, dist rarre l' att enzione dai pro– blemi urgenti col trast ullo delle riforme dello Stat uto Albertin o e della Legge delle guaren – tigie •· D. '2. 11• - • Ad applicare integralment e cd occorrendo a rivede re le leggi evers ive della propr ietà conven tua le, sott oponendo alle stess e dispos izioni legislative le Associazioni cultua li e que lle p rofane ? •· R. - • Prim a di esigere risposta a qu est o quesito dovr ebbe la Gi<wdm10 Bruno ave re la lealt à di spiegare che cosa. int ende precisa – ment e quan do di.ce « appl: car c integr almente • e , rivedere •· D. 3.• - « A riformar e I" Istituto della Fa– miglia con le leggi sul divorzio, sulla ricerca della pa ternità e sulla precedenza del mat ri– monio civile a que llo religioso ?•· R .- • Sono ostile alla precede nza del mat ri– monio civile sul religioso, perché la considero come una violazione della libertà individuale e una ingiustizia, essendo assurdo imporre il matrim onio civile solamente a chi intende cont rarr e una unione libera col rito religioso, 401 e non a chi cont rae unioni liber e senza al– cun rito •· • Sono favore\'olissimo alla ricerca della pa– ternità . Sono favore"ole, per cert i casi ecce– zionali, e colle più scru polose garanzie a van– taggio della donna , ad una legge che consenta l'a nnullament o elci matr imonio : ma credo che in J talia urgano oggi be n altr i prob lemi , e, se fossi elett o dep uta to, mi oppo rrei a chi vo– lesse uti liu arc un' agitazione per il divorz io, come di versivo per distrar re il paese da i pro– blemi più urgenti •. D. 4.•. - • A rendere laica la scuola: laica nel corpo insegna nte , nel programma d' inse– gnamento, nei libri di testo ? •· R . - • Ho espresso più volte la mia opi– nione sulla laicità della scuola, e la riass umo in poche paro le. Voglio la laicità della scuola, purchè sia inte sa nel senso liberale e non nel senso massonico . Qua ndo, come in Italia, la scelta degli insegnanti delle scuole pubbliche av viene per concorso, considero illiberal e ed iniq ua la esclusione apri oristica cli qualunqu e classe cli citt adini dai pubbli ci concorsi : per– ciò ho sempr e comba ttut o e combatt erò sem– pre, la esclusione dei preti dai pubb lici con• corsi per l' insegnam ento •· J.o GAET ANO SA LVEMIN I. N. B. - Lasc io piena facolt..1. alla A ssocia – zione Giorda110 Br,mo di servirsi come vuole di questa mia dichiarazione, av verto però che io non la pu bblicherò che dopo le eleiion i. giacché non voglio in nessun modo che queste mie franche risposte possa no esser considerate com e una man ov ra elett orale per r.onciliarmi i voti dei preti. che, come ho detto , 1 qu i favo– riscono i due cand idati massoni. E più in Jà, dopo avere teoriz za to sul libero :scamb io e protezionismo e confortato il suo dir e con esempi tra tti dal la prati ca e con finis– sima arg uzia, soggiungeva : • lo so bene che « i fautori del siste ma prote tto re, qua ndo sono « bath1ti sul terreno delle idee generali, ricor– • rono alle eccezioni e dicono : • Noi, in dcfi– « nitiva siamo liberi sca mbisti, ma vogliamo ar– e rivar ci gradatam ente e bram iamo tu telare l'in– « dustria. L ' industria , essi proseg uono, è bam– • bina e sinta.nt o che rimane in qu esto stato « di adolescenza interessante è mestier i circo– « scr iverla di barriere doganali. Orbene, quand o -« si par lò in Fran cia, per la prima volta, della « riforma daziaria, se non erro nel 1827 e 1828, .: i fabbricant i di ferro e di cotone non posero « in campo la prete sa di essere eternament e « protett i, dissero solamente: siamo nell' in– « fanzia, accorda tec i alcuni ann i di prote zione « finché abbi amo raggiunt o il grad o di svi– « luppo dcli' indu st ria inglese. Si fecero buone -o: ~ucste ragio ni, si ma ntennero i dir itt i pro– r' tet