L'Unità - anno II - n.40 - 3 ottobre 1913

• 3U L' UN[T À o fa male pcl Paese, arriv a un' eco lontana , che trova un udi torio spesso predisposto, e inèa– pace di giudi care obb iettivamente dei fatti anzi che delle person e•. E su l'A fJtmt.i, Fr ance sco Cicco tti, indi – pendentem ente dal Corriere della Sera, aveva scritto le stesse cose : e ro non mi pci-metto affermare che tutti i deputat i e i senat ori ne facci.ino su l tipo di qu elle dcli' on. Luz zatt o ali ' on. Pozzi, e nep– pure che la ma ggioran za di essi vi si presti. l\'la. è certo che sono ben num ero si i membri dei du e rami ciel Pa rlament o, i quali si mo– stra vano pili ass idui nella sollccita✓.ione di af– fari priva li in qu esta o qu ell' anti ca mera de i ministe ri, che nella tut ela delle pu bblic he esi– genze e nella cura aperta dei problemi di in– ter esse generale. L' cspcric111.a popolare cd.... elett orale ha fissato ormai questo can one: an.che quando si domanda cosa perfettamente lecita e giusta, non si o~ticnc senza e l'a ppoggio • di un dc• putat o. E al deputato, in 11.alia, si ricorre per tutto, per otte nere un illecito favore, e anche per conseguire un allo cli giustizia. Questa con• suetudinc corrompe la vita par lamentare e il corpo eletto rale 111 egua l misura . ~ ass urdo pretend ere l.1 inflessibile indipenden za dal Go• vcrn o e, ma gari, la opposizione fiera ad esso eiadeput ati. i quali hanno domandato os ann o di dover domandar e favori ai ministri in carica. È altrettant o assurdo sperar e che gli eletto ri votino a fovorc delle , idee • cli un candida to, se essi sanno di dovere a lui ricorrere . quan do sa.-à deput ato. per il trasloco, la g.-azia, I' CSO· nero dalle tasse, l' impiego. ccc. e Noi cc la prendiam o spesso con i deputati e sentenziam o che essi sono dei co.-rot ti, dei venduti, degli mlclomesticat i al Governo. l\ta, salvo ciò che certi deputati mett ono di perso– male nella loro perman ente imn1oralit l1, molti di essi. nella loro serv ilità al Governo, sono il prodotto diretlo delle consuetu dini dei loro elett ori. Vi sono in Itali a ~ci collegi. molti collegi, che un galan tuomo non accetterebbe nrni di rappr esentare , pcrchè in essi coloro che dispongono della maggioran za elet torale sono abit uati a considerar e il deputato c6mc il pro• curat ore elci loro affari e degli affari delle loro cliente le locali. So la maggioranz a parlamentare è il p.-o. dotto delle consu etudini e dei crit erii della maggioranza elett orale, il Governo è in cer to senso. a sua volta, il prodotto di maggio• ranze •parlamentari cosi reclutate •· La colpa prima de lla corruzi one amm i– nistrativa cd ele tt orale, dunqu e, non è tutta de i <leputnti, i quali sono cos trett i per forza a servi re :igli appetiti degli elettori. Quanti deputa ti non preferirebbero la vita digni– tosa di r:1ppresent anti degl' inter essi gcnc– r;ili al facchina gg io umiliante ed cSaur iente di chi è cost retto a trascinar si di qua e di 1à per t utt i i mini steri e per le prefettur e a far e lo sbrig;ifoccende e il ruffi;ino di qua– lu nque sca lz;icane voti o prome tta di vo– tare per lui ? L:1 colpa è, dunque, degli elettori ? Coll egio uninom in ale e suff ragio univer sa le. Sì, degli elct tori, dice il Corriere della Sera : deg li elett ori, che hanno i( deficiente educ:1zione politica e sca rsa sensibilità di fronte a quel li che dovrebbero essere i pro– blemi fondamentali della vita pubblica », e che per giunta nel collegio uninomi nale son condott i t roppo spesso a non vedere nu lla :11 di ];\ del prop