L'Unità - anno II - n.44 - 31 ottobre 1913

402 per oltre 822 ·milioni di specie, ed esportato µcr 549 milioni: invece, nel secondo, abbiamo import ato per 512 1 ed espo rtato per ,s82 mi– lioni. Eppure nel secon do pe riodo avrebbero agito tariffe di guerra e protettive e trattati di com· mercio meno libera li d1 quelli vigen ti nel pe– riodo anterio re; cie>e, una politica commercial e protettiva, che si arroga anche la funzione spe- 1.:ifica di difendere le sco rt e monetarie I Riass umendo : l'i spezion e delle stati stiche del movime nto commerciale esterno ci attes ta quc– !Sti fatti evidenti: 1) che l'impiego di specie nel commercio est erno tra paes i che non possiedo no minie~ di metalli monetabil i, è una quantità prat ica– men te trascurabile ; 2) che tra le importazi oni e le espo rtazi oni di merci si mantiene sempre cosu.ntc la corri. spondenza nelle reciproche oscillazioni : i valori disce,idono t salgono entrambi, fa talment e. Nel 1877-78, epoca in cui agisce il pnmo inaspr i• mento della nos/ru tariffa, impor tazioni cd espor– tazioni cadono entramb e rapidam ente. Nel 1888 1 in cui agisce l'inasprim ento della tariffa 1887, seconda caduta rapida e co11/empora11ta delle t'SJ)Ortazi oni e dell e importazion i. Invece dopo il 18g1, per azione an che dei tratta ti, parallela– mente riprendono le importazioni e le esporta– zioni. Mai dunque avvi ene, nè sotto l'azione di una politica l:bcrale , nè sotto quella di una politica res trittiva, cht le imporlai:i oni crescano solt, stm, a cht a11d1t le esporla#ioni crescano. E che dire, dopo questo, delle frasi dette e ~i~~~u~ :Oif~ 1iJ:~~1in~llpa~~;~a~ne~ i~mo;~r~~i~~~ di grano? Questi 100 a 150 o 200 milioni non figurano nelle stHtistiche I E non figurano, per• chè vi figurano nltr etlant i milioni di merci espo rtat e, ovvero perch è abbiamo ceduti altri a ecliti pe r pagare il milione e più di tonnel– late di gran o imp ortato. E se noi producess imo più grano , produr• remmo meno di qua lche altra derra ta, che oggi espo rtiamo per comperare grano; e se imp or– tassimo meno grano, anche esporteremmo me– no dì altr e merci o ìmportcremmo più di qual– che altra cosa. Dunque possia mo, in base ai fatti e in con– for mità della teoria, con perfetbt tranqu illità >1f1erma re questa verità elementare e luminosa: che colui il qua le compera mer ci deve vendere merci: che il paese il quale importa merci deve espo rtare merci. Se i fores tieri import eranno in Italia i loro manu fatti in più grand e quant ità pel solo fatto che noi ne facilitiamo l 1 entrata, anche noi do• vremo esportare le nostre derra te in più ~rande quanti tà per pagare le maggiori import azioni. In altre parol e, l'im portazione di merci fo– re stie re, sul mercat o italiano, si risol ve in do– manda definit iva e reale di mer ci che produ– ciamo, e soltanto in domanda nominale di me– t.tlli preziosi che non produciamo. Quindi, da l facilitare l' importazio ne di ma– nufatti noi abbiamo due beneficj : quello diretto di comper are più a buon mercat o gli articoli del nostro consumo, e quello indire tto di vcn• dere a miglior prezzo all'int erno e all' este ro gli artico li della nostra produzione. ANT0::,110 Olt V 1T1 DE MARCO. Compensi o gradualità nella riforma doganale. Mi perm et to di entrare come terw nella que stione sollevatas i a proposito del dazio sul grano e di un possibile dazio temporaneo sulle carn i, perché mi sem bra che la proposta del signor l\·J. D. si debba combatter e con ragioni un po' diverse da qu elle affacciate dal Fan– cello. 