tori per dicci <1,nni, dopo il qua l tempo, • fatta si una nuo va inchiestil, si trovò che c: qu ei fabbri can ti erano sempre rimas ti ncll"in– ,. fanzia; anz i erano q uasi ritorna ti bambin i ·• ris'p~ttP,. agi" ind ustr iali inglesi : la distan za ◄ che ne li sepa rav a eras i fat ta ancor ma g– ·• giore. Vedete dunqu e, o signori, che questa '« metafora dcli' infanzia dcli' ind ustr ia è in– • sussistente e non regge al vaglio della cri- Inta nto l" unità nazional e si era rapidam ente and ata formando e si affacciava I' ardu o pro– blema di tra sformare in una finan za italiana le svariate finanze degli antichi Stat i, tutti. più o meno, recant i un a spesa superiore all' en– t rata e cifre di debit o assa i rivelanti. Il prim o Ministero ita liano, presieduto da Cavour, pose subit o man o a tal e difficile e gra ndiosa opera . Essa richiedeva trasform azioni radicali in tutt i i rami dcli ' atti vità nazionale per avviare a unità di organ ismo e a i:egolarità di funziona– mento, in ogni parte del Regno, i va rii rami dell"a mministrazione. Numerosi furono gli stu – dii e le propos te concretate in disegni di legge : molti però rimasero tra volti dal turbini o degli event i. Altri ebbero sollecita sanzione, e fra q uesti , sempre a dimostrar e da qua li concetti li~ rali, in mater ia economica, Cavour fosse anim ato, ~ da porre in rilievo la conversio ne in legge dei decreti elle ave vano esteso man man o, a tu t to il regno, la ta riffa doganale vi– gente in Pie1nonte. Fu questa , a nzi, l' ultima quest ione discussa innanzi al Parla mento da l Cont e cli Cavour ; egli chiudev a ·cosl la serie degli storici suoi discorsi parla mentar i, pro– clamando e dife ndendo quei largh i concet ti di libert à economica, l"app licazionc de i qu ali ave– va dato prospe rità al Piemonte e in cui era certo avrebbe t rova to un fecondo avve nire an 4 che l'l talia. Le merci si scambiano con le merci. ,. tica •· lt dazio sul grano . Ma, fra i più memorabili successi del Conte '()i Cavour , nella lott a che sostenne nel camp o economico, va registrata l'a bolizione cli ogni da zio sui cereali, che era tra i primi concett i <lei suo programma di riform a , Fin dal 1851, di scutendos i il tratt ato di commercio colla Fra ncia, egli rispondeva a chi propugnava la protezione dei prodo tti elci suolo, che, tale protezio ne, cost ituiva una pericolosa ingiu– st izia ; e, quando ncll' aut unn o 1853 il prezzo -dei cercali anda va rapidam ente aumenta nd o e qu asi tutti gH Stati di Eu ropa 0 riccrcava no ogni .spe; ie di provve dim enti . di solito inefficaci, il Conte di Cavour , affron ta ndo grav i in teressi -contr arii e pregiudi zii radica.ti, abbatte va per decreto reale l' ultimo osta colo che intralc iav a il commercio dei gra ni , converte ndo il dazio prot ettore in un dazi o solta nto fiscale d i cent. 50 il quinta le per il frumento e di cent . 25 per le altre grana glie. • In qua si tutti gH Stat i di Europa, egli « scriveva nella relazione parlamentare su ta.lc -e argoment o, !-i è ricorso ad espedienti giud i– .,.cati urgenti e pii1 o meno acconci a rime– • dia re in par te alle sofferenze de i popo li, Jl •• Gove rno però, dal canto suo, ra ffronta ndo « gli avven iment i att ual i a recente espe rienza, c: ha viemmeglio ritemprata la fede che ha scm– • pre av uto nel principio inconcusso della e libertà comm ercia le. E , come la sca rsità del • 1846 concorse a coronare del piì1 splend ido e successo l' agita zione inglese per la riforma • alle leggi dei cereali, e la carestia del 1847 11: atter rò nel Belgio il preg iudiziale sistema della « sca la mobi le, cosi il l\linistero ha giud icat o c: che la presente pe nuria giovar dovesse ad .. affrett are un prov\"edimen to che altr i gia 0 . A SCAR EL LL Alla " Giordano Bruno ,,. J 11 r~sposta ad mi quesJiouario i11vialo dalla • Giordano l3rim.o • a lulli i cand idati il 110s1Yo Direttore ilfviò, i n dala 1$ ottobre, la risposta segm:11/c : Molfcna, 18 Onobre 1913, Al Pr.s id . dcll"Assoc. • Giordan o Bru no • RO) t A. S ig,iore, rispondo alla Sua circolare in da ta 10 cor– rente. Essendo combattu to ufficialment e e aspr a– ment e da l clero nel Collegio di Bito nto, e non intendendo blan dire in nessun modo il clero del Collegio di Molfetta, che notoriam ente vota quasi tutt o per il ca ndidato massone re 4 pubb lican o. posso rispondere scnz' altro che l' Jt alia oggi ha ben altro da fare che perdere il tempo con le piacevolezze della Giord .·. Bru no. · Condivido pienament e, a proposito dei rap – porti fra Stato e Chiesa, le opinioni espresse a Gino Bianco I noslri protezionisti cercano di far cred ere che la diminuita esportazione dei n~stri pro– dotti della ter ra dipend a sollanto dall' inaspri – mento delle tariffe agrar ie forestie re, e non anche della tar iffa indust riale italiana. Invece la diminuita esportazione delle nostre der rate dipend e e dalla tarifta protettiva fore• sticra e da lla tariffa pro tettiva italianR. Le due tariffe agis cono come du e cause concomitanti che si somm ano, ma c-he sono indipend enti l'u na dall'altra. La tariffa italiana, che ostacola dir ettamente l' importazione di manufatti forest ieri, impedi– sce indirettamente la esportazione di prod otti italia ni. A sua volta Ja tariffa svi zzera o tede– sca ostacola direttamen te l' importazione di derra te italian e e impedisce indir ettame nte l'e– sportazione di manufatti svizzeri e tedeschi. Ciò può considerarsi come un corollario del principio che le merci si pag ano co 1i le merci. Ma questa verità elementare trova un ostacolo dis pera nte nella comune crede nza che i fore– stieri, i qua li ci portano e vendono i loro ma– nufa tti, ci spogliano del nostr o oro. li ver o è che s i prendono in cambio soltanto i nostri prodo tti. Infatti, si ammetterà facilmente da tut ti, che un paese, il quale non è posses sore di miniere, nè produtt ore di metalli preziosi, o paghe rà con merc i le importnzioni, o non impor terà. Se io sono vith:ultore e compero un ara tro tedesco è necessa rio che abbia vendu ta prima, o che venda 1>oi l'uva che produco. Se venderò l'uva all'estero compenserò se nz'a ltro l'uva con l'aratro. l\'la 1>osso vende rla anche all' inte rno, nel qual caso il gir o non è ancora chiuso, in quanto che io cederò al fabbricante tedesco di aratri il credit o che vanto verso un mio con• nazio nale ; ma questi, a sua volta, o esporterà all'estero la sua merce con la qua le ha com– perata e pc1gherà la mia uva, o vender à ad un altr o italian o che poi cspC'rlcrà la sua produ– zione. E bisogna che questo giro si compia i biso• gna cioè che si trovi il prod utt ore nazionale che venda all'estero e compensi gli acqu isti, che altri prod uttQri italiani hanno fatto all'e ste– ro. E se ciò non av\•iene, neppu re può avve nire che io comper i aratri tedeschi ; vuol dire che mi conviene di comperar e arat ri italiani. Che avvenga l'uno o l'altro scambio dipenderà da llo St:lto dei prezzi. ll sistema de i pagam enti internazi onali per via di compensazioni dei valori importati ed espo rtat i è aflìda to alle banche, che commer– ciano appun to in titoli di paga mento a credi to. Qualche altra volta si teme che i forestieri, por tando merci in Italia e ostacoland o 1 1 immis– sione di merc i italian e nei loro paesi, ci obbli– g!, i110 a pagare in oro e inta..:chino cosi la nostra scorta monetaria. Ora , è un fatto che ogni pae– se, che non sia produtt ore di oro, ha acquista ta la sua attuale scor ta monetaria pagand ola con merci. Ma, appunto per d ò, ogni paese conserva e difende la scorta, facendo