L'Unità - anno II - n.24 - 13 giugno 1913

li toccasana : la bonifica idrau– lica. - - Vi è un argoment o che, a prima vista, sembra irr efutabilment e favore vole ai retori òella conqui sta agraria che lament ano le terre incolte. È l'elenco degli stagni, delle paludi, delle maremme che deliziano il no stro già poco felice paese. E certo esistono acque stagnanti , nè si può 11egare l'utilità sociale della bon ifica ; ma, .per compenso, si possono negare molte al– -tre cose. Innanzi tutto qui bisogna parlare di acque -e non di terre : altrimenti, con un po' di buona volontà, si possono considerare come 'terre incolte anche l'Adriatico e il Mediter– -raneo..•. Questo dico, non per far quest ioni -ài parole, ma perchè le terr e incolte richie- -dono soltanto il lavoro e il capitale di esercì- .zio ; qui, invece, si tratta addirittura di creare ia terra con un preventivo investimento per• manente di capita le e di lavoro il qu·a)e ha, ,dal punto di vista economico sociale, un ca– f'attere assolutamente diverso. È quindi arbitra– rio parlare di conqui sta delle paludi, di pro– :sciugamento delle valli salse ecc . senza ricor– ,dare che ciò costa fior di quattr ini. In seCondo luogo è un err ore credere che fa ·bon ifica offra per sè stessa un benefizio .all'economia agi icola, considerata dal punto ,di vista individitale. Niente di più eloquente , -a questo proposito, della bonifica di Macca- -rese, dove parecchi anni addietro lo Stato' ,spese vari milioni per prosciugare un'ampia zona di terreno paludo so. A cose fatte, il proprietario della tenuta potè dimostrare al tlsc·o che tale opera non solo non gli aveva -4Lrrecatovantagg io, ma aveva fatto dimin uire -il reddito dell a azienda. Infatti la palude, 1'itirandosi nei mesi estivi, soleva lasciare su tutto il proprio mar gine una striscia di zona -erbosa, utilissima nei mesi caldi: zona scom– parsa col prosciugamento della palude i scom– parsi egua lmente alcuni canneti, reso impo s– :sibile l'allevamento di alcune centinaia di bufa li e cosl via. I più suppongpno che bastino i canali ~ le macchine idrovore per porre la terra a portata di mano . La verità è che la palude =fesa libera dall'acqua richied e ancora grandi .i a 1 Pi~H~ , i'Jro~a~ pè? e:se;~ uiifiz'zi bitè ii- -chiede una modific azione del sistema agric olo vigen te. Poichè il principe Torlonia ha fatto ·,m buon affare col prosciu gament o del Fu– cino, non si deve ·supporre che in tutti i casi •ogni lago , ogni stagno, ogni e marr ana • sia un tesoro a portata di mano. A parte le spese ;preventive (che vanno pur calcolate), la boni– fica delle località palustri è un problema tec– flico che va considi'rato, non astrattamente, ma in concreto, caso per caso, tenendo conto -di tutti gli insegnamenti di una disciplina molto nominata e molto scon osciuta : l'eco– <1omia sociale (1). È ques to un fatto a cui pochi pensano : fa bonifica non è soltanto una questione di pompe e di canali, ma è sopratutto un pro- 1blema di economia rurale det ermi mrto in con– •creto dalle condizion i specifiche dell'a gricol– •tura in un dato luogo: int endendo l'agricol• tura nel senso piit ampio possibile, com pren– <lendo vi cioè tanto i siste mi di produzione {forme ed entità delle culture e dei prodotti) -<}uanto i rapp orti giuridici e sociali (relazione giuddi ca tra la terra e il colti vatore , rapportr tra le varie classi di parteci panti all' azienda i' rodutt iva ecc.). Il prob lem a cosl si amplia e rientra nel .gen erale problema econ omico im plicito nell a gestion e d'o gni