L'Unità - anno II - n.4 - 24 gennaio 1913

r problemi della vita italiana. Si pubblica il Venerdì in Firenze - Direttore GAETANO SA LVE MINI - Direzione e Ammini strazione: Corso R egina Elena, 16 - Abbo nament o annuo ordinario Lire 5 per il Regno e per i paesi italiani del!' Austria e della Sviz zera ; per I' estero Lire 7,50 - Abbonamen tv sostenito re Lire 20 annue - Un nume ro Centes imi IO - Conto corrente con la posta. Anno II - N. 4 - 24 Gennaio 1913. SOMMARIO: Illu s ioni e delu sio ni, E. GrRF.TTI, L'UN 1T.\. - I Cof'fini dell 'Alban if\, F. Fom!'.1n1. - Un asp etto del prob lema deeli impieg Rli, U. G. l\l ONDOLFO. - Le pensioni per la vecchia ia, A. A. Al ~FIER I. - 1 con tadin i ca lab r<1i nel R isorgimtnlo , \' . V rsA1.1:. - F rn mmenti di vita italian a: ' ·" demorra ::ia ddl'nllo Jl/odnu.u. - U11po' di luce. - Libri ricevuti. ILLUSIONIE DELUSIONI I.ci sto rico futuro della nogtra nuova im– presa co loniale, rice rca ndo le cause che re· sero popolare in Italia b conquista , dovrà assegnare un gran po!-to alla illusio ne , l.1r– gamen tc diffusa, della esi!-tenza in Libia di imm ensi tratti di terri tori o natur almente fer· tili ssim.i e di cu i i col oni italiani avrebbe ro potuto impadronirsi liberament e, perchè res tm!l ius o per chè .1bbandon :1ti ~enza ritorno dai loro primitivi e legittim i propri etari , A cotesta il lusion c creata e mantenuta dai vari irre sponsab ili Bevioni della gran de stam– pa espans ionista, abboccò no n soltanto la gente ch e, non avendo fatt o scuole supe rior i alla 3• elementare, è perfe ltam ente scusab ile se ignora la geogrnfia e la geologia de lla l.ìbia, ma anche uomini che, per la lvro co l– turn e condizione sociale e per le caric he pubbliche che oc cupano, avrebbero il dove re di meglio studi are le ques tioni di cui vo · g liono trattare, o, alm eno, di no n afform are quello che no n sanno. Ad es. il sindaco di ~lila no , conte•sena – tore Greppi , in un'adunanza solen ne di que l Consig lio Comunale tenut a il 28 novembre 191 1 1 va le a dire quando l'infatuazione tri• po lina era mag giore, si lasci ò andare a queste afferm azioni alt rettanto legge re quan to au– daci: e ... Ogg i al diritto nazio nale possiamo agg iung ere o sost ituire 1111 diritto più univer – sale, un diritto umano, il diritt o di sfr uttare i beni di Dio, di fecondare co l nostro . la– voro terre sq uallide e abb ,111don:1te. « Due terre, infatti , si tro vano di fronte, l'una sov raccarica Ji pop olazio ne, l'altra qua si deser ta. e Un uomo barbaro e mi sero oc cupa sull e spi :1gg ie di Tripoli alt rettanto terreno quanto cent o, sul lato oppo sto del mare, fecondano co ll'op era loro . e li la,·oratore italian o, esuberante in pa• tria , disse :il padrone de lla terra vicina : La– sci:ite che io goda di tan ti ben i di Dio inu – t ilm en te sci up.1ti ; vi darò largo indenn izzo del poco guadagno che ora ne trae te e tra– sforme,ò in un giarJ ino la terra, come fo. ce 10 g,11 avi deg li avi miei, i cu i monument i :1tte~t.1110 che cosa l'u omo cÌ\ 1 ile vi possa operare. « L:1 clomand:1 fu r.1tt:1 in,·ano per molti anni, tinchè ru ri petu ta co n la mina ccia e con l:i fona . « L\.