11 Fancello ha senza dubb io ragione , a parte ogni ques tione di principio, recl amando, in nome del 90 _per cento degli ita lian i, "per– ch~ la attuale grande importaz ione di best ie da macello avviene non ostante il discreto aumento del prodot to nostrano (vedas i cen– simento 1()08), e corrisponde quin di ad un maggiore consumo, che non si può, e non si deve contrastare . Ma quando il Fa ncello affenna che la pro• tezione del nostro bestiame importerebbe il blocco dei nostri formaggi, o giù di li, egli ha eviden tem ente torto. Il signor M. D . in– fatt i non pro pone un dazio proibitivo per la merce straniera, ma solo un dazio che faccia rialzare alquanto il prezzo elci bestiame: per conseguenza l'impor tazione sarebbe solta nt o ,yistretta se ed in qua>rlo l'aumento artificiale del pr ezzo importasse un consumo minore : questo si verificherebbe senza dubbio qua lora le condizioni economiche delle masse restas– sero immutat e. Per quanto poi rigua rda il b estiam e argentino impor tato in Ita lia cd il formagg io italia no esportato in Argentina, il FanceUo ha visto propr io a rovesci o : se si seguisse la propos ta di l\'l. D. il best iame ar – gentino sarebbe importato in proporzioni mag– giori, essendo di basso costo, ed essendo quindi più access ibile alle masse di cui si sarebbe ostaco lato col dazio il consum o delle qua lità supel1ori: l'Argenti1'a quindi non avrebbe nes– su na ragione per chiude re il suo mercat o ai nostri forma ggi. Infin e, é propr io vero provv isorietà. sia eguale ad eternità in ma teria di pro tezione dogana- L'UNITÀ le? .. La rispo sta affermativa sarebbe eccessiva– mente pessimist ica: t vero che i precedenti sono tu tti in favore della tesi del Fance llo; ma nel caso attuale l'esperienza 110n dovrebbe ripe– tarsi perché si tratt erebbe di tutt o un sistema legislativ o antiprot ezionistico, nel qu ale il si– gnor M. D. vorrebbe incastrare uno speciale temperamento a fianco del temp eram ent o ge• ncrale, consistente nella graduale riduzi one dei dazi. l\fa invece la propos ta di detto signore non mi sembra accett abile per altre ragioni sem• pre cl' indole prati ca. J l nostro problema agrario non consiste pre – cisa.mente nello spostamento de lla coltura dei cereali dal monte al piano : è cosa molto pii1 comp lessa e, !n parte , anche molto diversa, come risulta da lla nota e recente relaz ione del Valent i. ln molte cd estese zone dcli' Ita – lia meridionale, ad es., bisogne rebbe abolire la coltura granaria, sebbene siano zone pianeg– gianti, perché le pioggie vi sono sca rse ed irre• golari, percb~ i mutamenti e gli estremi di tem – peratura non sono favor evoli alla colture er– bacee in genere . l n queste zone non si tratta cli sostituire al grano l'a llevamento del be– st iame, che trover ebbe un prato troppo mi– sero ; ma é tlccessa rio impi anta rvi I' albero e l' arb usto. Questa sost ituz ione importa, dato che avvenga gradualmente, la parziale cessa– zione per va rio tempo del reddito agrario ag– gravata dal necessario invest imento di capi– ta li : ora è chiaro che chi si trova in qu este condiz ion i ha diritto di prete ndere un tempe– ramento ben più cospicuo di quello che si vorrebbe asseg nare per la facile trasfor mazi one in pascolo del seminat ivo lontan o. Jnoltr e, se l' allevamento del best iame é ricco, come ritie ne anche il signor M. O., e se è ancora abbastanza ricco non osta nte il riba sso de.i prezzi, perchè proteggerlo sia pure temporanea.mento ? Molte altre osservazi oni potr ebbero muo – vers i. Cosl, amm esso con il signor '.\t. D. che la tradizi one ha in agricoltu ra grande impor– tan za, che i nostri agricoltori sono in gran par te ignora nti, indolenti e misoneisti, quanta efficacia si potr ebbe sperar e da lla temporan ea e discreta prot ezione del bestiame a favore della sua coltura ·nella z<ma pi ii op-porttma? In qual che luogo si pot rebbe pc1fino raggiun– gere l'eff ett o oppo sto a quell o desiderato. In fine è evidente che lo scopo che si vuo l raggiun gere consi ste, economicame nte, nella parzia le compensazio ne delle perdite cui an– drebbe ro incontro gli agri coltori con il muta – mento dogana le. Ora io non compren do percl 1~ si debba ricorrere ad una via traversa qua ndo, ad evitare crisi cd oner i troppo gravosi, ci deve pensa re la GRADUALE riduzione