L'Unità - anno I - n.51 - 3o novembre 1912

I lavori pubblici in Libia•.. Le opere pubb liche eseg uite nella Libia in quest'anno di guer ra, preminenti quelle por– tuali e ferro\liari e, hanno avuto stretta, diretta e quasi esclusiva att inenza con le necess ità della conquista. Esse son valse ad agevola re o a rend ere del tutt o possibili le operazion i mi– lita!'i; e come si rileva da una Relazione ·che l'Ufficio delle Colonie, istituito al Minist ero dei Lav ori Pubb lici, ha tes tè prese ntata al Ministro e divu lgata per le stampe, furono dalla stessa autorit à milit.1re espressa mente e urgentemente recla mate: tali opere, pertant o, non possono per sò stesse on rire alcun rilievo nè so lleva re al– cuna questi one, che, sconfinan do dal puro det– ta glio tecnico e amminis trativo, s'imponga, con caratt ere pol itico, al nostro esa me. Tutti con – veniamo che, una volta dichi arata la guerra, qu es ta doveva essere combattu ta con la pili ampia pr epa razione rich !esta a garan tire la vit – toria, poichè una sconfi tta, che fosse dovuta al– ~•econom ia di que lla pr ep;1razi one, sarebbe riu – scita S<"mprc più costosa cYuna co, tosa vitt oria. Le opere, invece, <la delib erarsi cd esegui rsi in avvenire - e per esse il Gove rno chiede pieni poteri e 50 milioni per comincia re.... - cos titui– ranno, nel lor o complesso. parte non trascura– bile di quel sis tema o progra mnrn d'assetto della Colonia, che, cessa to ormai lo stat o di guerra ò alm eno il peri,)do dclii\ sua nwgg iore e più aspra intensità , In Stato dovrà proporsi e at– tuare. Esse potrn nno, però, venire det erminate da specia li vedut e politich e, de lle qu ali indichiamo ora qui qualc una de lle più probabili, me ttendo in luce i pericoli che ne possono der ivar e. L'islll uzione d'nn apposito Ministero per le -Coloni<', a cui, per seg ni certi, è a credersi darà non es igua mat eria la poli tica dei lavori pub– blici; alcuni ~1ccenni, più o meno concreti, con– ~enut i nel docum ento unìcia le, al quale innanzi abbiam o ~1ccenna lo, e lo spiri to che tutt o lo go~ verna, indu cono a ritenere- che 1>robabilmente si vorrà, con una lar ga messe di ope re pubb liche , ade scare e promuovere qu el movimento di co– lonizzazione, dal quale si spe ra e si crede che il nuovo ter ritorio verri ben presto trasforma to in terra promessa. Per comprendere la grav i1à del pericolo , che ~i nasconde in q11esta tende nza, e come essa possa effe tt ivament e produ rre enett i tr oppo lon– tani e dive,si da <1uell i spe rati, basta pensare che la pace di Los;;,nna, se ha assicurato il no• s tro domin io su lla Libia, nel senso almeno che non abbiamo più di fronte l'altr o domi nato re , non ha avuto nessuna influen za e non ha nes – suna attine nza con que lo che è e deve int endersi il probl ema colon iale vero e proprio in rapporto ai territ ori con<1uista ti. Dom inazio ne e coloniz– zazione sono du e tt-rmini che implican o anche du e concett i ab bastanza diver si; e per quanto riguar da I:, Tripolitania e la Cirenaica la colo– nizzazione è un problema, di cni la soluzione è nncora da tentare . In qu esti ultimi anni e specialme nte nel pe– riodu della guerra si è molto scri tto sull' effi– cienza ~conomica delle due contrade e su lla possibilità di avv iar~ ad esse la ,·asta cor rente della nostra emig razione. i\la poiché i risulta ti dei viaggi, ,lell c inchies te e deg li studi fatti per accertare qu ell'enic ienza si sono ri \'clati nella discu ssio ne alq uan to, diciam o cos1, zoppi canti, cos1 sara nece ssario attend ere l'esperim ento de i fatt i, compiuto in modo però che non ne siano adulterati i risultati. Ques ta adulterazione µuò, appu nto, essere ta\' orita da un programma di ope re pubbliche, predi pos to allo scopo cui f!ccennavamo. Qua lor.1 un natural e ed ef1ìcacc e tluraturo moviment o colonizzatore non fosse possibile, le ope re pub– bli che dirette a promuoverlo artificia lmente ad altro non scn·irebbero che · a suscitare la più losca e sfrena ta speculazion e, alla quale terreb • be ro dietro le crisi do lorose. l\la un altro per icolo da e,· itare, non meno grave di quello accennat o, e che può bene coe – sis tere con esso, derivereùbe da l probabile estendersi al nuovo territori o de l sistema di .. crear lavoro " con la esecuzione di opere pubbliche anche non necessarie e che di pub– blico non hanno che l'imp ronta: sis tema che in patria ha ormai una florida tradizi one. Se un giorno si dovr:) :scrivere la stori:i de lla politica <lei lavori pubbl ici in Ita li:,, ljUC I sistema richie - L ' UNITÀ derà per sè più d'u n capitolo. Adibito dapprima a dira<lar e le neb bie di periodi di fosca e tur• bolenta c.lisoccupaxione, è stato, in questi ultimi tempi, rivolto dai <liversi governi ad impe• tr are dal capi tale si ngolo e coope rati\'o - l'uno e l'alt ro in tutt o simiglian ti fuor che nell'aspe tt o - la pace politica. Le forze, che di tal sistema prese ntemente molto si giovano, potrebbero tro– var la Li bia lern . 10 molto ada tto a trapiantarvi gli usi della J\•fetropoli; e da part e ciel Governo non si stentereb be mollo in ve rit a a t rovar i lavor i che farebber o ~11 caso. Baster ebbe, per esemp io, che fosse affre ttat a la costn mo nc dei pu bblici e<lifici, che nella citat a re lazione del• l'Uffi cio delle Colonle so no previsti came occor – ren ti per le principali città della Colonia: qua– r,mtadue a Tripoli, qua ttordici .i Bengas i, sci a Derna ! A scorrer e l'elenco di <1uesti edifici , di alcuni dei q uali Roma è ancora sfornita. vien fatto di pensare che non una reg ione, vasta sì di terr itorio, ma pop olata appe na di poc he cen– tinaia di migliaia di abitan ti, noi abbia mo con– quis tata, sibbc:nt! una terr .1 brulican te di popolo e di bisogni alm eno quant o... l'Italia. Abbiamo voluto rilevar ·e que sti peri coli, prima che il sr:gui re dei fatti non renda inutile il parlarne . Forse noi siamo troppo fiduciosi e in– genui . Ma auguriamo che per le ope re pubb liche della nuova Colonia non si ripct anClgli errori di casa e p~r giu nta non si mettano su erro ri nuo vi. Nessuna grJndiosa iniziativa di Stato, pri• ma almeno che le iniziative priva te abbiano fatto le loro prove; e sopratullo nien te politica cli protezione del lavoro o dd c:ipitalc, che si risoh·c, infine, in protezione di particolari inte – ressi. Altr a via non esiste per evi tar e errori fu– nesti, le cui conseg ue,,ze troppo amaramen