L'Unità - anno II - n.30 - 25 luglio 1913

L' UNITÀ berlain e poi della più recente campagna pres idenz iale negli Stat i Unit i, han tolto alla democraz\a italiana l'alibi di considerare la politica doganale come questione tecnica esu– lante dalle lotte dei partiti . E rilevo e con– stato, infatti, che le pllt recenti manifestazioni ufficiali dei pa rtiti popolari italiani sono in senso antiprotezionistico. È un principio ; sono i prim i vagiti del movime nto democra – tico. Ma si passerà dalle affermazioni verbali e scritte ali' azione concreta? Gli ordini del giorno recentemente votat i sono l'espressione degli intellettuali che dirigono i partiti 1 e emanano dal sen time nto più largo dalle masse popo lari? Qui è il nodo politico della questione . A un sol patto il mov im ento antipro tezio– nistico è destinato al successo: ed è che il prob lema esca dalle aule universitarie e dal ce rvello deg l' inte llettuali per penetrare nel sentimento delle masse e sia da ques te com – preso so ltanto come lolla di popolo contro il privilegio di gruppi. Due volte in Inghilterra ed una negl i Stati Uni ti d'Ame rica, il successo si è avuto dopo dece nni di propaganda popo lare e di prepa• razione elettorale, e giust'appun to e soltanto nel momento, in cui le masse ha nno acquj .. stata la coscie nza di essere diventate preda di un pr ivileg io di classe e sono inso rte contro un odioso e odiato sfruttame nto di classe. In questa azione di diresa e di offesa è es · senz iale che il pubb lico de i consuma tori non si faccia più olt re la illusione, che il suo in– teresse co lli mi con quello de lle in dustrie espor tatri ci, e aspetti la rifo rma dogana le dalla pressio ne che queste teor icamen te dov rebbero fare in favo re di una poli tica più liberale. La espe rienta dimostra il contrar io. Anzitu tto è chiaro che, se le ind ustrie espo r– tat rici fosse ro state politi camente le più fort i, avrebbero già impedito il sorge re del protezio– nismo dogana le. Or dopo che questo si è sta• bilit o, i possessori di capita li po rtano i loro ri• spar mi indifferen teme nte òalle industrie libere a quelle pro tette, in modo da ristabili re I' e– quilib rio nei ]oro rispettiv i bilanc i. Cosl av• vie ne oggi, di regola, che un vitic ulto re sia anch; gra nicul tore; e un propri etario fon– diario o un industriale espo rtatore pos5ieda azioni di industr ie prote tte e viceve rsa. Dopo un cer to tempo di politica protezionista, l 'interesse dei produ ttori e dei capitalisti dive nta un blocco solo che si oppone a que llo del pubblico de i co nsuma tori. E questi non debbono ad altri delegare la rivendh ;a• zione dei lo ro diritti. Ma no n basta. E~si, pe r mettere dalla lo ro tulle le proba bilità de lla villoria, nè deb– bono arrestars i di fronte al dann o che ne– cessariamen te inHigge ranno ai grupp i pro– duttori , nè de bbono preoccuparsi di que llo che avv iene neg li altri paesi comme rcial i, per subordina re - cc.me i protezionisti consi · glia no - la riforma del nostro regi me do– gaoale alla analoga riforma de l regime do – ga nale forestie ro. Se, per ipotesi il consumatore italiano si propo ne di :1gire per pote rsi procurare a più buo n mercato il pa ne i tessuti d i cotone e lo zucchero, eg li deve rifiuta rsi senz'a ltr o di con· tinuare a pagare soprap rezii e tribut i ai lati• rondisti, ai cotonie ri e agli zuccherie ri ilaliafli. Questa dev 'esse re la linea diretta della sua atione politica. Nè si comprende per quale mi• sterioso motivo dov rebbe egli rinunziare a questo suo di ritto , sol perchè p. es. la Russia non consen te rid uzioni dogana li agli espor tatori italiani di ag rumi o di maccheroni. E meno si co mprende per quale mister ioso nesso di interess i eco nomici, i granicultori italiani do– vrebbero conservare il diritto di affamare il popolo italian o, sol perchè , p. es., i viti– cultori di California con servano in casa lo ro il diritto di assetare i consumatori americani . Nell' in teresse delle masse consumatrici, cioè a dire sotto l'aspe tto politico democra• tico del prob lema , la legislazione dogana le di un paese è indipenden te da lla legi slazio