rio ca mpan ile e a sacrifi– care ali' interes se locale la pol itica gened lc. E certo il collegio unin ominale accentua assa i qu esto mala nno della subordinazione degl' lntere ssi gen era li rtllc comodità locali e per sonali. Se l'el etto re avesse da votare nlm r.no due candidati, è asshi probabi le che un voto lo d:irebb c al rappre sentante delle sue idee poli tiche ge nera li, e P altro allo sbrig:ifaccende, dell rt cu i influ enza pote sse megli o fida rsi. E sa rebb e un progre sso di front e al collegio unin ominal e, in cui l'elet– tore di spone di un vo to solo e lo utiliz za meglio che può. Le elezioni aprirebbero cos ì meno diffi– cilmente b via nd un cert o numero di uo– mini sottratt i rtlla schiavitù deg P int ere 0 ssi loc:ili e persona li. Ma con .qu esto la corrn– zionc anunini srrati va e politi ca non cesse– rebbe aff:ttro: la ma ssa dei deputat i do– vrebbe continume sempre a cur ;ire gli af– fari degli elett ori. F ra il 1882 e il 1891, qu ando ave mm o in It alia lo scruti nio di lista, la politi ca parla men tare fu forse ese nte dall e per turb azio ni e dagl' inquinamenti de– gl' int eressi loca li e per son:1li ? I. o scrutini o di listn del 1882-1891, si di d , era :1 base di diritt o elettorale ristret– to : ogg i abb iamo il suffr:igio qua si uni– ver sale. E certo, il suffrag io :illarga to mi– gliored indubbiamente le nostre ab itudini politiche. Finchè in mezzn I rnlia mill e vot i bas rnv1 00 a fabbri care un deputato, e quei mill e voti erano dati in grand e maggioranza eia appaltat ori, affa– risti impiegati governativi, provinciali e CO· munali, legati tutt i al Governo eia favor i ot• tenut i. da favo1i sperati. eia paure , da mi• nacce, e il paese vero, il paese elci lavorat ori, era escluso da ogni influen7.a nelle elezion i e nella ,·ita pubbli ca, il deputat o pc.- tenersi a galla non doveva fare altro che dislribuir e i favo ri a i suoi mille client i gerarchicamente or• ganizzati : un po' di sussidi antifil osserici, una cliccina di croci di cavaliere per merit o ìndu• striale, - e l'el ezione era fatta. Il suff ragio qua si uni– versa le, ponendo i can didati di front e a grandi ma sse di lavora tori, che non si pos– sono conq uistar e tutti uno per uno a furia djf ;\ ,ori per sonali, costr ingerà i candida ti e ifdep ut at i a dare un min or peso agi' inte– r~individual i e ad occup arsi con mag– giore cur a degl' interess i colle tti vi. Ma badi amo a non illud erci troppo. Il depurato del suffragio uni versa le curer:ì, senza dubbio, la ferrovia più che la croce di cavali ere, la con cessione di un :1ppalto a una coope rntiva di mille soc i più che la concessione di un botteghino di sa le e ta– bacc hi a un eletto re sing_olo che pot rà por– t :ug li app ena qualche decina di voti. E sarà 1m progresso. Ma la int erferenza fra gl' inte– ressi p:irtico lar i e l' intere sse gener:1le si avrà sempre, anche in regi me di suffragio uni– ver sale. La ferro via o l' HLqucdotto ~o interess i meno particolari che il sussidio o la grazia sovrana ; ma sono sempre inte– ressi particolari di front e a qu elli, per esem– pio, della politica dogana le, militare, tri– butaria, efC. di tutta b nazione. li suffra– gio unive rsale spos terà 1' atti vid di molt i deputati dal più parti cola re al meno part i– colare; ma non subordinerà gl'intere ssi col– lett ivi locali agi' int-eressi collett ivi generali : e sotto un certo pun to di vist:1 sad un peg– gioramento del male : chè un deputato eletto da poch i elettori, comprabili con f~– vori persona li non troppo costo