te graverebbe ro sul bilancio dello Stato e sugl'i n• ter essi della in1era Nazio ne. Se la C.tmera, in occasione clella discussio~e della pa ce di Losanna, inve ce di impi egare tutto il suo tempo solo a criticare e ad.... appr ovare il passa to, determi nasse al Governo ,1lcuni pre – cisi crit~ ri di condotta per l'avveni re, specia l– ment e nel campo dei lavori pubblici, farebbe certo opera assa i utile al Pae se. È leci to aspe tt arsi dopo un anno di discus– sioni tr ipoline , che vi sia alta Camera almeno una dozzina di deputa ti, rhe abbia·no cap ito la impor tan za di qu eslo pr oblema e la necessità di non lasciare al Governo le mani assolu ta– mente libe re? Vox CL AMA~ TIS. .•• e la viabilità r urale in Sicilia. Allorchè in Italia si nomina una Commissione, mini:,;teriale o parlament:ire che sia, essa viene accolta col pii1 .1s oluto scetticismo e da tutti si pc11-1a che sarebbe v:ma illusione sperare qua l– siasi henc:firn e0e llo eia esi(,I. Pt'rò, allorchè l'at– tuale J\lin i-1tro dei I.L. l'P., on. Sacchi, nomi– nò nell'april e scorso la Commissione t>er la Via– bililà Vicinale, non pochi furono qudli che si illusero: e trn t"S.:;i, :>er debilo di lealtà, debbo annoverarmi ;1nch' io. Perm etta il lelto re che fa.:cia 1111 quadro asso• l1Jlame11/e ob/Jiellivn dello stat o della viabili là ag ra– ria in Sicilia. La Sicilia. come <lei rt'slo tuli o il Mezzogiorno d 'Italia, alla d,H.:.dell' .:.nue.;sione col Regno, si tr~ vava complelamente s1>rovvista di stnu le. Infa tti, · non aveva <h si rade n;1zionali e provincial i, che m. 0.090 1>erog ni Kmq. <li superfi cie; mentre la Lom– bardi:1, ~Ila stess:t da l:t ne avc:\'tlm. 0.128; le Marche e I' Umhr i::t0.132; la Toscirna 0.154; e I.:. media del Regno era o. 103. A <Juesto si <leve aggiungere l';iSSoluta nurncau;m di strad e comun::11i,mentre il Se ttentri one ne aveva molte e buone. li nuovo Re~no si trovòcli 11a11zi ad un problema arduo e fece ciò che era in suo potere J>erdo tare la Sicilia tli buone strade n;u~io11:1li : ma nulla fece per la viabilità agr;1ria. E ciò si rileva benissimo da u n.:. pub blic:n ione del ~lin istero d ei LL. PP. al 30 giugno 1904 , dalla tjllille risulta che Ili Si• cilia occ upa fra regioni i1alia nc l'ultimo posto nel rappor to Ira la lunghezza delle strade e il numero degli abita 11i, cd il penult imo in ragio ne di super .. ficit.'. Nel 1904, infatti , mentre in stnu 1e comunal i l'Italia Selle ntrionalc aveva m.0.511 per ogni Kmq. di SUJ>t:rficie e 111.3.61. 1 per og ni mille abitanti, la Sicilia non nt aveva che m. 0.086 e m. 0.618 ri– Sl)f'!ttiv;1n11:nte. E si badi che nelle dette Sllltistiche non sono compr~se le strad e vicinali, con le qua li il dislivello appari rc:bl>e addiri1tura enorm e. Alla 111;111canza di strade si deve la poca sicu• rezza dell e campagne con il triste 5>ri111ato della Sicili.i negli abigeati ; l'agglo mera mento de i con- ladini in grossi borghi con le sue deleterie consc • guenxe; l'alto costo dt:I 1ra~1>0rto delle merci, fatto in molli l)aesi a schient1. ,ti mulo; il lt:nto progresso economico e sociale. Di più la manca n• za cli stra de favcris ce l'as senld smo, la pili nefasta piaga dell'.tgricoltu ra sicili:111tt, poichè l'as ..enza del pad rone 11011perm ette l'im11iegodi buoni mezzi cultur -'li, Strade, strade, strade: ecco il grido dispe rllto, che in og ni 1>arte dell' lsol-1 si sente, poiché dalla risoluzione del prob!ema ddl.:. viabililà dipende , in gra n parlf', la rige nerazione economica e so– ci1de dcli' ho la. Come risolvere un prnhl ema cosi importan te? Si cominciò nel 1877, cioè 35 anni fa, con uno studio specia li::da pttrte del Gove rno per rifor– mare la legge del 1865. Qut"slo studio si concre tò nel r!)Oo, nel <1uale .tnno l'on. Lac;1va, ministro dei LI. . l'P., presentò un proge tto di legge , fiuilo agli Archivi. Nel l!)OJ si nominò una Com– missione presied nt-1dal St'n. Quart.:., che: prcsen1ò una dotta rcla~ione ed un magnifico 1>roget10. finiti anch'essi ag li Archivi. Nel 1905 si ebbe un'ahrn Co111miss1011e co 11 le concl us1oni di cui sopr.t . Nella turnat:, 2f) giugno 19){, discutendos i alla C:arnera dei Deputati il disegno cli leg-ge pei provveclimeuti sul i\leiz o,::iorno , il Governo, per boccx dell'on. Minislro dei LL. PP .. rispondeva agli on. Aguglia e Di S ;alca, i quali avev,mo svolto ,lue ord ini del gicrno in pruposito, che erano già pronti d1Jt complelip;ogelli i:1.I riguardo e che i11 '10'llembre 1906 s..1rel>bero Slilli presen– tati. Viceversa, dopo sei a,,,,; <li atte sa, il Gove rno nominò un'altra Commissione, q11ella dell'on ore– vole Sacc hi ! Era ledto, clo1>0 tanti studi e tt1.11te tergiversa– zioni, almeno cosi credo io, aspettarsi da. qu~– st'u ltima Com111i,,;s1011e uu lavoro r..11litloe con– creto. lnvect.",la Co11111is-1ione, per evitare i fa – stidi cli lrop pe riunioni (al pubh lico ~i diede ad intendere pèr f..1rpiù pre.;10) nom inò .tnzi tutto nel ma.Kgio scorso una S0 1to•Com 111i-..;ione con l' incarico di compi lare un proKt'lto sulla Viabi – lità Agn,ria da prcsenlare alla Commiss ione in seduta plenaria; qucsla , li sua volta , tlupo ave rlo discusso, 111od1fica10 ("-e clt:1 caso) cd ;t1lpro\•ato, lo avrc:hbe prè~e1 1ato al Minist t:ro; il qu.tle dopo un deb ito studio (1111 ;411110 al minimo , perchè si sa la coscenziosi1:\ clcgli st udi ministc rii:1.li) l 'a• vrebbe prese nhtta alla Camera . La. S lllO-Coma missione , di n1i fanno parte divi::rsi membri ai quali sta veramente :t cuore la Viahili1:\ Agra ria, lino dal lllllKJ:ÌO scorso ha finilo i suoi hwori. Ma il proge tto è aucorn nelle nubi. I II qt1allro mesi non si è trovnto il modo di riunire la Commis– sione. Non vo2,lio .:ua.stare la narrazione dei fatti nella loro cruda veri 1.\ con miei conune nti ! M. TKOllDETTA. Giarre, noYembre 1912. LOTTA FRATRI CIDA Si è combattuta nelle scorse se tt ima ne a Na– poli, per la com1uista de l .1° collegio, una peno– sissima lotta frntr icida fra due candida ti entram– bi dem ocr,ttici e gioli uiani. 