ne doga na le degl i altr i paesi : un atto di legi– slazione interna autono ma nazi onale ha creato il privilegio dogana le a favore di un gruppo di cittadini, un'altra legge interna autonoma nazionale deve abol irlo a beneficio di tutta la massa dei cittad ini. La rid11tùme autonoma della tariff a doga– nale è la essenza, è la for mula della lotta democra tica cont ro il priv ilegio protezioni – stico. Invece, noi si•mo in Italia di fronte al pensiero universa le che la riduzione dei daz i doganali debba essere co llegata o subor di n~ta alla riduzione dei dazi dogana li degli altri paes i con cui siamo in rapporti commerciali. li sentime nto genera le (cos l delle classi po• pol3ri come de lle classi che si dicono colte) traviato dalla erronea ·analogia che si fa ad arte tra d,fesa militare e difesa doga11alr 1 in· cl ina ad accettare il principio della recipro– cità, per cui si sostien e che la riduzione del protezio nismo debba avve nire conte mporanea• mente o per accordi internaz ionali in tutto il mondo commerciale, cosl come dov rebbe farsi per la riduzione degli armamenti tra le grandi nazioni. Trattas i di un noto pregiudizio. Nondimeno voglio seguirne il filo conduttore, che ci porta al non lontano momento de i nuov i negoziati commerc iali 1 in occasione dei quali dov rebb e farsi l' ipotetico accordo inte rnaziona le libe– ro-scamb ista I Ebbene , il punto da decidere è questo : - chi ~aranno i negoz iato ri e in nome di qua li inte ressi negozie ranno? - Se i negoziatori rappre sentassero l'i nteresse de l pubb lico con – sumatore, essi cercherebbero bensl ogn i mezzo per ottene re concessioni sul.le tariffe forestiere in cambio de lle ridu zioni che sono dispos ti di far sulla tariffa italiana, ma non potreb– bero far dipendere queste da quel le, senza ven ir meno al mandato ricevuto. Ora appu ntor quando i protezion isti dich ia– rano di accettare il principio della recip rocità, intendono che la riduz ione de lla tariffa na• zion ale debba dipendere dal buon volere del – l'altra parte cont raente; essi contano di avere in mano le tratta tive commercia li e con tano che pro tezionisti saran no i negozia tori del· ' l'altra parte, in cui impera il regi me pro • tettivo. li giuoco è allo ra chiaro ; ed è chia ro che esso è fallo in frode della buona fede pubblica. 1 protez ion iiili nostrani int endono subordinare la riduzione della nostra tariffa alla riduzione de lla t.iriffa fores tiera, e i · protez ionisti esteri intendono similmentt= subordina re la rid uzione de lla loro tar iffa alla riduzione de lla tariff a itali,rna I E quan do si pens i che tra gruppi pro · tetioni sti di diversi paesi non vi ha mai con– Aitto di interessi nè possibili tà di reciproca con · co rrenza, apparirà evidente che essi hanno sol– tanto in comune l'interesse che ognuno conse rvi il monopolio del proprio mercato nazionale di consumo, da ndo ciascuno la colpa dell ' in – successo dei negoz iati alla intransigenza del• l'alt ra parte contraen te. - Certo s' impegnano anche dib attit i co l ser io proposito di concedere e di ottenere reciproca – mente riduzi oni d i daz i ; ma ciò solo nel caso che sia in giuoco l'interes se di un'industria esporta trice e sempre e soltanto nel\' interesse dei capitalis ti nazionali, per vedere se ad essi - considerati come un tut to - com ·enga di invest ire i rispa rmi dispo niblli ne lle ind ustrie libere piuttosto che nelle pro tette ; ma non mai nelP interesse dei co nsumatori e dell a vita a buon mercato I Epperò tra paesi protez ion isti, il gi uoco dei negoz iati è servi to e servirà a facilitare l'acco rdo internazi ona le degl' interes si pro le• zionisti ci 1 a creare il sinda cato politicò de l protezion ismo internazi onale in frode dei con• sumatori di tutto il mondo. Per difende rsi contro questo pericolo, per gara ntir si cont ro questa frode, i consuma tori debbono lasciare ai negoziatori tutta la re– sponsabi lità de lle trattative, ponendo fin da ora questo di lemma : o i nep;oziatori riusci– ranno a conchiudere trattati comme rciali più libera li dei vigenti, oppure essi - i consu – matori - reclameranno nel loro interesse