L'Unità - anno II - n.30 - 25 luglio 1913

340 polizza vano a lo ro esclusivo vantagg io la mac– chÌna del suffragio popolare, non hanno tardato ad accettare I' inv ito e a trattare sul terreno posto dagli avve rsari di ieri. Il cont ratto po– litic o, il do 11/ des tra i vecchi gruppi pa – rassitari della borghesia e i nuovi del pro– letariato, presi ede allo sviluppo della legi– slazi one sociale in Italia, come in Francia. E il comprome sso consiste in ciò, che i partiti po– polari, in cambio dei benefi ci delle leggi so– ciali o pseudo soc iali, disarmano di fronte ai pri– vi/egi maggiori, di cui l' altra parte contraente conserva il possesso. E ù1/alli i partil i popolari non hanno mai fallo ,ma campag,,a a fondo , nè contro il si· slema doga11ale, 11è contro il sistema tributa – rio, nè contro l'imperialism o e il militari smo, 11è contro gli t"'clt erieri 1 11è co11/ro le sovvw– tio11i mari/lim e, ecc . ecc. ; appunto perchè 1 in cambio de l daiio sul grnno e sui ferri, in cambio dell e spese militari , han preferito di ottenere una nuo va fettolin a di legg i sociali: - a voi il dazio sul gra no, a noi il riposo festivo; a voi i dazi ind ustriali, a noi i pro– biviri; a voi un .nuovo corpo d'e sercito, a noi la cassa di matern ità; a voi il regime degli zucche ri, a noi la banc a per le coope– rative; a voi i grassi appalti e i palazzi di giustizia, a noi qua lche bonifica :1 pre zzi di favore ; a voi le convenzioni mar ittim e, a noi qualche esenzio ne fiscale per le case po– polari ... Ent rati nella via del compromesso, la legis lazione socia le non può non degenerare rapidament e, per diventar e un complesso di leggi e provvetli me11/i e favori a beneficio, 11011 della in/era tlasse laroralr ice, ma di a/c1111i gruppi pro le/ari e a da11110 della colleJlivilà dei lat1oralori. La conseg uenza finale è stata que sta, che: a) nel campo politi co, si è riusciti a stac – care dal movimento demo cratico a larga base queg li ele menti appunto, che avrebbero do– vuto esserne la mente direttiva; b) nel campo econo mico, si è ri",;sciti a scarica r sulle spa lle dei cittadini più pove ri, insieme all'onere dei vecchi privi legi bor– ghesi, anche quello dei nuo vi privilegi pro– letari. Una democrazia, dunque, che vog lia ri– pre ndere la pura tradizione radicale, ha ogg i innanz i a sè due compiti precisi : il primo , di riporta re la leg islazione soc iale ai suoi principi, che son quelli della difesa e della con serva zione del fattore )avo ro ne ll'int eresse genera le di tutt a la classe operaia e de lla pro– duz ione collettiva; - il second o, di inte– grarla con la riforma de i tributi e de i dazi doganali. Riforma tributaria. Per riforma tributari a non intendo la solu– zione delle odie rne tran sitorie difficoltà di bilancio ; le quali, anzi, rimandano alquanto la possibilità di una immediata riforma tri– butaria. Nondimeno lo stud io stesso de lle cause, che spiegano le difficoltà present i, ci aiuter à a porre nettamente i termini e a preparare le co ndizioni necessar ie della riforma. Lo sco po di una finanza democratica con– siste nel rimuovere, per qua nto si può, l'onere tri butar io dall e classi meno ab bienti alle classi più ricche. E ripeto « per quaulo si pu <J >>, per chè ben angus ti sono i confini tecn ici, en– tro i qua li è di fatto rea lizzabi le quella facile aspirazion e della demo crazia dottrina ria. E anche co n questa riserva, mentre si co n– sente nel fine, spesso si disse nte nei mezzi. A molti teorici della finanza pare che, per raggiunge re que l fine, occorrano riforme ra– dicali ; - a me pare, invece, che non occorra sconvolgere dalle basi il nostro sistema tributa~ rio, che ripo sa su razionali concetti scien tifici e sopra una tradizione storica, che lo h:1 accli– matato in Italia. Pertanto baste reb be concentrare l':izione ri– formatrice sopra questi due punti : - a) elevare anzitu tto il min imo reddito esente d 1 impos ta, e poi estendere la esen zione dai reddi ti di lavo ro a quelli capitali stici e fondiari ; b) estendere la esenz ione da lle impo ste di consumo alle merci che en trano nel tenor di vita sempr e crescen te de lle classi pop olari. Pe r que sti due sent ieri Ja riforma demo– crat