all'occorrenza nuove espo rtazion i di merci. È noto ai tecnici dell' economia, che la distri– buzione e la ridistribu zione dei metalli-moneta avviene au tomaticame nte con esportazioni ed importazioni di merci che sono determinate da l livello dei prez zi internaz iona li. Di modo che si può pagare in oro invece che in merci, quand o vi sia maggior tornaconto, non perchè si possa esser obbliga li a ciò fare. Ogni esodo, anche tempo raneo, di oro da l- 1' Ita lia all'estero, spo sta il livello rela tivo de i prezzi, ribas sando ali' interno e rialzar.do al– i' estero i prezzi delle cose, ossia rialzando ali' interno e ribassand o all'estero il prezzo del danar o ; ciò che in ogni modo provoca un mo• vimento di espo rtazioni di merci italiane verso l'estero, e quindi un flusso di oro dall'estero verso l' Ita lia ; ciò che rista bilirà il livello de i prezzi e rei ntegrerà In nostra scorta mone– tari a. Ora, la banca, facendos i organ o dei pagam enti internazionali, rispa rm ia anche, per quanto è possi bile e conven iente, qu esto temporaneo an– dirivieni di specie, facendo credito da una li- y;~~l~:! 0; t~i:! 1J ~lr;~~:~:~ ti r::a vnendoe c~~p~~s~it~ da future differenz e passiv e. E cosi l' impiego di metalli prezio!ti nei pagamen ti internaz ionali, dive nta sempre più una qua ntità trascura bile. Constata zione st11!1Uca del principio. Non voglio res tare alle affermazi oni teori– che; poiché questa verità è suscettib ile di una dimostrazione statistica. Se prendiamo, per es,, l'anno 1902, di fronte ad una importazione di merci per 1,774,000,000 tro– viamo un'esportazi one di merci per 1,472,000,000~ Invece l' importazi one di metalli preziosi è di soli 35 milioni e l'esportazione di solissimi 10 milioni in cifra tonda . Ricordo qui, su l principio, che il dislivello tr a le importaz ioni e le esportazioni dipende in gran par te da errori e imper fezioni inevita– bili delle statistiche commercia li, ragio ne per cui esso ritorna sempr e quasi costante. Comun que, dai da ti riferiti si vede che noi abbiamo pagati 1,774 milioni di merci impor• tate con 1,472 milioni di merci espo rtate, e poi con titoli e con altri crediti· Ma non vi abbia – mo consacrato un soldo di specie i chè, an zi, abb iamo un supero di 25 milioni ali' importa • zione di metalli preziosi monetati e monc - tabili. Ma l'anno 1902 può :sse re, e in parte è, ec– cezionale. Certo non bastan o i da ti di un anno per concludere. Prendo, perciò, la media annua di un quin– quennio. Si ha : merci importate 1 166 2,000 ,000 merci espor tate 1 1 364 1000 ,00 0 A cui si contra ppone : metalli preziosi importati 12,350,000 meta lli pr eziosi esportati 15 1 672,000 Dunque, av remmo paga ti 1 1 662 milioni di merci importate con 1,364 di merci esportate e poi proba bilmente con titoli o altr i cre diti, e, infine, con 3 milioni circa di specie. L' im– piego effettivo di metalli pr eziosi, relati vamente alla massa delle merci e dei crediti, è una quantità trascurabile. Ma non basta, Faccio ora la somma del com• mcrcio spe ciale e del commercio metallico-mo– netar io dal 1871 a tutto il 1902. Si ha : totale import. merci 41 1 /i miliardi in cifra tonda totale espo r. merci 34 1 /i miliardi Differenza 7 miliardi 11 Si direbbe che abbiamo dovuto pagare al• meno una par te con esportare moneta. Giusto il contrario : totale cs portaz . metalli 1,r41 milioni totale importaz. metalli 1,235 milion i maggiore impor tazione 94 milioni Chè se poi ci divertiamo a divid ere il doppio movimento commerciale in due periodi , uno dal 1871 al 1886 e l'altro dal 1887 al 1902, trovia mo che lo sbilancio del movimento di me rci è sem• pre, in ambo i periodi, a favore de lle impo rta– zioni ; mentre, nel pr imo, abbiamo importato

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