\ 1oe11za de l bisogno di nUO\'e terre rese ~ubito popol:tris '-im.1 i.t gue rra nelle no• stie regioni meridio1rn li 1 dO\'C l'emigrazione è pii 1 nec cs-.aria e più facile l'ac cesso alla spi.1g.gi 1 \'icina e do, ·e il po po lo meg lio co- 110:-cc il \':do rc. lic i 1mo, ·o nostro p.1ese.... >, i\ on int end o di scutere il 1:ito morale (o, piullO'-lO , immor : i.le ) di queste idee dell'ono· re\'ule sind:1co di ~lil :rno, le qua li, logic a· men te applica te, porterebbero al la gius tifica• i.ione del furto comm esso co n min,1ccia e con \'iolenza, og ni \'olta che de lla cos a ru · bata il I.idro facesse (a suo solo giudizio) un uso mi ~lio rè di qud lo che ne face,·a il pre – cedente propriet:trio. lo credo since ram ente, per quan to sia sta to deciso e con\' into avver s:trio dell'impresa li • bi c:1 e, sopr:H tutto, dei moJ i, co i q u:1li essa è st:1la preparata e condotta, che si sare bbe ro potuti in\'o care in s·Jo fa,·ore :irgo111enti d i gran lunga meno bruta li e meno harb.ui di questi ch e sono stati adoperat i da quell' uomo ci••i/c che si crede ed è creduto il sinda co de lla ciri/,'s5ù11a ~1ilano. .\la J pa rte ogn i discussio ne di diritto, st:t il f.1t10 che la bugia sfacciata ~Ila ferac ità naturale della Lib ia è stata assai presto smen • tita dalla ver ità apparsa nelle innumerevoli lettere dei sol dat i alle lo ro famigl ie. Kon c' è ornm ai un conta din o ventenne, il quale non ~appi:1 come i co ncimi chi mici, che costituis cono la base della mode rna agri – coltura intensiva, hanno per coefli ciente in· d ispensabi le l'u midità del terreno alimentata da piog.gie regola ri e frequen ti oppu re d:tlla facili1à di irrig:i.zione artiticiale. Pensiamo adunq ue la mernv i~lia e lo sde – gno de i nost ri so ldati-contadini, i qu ali so no ri mast i in Lib ia dal marzo all'o ttobre del 1912 1 bevendo acqua ..• del Serino di Napoli , e senza il ristoro di una goc1.-ia caduta dal cie lo a temp erare l'ar sura della terr a bruciata da l sole africano I Restava in qualche italiano cl' Itali a l'altra p:irte de ll'illu sione: quella del le terr e abb on– danti ed abbandonate. Anche ques ta si è di– legua ta. I.a pace di Ouc hy ha rim esso nelle lor o pre cedenti pro pri età i leg itti m i padroni delle terre libic he conquista te, talchè si può dire che non un pa lm o di terreno, salvo natu• ralm en te le zone pietro se e deser tiche, insu– scett ibili di co ltura , rimant.' abbandonato a disp osizione dell'emigran te ilalian o che lo vog l i:i "occup:ire . Il pegg io è che il regime d i proprietà ter – riera, quale esiste nei pae si mu sulm :mi, che giu stame nte l'Ita lia ha dovu to rico nosce re e guarentire nel suo trattato di pace co lla Tur• chia, poco si pre sta alle tra smissioni me · diant e compenso liberamente discusso e con – ven uto. Ecco come que l regime è descritto da l nu ovo M inis tro delle Co lonie, on. Bertolini , in una sua interv ista col reda ttore della Tri– buna che lo ha accomp .1gnato nel suo recente viagg io ne lla Libia: " L'a ccer t;nncnto e la sistemazion e della pro– prir tà in Libia rappresenta, senz a alcun club• bio, il prob lema più gra ve e più ddi cato del– l'ora attual e. 11 Contrnriame nte alla impr essione e al con– vincime nto che si ha in Itali a, terr e res nu