ica può andare lon tano quanto si vuo le, L' UNITÀ può proced ere a gradi, ed ha il vantaggio della praticit à di fron te ai progetti compless i e complicati, che debbono infr angers i con tro le insormontab ili difficoltà parlament ari, se pure non nascondono il propos ito di aume n– ta re surrettiziamente la pression e tribu ta.ria, che in It alia ha raggiunta l'ultima impana – tur ~ de l torchio. Epperò il caposa ldo della nostra rifor ma tri buta ria deve co nsistere nello sgravio orga – nico, cosi delle impos te direlte che indirette, a ben eficio delle fortune minori. E tra queste trova posto naturale anche la piccola pro· prietà ..... ammeno che non la si vog lia stac– care dal quadro della riforma generale, per far la ogge tto di una delle tante legg i pseudo social i, allo scopo evide n1e, più che d1giovare alla picco la proprietà, di accaparrar si i voti dei picco li propr ietari. A compiere una tale riforma san.bbero bastat i in Ital ia i persistenti avanzi di bilancio , che, in\•ece 1 sono ,1;ndati in aumen to di spese, e sembrano ogg i insufficienti a fron teggi are le nuove esigenze. Veram en te il Governo riti ene di poter fronteggiare con gli avanzi futuri del bilan– cio queste necessità, ed ha afferm ato il pro– pos ito di non ricorrere a nuove impos te. A parte il dubb io se alle ptevi sioni rispon– deranno i fatti, il proposito è in se stesso lo– devole, perchè pone un freno automatico al- 1' aumento quotidiano persi stente cre,;cente delle spese pub bliche, in cui deve trovarsi la causa ultima e maggio re sia de lla mancata rifo rma tr ibutaria, sia delle presenti difficoltà di bilancio. Lo sperpe ro, che si è fatto dei fedeli avanzi, ha caratterizz ato l'ultimo decennio di govern o. Non occo rre num erare e som– mare; poichè siamo stati t'.ltti testim on i della larghe zza regale con cui si sono appagati tutti i bisogni, tutti i desideri, tutte le do– mande, che con qualche clamor e salivano al governo da ogn i classe, da ogni categoria di cittadini 1 da ogni regione e da ogni provin – cia : - aum en ti di stipendi senza riforma dei servizi ammini strati vi, premi, sussidi, sov– venzioni1 concorsi, esenzioni d'imposte, lavori pubblici, leggi spec iali, municipaliz zazioni.– quasi mai calcolando la spt:sa in rapporto del tornacont o econom ico nel pubblico interesse; ma quasi sempre ubbi de ndo ad un vecchio e vieto concetto politico: quello, cioè, di assi• C1Jrare o di dar parven{a delh, fra11quillilà sociale e dell'ordine pu bblico, /acilando fui/i i malconlenli veri /a/enti o pro vocali, con e/ar– gi\ùmi di bilancio, e mef/endo il malcoulenlo dei gruppi lurbolmti a carico della massa si– /e,1t,iosa e pacifica dei co11trib11wli . Di questa polit ica interna dilapida trice sono respo nsabili tutti i partiti : i conserv atori che han no offerto le ela.rgizioni e i popo lari che le hanno accettate per favorire alcuni grupp i in danno della collett ività dei co ntribuenti, cioè di tutta la massa della popo lazione più povera. li governo vorrebbe ora da r macch ina in– dietro. Forse è tard i. Ma noi dobbiamo aiu– tarlo , crea ndo nel paese una corrente popo lare che faccia argine all'aumento ind efinito delle spese, perchè non è sicuro che, dop o le ele– zion i, il governo saprà resistere alla ressa degl' intere ssi particolari, che vorra nno con – tinuare a spremere i contribue nti. E già si vede d'onde viene il pe ricolo . 11 socialismo riformis ta, rappre sentan te del partic:olari smo proletario e buro.cratico , si è messo alla testa del mov imento per nuove i_mpos te e nuove emissioni di prestiti. E una parte della borg hesia indu stria le, que lla che vive di sovve nzioni, di appalti e di protezio– nismo interno , a~seconda il mo vimento. E la burocrazia plaude e prepara nell'ombra nuovi org anici e nuovi torme.nt i fiscali. Queste voci \ 1 engono <lai grupp i che forag – giano sul bilancio dello S1ato; ma non da coloro che lo alim entano! Chi sono costoro? Tu tti i lavoratori della terr a e delre industrie libere. È vero che le imposte nuove do vrebbe ro teo ricamente gravare sui maggio,ri abbienti. i\fa questa frase ha sempr e un valore relativo, a causa dei feno111eniinevi tabili di ripercussione e di diffusione