L'Unità - anno II - n.21 - 23 maggio 1913

L'UNITÀ • 305 L' " UNITÀ ,, E IL SOCIALISMO vi Se no n er ro, l'in teressa nte dibattito, che si ,,i~ne svolge ndo d~ qualche tempo su lle colonne <lell ' Unild a proposito delle int enzioni e degl i scopi dell 'U11iltl stess :1, ha a1>portato finora a <11.1est c sic ure co nclu ~ioni. 1°). e~sere necesS aria aW UniM e ngli unitari. oltre che uu progril mma tecnico e concreto, una idea madre, dell:t c1u:1le qu el programma p,:,ssa cons iderarsi come la nat urale e loti c.1.fili:u:ione, e dalla qua le al prog ramnm s1esso possa \'Cnirè un afflato spi rituale e pa ssio natore; • i 0 ) non esse re necessa rio creare di con io una nuova idea o un:1 fecle; po tersi al co ntrar io con– sidera re il movime nto unila rio in nrnssima come l'c J.pre ss ionc e la prat ic;, rived uta e co rretta dei vecchi ideali democ ratici Ciò st:1bilito, r~stano :11>erte, co me l,1 Dire– zione giustamente scrive nell'ultimo num ero, an– <:~ra du e questioni: l'una, di e'i:1mina re con esat– kzza in che debba e possa consistere la corre- . zione alla vecchia prat irn demot:r:uica ; l'ahr.i se i tradizionali idea li democrntici, pur esse ndo e res tnndo in massi nrn acce uabi li, sieno ess i stess i susce ttibili di qualche part icolnre revisione. Ed è su q uesto punto eh' io vorrei avanzar e qualche considernii one, per rnffcrmnre il pri11- ci1>io che tulta l'az ione 1111ilon'a possa e deb ba esse re condotta sotto la guid a del!' idea socia– lis1a, seuza che que sta nel suo fonda mentale co ntenut o debba in al.:un modo essere riveduta r.orretta o modifica ta. E, inte ndiam oci , pnrl o dell'id ea soci;ilista nel se nso che essa ha ass unt o dopo il laborio so e contrastato processo d i rev isione critica subit o lungo tutt o quel periodo che venne denominato Appun to della crisi del marxism o. L'a ntica dottriua co muni stica marx-e ngel siana (ci sinno co ncess i qu es ti elementar i rich iam i teo – rici} avanzava, co m 'è noto, una propria filosofia della storin, nella quale il co muni smo era <lato / -come l' ineluttnbil e ris ultat o dello stesso processo storico, svolgent esi dialetticam ente dal conflitto pere nne tra le due clas si : bo rghesia e proleta• rinto . Da tale concezione teorica derivava ne ces• sar iamente un 'azione prati ca ispirata a quei cri• ter i cli intran sigf"nza e di pass iva e nega tiva e ver bnle opposi zione, che ha nno deliziato e del iziano tu ttora i partiti socin listi, 11011 escl uso qu ~llo italiano . Se l'a\• vcnto del socin lìsmo .era infatti una prom essa delln storia, uiun 'nltra cosa occo r– reva fare che allend ere vocia ndo; e se la stor ia aveva di<.pos to le cose in modo cl~e!a promessa dovesse re:1liaa rsi attra ve rso l'a ntagoni smo fra le du e clas si :-chematÌca mf'ntc e rigorosa mente desc ritte, vo lendo fare nitra cosa che \·ociare , potevasi soltanto esp lica re .1111'azione tendente ap1nmt o a sos tenere ina sprire cli ,wviare verso la sua fase risol utiva tale ant.ag· onismo. Questa concczio ue, che è an cora quella dei soc ialisti rivo luzionar i, fu cln tu tti gli :iltri soc ia– listi defi nitiv.uu ente sos ti1uit:i. Il 0e rn stein in Ger– mania , lo Ja urès in f'ra