L'Unità - anno II - n.8 - 21 febbraio 1913

L'UNITÀ I TRIVELLA TORI DELLO ZUCCHERO L':u gom cn to pri ncipe, che i nostri w ccherieri 1neltono innanzi a di fesa dell ';,lti ssiiua protezione -<li cui godono , è <pu.:ll o dt'lle tristi cond izion i in -cui si tr ova no tutt ora molt i fra gli n 1ccherific i ita li:rni. '.\la per dar e il giu sto \·alor c ad un t;1le ;irgom ento bisog"na conside rar e \a forma vertigi– nosa e tulmutu :u ia, con cui si ,·enn e, <lopo il 1898, a:la fondazi one dei nuo\·i zucchcrilici . Le origini delta tr lvelbzlone . !\ el\' anno 1S99 -- racconta nella Ci11sli~ia di Regg io CaL-,bria l'A Hìcri, che ('Onosce profonda – mente l'indu stria z11cd 1tr iera pe r esserci vissuto dentr o alcu ni an ni - , npprotittando elci favori doganal i, gli zucd1e rifici salirono ad un trn.tto da 4 a 13; nel - 1900 era no 28 ; e 33 nel 1901, già capaci <li una prod uzioue 11ote\'o lmente supe riore al nostro bisog"nO. Ma nella ressa per ~iun~·ere primi a sfruttare condizi oni di f,wo re eccezio nali, si acc11111ularo 110 in soli due ;urni tutti g,li erro ri e i da nni del si– ste ma protezi onista. Nell' Eur op;, cent rale, dO\'C era nata , I' i11du• stria dello zuccher o ricavato dalla b;1rb,dJietol:i, m•e\•a un secolo di \'ita . Attrav erso una inc es– sant e e dura \·icen cla di fortune e di in:-ucccssi, ern riu scila a ri:,;ultati che han110 del prud ì~ioso. Ave\ ·a crei\lo la mater ia pri ma , cioè la bietola da zucchero , part -.::ndu dall.t biet ola comune da fornJ..\~io, di cui con assidua sc!t:zionc qnadrnp li– c,wa e quintupli cava il conten uto in zucd1cro; a, •e\'a e:-co).\itato pro cessi tt:..:nici del lutt o i).\nOti alle indu str ie ;1t1ini, e org,a1dzzato la produz ione in stabilim enti di ~raudc pote nza, riu -;ccndo a ridurr e il ..:osto di estrazi one a prezzi bas..;iss.imi. ì\oi ci tl"O\'m·amo nd\a c<u1d1zio11epri\·ile~iata d i poter appli car e senz'altrn i mezzi indu striali più pro gn:d iti ; di potere iniziare la coltivaz ione della bietola pa rtend o da variet à g·i:'1porta te alla più alta ricd 1c:zza w cchcrina. Solam ente, il lavoro anda\'a condott o con Se\·er a preparaz ione, come imponeva l'entit.ì. stessa <lei cap itali, che vi si do\"C\"<lllO impei; nare (circa 100 milioni in due anni ). Basta\'a perciò tener presen te che neg li stessi paesi. do\·e è più ant ica la colti\·azione del la hietola da zucchero, non si fanno impi ant i nuo vi in r('gioni, che per poco si dis cos lino da c111clla do\ ·e è già fiorente l' industria, senza far pr ece dere serie e ripe tute prov e di coltiva – zione . Jl/a men/r e dov1mqm: i fabbri cauti di ::ualu:ro si ba/10110 in roncornn::a pc,· la dij)t:re11::a di po– chi a nli..'simi al qui,!la k nel roslo diflzbb rù:a::ione, da noi la sola prolc::i one conrede:. 1(1, d spese del co11s11111atore, 1111 sopn,prc::::o di L 15 per qufo– lale di pr otio/lo .' La 1pecula:ione trlv etl1trfce. In tali cond izio11inon deve mera, ·igliare che la intr odu:i ione dcli' indu stria wccheri er,l a\"\'Cnisse fra noi con tutti i caralt eri prop ri della più fre• netica spec11lazione. Si lanciarono app elli al capi tale per la cost itu• zione di anonime in hase a prevcn li\'i di cser – <:izio, in cui era f,1cile assi curare d i,·idendi del .io e del 50 ¾ almeuo . E i prom otori riuscinm o facil mente a inla scarc i primi laut i prolìtti facendosi pai;ar cara /' ini::ùzli; 1 a de gli impiant i, poic hC i sottoscr ittor i di azioni, ab ba • -cin ati dall e speranz e, non ).!"