llius - eccctlu ate que 11e di cara tt ere: assol utam ente deser tico - non esis tono in Libia. Dalle limi– tate zone delle oasi, do\'e la proprie.là è sud– divisa in appezz~,menti cos ì minu scoli da re– stnrne quasi polverizzata, si passa all e immense regioni dell' interno a coltivazi one se minat oria o a pascolo , dove , se non esis te prop rietà privata a carattere pe rsonale e indiv i<l.uall", es1sle in– \'cce la forma della propr ietà privala colle tti\·a simile n quella che si ha in molti Comuni del • l'lt:11h1 merid ionale per i dintt1 che le popo la– zioni \'antan o sui terreni comunali, o meglio an– corn si mili a qu elli che vant:i.no i co:itad111idelle Pu~lie, del Molise, degli i\bruai su quelle zone cli territorio che si chiamano tr ntturi "· Il rcd:tttore del la Tribuna cosi con tinu a : " L'on. Bertolini ha \'isit:-ito, per esi•1 11>io, le reJ:ioni dei T~1rlrnna e qu elle llel Garian . Ora quelle tribù, di cui alcun e sono numerose , non h:rnno un ,·era propri et:1 pe1so11ale; hanno in– vece , colla disponibil it:1 di un terr itorio quas i illimitnto, diritt o di pasc olo e di sem ina. diritto che essi consider ano incre nt<"alla stcss :1 ragione <li loro esis tenza, nella stessa maniera nella quale l'europeo considera come a sè spettan te l'aria che egli respira in qualunqu e par te di un territori o gli com·en ga st.1bilirs1. E qu elle tribll non saprebbero ess ere asso gge ttate a un diffe• rente stato di cose senza senursi sp ogliate di un prop rio Jintto essenzi =ile, sebb ene, perdendo !,1 terru clw ess i coprv no so ltanto colla vist::i, l'"r. ,·cnissc ro in realla aJ esse re cl.1n1ir•ggiat i ·o nulia. Quèsta situazio ne psic.:oiog:ii:a, cou,e ha .:omp rl'~O l'on. l3ertoli ni, ha una imporlanza rondnmentalc per la tranqui llità futura della coloni.i. Se ogg i - ciò che pot rebbe accadere fors e s~nza gravi rimostr::inze - il Governo itali ano si impossessasse sic et simplicilcr di questo territ orio, getterebbe certa m~nli! il se me d1 futu re discord ie e di future l,lll t! tra indi– ~cni e colonizza tori. Que lli si considererebb ero s~mpre spoglia ti a profitto di q uesti. Ad ev itare ciò, il Minist ro d~llc colonie propon e di stu• <li;are quçs lo prob lenrn colla pili gra nde cau- l\'la il problenrn della propricth non finisce qui . Questo involge la sis temazione di tutta la pro – pr ietà privl 1ta nel sno vero sen:i11,propri età dei cenlr i cittadini e de i cen tr i rura li e delle cam• pagne a cultura intensiva e s1>1•cializzata ; e a questa sistemazi one è necessa rio procedere il piu rapidament e possibile, perchè t:ssa sola po• trà far 11:1scert! quella fiduci:1 nelle con1rat– tazio11i rappn ·senta nte la condizione necessa• ria prr lo sv iluppo della vita d< ·1.di affar i e per la circ ol.1zione della rit'Cht:zza . Vi è in– fin e il r>rob lema di come rt"ggcre questa pro– pri età privata, una volta compiu ti gli accerta • menti o coi met odi usati dai turc hi, i quali, bisogna dirlo, sono superio ri :1i nostri, o con qu elli in vigore in Italia. Tutt o ciò - si scorJ?:e subito - è di una difficoltà e di una comples • sit:\ strn ordinaria di realizzazi one "· Dal discorso de l sindaco di Mi lano al ri– cono scimento esp licito e quasi