ncia, Rodolfo ~londo lfo in h alia, per non cilflre altri minori, hann o dlll punt o di vista filosofico reso chi.1roche il s·ocial ismo non va pros pe ttato come una filosofia della stori a, ma come una do ttrinn etico-g iuridica, che in tlll sc uso i principi co munist ici posso no esse re rialla cciati con gli im1>erativi mornli, giuridici e politici della classica filosofia, e che perciò essi non debbon fare nitr o che fungere, pe r espr i– mermi in termini kantiani , eia idee della rag.ion prati ca. T ale inversio ne cli termini teoric i non può non tra dursi in un 'ana loga sos titu zione di prin cipii prati ci. Così inteso il soci alismo, infatti, nel s•.:o aspett o teorico, da esso non deriva più alcun \ l!lttica part icolarme nte rivolu : io,,ori a o rifo rmi sia (nel se nso poli1ico di ,.,ueste pa role ), lega ta a <1uesto o que l canone ; ma sotto di esso pu ò esse re agevol mente iuq1mdrata og·ni azione la qua– le, lungi da og ni preg iudiziale o anti monarchi ca o ant icollabo razio nistica etc., tend a positiva mente ad operare , sollo qualsia si forma, un a libera zione gradual e dell e categori e meno abbien ti dagli ine– vitab ili rapp or ti di soggezio ne che d erivano da una mag·giore o min ore scrv ill\ economica. Res ta fermo il fine ullim o di creare 111rn so - (1) l!n di~utdo poSt1lc ti costringe , ,in.,iue Htror, di un, ktti1n1n1 1'1nìcolo. piu n, ht 1nnunL1o110, drl C4rabcllue . Nc chiN1 1mo "-"" 11,•,,.t ou e II lcllou. N J. D. cietà , median te il re gime co muni sta di prod u~ zio11e e cli scnm bio, in cui ad og ni uomo sia ga • rantita eg uale po ssib ilità di vi;cre e di svilup• par e le proprie attit udi ni e nella quale qu indi sia SOIJ>ressa og ni ragione e J>0ssibili1à di sfrut · lamento e d' inegua glianz~. Ma il raggiungi – mento di tale fine non comp orta più una prass i poli tica schi av':1 di dogmi e di 1:>regìudizi;:.li. Ogni · volta che la re:lltà storica di un det erminato paese pone sul tapp eto un dat o proble ma , qu esto sarà risoluto in concreto in qu ell;i nwniera che si most ra più nfline all e esigenze ed nlle asp ira– zioni s;:iciali stiche. E ciò non significa andare a casa ccio; sign i– fica piutt osto adagiarsi en tro una linea di con– d ottn operosa e posit iva e be n sicura nelle sue dir ettive. Per ,,enire dalle nebulosità (nebulose sopra t– tutt o per la bre\!ità in cui sono cos trello per 110 11 nbusare) al concre to, noi vedinm o porre ad ese mpio dal\' U11illl il prob lema delle tnriffe do– gana li, e proporre la loro abo lizione o rid u– zione. Ebbe ne, in ques ta solm:ione (qullnt unque in essa co ncord ino conservatori libera li quali il De \"iti dc ~!ar co (t) ed altri ) v' ha una so luzione socialista del prob lema; pcrocchè essa, sgrnvan• do i consumaturi e colpcnclo gli indu striali pro – tett i, mentre distruggerà un privileg io iniquio di pochi, avvantag ·gerà la massa del popolo . Per conclude re: checchè ne dicano le num ero – se prefiche immature che scambia no la crisi con tinge nte di un partit o coll'esa uriment o del nucleo esse nziale di un ' idea, la. qm\le può vi• vere anc he senza o contro quel par tito, l' idea socia lista mi se mbra adatta a sc n 1 ire di faro anch e alla