!lard avan o tanto pcl sottile. Si arr ivò a! punto che per la semp lice proposi:\ di 11110\'i imp ianti da part e dei l;mcia– tori pili fon1111ati, );li .1zioni sti s' affollav :rno a so1toscr ivere le ,1zioni, p;-tg:wclole a pr cu i ass;li ma~giori del nom ina le, mentr e si cm ancor \on• tan i da l por mano a!la coslru✓.ione delle fab– br iche. I.a richiesta sub itan ea del macchinari o per trenta zucc hcriiici nuovi in lh1c anni . fu pai-:ata :1lle case specinlistc straui cr..: cùu 1111 aum ento tlei pn :zzi, che unilo alla sopra, ·:dutazi o11e de~li impi ant i per opera dei pr omo/ori, ha fotto si che og ni 1.11ccheri licio 11os1ro costi il cloppi o :ili ' in– circa di quello dia cost.1 all' es tero 11110 di e:.:ual pot enza. E fr.1 1·a1tro ci :11ri\" 1U 110 app~rc cchi :rntiqu .1ti , che altrim enti ,I\Tt:bhe ro do\'lllO \·en dersi com e fi.:rramenta da rifond ere; acquisl:l.ln • mo bn?\"Ctti di 110,·it:1 che 11essuz10 \·ole\"n ; ini– ;,;i,11111110 pro\'c di pro ces si 1110\·i gi:ì. nltro\'c con • t.l:1111:11i. 1·u acq11ist.1to tutt o all"es tero (da ..:a,c be lg·he, tcdc:-cho..:e au:-tr iache) un ma cchi11,uio pagato pili di ..:Cinc di milioni. e d1e an ebbc potut o per la maggior p<ute produr ~i iu Ita lia so: ::,z 111·u 1w impian lo v ,a iah·, :-:olo che una richiesta meno 1u111ult11os.1 :wes :-e consentit o a qua lcuno cit i no– stri stnbi lìmcuti meccanici e metallurgici di ap• plic.1rd si. Si impi.mtaron o zuccherifid anch•• don ! era ;1~sun lo sperare m10,·e bietole d:i zuccht:-ro : cosi che alcuni :-rnbilim cnti non riuscirono m:li a Ja. \"Ora re vera1m:nte, e dO\"ettero chiuders i in br eve per man canza di mat eria prima. Qu;is i tutti poi so!Trirono e soffr ono ancora per la qua• lilà delle bietole, per le quali non s'è fatto in quind ici :lnni nc<;sun Ja,·oro serio di accli– matazione, usando si ancora O).!gi t:>sclu si\·a mentc il seme delle \"arictà pili preg·ia1e dell' Europa Cen tra le, in un am bie nte cume il nostro che ne anti cipa di tre mesi la 111at11razione, e ne im• pedi sce la con ser\"ai'.ione p;r 1111 periodo !->Upc· riore a pochi i;iorni. /.:,; /:ilio ciJ p,:rrl:t1 M ;•enr mah,:ria pri111, 51' o, i d/Jve:.1(wo lavorare ; uoslri ::urrlu ri,.,-i, non era la hi.:!ola, d,1 mi solo ron fati ca e spesa .C;ra11di: si ni src a sprc:111,:,c untz d,,,-rala dd ~-a– /ore di L. 25 per qui11/al1.·prodollo: bo,s i il rou– s,nual ori: italia110, da rui sc11::a spcu spa iali di i111pia11losi polcvano spri:mcri: I.. ./J su o.t:ni quintale di ::ua hero rhe .C;li è vi·ndulo. Nè basta, chè i nostri zucchcri li..:i si permet• tono il luss o di far via~giare le bietole per CCII· tinaia di chilome tri, mentr e altrove si sa di la • vorar c in perdita quando debbono percorrere più di qualche cliccin,1 cli chilo metri, e per \·ie d'acq ua. Si è persino visto fra noi quello che è unico nella sto ria re..:ente del zuccher ificio : stabil i– mctlli, ciot:, che si spiant:1110 e si trasportano da una pro\·incia all'altra (da Seg 11i a Napoli, da Taranto ad ;h· ezza no, da Cre mona a Piacenza ) in cerc a elci luoghi