uf-fìciale della 1,uper iorità dei metodi turchi sui nostri me• fo. 1 111 r'.nto d t regrme tonduno 1 11 passo è enorme I Ed oa rd o Giretti. .!'OSTILLA Chic ,liamo scusa al nostro amico, se ci penne lliamo d i dissentir e da lla conda nna som• mari :1 1 che egli fa della teoria del dirillo di pro– priet:'.1 :,ffcnn ata dal Sindaco di Milano. Que lla teor i::i, sah·o i modi dell'a ttua zione, sembrn a noi civilis sima. Il suo solo d1f,.tto è di essere stata an crm.ita per la Libia, cioè per un paese , dove la terra coltivat a dinìcilment c potrebbe essere coltivata meg lio, e la terrn incolta diflì. cilm entc può esse re llH!SSa eco11omicmuen le a coltllfn 1 dnte le prese nti condlZloni del cnpi tali– s1110 mondia le e della tecni ca agraria . Ma la teoria in sè è ottima. t se troppi socialisti ila• liani non fossero fior di codini, approli u ercbbero <lell'm1torit:ì imliscut1b1le del Sindaco di MIiano per ri~lvere nel Mezzogiorno a favori• degli am ericm,i il prob lema della 11s11ra fondinria esercit .tta dai vecchi grandi proprit't:,ri. IJ011rnn– der ebbero1 per es., e spinge rebbero i c1,ntadi ni a domandare che ogni coltivator e, il qua le si proponesse di mettere a coltura piì1 intensiva un latifondo o una parte di l:ttifondn , dovreb be avere il diritto di fare al lati fondi-;1:, un discor so analogo a quello del Sind;.1co di ~l1L.1110. e di ottener<\ in base a quel discorso, dal btil nndis ta la terra i:he des iderasse coltiv:1rc· contro un ca– none annuo, commi surn to nl valore calm,/,r/,· del terreno o a qnc llo denun ciato in pru .:nlP11r1ai-::li effetti dt.'11'im1>osta fond iaria ; 11ell'a tlo clr·lh ct·s– sione, il terre-no sarebbe descritto dn p1•11ti di co• mun e liduci:i con una procedura :u1alnK I a qu ella con cui si fanno le st ime ddl c h I re :dl ìtt .1lc in Lomba rdia; il pr opri etari oco nserH 1t"blwclu1a11te il primo qu inquu rnio dc ll'aflitto, la i',1c, ltà d i ri– vendic: 1rc a sè il terren o, ri111ùorsandu al colti• valore le migliorie , da essere valutat e 111(•.liantc una nuo,·a stinw; passato il quinqU1: 11nio, il col• tivatorc di\ 1 ent erebbc lui il propri etari o Jcll a terra , salv o l'obbligo dd canone a 111111() perp c• tuo, ma s~mprc risca ttabi le, verso il vecchio si– gnore. I.a teoria del sen:1tore si ndaco di Milano sa rebbe suscett ibile d i mol te alt re utili ap plica• zioni.... L' UNI T.\. Avvertiamo quegli abbonat i del 1912 i quali hanno re:clamato per non essere loro giunto l'opus colo sulle Isole dell'Egeo , che al più presto l' invieremo di nuo vo. I confini deffAlbania ;\ co111pktare il cont ributo alla precisa e se– rena co1wsccnza de l proble ma intenwz ion:ile, che si dibatte in questi giorni e che tanta im· portanza h t per l'Italia, e per un dov.!roso ri– g11ardo verso il Va ina, che nel n. J gennaio ciel• l'Unil<i ha cita to la fonte alla qlnl e si rimf'ltc a sos tegno della sua tesi , ci sia conse nt ito di pubb licare i seg uenti appunti in ap poggio alla tesi nostr a. Criterio geografico ed etnografico. In qu:mt o all'clt:1111::1to g:cugr:,ficu, lulli i trat• lati di geografia anti ca ass ~gnano all:1 Mesia (la Serbia è l'antica Mesia inferiore) e non nll'llli • ria (da cui trae or igine la moderna Albania ) la regione b,1gnata d:d Drin. Cito, fra gli :Litri, il Rossi: •1 T ra i fiumi di ques ta contrada (la ì\lcs ia) il Orino, il !