si per lo Stato, è assai meno dannoso di un deputato ai cu i elettori, come a qu elli di Cuneo, l' on. Giolitt i deve regalar e dieci milioni per propiziarse li. Gli elettori maleducati. La causa del male non si deve dunque , ricercare tanto in uno pi utt osto che in un altro sistema elettorale, quanto nella im– perfetta educ azione politica degli elett ori che sono incapac i di eserci tare rettame nt e il diritto di scelta dei deputa ti. Certo la sca rsa sensibilità politi c:l e mo– ra le di molti elettori con tribui sce per la sua p:lrte alla degenerazione dei nostri cos tumi po litici. Ma siamo giu sti. Mettiamoc i un po' nei panni di un elettore di Cun eo, e - ba – diamo - non di un elettore qualunque, ma di un cittad ino educato com,n, il far.t, il qua le si veda ~fferto dall' on, Giolitt i, per– chè ab bandon i I' on. · Galim berti e vot i per il leccazampe giolittiano, il dono di una staz ione ferrovi :uia, che costa la bellezza di dieci milio ni : come a dire, un regalo di 350 lire a test:1 fra ciascuno de i 27.000 abi– tant i di Cuneo. Chi di noi, per quanto bene educa ti, non esiterebbe a dire di no? Il Cor– riere della Sera, il quale non dice mai una parola sola per bias im:ire la catt iva ed uca– zione dei cotonieri, dei siderurgic i, degl i zuccherieri e di altr e consi mili colonn e della soc ietà che non mostrano dinanz i :tgl' inte– ressi generali del p:1.ese - salvo le propor – zioni - una sensibilità morale più squ isita di quella degli elett ori di Cuneo, dimostra in ve rità tropp a disinvo ltura attcgg i:indosi :1 censore della ca ttiva edu caz ione ... degli altr i. NclP attu ale mal efico ed ass urdo ordina– mento ammin istrativo ita li:rno, in cui nulla si pu ò fare nè dai privat i, nè dagli enti lo– cali, senza la neces sità cont inua di rivol– ger si alle prefetture e ai mini ster i per otte– nere perme ssi, per invoc are :lllto rizzazioni per usufruir e di sussidi, per ev itar e ostacoli, è una assoluta necessità per i cittadin i nnche onesti ave re un patr ocinat ore e uno sbrigafaccend<', c.he va da cont inuamen te per gli uffici dei mini ster i, m:ig:iri solo per scon – giurare gP impi egat i a non dorm ire troppo sulle ·pr:1tiche, a spicciarsi, a non compro- B1blio eca Gino Bianco mett ere con la loro poltroneria intere ssi, che possono essere legittimi ssimi e assa i ri– levanti. E qu esto patr ocinatore si offre na– tur almente , dato il regime par lam çntare, nel depurato. E I' elett ore, a1lorchè deve nomin are il deputato, si t rova di fronte a un grov iglio comp lica tissimo di prob lemi genera li, locali, profe ssionali e per sonali, gli uni contra dit – tori con gli altri, i quali tutt i vogliono es– sere risoluti con un unico att o di fiducia in uno qua lunqu e dei ca ndidati. Cioè : n), come it aliano ... ben edu ca to, potrebbe vot:1re per il candidato, suppon iamo, anti-gi olittiano; b), ma come abi tante di Spezzano Alb:in ese, può sent ire urg,cnt e bisogno di un acque– dott o ; e poichè l' acq uedotto non può averlo senza il favore de l pr efotto, degl' impi egati governativi, dei servi-padron i di Roma, e solo un de putat o mini st eriale può ott enere la benevo lenza di que sti non rispe t t:1bili si– gnori, è natura le che si senta assai ten tato di essere ... m aledu ca to; r), che se un o dei candidat i è in gr ado di procura rgli qua lche vantagg io perso na le, per esemp io un bot– teghino di sa le e tab acc hi, un im piego, un porto d' :1rme, non è natura le che l'el ettore si senta tentato !1d essere più mal edu ca to che m ai, e a votare per