azienda ag raria, la qual e è condi zionata da una quantit à di elementi assai -comp lessi. {t} Oggi i mirncoli delle bonifiche sono ma– .gnificati specialmente dal riformismo itafomo,che vede il socialismo solo negli affari delle coope• rative settentrionali. Con un trucco ass::\i disin– volto, si presentan o cou1e sicuri vantaggi per l'a• gricoltura lavori pubblici, che dall'agricoltura sa• rann o certamente pagati senza egua le cer!ezza -di compenso. Per ottenere tale risultato i buro- -cratici del socialismo coopera tivo si adatta no ad ann egarsi in un mare di cifre che per essi sono gerog lifici. Si veda, per es., una pagina di spec– -chietti {per le allodole ?), che un certo Amateis ha messa insieme chi sa como nella Squilla del :25 maggio. L'UNITÀ Sistemi agrari e sistema sociale. Si tratt a di cap ire perchè in certe ,e gioni la pro duzione agricola assuma certe determi– nate form e p:uttosto che certe altre. Ricerca che sarebbe adattissima per i socialisti, se essi avessero appreso qua lche cosa da quel mat erialismo stori co di cui parlano e sparlan o tant o spesso. Invece i socialisti italiani so– gliono combattere un capitalismo molto teo• rico che ha tutt i i connot ati di un moli no a vento. Nella questione agraria in ispecie, i sociali sti di tutte le tende nze hanno tro vato un espedi ente comodi ssimo per togliersi d' im• paccio: negano pratipa men te il problema agra· rio. Essi affermano che il Lazio, la Sard egna e molte altre regioni sono incolte ....per colpa del governo ; e strillan o contro il Governo quasichè, se veramente es~e fossero tali, po– tesse il Gov erno prov vedere le piant agioni dei cavoli. Pro prio in questi giorni un autore vole persona ggio del Partito Sociali sta Italiano, dopo aver percorso qua lche tratto di Sarde – gna in ferrovia, mi dichiara va con gran de sde– gno che la Sardegna. è tutta incolta ! Incolt o, in realtà, è il Partito Socialista che preten de risolvere il prob lema sociale senza conoscerlo . La verit à è che tali regioni sono coltivate ; ma, in tutto o in par te, presentano ' un si– stema agrico lo diverso dalle altre region i più pro gredite; e per essere coltivate diversa – _mente e meglio richiederebbero enormi an– ticipazioni di capit ali. Gene ricamente si parla di agricoltura inten siva ed esten siva, ma la distinzio ne è troppo vaga perchè possa individuare un regime agrario. Per comprendere i singoli sistemi di produzione terriera, occorrono in– dagini specifiche, i cui risultati solo in mono – grafie agrarie pos!ono essere ·raccolti e coor– dinati. Qui naturalmente non è il caso, Solo occorre dire in linea gen erale che non v• ha regione d'Italia in cui la terra non sia coltiva ta in qualche modo, e coltivata - date le condizioni attuale della tecnica e della economia nazional e - secondo un sistema ragionev ole, se non razionale . Succede da noi un fatto simile a quello constatato recentemen te in Tripolitania in fatto d'irri gazione. Gl'intellettuali italiani, trovando un sistema irrigatorio, da un punto di vista ast ~a!to, ,a~sai 1 p~i~ iti;~p, hanno ,compianto l'ignoranza degli arabi. Ma poi i tecpici hanno dimostrato che, a conti fatti, date le condizioni concr ete, il sistema primitivo deve considerar si superiore ai sistemi razionali. Cosl per l'Ag ro romano - come ha di– mostrato già nel 1893 Gh ino Valenti - il sistema agri"colo vige nte è quello che assi– cura il magg ior reddit o netto -all'aziend a agri• cola. Cert o, in questo caso l' interes se so– ciale è opp csto ali ' intere sse individuale