\'largo, ccc., portano o~gi i nomi cli Dfin, Morava , ecc." (Luigi Rossi: .Vuovo Atlan • le di Geografia U11iversalt!, l\lilano, R1ttelli e Fanfani, 1820 1 pag. 11). Anch e ai nos tri giorni la ,·,11lata tld Drin , Bianco è attril>uita dal I\tarin ell1 a <11ell.1 zona che è part cc11>e dell' alt ipiano calcar ~ srrbo cen– tra le e de l sis tema minore crista llino dd lo Scha r-0.ig :Lti Terra, voi. 11, pag. 825-829). In ordine alle città, che vi si trovano, Gi:\cova è chia111ata città scrbo ~montencgrina da Gas ton Gravi er (v. not.:1 a pag. 217 <lt:lla Re1111r,lc PnrJs. I ge11na10 1913, e: A lbii,,it e/ StS limilt s}. lpek è città se rba albaniz zata : fino al 1768 fu lt- metropo li della gen te serba (G. Gravier: La Vieille-Serbit et /es Albmu, is, in Ncvut dt Paris, Nov.-Dec. 1911, pag . 209). Prizv eml, che fu la capita le della Gra n Se r– bia pr ima llella disfalla di Cosso \'0 1 si 111::tn• tenne con quattr o quinti della popola zione Str ba fino al 18+4 : l'inquinamento sovcrcl1i,1torc al– b:mesc data da ques t'epoca (Cf. I. l\JOller, Al · bm,ien, N11mrhe11umi dit 6s/errti ch 111011/rm•gri– sche Grr 11cr, Prng:n, 18.H, cd E. Rcc lus ; Nuov a Grogmfia Uuù,crsale, voi. V). Inlìt·e, seco ndo la car l::ietnogralh-a delb pc• nisola ba\c.111il:a annessa al citato volume del l\lar inelli (H1,·. XVIII), Ipek, Giacova e l' rizve n<l non po~sono esse re riconosciu te ctnic::imente come p<'rti11..11ti alla nazione alb::incse. Tende nze ur onee. R icsct.· a questo pun to prezino;;:ila tr.1scri– zio11edi quant o si legge a p~•g. 360 tlcl i\lari• nclli , perchè costitu isce la mig lior-..: critica su qu.11lo s i viene Oj!gi p11b1Jlica11do da ce rta Slam• p:i italwn :, e stra niera. 11 Si fa dcf!li alb anesi un popolo piì1 nu • mcroso cd C::,lcso di que llo che è . 111 quale znn n si può lf•ner conto di loro s~•111:,1 tema di -.hagli:1rc '? So ltanto nella rc::;1011<· tr:, la Voj ussa cd 11 l)n n Grnnde , il Grn:·nos, ii l)cin ~,·ro e l'.\driatic(). Qu elli tra il Dn n Gra nde e In B,.1jena sono l'rn ScrlJ i, e dovranno con (1ue5ti i,11b11 e la sor te dei fratdli che fann o già p:1rtc del r-.1011- tcneg ro. Quanto a qu elli della Vuc hìa Serbia (\'alle del Unn Bian..:o e bacino d1 Cossovo) il grH·crno tur~o, in pr emio del loro pa..,,;nggio al– l' isbmismo, li ha port .1ti là in due rip rc~c - i primi come colonie-presi di, i ser ond, a ~ove r– nnre i tcrrc111delle famiglie se, IJc p iù co<.:picue e pili comprom esse nell'agi ta zione pt r eman ci– pare cp1ella belln patr ia, passnte n~II' Unghe ria meridional ~. Oltre a ciò, non sono tull i alba – nesi schipelar i quanti in qut:lle regi oni si pre– se ntano per aruauli. ì\'nmerose funi~ lic serbe , in pos izione sfa vorevole e cos trette n sc~•g:liere fra il convertirs i ;il\' islamismo e 111igli•Jra rc il l•Jro stat n, o il finire sca nna te, scelsero la prima cosa n. Non è, quindi, l'unic o criterio della popo la• zione attuale che de ve sor rt:gge re l' in1111inchle decisione <ld nuovo e dclin i1i,·o asrwtto alba• nese. ;\ que sta st regua, che può condurre e

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