delle tari ffe. l piccoli compr omess i, i temperam enti ri– stretti , i quali per necessità diventan o anche moltep lici, farra ginosi e contraddittori, sono da evita rsi pi\1 de l peccato mor tale: per tu – telare minuscoli o spesso fitt izi int eressi ci si butta a ca pofitt o nel mare 111agt1tmi de lle di– scussioni bizantine e delle discordie, e si fa il giuoco soltant o dei prote zionisti, che in nome appunto della pratica confondono sempre l' in– teresse par t icolare con l' interesse generale. GAETANO :\·Jo:'HEFRED,INE, PER LA LOTTA ANTIPROTEZIONIST A La necessità di un movimento internazionale . Per merito sopra ttitto dell ' Uuild l' orga– nizzazione della campagna per la prossima rinn ovaz ione dei trattati di commercio diventa sempr e più pode rosa ; ma essa non deve limi– tarsi ali' interno del nostro paese, ma deve già comincia re ad estendersi ali' estero , o, per meglio dire, deve riannoda rsi sempre pii1st.ret – tamcnte con l' identico moviment o e con le consimili orga nizzazioni este re. In Franci a le idee liberistiche molto cam• mino hanno fatto - specie in questi ultimi tem pi - contro la rocca del protez ionismo mNinian o ; ed ugualmente nell' altra grande repubb lica ciel, Nord America , ove la recent is– sima approvaz ione delle nuove tar iffe doganali de l \Vilson rappr esenta se non la mort e senz'al– tro del protezionismo , certo un passo note-. vole e deciso verso l' indiri zzo Jibero•scambista E cosi, più o meno, negli altri paesi. Ora nessuna politica, più di quella commer• ciale, ha bisogno di affermarsi come movi – mento int ernazionale . Non basta che uno o pochissimi paesi sieno liberisti, è necessario invece che siano liberisti tutti od almeno un numer o semp re maggiore di essi, perché si realizzino veramente ognora più i benefizi del siste ma del liber o scambio e del principio eco– nomico del • costo comparativo •- Uno o pochi paesi liber isti possono permettersi da soli cli godere i vantagg i della libera importazione delle merci estere nel propri o paese , ma. non quello della libera esportazione verso i paesi este ri ; me ntre la libertiL cl' importazio ne e la libertà. di esportaz ione devono necessariamente integ rarsi a vicenda, perch~ la umanità possa reali 1.zare a pieno e du revolment e i benefizi del libero tr affico. ]nfatti uno degli argomenti più solidi che si crede di opporre i_nogni singolo paese ali' av– viame nto verso una politica commer ciale libe• rista è appunto questo del protezion ismo de – gli altri paesi e quindi della. difficoltà con tro cui lotte rebbe sempre la esportaz ione dei pro– dotti del paese liberi sta . E poichè siamo a tTattarc della necessità della coord inazio ne di un movim ento libero· scamb ista interna zionale, manif estia mo il con– vincimento della utilità di una opportu na tra– sforma zione o per meglio dire int egrazione de ll' Istituto int erna ziona le cl' agricoltura, il quale dov rebbe perciò occupar si e preoccuparsi non iOlo de i rap porti agricoli internazionali , ma altre sl delle indu stri e e dei comm erci nei loro riguard i internaz ionali. Dovrebbe, in al• tri termi ni, div entare un vero • Istituto di politica economica internazio nale •- Come poi in concreto debba avviars i ed at• tuars i questo movimento liberista int ernaz io– nale é facile compr ende re. Piì 1 pratici cd effi. caci riuscirebbe ro certamente e.lei Convegn i, periodici o non, or in uno, or in un altr o paese , con la creazione, subito, di un Comitato cen– trale, dirett ivo, internaziona le, che natural– ment e coordini e diriga tutt o il vasto movi– ment o. E poiché sarebbe stolido pensare ad un passaggio sic et si;npliciter, illico et immediat e, da gli ccce56i protez ionistici del siste ma attua le, al sistema del libero scam bio, cosi il lavo ro più importante , ed assai arduo, che dovr ebbe ve– nire esplicand o detto Comitato sarebbe ap – punto que sto di st udiare i modi meno dannos i per