schiera degli unit ari, sempre che essa la si intenda non alla vecc hia m:miera con tutt e le sue rigoro se d erivazioni pratiche , ma qua le ora l' intende una leg ione di studios i, ai qual i rimandi amo per una più ampia e sicura cono • sce nza di essa. Non saprei invero quale altra idea potr ebbe adempire all'ufficio voluto (gli ideali dem ocrati ci del Sa lvem ini sono termi ni tror1>0 v:,ghi) ; nè credo che quell'idea sia susce tt ibile di ulter iori revisioni. Con ciò, ~ inutile avvertire , 11011pretendo che tutti gli 1milt1ri, che non lo sono ancora, vada no subi to ad iscrivers i ad uno dei 1,arti1i soc ialisti, o che ne fondino un ten o. Dico solo che a coloro, che sent ono l'esige nza cli ,'lvere oltre che un progrnnu na concre to e te• cnico an che una fede ideale che in que l J>rO– gr:1111ma 110 11 si esa ur isca e che sin promess a di altri e più vasti pr ogrnm mi, può socco rrere la fede nel socialismo, rivisto e corretto già, se nza che si:. necess aiio so ttometterlo ad una m10\'a rev isione. Il Bealo Ang elico " Un colloquio con l'on. Abigncn tc .. Ques to uomo, che è oggi so llo la raOìc::1 turùi nos:1 cli un cumulo di os tilit:'I, q uando m' ha ric r-vut o nello s tudio ar ioso della sua casn, era tuli o in– ten to al e ,vc;lletto a d iping ere la copta d 1 un quad ro cinqu ece ntesco, con una ì\lad onnn e nn Bambin o pien i di soa ,'l là e cli mis ticismo in un oriuo nt e d1 cnslello 111,·rl:l o frt'q uenle di fanii e d i cavalli : e in lui era la tr :111qm ll1tà.solitar ia di ch i verame nte ritr ov a se str-sso nella qu iete della sua cas a e nel confo rto dcll' occupi,zione pr eferita, onde nè meno semùra va esse rgli gmn ta la notizia dd l'ult1mo colpo di scc nn, prorncato da lla lcllern del si ndaco di Tor re Annunzia ta. Di q,us ti mo,,li per la rosta lrflCCifl, Pnsstggi nu d1wq11e t, M<1do1111e aucorn ? Egli mi invilò affob ilment ~ a scJerc e disse , s~mp licemcn te , quasi pe r 1>rcvcnir111i : - Come \·edete, dipmgo... E i suoi occhi chiar i corrc\•ano dalln tav oloz– za aili, telaJ a illuminar di hrncca le guance p:1ffute del Bamb ino.. - Ma che ne dice del la letter:1? Che e' è di vero? E lui se mpr e indiffere nt emente: - Già m'han no detto ... Ma come vede te io di– ping o... • O.I Gi•,-,.,,,h f"'-i J,fi ,u .. ti) J "/tJIÙ1. 13 m1Eg10 1913. lii N1,n .. rri 1mo w il Dc \'iii dc l l1rco .. ,ti be 0 di•pot101d ,e, cu.rc I.I qu1l,fic• dì con.5ernl or-t Il De Viii dc ~ arco non ~ 1ocì1ht t1 : IN il non cs.k'r tocialis•• n n 'l'UOI dite cu crc con• 1,r_.1,ori, 1pc:i1lmcn1c in un ~uc come il no,1ro, nd qu1lc dt di« ì inni • q1JcJ1_. p.1nc. pn tron rc ..n p,irtHO che 1bbi1 f1Ho orcr• di cicca o umorrùtica. con«r.,u ionc « onomica biaogn1 ctr c~rlo prorr io nel P~ni o Soclllli111 l Gino . Bianco Per ' i corrigendi ' ' m inorenni . I-lo asl"olt:ito, non è molto, al Circolo fil ologico di Venezia 11nn conferenza, cli Ross:ma su i. li v<1lore dt/J'1.spiaz io11t "· In essa 1 rilevando la dispari tà 1mer osimile che csis1e in Italia fra il !,!Sterna cart:erario maschile e quell e, fcmmi• nile, la genti l!! scritt rice ebbe parol e di fuoco per la deh1tuosn pr omiscu itfl perm,..ssa, nei no• str i penite;:nzim i, tra le donne