il suo poss ibile benefattor e, senza curar si nè degl' inter essi generali delP It alia, e neanche delP acque – dotto o della staz ione ferrov i:uia ? L a tentazion e fa l' uom o !:idro. E non è d a cittadini .... ben ed uca ti prenderse la, come fa il Corrù rt de/In Strn, con gli elettori che cedo no alb tent azione e spes so anc he ad una vera e propria necessit à, e sc:rnton:ire pru– dente men te di fronte :i.gli aut ori delle ten– tazi oni · e alle origini di certe necessità. Di chi è, dunque, tutt a quelJa parce di respo nsa bilit ,i, di cui si ha il dovere di sc:1- gionare tanto gli elettori quanto i depu– tati ? Agric oh. La paura della carestia. Perch è certe eresie economiche ri– spuntano sempre. Vi sono opinioni erronee in fatto di econom ia che sono C'Ome la gra mignn in questa estate piovosa : pili si estirpan o e più rispuntano 1>e– tulanti. Si dirà che così a\'viene nelle cerchie dei va– rii tipi di ignoranti che possiamo enumerare, e gli ignorant i in fotto clieconomia si sussurra che siano molto numerosi anche fra i dotti, fra i dotti, s' intende , in alt d rami delle conoscenze scientifiche . Ma la ve.-ità è che il fenome no si ripete spesso anche in seno a coloro che si oc– cupano di economia, e specialmente di econo– mia pratica. Ju les Méline non è infatti un economista d'a• zione, uno scritto re di cose economiche del giorno? Ed è uomo di larghe conoscenze, di esper ienza diretta e lunghissima, di penna facile ed elegante. È stato, per soprasse llo, preside nte del consiglio dei ministri, in Fran cia. Qualche scavezzacollo de ll' Uni/ti - capisco - sarebl:ic capace di soggiungere che questo non significa molto ecc. Ma allora io, per quanto non sia candidato politico, replichere i che gli scavezza• colli sono proprio incontent abili... Ho ancora prese nte agli occhi la candida e caratter istica figura del Méline quando, nel gran banchetto imband ito fra le solenn i mura delle ttrme di Caracalla, in Roma, parlava come pre– sidente del congresso interna7.ionale d'a gricol– tura {maggio 1903). Rivolgendosi all'anfitrione Guido Baccelli, ministro d'agrico ltm a, tutto rag– giante e pomposo, uscl a chiamar lo il nuovo e Caracalla • · L'arg uzia, ricordo, fu gustata dai presen ti più di molte vivande e mi parve che provocasse una lieve smorfia sull'ampin faccia del ministro. No, no, non c'è dub bio, il l\'lt'.:line è uomo, oltre che d' ingegno, di spirito fine. Eppme, prop.-io lui, nel più recente congres· so della Serie stessa a cui appar teneva quello ora accennato di Roma, nel Giugno scorso, a Gand, ha pronunciato un lugubre e apocalittico discorso inaugurale, che indubbiamente gli do• vrà procurare una accoglienza un po' fredda da parte di Federico Bastint, I :autore dei sofismi economici, quando , post mortem, s'imba tterà in lui nell'empireo degli economisti (dato che gli economisti, staccati dai particolari aml.,ienti eco• nomici in cui ciascuno vivew, in questo mondo, conserv ino le 01>inioni già professate). Il ì\téline è uscito fuori con una eresia, ma di quelle grosse, di quelle che sono state con– futate le mille volte e che si sono viste anche contradd ette palesemente da quel tanto cli espe– rienza che in simili casi è lecito invocare. Diremo dell'eresia pili s_otto. ì\ta anche subito ci viene fatto cli chiederci come mai un uomo di quella levatura cada in errori che potrebb ero essere senza indugio capiti e confutati persino dagli « economisti volgari • (come gli economi– sti matematici si compiacciono di appellare gar. bata mente quasi tutli coloro che non apparten• gono