ciascun paese, per uscire gradualmente dall'attuale protezion ismo cd entrare nel si– stema liberista, senza che ciascu no risent a grav i scosse e gravi perturbazioni, sia nei ri• guardi de lla produzione, che della dist ribuzione della propr ia ricchezza. li tempo st ringe semp re più per l' It alia: dalla circolare Luzzatti (febbrai o 1910) , con la qua le si dette il primo avviamento agli studi ed alla prepar azione per la rinnovazio ne dei nostri più importanti trattat i di com– mercio sono trasco rsi circa quatlT O anni, non sappiamo precisamente con quanto vantag – gio per quest i st udi e per questa pr epara – zione! Ma é indubbio che i nostri st udi e le nost ra preparaz ione, per quant o detta gliat i, accura ti, profond i, a ben poco app roderanno se frattant o la politica economica internazio– nale sarà rimasta rigida sotto la corazza ada – mantina deU' attuale prot!zi onismo e noi non av remo anche per conto nostro e per quanto è in noi lavora to l' a~ bientc, l' opinion e in• ternazi onalc, allargando sempre pili, giorno per giorno , le nostre file sotto la bandie ra del liberi smo econo mico inte rnazionale. G. CARA1"0-00NVlT.O. POSTILLA Se 11011cotioscessimo troppo bctie le opinioni ecouomiclie e la pie na buona fede del nostro ot– timo amico, dovremm o diré che la proposta del Cara110-Dot1vito mira soltanto a f ar nauf ragare la 11ostra campagna a11tiprotezio,U:slll, Per caril(ì, / abbiamo ancora tutto d(t far e in casa 11ostra, e vorreste che ci 111eJtessimo scJ1z'al• lro a. f ar la prop aga11da in tutto il moudo ed a stabilire degli: accordi intermtzionali? Ma vo• lele proprio che ci mettiamo a far in duplic alo dei fa mosi comitati iuterna.zionali per hi pace? Eppure credevamo di esserci spi egati abba– slanzci chitlram eule ! La 11ostra compagna vuol Biblioteca Gino Bianco avere w i carattere emiuenfemente pratico, attual e e limitato. Noi non domandia mo affatto la sop– pressione totale e im mediata delle barriere do• gana /i, economiche e fiscali; ma voglia mo sol tanto, pri ma del 19 17, creare m ia. forte correute po-polare, la quale senta l' ingi ustizia del 1rnovo tributo privato, che, h_, favor ~ ~i po.eh~ , _s'è !JO· Iulo aggiungere a tutti _ i carie~, pubbl_1c1,_ e w,~ ponga, nella rim1ovazume dei lrallati di '°!"· mercio, la riduzione di (I/cime tarfff e prolellw~ pi,ì dann ose alla g~a11de mas sa dei _co1!s w!1.atc~, ed allo svil uppo dt alcune produ.zaom pw. Vt· tali. Se mia propaganda . ana loga. alla 11ostra sani fatta ,mche 11egli altri paesi, con cui ab– biamo relazio11i di commercio, 110n avremo che– da rallegrarcene : ma 11o_n ve~iamo a/fallo la 11ecessitd che la nostra az1011ernterna venga s11- bordi11ata ad una pi i',, larga azioue i11lenia – zio11ale. La proposta del Cara,10-Donvito - lo s~– piamo be11iss_im~ - mira_a superare mu~ obb,e– zio11ecomums si,,ia ~J,e s1 mu ove ad og,u lenla– tivo a11liproleriot1istico, e che è staia ora r_ipetula anche dagli. c,i. Nitti e Lu zzatli. Le lariff e do- f: 'S~~to-; h! i ,;~c:o;: ;r~~,: 0 :::i:,~f,.v'::."~i;::;;~~; i prop ri daz_i, si. ve~reb_be a trovar disar m~to, d i fr onte agi, Sta ti rivali , che manten essero rn– tatlo -il loro sistema proiettivo. A questa obbiezione risp o11de vittoriosame,itt il De Viti De M arco 11ell' artic olo che p11bbli– chiamo pir', sotto. .l'/a anclie da 1m punt o di vis ta meuo teorico e P,i1i rr'.strello, 11oi 11011 sappfomo capire perchè ;ma riduzio11e del da• zio S11gli zuccheri e sui cereali possa essere appr ovala soltanlo quando sia accompagnala da mia m1alogll riduzion e delle tariffe este~e sui nostri articoli di esportazi0t1e, e de6ba. atizi con– siderarsi come 1m' arma da tenersi quanto sia possibile nascosta, perchè i nostri negoziatori, possano tr,,rre al mometil-0 opportuno il mt(g· giare va,tltJggio. Queste prud enze lalliche, s1tg– gerite dalla sapieuza luzzaltia11a, sarann o suffra – gate dalla /111ga esperienza delle 11egoziazio11i