dei tri buti; ne ha uno piccolo, quando si sgravano i redditi minori senza aggravare i maggiori; ne ha uno ancora più picco lo, quando si aggrava no sempl icemen te i redditi magg iori; e riposa sul vuoto, do, •e, come in Italia, le grandi fortu ne non sono nè molto grandi 1 nè molto numeros e. Nei paesi che, come il nostro, sono poveri, relativamente all'alt o fabbisogno finanziario, il gravame 1ribu1ario più cresce e ptù deve - per la ari tmetica necessi13 delle ragion i e proporz ioni - scari carsi sulle medi e, picco le & piccoliss ime fortune. Q,,esta ,•erità s' impone a tutti, anche ai socialisti . I quali ogg i 10clinano verso il pre– sti to: un gran prestito che copra le spese di guerra e ridia al bil:rncio I' ant ica elas1icità pe1· riprend er vigorosamen te la pulitica delle spese pubbli'cl,e, prol d ar,e borghesi e burocra· liclte. Il prestito d~I miliardo - si dice - pe· serà sulle generazioni fumre. li vero è sol• tan10 che il prelcv,u nento nella forma di prestit o solleva mt:no le pro1cs1e dei contr i– buenti a11uali. Ma il giuoco a moscacieca tta generaz ioni preseu t 1e generazion i future, non muta gli effetti che il presti to a,,rà per in– tanto sulle classi lavora tri ci. Qualun~ 1ue sia la gene razione ch iamata a restitu ire il prestito, esso per intant o sottrae dal mercato beni disponibili e cap11ale c1rcolan1e pe r tutto il suo ammontare. C1ò è ovvio. E vediamo , al– lora, alla buona di che co~a si tratta. In ~eguito della gue rra libica e della guerra balk.1111ca 1 si è nw111festata la crisi in talune indu strie; il cap it;,de circolante si è rarefatto e ne è cresciuto il prezzo; rotto l'equi librio , la mano d'opera si è tro vata in eccesso 1 quindi sin tomi d1 disoccupazione e dep res– sione dei salari. Dunque: aumen 10 de l I' j,,/ t · resse ; ribasso del sal"r io. Ei.:co il dup lice efTeuo de l drena ggio di capitale circo lante operato dalla guerra. Che cosa avve rrebbe or a se si facesse un nuo, •o prestito 111genk? - Si sottrarrebbe altro cap itale disponibile alle indu strie, d'onde nuovo aumento del preuO del capitale, nuo vo rìbasso del prezzo del lavoro I La sola classe, che cer1amc:nte profitterà del prestito, è quella che vende capi tale; la classe che ne soffrirà , è quella che vende lavo ro I Se fossi malizioso, d irei che i finanzie ri del rifo rmismo soc1alis1a e del socialismo ufficiale sono d'accordù coi capita listi, e che si sono incaricat i di facil11are il successo de lla operazio ne, danJole un'imbia ncata pro letaria. 1\ la non li ri1c:ngo capaci di cosl... genia li pian i 11olitici. Essi continuano la loro piccola po litica , ch e è consistita e consiste nel ven– dere al capita lismo gl 1 111teressi dell'inl ero pro– letaria to - che è lontano dai loro occhi - per giovare ad alcuni gruppi che sono vici ni, e alla cui sor te si interessano, forse anche perchè vedono in essi altrettan te ordinate fa– migliuole ele ttorali . lnfatti 1 in quc:sto mom ento, prendendo a pret esto il ma lessere e la disoccupazione di tutto il proletariato, sopratutto di quello in– dustriale, si mostrano solleci ti soh :11110delle cooperative del Settentri one, a cui dovreb– bero essere concessi lavori pubbl ici a ce ntinaia di mi lioni, con age\'olezze tali da escludere la concorren za deglt appaltaton borghe si e quella di eventuali nuo,·e cooperat ive, che potessero sorgere nel 1'·lezzog 1orno co l modes to propo – sito di parte cipare anch'c:sse alla cuccagna affaristico -statale dei lavo ri pubb lici soc ialisti. In una parola, co l presti to, mentre da un lato si accentua la nefasta concorrenza che lo Stato fa ali' indu stria, sottraendo dal mer– cato il capitale circolan te che se rve a questa, dall'altro si aumenta artificiosamente il sala– rio di poche coopera1ive di lavori pub blici, che hanno costituito un monopolio pol itico parnssitario, e si scem a il salario d1 tutti i lavoralOr i dell'indu stria liber a. Per raggiungere lo scop o seguono la nota tanica . Gli uni - i socialisti ufficiali - pro– pongono il vecchio do ttl des : - a voi un mil iardo per la im presa libica e per la espan• sione delle bo rghesi industrie guerresche;- • a no i un altro miliar do (al momento di fir– mare il contratto