la riduzione unilaterale de lla tar iffa protett iva. E, per cominciare, bisog na porre co me un mi• nimo : che in caso d'in successo delle trattatì\ •e, l'attu ale tariffa conv enzionale sad. la futura ta- • riffa generale. li che equiva le a dire, che in li- o a Gino Bianco nea di semplice garanzia, bisogna affermare il principio de lla riduzion e autonoma, ossia uni • latera le, dei dazi doganal i. Dunque, la rid11{'·011e autonoma della tariffa è sempre il noccio lo della quest ion e; ed è la sola formul a iniziale dell a lotta democra– tica con tro il privilegio protez ioni stico , per– chè è la sola che logi'c.amenle distende dalle pr emesse teoridze e clze in pra/Ùa assicura il 5uccesso final e. Da queste · pre messe nasce, a tutto rigo re che 11 interesse de l co nsumator e esclude qua – lunque comprome sso; poich è l'aboli zione im– media ta radicale e completa della tari ffa dà al consumatore il massimo vantaggio. Ma una volta che sia svegliata e messa in moto questa forza popolare contro la poli– tica protezionista , il co mpromesso sarà do– mandato da lle altre parti impegnate nella lotta, cioè dall' industrie protette e dal fisco; e al compromesso bisognerà addivenire per evitare che si arrivi al nuo vo assetto liberista a traver so una troppo grave crisi economi• ca. Ma, quando si è sicuri dell'esito finale, è anche facile di intendersi sulle question i di tempo di modo e di misura. a) Anz itutto non si può ragionevo lmente non conven ire, che la abolizione de l regime protettivo debba avven ire per mezzo di gra• dua le riduzione. b) Conveniamo similmente che, in sede di negoziati, s'abbia a fare il possibile per– chè alle nostre riduzioni risponda no con– troriduzioni sulle tar iffe forestiere, esse11do noto che le due riduz ioni si sommano a be– neficio de l consumatore e mettono in movi· mento forze compensatrici a vantaggio di altre industrie nazionali. c) E conveniamo pure che la riduzione debba anzi tutto facilitare I' importazio ne, e quindi il buon me rcato, deg li artico li di con• sumo popolare e de lle materie prime. d) Co nve niamo inoltre che la gra duale riduzione del protezionismo avvenga contem – poraneamente sui prodot ti agricoli e su que lli indus triali. e) 8 infine conveniamo che bisognerà guardare agli effetti che ogni riduzione di dazi produce sulle pubbliche entrate. Quest'ultima circostariza ha un peso spe– ciale nel l'attuale momento. Poichè avendo noi fatto passare il tempo degli avanzi, che avrebbero per sè stessi consentita qua lunque grande riforma tributa ria e doga nale, dobbia· mo ridurre la funzio ne integra tiva dell' im• posta sul redd ito al puro necessario. Ma la condiz ione prima di tutto ciò è, CQme dicevo e ripeto, che nel paese si formi una coscie11{apopolare antipr ott{iom"sla ed an• titributaria; senza di che il problema po– litico doganale non uscirà mai dalle mani dei protezionisti, e la nuova imposta sul red– di to servirà soltan to per continuare la poli· tica de lle spese e dello sperpe ro I Preparare dunque questa duplice coscienza nel paese , presso le masse popolari, è oggi il primo condizionale compito dell'azione de· mocra tica dei pa rtiti popolari in Italia. Politica colonia le. Questa difficile condizione di cose è ag– gravata da lla conq uista della Libia, e dai pro– blemi che _e.;sa solleva. Coloro, che per ragione politica approva– rono l'impresa libica, hanno più che mai oggi il do vere di impedire che la nuova co· Ionia serva di prete sto per tras porta re nel Nord-Africa quel regime bur ocra tico dogana le, spendereccio e affaristico, che ci accingiamo a combattere in Italia . i! un concetto diretti vo chiaro ev ide nte. li primo immediato perico lo è che si sper– perino in laYori pubblici, che saranno più che mai improdutti vi in Libia, quei mezzi che erano desti nati in ope re relat ivamen te più produtti ve in Italia. li peri colo è minac cioso: un'alleanza tra lo stuolo dei vecchi appaltatori borghesi con lo stuolo dei nuo vi appaltatori proletari ca• muffat i da cooperatori e con la burocrazia, si delinea sull' orizzo nte, come una coal izione di forze capace di trascinare il paese ad uno sperpero inge nte di ricchezza . 