coum,erciali. ma 1wi 11011,yiusciamo a compren– derne la -necessità. Le tratlali ve commerciali sono 1m giuoco aperto d' foleressi; ed 1ma r-id1tzio11e– di tariffe che sia imposta pubblicamente dt,1/a volo11td popolar e potrà giovar e ad ollenere dei comp ensi 11011 meno di qualtmqtte concessione che sembri uscire dalle segrete convent icole dei nostr i negoziatori. Ma qrta,id' anche i compensf 110n si potessero ottetiere imm edialamenle, 11ou scomparirà per questo l' 1ttilità della rid1tzio11e- 101ilaterale delle tariff e, ed all' aum ento dellt ·importazioni seguir à necessariamente 1m a1'– me11to corrispo ,ulente delle uportazio ,ii. Rim mci d1m~ue U Cara110-Do1111iloalle site propost e deviatri ci e dilatori e, e seguiti ad aiu– tarci 11ella 11oslra propaga,ida i111erna senza p reocwparsi dei pericoli ... del disarmo I A NGIOLO GI OVA NNO ZZI, rerenlt •resj>onsabile. lreaie • Sl1b. Tip. Aldl■o, Via de' Re■al, li • Tel. 1-81 GIUS. hll.TE ~ZII. & f!Ghl - Batti EDITO~I SCRITTORID'ITALIA a cura di FAUSTO NICOLINI Ele1n te raccolla cbe al comporrà di ollre 600•olaml dedicata a S. M. Vittorio Emaautle lii . Tratt•tl sulla donna d~l Cinquecento# & cura lì di G. ZONTA . - (N , 56) di pagin• 400. , L. 5,60 1 per ell abbonati alla raccolta L. 4 ,- 0 ltremodo loquace e abbondante fiori nel 500 la produzione di trattat i e dialoghi e galatei, che si affannano e sbin arriscono intorno ai molte– plici problemi più o meno arguti o frivoli sulla natura femminile, l:t sua dignili spirituale e virtù erotica, la bellezza e i costumi nelle ,•arie eti e condizioni della donna, E come nella con– cezione dell'amore all'idealità neoplatonico-fici• nian a si contrappone un più sensuale realismo, cosi dualistica si scinde la considerazione della donna , encomiastica o cinica, d'aulica artificio– sità o di borghese edonismo, come madot1na e come cortigi:ma. Nel duplice indirizzo sono state scelte dallo Zonta , curatore del yolume, quelle opere che meglio s'affermano originali fra la monotonia prolissa delle molte di quel secolo, notevoli non ~,~:~ X:[ ;c~~h~ ~1~1:rc~t;;;: J!1 af~~~~1e~~: anche per intima virtù artistica o comunque pre– ge\"Olinell'estetica intenzione. Con tali intendi• menti qui si raggruppano : La Raffatila ossia Dialogo de la btlla crta,qa de le.do111e di A. Pie- 1 colomini,.vero gioiello di squisita raepresenta– zione, che l'intento didattico coinvolge in comica trama ; quindi quell.-t specie di originalissimo guaizabuglio autobiografico paradossale ch'C l'o– pericciuola A11gosri11Doglia e Pma di M. Bion– do, medico 1 astrologo e letterato scapigliato, mordente e bisbc co nel furor mi~ogino; La btl1" ,lomza del Luigini, serenamente elegante nella didascalica fisica e morale ; e infine il Co,:uilo di G B. Modio, brioso nel buon senso prat ico e schietto nel mouli smo della fondamentale que– stione del facile mancamento alla fede coniugale. Così per intcrcsic \'h 1 0 di curiose informazio• ni e di sùbiti bagliori sulla psicologia di tutto un secolo il presente ,·olumc \'iene ad esse.re opportuno complemento dell'altro ,ui Tr attati d'amore curato dallo stesso Zonta. Il qu:ile ma– gnificamente illustra in un riassunto criti.co f\– nalc non solo tutta l'cvolu'Zioue dell'ideale fcm. minilc nella nostra letterat ura fino al 500, m:l tutt!l vi considera la larga produzione cinquc– ceutcsca sulla donna nei suoi momenti caratte– ristici e particol.::triaspctti 1 e dcyli scritti rac– colti accenna un opportuno giudizio e d:\ im– portanti notizie bibli~ rafichc. Soprattutt o pel dialogo del Piccolomim fa un lungo esame dei due principali gruppi delle edizioni cinquecen– tesche rapidamente molttlicatc e non tutte fc- ~f\a~~a,~ ~t.to; ;ffi~~~tf~nJ,e 0 al~ 1 ~~ ~op~?:~u~fc°~ 1 ~ curatamcnte rilcv:\ le pa,rticolarit.\lcssicali, gram maticali e di stile Dlrl1cre comml11loal e n1lla alla C■M edllrlc.e OIUS. LATERZA à PIOLI, Bari. •

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