di miglio r produr.ione della bietola, lasciando i11ro\"ina nelle prim e sedi edi • flci cos tati centinaia di mii;lia ia di lire l Ecco come comillciava in lla lia un' indu – stria che la prote zione metteva in mano ag li speculatori di bo rsa . E dall e or igini può bene innnagirnir si quale do\"esse esse rne lo svolgi~ mento. I truc~bl dti trivellatori. O~g i, dopo 15 an ni di produz ione cos i larga• ment e protetta . i nostri zuccherie ri s.ostcngo no ch e, con qualsùzs; riduz ionc del la protezione, essi dovreb bero lnvorare in perdit a; che molti stabil imenti, quindi , sar ebbero costretti a chiu . clersi, con distruzione dt!i capita li ingenti im·e– sl iti negli impianti. E tali atlcrmazioni essi tenta no dim ostrare con l'nnali si dei prezzi cli costo per ogni eleme11lo della produzio ne ln co111incia110,cioè, col di,·id cre la quan tità comp less iva del le bie tole lavorate in Italia per i quì utali di zucchero fabbr icato: e pretendon o così di dimostrare che l'indu stria nazionale ha bisog no per un eg ual prod otlo di ,ma quanlilà media (/,: materia prima ma~g iore che la industria stra– niera. - '.\la a ques to risultat o arr ivano facend o en trar e nel con to tutti gli stabi limenti, cioè an– che quelli esisten ti in zone r1gricole do\'e la bie– tola cresce male e pov era di zucchero. Po i di\"ido110, sempr e con lo stesso sistema. la somma spesa ncll' acqu i::.10 de lla ma teria prim a da tutt e le fabbri che, compr ese quelle situate nelle zone più inadatt e, per i qui utali della stessa mate ria prima: e cosi ci pro\·;1.noche il pr i::::ome• dio del la \"ile bietola italiana è mag~ iore di quello della hit.:tola st~aniera pili prc ge \'Ole. Poi :1ffcr man o che I' imp/Jrlo medio dei salari, rom,: d,:/1,:spese .tt,,·11,:n1li, i;ra \·a su og ni prodotto ital iano più che non su qu ello estero . :\la si guardan o he11c dal lo sp iegare che essi metto no nel con to i costi eccess id, che pro, ·enKono d:i.lla cattiva ,1111ministrazio ne di molte anonime e (folla volo ntarii, limitazi one dell a prod uzione allo scopo di tenere alti i prezzi di \'Cndit:t: limit :n ione che pone in stato di inferi orità :tnche le fab briche lnli nc prcscnl:tno come assai magg iore cl;e all'e..;tero il co nio per amm orta mento e intér essi del capitale. :\la fanno le ,,iste di dimentic:,re che ques to è 1·cne tto delle spes e pazze cd c, agcratc fat. te nei primi impi an ti, e dei lucri indebiti realiua ti dai « 1:i.nciator i ,,. de lle azion i: spe se e lucri che non è lecito sicno paga ti dai consumatori ita– liani. Per chi, dopo 111110ques to, non fosse anco ra con, •into che i filibu stieri dello zuc chero sono bcneml!riti della ,·ita n;1zionale , i prop a).;"~llldist i sal:iriati di ques ti signori serb ano u11:1 riprov:i. definit i\·a delle loro din1ostra1.ioni: didcl ono, cioè , la somma dei profitti distribuiti i11 1111 ann o da tuu i gli ,mcchc riiici per la qu:mt itfi. t01ale dello zucchero \·enduto, e climostran che 1 'ulile 11ud io po- 9:1i11/ak t! COiòi meschin o. che il buo n con– sumat ore ita li:1110 ha \'erso i;::lizuccherieri l'ob– bligo dc:IL1co m;>ar,;io111!,<lopo aver regalal o loro il suo denaro ! Ora 110 11 è chi non veda l' ing,11110 ch·è in qu esto ral;,ionamento. I.a ,·eri1:1 è che noi abbi:tmo trop pi zucche ri• fici, il cu i eserci.do l: co::.