al loro piccolo quanto scelto sinedrio). Ci si potrebbe farsopra una discu ssione molto •lunga, che, per giunta, potrebbe esse re anche inconcludente, qualora se ne impadrnni ssero certi filosofi cli mia conosce nza. Ma siccome io ho grande frcu; , dico subito alla buona la mia opi– nione in prop osito. Il Méline è un uomo, come è noto, che vive ed opera nel mezzo del fervore della vita economica e, per riflesso, politic.t, è uomo cli parte : consen 1 atore e agrario . L'int eresse di èlasse, come di parte, mette capo al sentimento. È il sentimento il gra n Ga– leotto degli interessi corrispondenti alla nostra posizione fra la gente. Esso finisce col far tro– vare giusto e lecito ciò che torna a nostro van• taggio. È un lento e inconscio lavorio che si compie 1iella nostra educazio ne; nella forma– zione del nostro carattere. La suggestione reci– proca ha, s' intende, la sua parte nel... g-aleol• li'.smo. Anime pure , a conside rarle per rispetto alla sincerità, alla convinzione da cui sono mos• se, si sono viste, con sorpresa, commette re cose ingiuste e crudeli. Non se ne avveggo no perchè tali cose si rapprese ntano nella loro psiche de• formate e colorit_e dall'in teresse della classe e dell'ambiente a cui appartengono. Carlo Mar:<aveva bene intuito ques to grande fenomeno psicologico e sociale. Basti rammen – tare la brevissima premessa nl primo volume del • Capitale ». Chi lo dimentica sono quei so• cialisti che, confondendo una categoria econo– mica ed obbiett iva con un fatto morale e sog– gettivo, inveiscono contro i sentimenti, il « mal – volere • ecc. della borghesia. Di questa compene trazione del sentimento coli' interesse di classe si ha la prova, appunto, in certi ragionam enti che fanno anche uomini come il Méline e tante persone delle classi colte come delle incolte. Sono ragionament i ,che, a contentarsi della logica formale e, per cosi dire, schema tica, filano che è un piacere. Se però voi li spezzate nei varii elementi e nelle varie pro– posi.doni che li compongono, voi subito scoprite il vizio. E il confronto fra 4u 0 egli elementi e pro– posizioni e la realtà delle cose a cui essi pre– tend erebbero rifedr si, che ci farà la rivelazione. Vi risulterà evide11te il subdolo gioco operato dal sen timento. Degli elementi ecc. occorre r1ti per ragionnre bene sopra una data questione ,•oi ne vedrete solo una parte . Sono trascurat i quelli che avrebbern formati intoppi sulla via su cui si doveva scivolar~ per arrivare a quella certa con– clusione che prem e. So1>ratlutto è esagerato il valore, il peso di alcuni elementi, proposizioni ecc. " danno di altri. Talora manca una stregua obbie ttiva pe'r la stima cli certi fatti, clicerti lati non sicuramen te conosciu ti, di certe probabilità complesse ecc. Ecco là il sent imento che si s~ stituisce al senso critico e assegna l'e sponente in conformità, bene inteso, cli ciò che torna conto. E chiaro, dunque, quello che sto dicendo, che forse a taluno sembrerà eresia da tribun ale di S. Uflìcio (di ques ti tribunali ce ne sono anche · oggi fra le varie , diciamo così, scuole, scuolette in cui si sudd i\'icle la repttbblica letteraria, fi. losofica ecc.?). Quale meraviglia se eia pre messe errate e alterate in sè e per il valore rcci1>roco. vengono fno.-i ragionamenti che appaiono ben connessi come un'addi zione esatta di termini a cui però si siano dati pesi o coefficenti cervellottici ? E sono ragionamenti spesso pericolosiss i:ni, per• chè taltuìo, sebbene provi un certo malessere

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