del proprietario. Ma rebus sr'c stantibus non si può evitar e ch e le aziende economi che del– l'A gro romano mirino al maggior profitto netto. E questo - non è poi tanto inferiore nel Lazio a quello che sia nei terreni <li boni– fica della Romagna. Cosi nel citato caso della bonifica di Mac– carese l'int eresse sociale era opposto a quello del priv ato proprietario . Qu esti cont rasti sono più frequenti ch e non si creda : bisogna stu– diarl i, non saltarli a piè pari. Da quatche anno , in quell a parte della Sardegna che suol dirsi incolta {v' ha cjualche region~, come il C ampidano, che presenta una agricoltura inten siva e perfe~ionat a) si verifi – ca, per ferree ragioni economiç.he , un con– tra sto veram ente tragico tra contadini e pa– stori. L'indu stria del pec(' rin o ha port ato una note volissima estensione dei prati adibiti e• sclusivamente a pascolo, e qui ndi a. una grande disocc upazione e miseria dei contadi ni, i qual i si vend icano con incendi, sgarre ttame nti di bestiame ed altre cose del genere. Di fronte a una situazione cosl com plessa, il sociali sta italiano no n sa dir verbo. Egli sa parlare solo di tran sigenza e d' int rn,1sigenza 1 di ri formi– smo destro e sinistro e di alt re barzellette congeneri! Egli, come del resto gli apparte– nent i agli altri partiti conse rvatori o demo- . cratici o dinamit ardi, non si cura di sape re come sia coltivata l' Italia . Eppure gra n parte del pro blema sociale concreto delr Itali a d'oggi è direttame nte le– gato ai modi di colt ivazione. Nicolò Fancello . Galantuomini e contadini in provincia di Lecce. Delle tre pro vincie pugliesi 1 quell a d i Lecce god e attualme nte di una eccezionale prospe– rità. Da alcuni anrii a que sta parte ha avuto produzioni buone o abbond anti da tutte le colture arboree {se si eccettuano i grandi uli– veti impr oduttivi o quasi) ed erbacee. I ge– neri agric oli non sono mai stati cari quanto lo sono ora. La vendita .del l'uva o del vino ha, sopratutto , giovato a rin sanguare notevo l– ment e l'econ omia generale . In conc lusione, proprietari e contadini s_tanno economicam ente bene. Que lli godono di rendit e che negli anni della crisi - che fu, del rimanente, inaspettatam ente e fortu – natament e molto breve - non si sarebbero mai e poi mai sognati ; questi - i conta– dini - hann o fatto e stanno facendo risparmi tali, quali avrebbero soltanto potuto fare emi – grando ed avendo fortuna oltre oceano. Di tal che, riesce spiegabil issimo il feno• meno a cui da qualche temp o si assiste, del ritorno quasi comp leto di quei contadini i quali avevano emigrato negli anni 1 908 , I 909. L'A med ea è in patria, mi dice va un propri .e• tario-commerciante di Torre Santa Susanna (Lecce ), e indicava con molta efficacia in po· che parole il vero stato delle cose. li con– tadino leccese non aveva mai avute per le mani carte da mille, e in questi ultim i anni ha impar ato a conoscerle. Persone degne di fede mi assicuravano avere dovuto inter – porsi presso gli Istituti di emissione per far cambiare bigli etti di banca di grosso taglio rosicchiat i dai topi sl da essere ridotti a brandelli !... Sono quest i inc:fici sicuri della floridezza notevole, di cui gode ora la provincia di Lecce e massime quella parte di essa che da Lecce scende verso Gallipoli. E, avendo l'animo soddi sfatto, il contadino ha sent ito una grande volontà di fare : ha preso a canone perpetuo dai proprietari ga– ianluomi anche le ultime striscie di terra rocciose 1 pietrose, macchiose, che ancora non