-i co<;toso da riesc irc una con tinua cli..;trn✓.ione di ricchezza 11azio11ale; ca Gino Bianco che questi zuccherifici economicament e assurdi sono ten uti s11 arti liciosarncnle dalla li Unione zuccherieri », anìn chè, con i loro costi di pro clu– zione in\' Crosimili, 1c11ga110 bass e le medie gc11c• mli dei profitti dcli' industria, e ;'lintino i filibu • stier i dello w cchero a far credere ai pubbl ico dei co•1s11matori min chioni che la prot ezione è necessa ria anche alle fabbr iche che funziona no bene. La \'er itù é che i nostri w cche rieri hanno .in• tere sse a Lenere e fare apparir e ah i i costi di produzione, affinché una dimiuuzìon e dei cos ti stess i non \·enga a 1,:-iustilicarc presto o tar di una riduzione della prot ezivnc . I divide ndi del trivellatori . La \·erit ;\, infmc, è che g;li zucchcriiìci bene im– piantat i posso no dare fra noi, ancorn con la tas– s:izione vii;cn tc, dividendi dd 30 e ilei 35 of ; e potrebbero facilmente, i111111m..:ro di quindici o \'enti, produ rre ifa sol i tutto lo zucchero ne– ccs snrio al nostro consumo attual e (per cni la• vorano ora 35 fabbrich e), rag giu u~cndo una 110· te\"ole dimin uzione nel cos to uni tario di prod u– r.ione, così da poter sempre ripartire eq ui di vi– dend i sul c;1pi1ale realm en te in\"cstito auche dop o una ser ia ridu zione della prod uzione. E di queste afferm.izioni si ha una pro\'a in– confutab iie nel fatto elci lento ma con1i11110 sor – ge re di nuovi e se mpre più pote nti impi anti. Se fosse vero, come sost eng<'lllO ~li wcche l'ieri, che nelle condizio ni attuali l'indu stri a italiana dello zucchero è cos tretta a la\"orare ov unque con pro• fitti min imi, sarebb e del tutto inesplicab ile che stabilimenti 11110Yi potessero affront;'lre la concor– re111.adelle fabbriche di vecchia fondazione, le quali lin dal 1903 posso no dare u11r1produzi one super iore al consumo e appunt o per evita re la SO· vrappr oduzion e sono unite in 1111 forte sindacato. Sarebbe inesp licab ile che le 11110\·Cfabbric he, pnr– chè impianta te con mag-gior seric tù e preparaz ione ed in regio ni do\'C riesce magg iore e migliore la prod uzione della mater ia prima, sicno se mpre idea te sulla ba se di preve nli\"i e di piani di fi– nanziamen to - stesi dal più abi le forse dei nostr i indu striali dello wc che ro (non diciamo dei no• str i.... finanzier i dcli' industria ) -, da i quali pre– ventivi appunt o risultano di\'idend i sic uri de l 35 O/o• Se i conti si facessero, come dov rebbe es sere, sulla base d'es ercizio de i bu oni zuccherifi ci, i qual i soli rappr ese ntano le condizioni sa ne dcl– i' ind ustr ia, lo sva nta gg io reale fra le cond izioni dell'i ndu stria ital iana e quel la stra niera, do vreb– be ridursi al mnssi1110 a 6 Ùre per quin tale. g. I . Una domanda ... indiscreta. Sulla Ri 11ista colo11ia/e leggia mo una memor ia del do ti. Mass imo Se lla s11 La pesca mrccmuca ;,, Libia , nella quale so no sugg eriti i provved i– menti nece ssari pcrc hè la pesca in Libia poss a esse re fatta 11til111ent r- 1 da to che... ci sia il pe· sce : provv edi ment i, che non sono str1ti presi ancora per i mari d' Italia, dove il pesce c'è.... di sic uro. li dott. Sella scrive fra l'altro: u Le