gi:) disc<'Se per tutti i gr ,1dini della depn1 vazio 11e, del clelitto , cldl 'ubbnni mento, e le alt re d1e in un'ora cli oblio o <11 sup rt'llJ:.I disperazion<-, comm ise ro u11a colpa. Si può esp iar nulla in tali condizio• ni ? s i domandò Ross ,m.:i. E ris1>ose: non so quant o si es 1ui, so t.he si :avvilisce e si deprava incr edibdme nt ~. Ris1>0se cosi con tutt e le forze della su:1 COll\·inzion e e, ciò che più pe sr1.della sua e~perienza, ess end o elln 1spett1 ice gover– nat iva delle ca rceri femm inili d' ltnli:1. Asco\t;,ndo, io pensavo: come mai si tolle– ran o in pace nncora ln11te mostruosità frn noi? Chiacchin oni t'lr-rni, eterni dile;:ttanti di mille cos<', c1 cn111ent iamo che, an che dove so no in gioco le pili i;ravi ,·esp onsabilit:'1, uno spolvero superficiale d1 porporina ci brilln agli occhi, per di111ent1carci completamen te di indngar c St: sotto non ci si a il mar cium e. E 1111 correv a alla men te spo ntaneo un con– fronto. Pochi giorn i fa, nel Riform;,t.:,rio - o non so come precisa rnentt: si chia mi. e imp orta pochis– simo sa perlo; dirò, alla vecchia , nella ca a di corrigendi Colclli, qui di Ve11ezia, un rag :-iz. zettu ccio di undici o dodici anni att en tò alla vit a d'uno llegll is1itutori. li fatt o, che so lo pt"r .caso non ebb e cons e– guenze gn 1vi, era il terzo o il c1unrto in una serie d'al tn susseg uit isi a br evi! d istnnza. Le Hutori1;\ compe tenti si sono mnsse fim,1- mente (era ora !), e hanno nrnndat o un J<ipettore più o meno generale che esamini, riferisca e prov ve•fa <tuello che vi è da provvc:dere p erchè I' Il)titut o ripre nda a cammi nare, dopo corre tti gli abus i e ripa ral i gli crrort . Però non mancan o gli scettici che van no mormornn do: a L'i spe zione? la cerfl. il tempo che trova, d'alt ronde ci vorr ebbe altr o, per por– tare nell' Istituto Colett i i rim edi radica li che richi edt rebbe I " lo odio si mili mor mornzio ni Perchè, nnn delle due : o i mnrmora tori ignorano quali sa rebb ero cotesti rim edi, e allo ra che cos a vag heg 1,::iano, difliJan do però dcli' inchies ta e del!' ispez ione ? Ovv ero li conos cono ; e allora perchè non in– dicar li? Una voce s•~ levata su llo scf"tt icismo dell a gent e 1><1ltro:rn, ciarli era e dr,bbc ne, h:, diagno • sticalo so tti lmen te il ma lanno e pr esc ritta la cura. Ne riferis co la ricetta, che in fede mia è CC· cellente. Cito tes tualm ente dal " Secolo uuovo ", 22 m:irzo. u r) Amm11lo del personale. Att ualmente gli isti tutori sono otto, di cu i uno è ammalat o. Alle volte hann o da sorveg liar <:ed edu care cinquan • t.1, ses~ama ragazzi ciascuno . In una sc uola di rngazzi normalì ciò non è 1>crmcsso . Come pu ò esse rlo in una di delicicnti, di anor mali e di delinq uenti? li 2) Scelta dt:I perso11ale. Sc~glie re gli istitu – to1 i fra i pensionati della marina e de ll'eserc ito - uthrnlmente , sop ra ott o, cinqu e so no pensio– nali di m:ir ina, un o è un ex•carab inicre - è un abb ass ar e le funzioni d ell'ed ucatore a quelle cli ~ :~,~1: ~~i 1 ~ 1 ; :;~:• 1~ 1 1: ~!