341 Natura lmente qui si prenderà l'e sempi o della Fran cia, senza pensa re che la Fr anci a ha tale enorme esuberan za di capitali, che dopo aver provvedu to largamente alle opere pubbliche interne è costretta a costruire fer– rov ie, canali, porti e strade in tutte le parti del mondo . Il secondo e più grave pericolo è nel re· gime dogana le che si adollerà per la Co· Ionia. Da vari sintomi si vede che la politica a cui, con qualche mod ificazione secondari.1 1 si mira dai protezionisti e da molti pseudo· li!:>eristi, è di allargare alla Colonia il reg i– me doganal e vigen te in Italia . Questa politica di assimilar e le colonie alla madr e patria ha portato a un insu ccesso com – pleto nella vicina Francia, di cui i nostri uom ini politici non sanno che imita re gli error i, perdurando in essi, anche dopo che l'o riginale li sta cor regendo . Ma ad andare appres so agli errori fran ces i osta una pregiudi!ia le. Il nostro prob lema co– loniale è diverso. Per la Francia, che non ha emigrazione di uomini ed ha esuberanza di capitali, può ancora avere qualche parvenza di legittimità l'ar go me11to, che la madrepatria debba com– pensarsi dalle spese sostenute per le colo nie, concedendo pre(e;enze o favor i dogan ali al capitale naziona le, che em igra, o alle industrie nazionali, che espor tano i loro prodotti nelle colonie. Ma noi abbiamo soprattutto intere sse che nel Nord-Africa si di riga la emigrazi one ita– liana. Se noi riusciremo a creare veram ente in Libia un centro di popo lazione ital iana, noi avremo assicurata anc he la nostra pre· ponderanza politica in tutta l'Afr ica setten· trionale. Poichè il "t'arattere etnico di un paese non è da.to nè dalla prove nienza del capitale nè dal certificalo di origine delle merci, che appartengono entrambi alla famiglia dei sen– za-patria, ma dalla popolazione . Ecco il grande problema de lla politica co• lonia le italiana, alla cu i soluzione occorre un regime dogana le che assicuri alla popolazione immigra ta il massimo buon mercato del con– sumo e il più alto possibile salario in mo– neta, e quindi occorre lasciar libera la im – portazione delle merci e del capitale mondiali. Se noi sapremo a questo grande ideale sa– crificare I' interesse microscopico di qualche fabbr ica dì cotona te povere del setten trione, e se sapre mo con trollare le paure im maginar ie di concorre nze ipotetiche e remote che la Libia potrà fare ai vini e agli olii del Mezzogi orno, noi forse avremo ragione di non pentir ci eco• nomicamente di avere appro va ta politicamente ,l'impre sa libica . Il problema meridionale, E veniamo al problema del Meuogiorno, cioè a dire della infer iorità economica inte l• lettua le e politica, in cui la nuova Italia ha trovato le prov incie meridiona li rispetto alle setten triona li : - problema, che è stato, non – chè risolto, relativamente aggrava to dal nuovo regime, che quelle condizioni di inferio rit:\ ha sfru ttate a beneficio dei più forti. Ed è stato aggravato a causa del la enorme continuata ~perequazione nel bilanc io de l dare e dell'a \!ere tra le reg ioni politicamente pili forti e le regioni politicamente pilt debo li. Nè poteva es!-ere dh •ersamen te in un regime rapprese ntativo, che è divent ato di giunta ac– centrato re e statol atra. A par ità di sacrifici, lo Stato italiano ha speso più nel Settentrione che nel Mezzogio r· no; - a par iti1 di benefici, lo Stato italiano ha prelevato più dalla ricchezza del Mezzo· giorno che da quella del Settentrione . Epperò la questione acq uista interes se na· zional e, nella misura in cui penetra nella co· scienza di tutti la com 1 inzione 1 che essa è un coro llario della politica generale dello Stato, e non un problema per sè stante la cui solu– zione si possa conseguir con gli specifici di legg i speciali ed elemosiniere. Basta accennare a grandi tratti in che modo l'indiri zzo segulto in materia di legislazione socia le, scola stica e di lavori pubblici, e in ma· teria di politica tributaria, doganale e colo • niale abbia agito sull'economia delle provin• cie meridionali.

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