ricerche scientifiche su lla pe sca lungo il litora le libico non sono pe r ora comp lete; ma, è da sp erar si, s.1ran 110 tali per merito dello Stat o. Pur tuttavia, i11base a rrctnti s/udi amo– rtvol mc11/r, cond o/li dr, perso11e di ri ro11osciufa compelenca in ma ter ia, poss iam o affe rmar e che il prod otto peschereccio, che la nuova colonia può dare , è abbo nd :rntiss i1110, Ciò sia detto con buo na pace di un giorna le, il qt1ale dall'e si to nega tiv o di un espe rimento, che invero non può conside rar si co::1e decisivo, ha voluto trarr e l'in '!ffabi le conseg:u e111.a che li a11c!te la pcscositf. delle :1cque tripol ine comi ncia a nv elar si pe r una dell e tan te 111.stificazio11i io. Il g:iornal(' , a cui apparti ene quella " ineffa– bile " conseg:11enza che ha fat to tra seco lare il dott. Sclb 1 è ap 1Hmto l'U11i/d. La qu ale non ha a\"uto finora In SQdè1sf.1zione f.i ,·ed ere dim o• str :na f,,lsa neanche una dell~ r1 ')ltis-.111e di1no• strnz ioni, che è :mdata pubb licando da un ;mno a qu cst:l pari(' , tll'lle mist ifìc.n ioni e delle i;a– glioflcr ie tripoline. Or pe r an :re almeno unn di <111cste soddisfo• zioni, 1101 osiamo pregar e e scongi11rare il dott. Sclln di ,·olercl dire qual i sono quei ,, recen ti stndi am ore\"olrnc·ntc cond otti da persone di ri– cOnùSciuta compelcnz:i, dai quali è ri31iltato che il prod ùtlO l>l!Sch ercceio del 111:1redi Libia è a6b ond ant issi mo "· E gli o!Tnam o amp i:t os pi• talità l)Cr la I isposta . E, come già foce,nm o - ah imè , senza rbu ltato ! - a suo tempo col prof. \'ma ss: ,, gli innamo racco man dat o ques to nu– mero dell'U11ilà. a Oìn chè non gli sfugga in al- · cun modo il nostro desiderio forse .,. indisc reto. 251 La crisi di un mito. Dltd anni dopo. Se ci rivolt,;'iamo ora a pe nsare quel periodo tra \·a.~·lioso della \"Ìta italiana, che fu l'u ltimo decenn io del secolo XIX , e lo confron tiamo co n le cond izioni presenti (h;lla nostra vita pubblica, noi se 11tiamo che una 1rasforma zio11e profonda i:: a\"vcnuta nella coscienza politica di molt issimi fra noi. Il soci alismo era dieci anni or sono 1111;1 vi– sione inte;.:r:tlc ddb vi1a e della condotta 1}0\i– lica: ;n·cva la forza, pro pria delle fedi, di.divi• dere il 111011<10 in cnmp i op pos ti, o con sè o contr o di sè. Ogi-:.i il 1':i.rti10 sociali sta è sem– pre vi\"o, ha anzi prodotto per genera zione pa– rec chi partit i, ha ri.cquistata dldl'a utorità ll.lr · lam entar e, ha inna lzato i suo i magg iori co ndo t– tieri fin presso i fa.-;ti~i del potere : epp ure, non osta nte questo, o forse per q11csto, noi se ntiamo che qual che cosa nel Socialismo è morto. Qua si con ranun arico, i vecch i combatt enti confessano :1 ba ssa \'OCe che è ina ridit a quella fonte di energ ia spirituale, che a\'\'Ìn cev a uu g-iorno i compa gni come iu una mistica comu– nione di fede, che f,LCC\'a dd Soci alismo una forza ideale, da amar e o da odiare, ma una forza che s' impone\"a al rispetto a11chc dei suoi nemici, an che nelle ore dolorose della per sec u– zione. ì\css uno certo s' illudc\"a di a~sister e ad una imm ediata palinge nes i ri11110,·..:llatrice del mon– do: i propa~a nd isti ripe tc\"rt110 che il trio nfo del Soc ialismo dove\' ;1 esse re non un av\"cll i– mento cata strofico, be nsì il prodolto di uua gradua le evol uzione. ì\la il ri11nO\'ame11to del mondo ern sempre una ft:tle, per la quale era bello la\·orare e combattere , in perfetto altrui– smo, senza spera11za dì premio. Era, come ho detto, una \"isione imegrnlc della vita che si rivol).