erano state ridotte a~ coltu ra ; le ha prese, pagaodo da 30 a 60 lire di canone annuo per ogni Jomolafa dì terra di circa ' So are, che finora non dava che un ben magrro pa– scolo per un brevissimo periodo dell'anno I E mirabilmente ne ha fatto, ne sta ficendo, arboret i con fichi, mandorli, viti. ... E pianta vig neti (disgraziatamente quasi tutti con talee nostrali anzichè su ~eppo america no), per • suaso di fare un ottimo affare per pochi al– tri anni che duri la bazzica di questi alti prezzi dell'u va e del vino. Se avesse modo di farlo, il contadino com • prerebbe la terra e diventer ebbe piccolo pro– prietario ; ma da questo Jato 1~ cose non camminano , perchè i proprietari gala11tuomi11i non vendono. Que~ti sono in un ben differente ~tato d'a– nimo, ed arrivano - non si scandalizzi il cortese lettore - a far voti perchè al più presto sopraggi unga una mala annata, la qua le faccia rinsavir e --: dicono essi - i conta • dini e dim inuisca le loro pretese in fatto di salari e di orari di lavoro... Ogg i siamo a un punto tale - sono sem– pre i galantuomini che parl ano - in cui bi– sogna tratt are da par i a pari col contadino a giornata : se il salario o I1orario o, comunque, il trattame nto che riceve non gli gar ba, ci piai:ata e se ne va a lavorar e nei fondi che tiene a canone, in fitto ; se ne sta piuttost o in riposo, tant o la carta da mille , nascosta in casa, la tiene e guarda sicuro l'a v\renir e. Quanto lontani semb rano i tempi in cui il contad ino in vocava lavoro senza discutere, ed invadeva - non chiesto - le vigne dei signo ri ! Lo stato d'an imo dei galantuomini si spiega ma non si giustifica : invocare la miseria per regolare i rapporti sociali, è ego istico e gretto o disumano. La mala annata :-iongio verebbe a nessun o. Quando il contad ino ha elevato il teno re d1 vita, non torna tndie tro ; piuttost o ripi ghe– rebbe ad emigrare anzi che adatta rsi alla vita di altri tempi. Il galantuomo, che ha bisogno e ino BianLv 317 di brac cia per far lavora re in econ omia le terre, si tro verebb e ancora imbaraz zalo e non avrebbe risolto nulla. Altre sono le soluzioni logiche, se - auguria mocelo vivamente - dureranno le buo ne produzioni .ed i prezzi rimun eratori di tutti i prodotti del suolo. E queste solu– zioni a noi pare di poter prospettar le cosi : 1. G raduale passagg io dal salar io fisso in dan aro al pagamento del lavoro con una quota parte del prodotto , seguendo l'esem pio del ferra rese, do ve con questo mezzo si è potuto uscire in certo modo dallo stato gra– vissimo di continui urti tra proprietari e mano d'opera. Cosi si intere ssa dir ettamente il con– tadin o alla coltur a e si rende inutile la fis– sazione di orari di lavoro, ecc ....; il conta– dino , d' altra parte, avend o delle riserve, può correr e anche le alee di scarsi raccolti per avversit à non riparabili. 2. Spezzam ento dei fondi per alienarli ai contadini disposti a pagarli, se non in pro– porzi one delle rend ite att uali, che sarebbe · non equo, non molto al di sotto. Con tro questa soluzi one, che sarebbe la più radicale, osta il pregiudiz io di casta : il galanfuomo, che vende i fondi aviti, e ritenuto dissestato ... Per uscire fuori dai pregiudizi e per con· ciliare gli opposti stati d'animo , più che prov~ vedimenti coercitivi occorrer ebbero buoni e· sempi. Auguriamoci che non mai1chino. Eugenio Azimonti. Granelli di buon senso. Su la S veglia, organo ufficiale della Co nfed eraz ione it a liana fra i lavo ratori dell ' arte bianca, leggiamo : " E da notarsi che grado