~~~ 1 1 1 Q1~li ct~ l::ii/~~·o \;:: vece dei mae stri e dei 111ed1ci 1 dei.::li uomini di men te e d i cuor'c, Dei pr e1,otc11ti ignoranti e zo• tici ve ne sono già fra i corr igendi . • 3) Ort1ri f,iii variali t menogra vosi. b iso• gna alt t'rn are la scuola, l'oOicina e il cliverl i• ment o, sicchè la prima e la seconda non ap – paian o che una diversa forma de l teno. (1) Bisol-!rm t empe r..re la di sciplina; indu rr e i gio– vanelli nrlla p@rsuasion(" che non sono in un car cere, ma in un., casa che tende ad avviarli al be,w. li 41 Divisio ,,e e separa::.io,,e lof.fiCa delle ca• t,g o,·it. L' istitut o, come è a1111: lment c, più che cli cor rezione, è di incu b:1zione del dclillo. Sono acco 11111u: 1i, 1111sct-lh:ti insi eme, i tip i pili div ersi, pt-r età , p"r incli1rnzione, 1>er tenclt:nz,1. Neg li ospe d:11i le varie 111.tlatt ic: son c cur: 1tc a parl e, in sa le d ver se, t;-ilune nnzi so no isolat e 1n ap– pos 1t1 pa ,hgll oni. Qui t: un' ins::ilata gene rale: i conda nnnti sono con gli incensurn u , i violent i coi lraudolt-nti, i piccoli cleg ener;1ti se ssuali co– gli :11ormali, e vi:1 dicend o. Ne av\•ient: che la soc1elà. cos i detta civile, prc1>ara 111 quc-~10 im – menso cald ero ne i deli nqu enti ra0ìnat1 che , di• ,·t:ntatì 1,trancli, la <'Ontn ste-rann o ~ 011 le loro gesta. Essa nlleva ciec:-1men1e la delin quenza ... 11 A 111•ss11110 può sfuggire l' impor ta nza urgent e d i t:11isnµg,-rimen li. E noto su bito: chi li ha clell:1ti parl r, cli Vcne– ria, ma ('\ 0 1dcntt>111en tc 11 pili cli quanti) t:itli dice s1 rst ende da s~ n tutt i gli Istit ut i consi mili al Colc1t1. I q uali Istitut i son~ stati rece ntemen te tra – sfornrn t1. Erano, su per g•ll, cas e di punizione e di IJCna, ora si so n voluti luoghi di rede nzio• ne e di ed 11ca1.ione. 1 ulla di pili ~iusto c. pie toso. Le giov:i ni , ite tra vintc, per quan to lra viat e, devo no tmtt arsi come cos a unHttia : per corre i;c– gerle, cioè deve farsi pochiss uno asseg nam ento sul ba stone o sul nerb o, sulla ce lla d i rigore e sul tavola~cio; mclti ssi mo invece sui mille cs pe• clienti indica1, dall a pedag ogi a razionale; i qu ali tutti poi 1ucttono capo a un so lo; a un cuore eh<", ama ndo, li sap pia dosare e appl icare a dovere. Tutt i, per grazia di 0 10, ne son per ! uasi . E' una 1endenza. a cui non si so ttrn c più nemm eno il più assoluto spir itual ist~, qu ella di consid e– r;tre 11dl"litt o, olt re il res to, come l'essuda to venefico d'un morbo affett ant e l'organi smo uma – no, il ct'rv ello, il sanijue .. Tu il i, an che i più re • stii, amm etton o orma, che molt o del nostr o ca– ra1tere e di ciò che ne pr oviene, dei no~tri co – stt1111i sa ni o rei, risale come ad origine all'a tto della generazione, anzi de lle gener azion i per cui sia mo venuti al inond o. (Il Quut_. , .,,. ''"''" '" H,. F" • .,,uh:o , f -'rtcchio rMll•_.,;,o, L,uti•• o Jrd u ·•· P. G. Inoltr e tutti vedono ch"", pe r un mistero il qu.,le fors e non è un m iste ro, all'atav ismo si de,,e pi ù e pn) invincibilme nte qu unto in noi vi è di mor boso, di delitt uoso, di gu:,sto, in parag one cli ciò che posse dinm o di virtu oso e cli buono. Cosi tutti siam o dispost i a riguar<l:1rc le perversi oni morali, non solo alla str eg ua di vo • Iute e 1..lehbt: r:1tc mnl vag ità, ma altr esl alla str e– gua di mor bi fisiologici, c:ipaci