si contentera nno di molto meno!) per le coopera tive ravennati e bolo– gnes i I Gli :1.ltri- i riformis ti - aderiscono , Biblioteca Gino Bianco a condizione che una fetta del desidera to mi – liardo serva a costituir e gli organ i ammini• strat ivi di Staio, che da so li basteranno a fare scomparire la disoccupaz ione, con gli uffici di co llocame nto I (1). Adunque: spese m ilitari e colo niali per gli uni , lavori pubblici prolet:ui per gl i altri, nicchie buroc ratiche pei terzi. Ecco la coa• lizione di inter essi par ticolari, che mira a scarica re l'onere diretto e indir etto dei due miliard i sulla massa di tutti i lavo rator i della terr a e delle industrie libere I Cosl il Par tito socialis ta dei due rami chiu de la legisla tura de l suffrag-io universale I Conc ludo: - al la facile politica delle im– pos te e dei debi ti bisogna opporre anzitutto una politica riformatrice de lle spese vecchie, e anche una poli tica di rigo roso cont ro llo sulle nuO\"e spese che si propongono nei due bila nci militari e nel bilancio colo niale. Ques ta è 1 seco ndo io penso, la prima es• senz iale co ndizion e per poter concent ra1e le reali e modeste possibil it:\ del bilancio ita– liano alla soluzio ne di questi due grandi pro– blem i : - la riforma tributaria e le pension i alla vecchiaia. Qua ndo fosse crea ta sul paese una corr ente popolare contr o 1 1 aumento parassitario di tulle le spese pubb liche, allora sol tanto la democ razia potrebbe assumere la responsabi~ IHà di propugnare la introduzio ne della va• ghegg iata imp osta sul reddi to: un' impost·a che dovrebbe avocare allo Stato le attuali tasse loca li di famigl ia; un'imp osta che non do, •rebbe aumentare nel tutto insieme l' attuale pressione tributaria; che, anz i la rallen te– rebbe, se fosse rivo lta alla soluz ione di due problemi spec iali : - quello della finanz.a locale e quello dei dazi .doga nali. Accenno soltanto. Il problema della finanza locale nasce dal contrasto non più tollerabile, che esis te tra il bilancio dello Stato, pletorico, e i bilanci dei Con 1uni 1 tisici. La causa imme diata del contrasto non istà tant o nello sca~so pot ere d' impo sizione dei Comuni, quanto nella circos tanza che ai Co• munì sono addossate spese di carattere ge ne– ralissimo, tra cui primeggia que lla per I' istru• zione popolare ; spese che spettano allo Stato e che dovrebb ero essere avocate al lo StatO. Questa è la via maestra che ci porta, per lungo tempo almeno , alla soluz ione diretta semplice e graduale del pr oble ma, e non presenta alcuna dell e difficoltà teoriche tecni– che e parlamentari, con tro cui si sono per• dute tutte le radicali e complesse rifo rme dei tributi loca li. Du i doganali, E vengo al problema dogana le, di cui tra• scuro il lato scientifico e tecnico, per mettere in ril ievo quel lo politico. Che il prote zionisno doganale profitti solo ad alcune indu strie, che scemi nel tutto in– sieme la produttività del capitale e de l lavor o nazionali, che favorisca la formazione di sin– dacati e imponga ai consuma tori prezzi art i– ficialmen te più elevati, è una verità dimo• strat a dalla scien za co me poche lo sono . Che il prot ezionismo a favore delle indu – strie che producono beni destinati al consu– mo popobre - granicoltura , co tonifici, zuc– cherifici, sideru rgica - si scar ichi più diret – tam ente sulle masse dei cons umat ori poveri è un corollario evidente. Nelht scienza il teorema pacifico è ques to: - che la libertà degl i scambi interni ed esterni estende ed assicura il maggiore po~– sibile benessere al maggiore num ero d i in– dividu i i - e che il pro1ezionismo, inve ce, lo co ncen tra in alcun i gruppi produttori con scapilo deg li altri. Ora vi poSsono essere e sempre vi sono state ragioni poli tiche, cioè ragioni di interes si con– creti di gruppi antag onistici, che hanno spinto gli uni o gli altri a seguire P una o l'altra direzione . Ma non è dubbio che la liber tà dei traffici , profi ttando al maggior num ero, racchi ude la soluzione democ ratica del pro– blema . Del resto il recente frastuono della Ioua ingle se con tro il neoprotezionismo di Cham– {1) Si veda la nota in fine.

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