\·c\·a a tutta la coscienza uman a : cd ognuno , che a\'e\·a sentitn la forza di quella fodc, scnti\"a anche il \"alore dell'o• pera pr opr ia nell'op ern solidal e di crea zione, se nti va che nel suo lavoro, umi le o grande che fosse , egli era 1111 artefi ce dcli' idea le. Ora si ha un bel dire che il Soc ialismo è p<~ssato da lla giovinezza alla mat urità, da l mit o all a riflessione. Il v1:ro è che la gio\!inezza era conquista di 1111 avvenire, e la maturit ù 110 11 crede più all'a vven ire. I. ' integ rità della conce– zione socia lista si è sco mpa gina ta. C'è ancora una tend enza soc ialista, ma non c'è più la fede , . che illu111inav:1: la visfone del futuro : essa si è pcn lula ncl l'affcnnazio11 è ge11erica de l progre~so umano , 11 Sot::ia!ismo, per dirla in 'br eve, non è r,ìù una rivolm:ione, sia pur e C\•olutiva j no n si distacca più dal prese nte nè per i mezzi nè per i fini ; il prog ramma minim o ha ucciso il pro· gra 11111a ma ssimo. La floe del reall1mo polltlvhta . Che cos'è man cato al Soc ialismo ? lo credo che a ques ta domanda abbia acutam ente rispo– sto R. Mondo lfo neg·li art icoli pubb licat i reC\:11· temente 11e1\' U11ild. Al Socialismo son o venu ti meno q11ci conce tti filosofici <lell' intcll etluali smo positi\·istico, che ne costit uivano il fonda mento scientifi co, che alimeu ta\'a llo , ili nome della certezza scic ntificn, l'en tusiasmo del la fede . Naturalm ente per filo – sofia non intendo qui la rifless ione sistemat ica dei massimi probl emi, ma sol.o quel complesso cl' idee KCnera li che tli111110 una parli colart! fìi;io– nolllia alla cosci enza di oi;·ni popolo e tli og ni et.i. stor ica. Il Socia li.-:1110, infatt i, fiorì al tepore di quel beat o rea lismo pos itivistico, che a\"e\·a posta la ,·erità .1ssolut.l della vita nel dato es teri ore .li• l' allivitfl spirillla le. I.a spici;:izione dcli' 1101110 do\·e, ,a essere cercala nell' intlu e11za esercital a da l f.1tto fisico ; la spie).\"azione dclht s\.ta storia do, •c\•a essere ce rcata 11t::ll'ob i1.:ttivi1.ì. stori cA, cioC nl"l rea lismo d i quei fatti che so no invece 1111:i. creazione del sOJ._;'.[!"ctt o uo mo. Il .primo prin– cipio teoreti co <lei Socialis mo era 11ucsto : che lo S\'iluppo soci alt: è l'cspress io11c del fc110111c110 economi co, e che il fenomeno economico è scicntifi ca111en1c determin abile al pari della ma – teria tisica . ì\aturalmente, am messa la possihilit iì. di una determinazione nH.:cc:inicistica della Sto ria, ne seg ui,·a la possibil ità di una prcvi sio1u; ,sto rica altrettanto s.icura qu ant o quella delle scienze po:-iti\"e . Ed il :-.rarx ismo, fort e di ques ti pri ncipi , tentò <li di mostrare che la Storia umana , cioè la Sto· ria delle rel:izioni economi che o delle lotte di cla ssi ch e di r si voi;-lia, do veva p<.:r un' intima neces~ ità lo)..;"ica cond ur re la Socict?1 al trionfo tlcl collettivi smo. Er:1 il c-oncetto dello sviluppo razional istico he}{cliano , rid otto da lla <li\'init:l

RkJQdWJsaXNoZXIy