di 1rnrr e nl nrnle tin le focohà motrici e inibitri ci più spirirnali dell' uomo. In co l'scg uen !a cli ciò, come rifuggia mo, non alt rime nt i che da un delitto, dal tratta re e cu · rar e i pazzi :.1 su on di frus ta; come non rinchiu– diamo pi u in nessuna torre d'Aosta nessun leb– br oso ; cosi ci pare natur alissimo e dov eroso pren der e i precoc i (ielinq uenti, no n già come bes tie feroci, nrn come eSSl"ri mod ificab ili 1w l– l'an111rne nel corpo : così rigua rd 11uno ci1rilà e giustizia il st:g rega rli da lla socie tà, per cui gi:'l. accenn ano ad esseri: un pericol o e una mi– naccia , non per res titu irg lieli, fra qualch e tem J>o, divc n111i 1 a sp ese nos tre e dello Stato o dei ~lu111cipf, delinq uenti es pertiss imi, rotti a tutt e le so tt ,,:h ezze, le squisit ezze e le ferocie del delitto, 111aper tcntnre o:;ni via lii re nd erl i uo• mini proùi, :wv ezz:1ti con un a ginna stica spi– rittmlc lunga e sa pien te a dominar e in s~ i moti pr epo tent i della besl ia. Cosi , infine, f,1cci;1mo una sa nta pe r qua nt o ta rda ripa ra zion e a un tr oppo lungo pa ssato, non seg uitando a du• pl ic:,re i pr imi att i di violenza co mmess i ila giovinett i; con il nos tr o atto perm anent e d i vio• lenza soc iale; qu ello che noi commettemmo pe r seco li su pra i delinqu enti in gen ere, e i11 ispec ie sopra i delinqu ent i 111i 1ore n111, quando re strin• ge vmno l'az ione nostra verso di loro nel una serie di pu nizioni 111:1te1iali che si segui l:a\'a a chi:unar e con orr enda quanto uss urda pa ro la: vend ett a sociflle. La trasfor mazi one dei riform ator1 in ed ura– torf, d elle case cli cor rezione in istitu ti di re den– zione, accenna a una coscie nza nuova dclii" re– sponsa b ilità sociali nos tr e in faccia al delitto, com part eci pat e da tutti i11 solùbm ,, :anche dallo Stat o, miche da noi. Pnr e cioè si cominci prat icamen te a cap ire (teori came nt e che potev a va lere?) che se i ~io• vmtetti delinqn nnll anzi tempo, molln della c,11- p.t ricad e sull'amb iente in cui rrncqu cro, in l' Ui s'è svoltll la loro triste infanzia , lu loro scon – solata e non di ra do violata e pr ofonn ta f,111 .. clullezza; che qu esta colpa dell'am biente si ri- ., solv e ill una colpa nostr a, di tu tt i 110 1, <'he la– sciam o sussis tere quei mille orrend i squi l b, I sociali, di cui fors e nemmeno di eci so no irn • mediubi li o paiono, ma nov ecen to novirnta s:,reb• bero rim ed 1abiliss imi, t:on un po' di gener osità sos titu itas i al nos tro t"go,smo, e che pt:rman gono la causa onde si alim entano le ~iù Jtrnvi pia- ~hdetV~~i~~l:~f:1'i1~~tc!i t;;:\c f~:~~l~1~t 1 :! 1 a;;~!~::~ sfog ar ci sop_rn.qu es ti fanciull ! c~n g~sti@.hlbn! – tal iè un 1)un1rc 111 loro qu ello d , cm 110 1, 110 1 stessi, siamo re i i che molt o se non del tutt o, spesso se non sempr e, i germi ca tti vi degli an imi e degli organismi posso no distruggersi , sostituen • dovene e inser endove ne d i buoni; che si t ro • vano lat ent i nei cuori pr ofond i nlcuni semi d i bontà i quali ns1>ett ano solo l'occhio esp ert o ca• pa ce di rintrn cciarli e la man o pietos a :abile a trarn e pr ofitto; che posso no volgersi verso l'one– stfl le