a grado la nostra industria tend e ad emanciparsi dai mercati esteri per ciò che riguarda biscotti, fondanti, cioccolato. Una politica ll!)n intesa ad un pro• tezionismo rapace ed assurdo, qual'è que llo at– tualmen te accordato al trust zucche.riero, potreb– be determin are domani una nuova fortuna dei diversi rami dell' industri a nostra ,1. E su l'Av anti in una ·corrispondenza su la crisi dell' industria del truciolo : 11 È risaputo che in Italia si lavora, specie nei mesi inverna li, di tru ciolo, in circa 7 provincie. Di queste però quelle che concorrono con mag• 1;iore quantità nella produz ione totale settim a– nali;, sono le pr.9vincie di Modena, Reggio, Man• tova. Quest e da sole portan o sul mercat o per circa 25 settimane dai 15 ai 20 milioni di trec– cie, di diversi tipi e qua lità. Per la produzion e di quest e treccie si pagano ordin ariamente circa settecento e più mila lire per salari agli uomini cd oltr e un milione per salari alle donne. li mer– cato di questo prodotto :,i svo lge in Carpi e la maggiore part e cli esso viene trasformato in capp elli che si esportano all'estero. Anche buo– na part e delle treccie si tr :tsportano ali' estero api~ena imbiancate ed impacchellate. Come è il mercat o? Stran o, strani ssimo e pieno di insidie e di sorprese che troncano di un colpo, non solo le speranze, ma anche le ali a quel qualsiasi prodnttor e che si lusinghi di guadag nare. Gli alti ed i bassi, precipitosi, sono sempre all'or– dine del giorno ; una stabilità non è ancora stat o possibile ott enerla, • Le popolazioni delle tre prov incie ricorda te si tr ovano ora in una condizi one tale di fame e scora mento da mett ere in seria appr ensione. Le popolazioni vogliono sia fatta luce sulle cause che dele rminano le presenti crisi. Se di– pende da lle forti tasse di dogana per l' espor– tazione, mentr e si tratta con le nazioni euro– pee la rinnovazione delle tariffe, si provveda in modo che il prodotto tru ciolo, che è la fortuna o meglio la ricchezza delle popolazioni delle provin~ie ricorc~ate, debba ayere facilitati gli sbocchi onde vmcere la concorr enza eso tica e salvarsi "· E sempr e su l'A vanti" in una co rri spon – denza d a Ma ssa Ca rr ara : u Nel 1917saranno linnov ati i trattati di com– mercio, che legano l'Italia alle altre nazioni. L' 3vvenimenlo è cli una import anza decisiva p~r un pa~se con~e .C:irrara, che trac ogni ra– gione d1 vita e d1 ricchezza drrlla esportazione su tutti i mercati del mondo, di quella ricchezza che è suo monopolio~il marmo. Nella economia generale del regime doganale della metropoli noi carra resi non rischiam o altr o che di esse re sacrificati ! Sicuro, perchè nel tu multuoso aflac – ccndarsi di mille desideri, di mille biso~ni na– zionali, il marmo, che è consumo di ogm mer– cato, offrirà facile appiglio a compensi parzia li e generali, onde ci son tutt e le probabilità che noi si finisca col f~re un po' le spese di tutti, se qualcuno non ct pensa per tempo. E questo qualcuno, deve essere la Camera di Commercio, il Comune, la Provincia, i corpi industriali i quali con accordo mirab ile dormono la gn,s~a. Il no~tro prol_et:iriat<?potrà l_)Orre sul tappeto nuovi problem1,affacciare ultenor ipretese,strap– par e .incora qua lche osso da rosicchiare, solo da un più largo respiro concesso alla nostra indu – slria da una maggior libertà ai suoi mercati 11. D i ques ti g ranelli d i b uon ser.no se ne tr o va no co nti nua mente n eg li scritti de – g li orga nizz at ori pi ù intelli g enti . che vi-

RkJQdWJsaXNoZXIy