irrompe nti en erg ie non man ca nti lll J1i ne-i min orenni de linquen ti, ener gie che, orienllltc a ,love re, sono una riservn prezios a della 11n– t11ra. In pr :1tica che cos a man c:1? Perchè o t:rnte i11ne~nb1li visi oni di veri tà non cor risponclono gli effcll i? Uno degli os tacoli pili gra ndi è la J)romiscui l:\ lam entata da Rossan a nei penitenzia r1 fcmmini• h, d:11. &co lo 11uovo nell' ~stituto Colett!, e da quan ti conosco no gli alln recl usorl e n formn• tori nostri, dov unque se ne t1ovano. A ltr i cli• fett i :iltri dis ord mi 1>0tranno esse re rhì ò me– no ~m vi, ma ricciden tal i ; qu es to dr lla 1>romi• sc n1tà è coi tit111:onale, esse nzi:ile. Penlurnncl o que sto, .dat emi .il l?iù al~il~ degli_educ:-itod , il più sap iente dc, dir ettori, il mcg!to cong,•g-1110 degli orntl, il pili Cf>pioso dei pe rsona li e tutt o quello c:11c vi 1>arc e piace : tutto si ridur rà a 1111ll:.1 d1 tutto sar:'l eliso il beneficio, urt ando ,;:i cont;o qut:Sto sb:•i;lio fondam enta le e fatale . Mi d1cev:1 un ist itut ore de l Colctt i, quello stesso alla cui vita fu att entato pochi giorni addie tro : • Non saprò mai es prnn cre la pcm, enorme che 1111 lmn se mpre fott o qu ei poveri ragafz i che vede vo nell' Istitu to, - messi li dai pa rent i se mplice mente perchè non riusciv an o a tenerli in freno a casa, o cond ottiv i da chi li tn,vò abbandrmatì e vagnoti per In strada, o r.1ccoltivi per racconmnda1.1011ecli pPrso nc che i11• tesero compiere 11n'opr rn buona, - venire a cnn• 1:itto con ladri, con corrotti, con omicidi, a dieci o Jodici anni. con recidivi nei loro delitt i, con aRìgli:, l• alle malt: vite R:erm og:lia.nti pe r 111tt:1 Italia ! Nè la mia pena rimaneva allo s tnto di apprensi one s ·ntiment ale: dopo poco te1111>0, il livello de lla malv agi tà tendeva a pa re~gin rsi, e pur tr op 1>0 il limite era da to dai più dei;:rad:, ti e corrott i· i più s:ini e gli iniziati :ippe na ;,I malfar e li' ved evo trasci nati in ùa sso . E orm :1i l'::11nbic nle è quas i lu tto guast o "· Si ca pisce: l'emula zione facilmen te è per il pesq:;io. La timid ezz a, il rise rvo , la sc 111pl1clth, ogin tendenza ct>ordi11e. ogni sentiment o 1lt"li• c:1tf' in am bient i in cui venga a do111ina1 e la sfr o:1tatezza , l'nudacia nel m:.1lc, la ,•ioll"nza e In cJ rruzione, sono alt rt:tlanti t itoli di lnfcriori1:\, una specie di not.i diso norant e da canc,•llar c. In conclu sione: a nessuno potr à pa ssa r per il cap o di condannare o biasimnre il pr ov vedi. 1,1ento di tra slor mar c gl'I sti tu ti per corr igt>1l<li, ma tutti de vo no biasimare e condan nar e il ll10 • do tenu to fin qui per rE'alizzarl o. Fors e - siam o benigni ~ iongan im i nell~ sup– posi?.ioni I - chi prim o concept il provv edimtn – to fu ta lmente preso dalla sua bellezza id ealo ", che si dim enticò cli donrnnd ars i che cosa O<"l·,,, • resse in pra tica per inca rnar quella bellell a idea le in bellezza reale. Se nza occupar ci de lla ques tione genetica, di• ciamo subito che, amma es tra ti se non nitro d •I• le consegu enze dt un err ore capi t:1le, e sincer:1 - mentc e profonda men te convinti de lla ncc css 11à

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