111 Gennaro Marciano - osse rvava con legittima indi gnazio ne il J1falliuo di Edoardo Scarfog lio - ha ::ffcnmllo di fr1rpar te tlclla grande mag– gioranza libera le, nella quale l'on. Gioli tti ha cercato e tr ova to cos tantem ente i suoi sos ten i– tori. Se ora 1'011. Gioliui, che qu indici giorni fa voleva l'on. Marciano e non voleva il suo av– versario, ha cambiat o tatti ca e la preci s:1111cnte il con trar io, la colµa non C dcll'on. Marciano: non è lui, ce rio, che si è murnto "'· E III l'insigne pena lista •, comm. Genna ro Marcian o, ha spiegato anche meglio il signifi – ca to ddla asp ra lolla: 11 La loll a nel 4° collegio cli Napoli è l'indice della miseria mornle, che pur troppo, in taluni mo111cnt1 (!), tr:n-aglia <111cslo nostro grn nde paese. Perchè , intorno .tlla min candid atura imperversa l:111ta plebaglia di fiott i tempe– stosi e torbidi? Vi f for se •,ma dilltrgenza di ùtdirfaco pol,tico? Cosi insimw no gli avve r– sari i di mala fede , ed è ar tifizio di lott 1. li be– rale dtmo cratico cosli/11eio11a/e si p,oda ma rav• versario, e /a/r s0 110 io; ,gli dichtarll di srg11ire t indu ·,eao politico dtlf alluat , govt rno, e la/e dichiam ~t"one !to fallo io ;,, lwrp o 11011 sospd to, e lflle diclm,raei one ora riprlo, t"~pressio ne delle mie convinz ioni sincere. Perc hC dun que tan te rane grac ida nti ne' loro torbidi pantani? I Io forse ,li fronte un uomo di govern o, 1111 par la– mentnr c insigne, un' i!luslraz1one de lla scienza, una glor ia dc ll'~irte? lo cerco il mio .ivversario e non lo tr ovo! o E anc he il prof. Giuseppe Rocco di Tor repa – dula ha avuto cura di spiegare la stess a veri tà in un discorso apologetico per il suo rnnd idato: 11 I due candidati sono ~gua lmente di stessa fede libera le. Non è, quindi, lotta di p~•rtiti. E lotta tra du e persone • (Mallino, 8 nov.). Ed ecco pcrchè siamo a domandarci anc-he noi, insieme ali' intt-:merato Mall i110 1 perchè mai il Govf'rnO abbia sostenuto Salvatore Girardi contro Gennaro J\I arciano ! In attesa che sia sciolto l'enigma , rallegria – moci anche noi, con l' • insigne penalista •, al · pensiero che • il va lore italico con la campa– • gna libica ha dim ostrato che non soltanto a I' Italia è stata fatta 1 ma sono stati formati ,. pure c li italiani •· 203 Le conferenze m agistrali. La pedagogia - almeno la pedagogia di certi professori e giornalis ti di nostra cono-– scenta - è quella scie nza con la qual e e senz a la quale la scuo la resta 1alc e quale, salvo un poco di promozione di più. nei maestri. A ques to abbiamo pens ato, ll"ggendo sul La– voratore di Melfi il res oconto delle concioni te– nut e al Corso di conferenze rnn~is trali di Melfi. u La mattina del g1om•l 2 1 se ttembr e - scr ive il giornale se tt i111an:.lc socia lista di Melfi - tutti i maestri qu i conve nuti µn 1>artccipa rc al Corso di Conf~rcnze Magistrali si riunirnno nel– l'atrio di S. Antonio e in imponente cor teo, pre– cedu to dalla b:mda musirnl c d1 Sturno , e dai bambini del Ricnal orio Gnri!H1/di 1 moss ero ver – so il palazzo del Comune. Part ecipano più di 1~0 maestri e maestre, tra le quali molte leJ;– g1aclrc sigr'lori ne, che nwttono urrn nnta gaia nell'aula sevcr.t. L' ispell ore scolas tico cosi c1.r mincia il suo mera\ ·iili oso dis corso inaugur;11e ; 11 Quale , o sig nori , 1I fint>dei corl')i di con fe– " renzc magist rali? Tr iplice: cli st udio, di azio • 11 ne, di econom ia J\lirar e esse nzi,tlnw nte a ren • • dere più. libera , più s1>edita, pili diritta l'ope ra • vostra nella scuo la e per la scuol::1: ecco • lo scopo concentrato delle nos tre conferenze. " Dovunque è s1>0ntaneamente ed unive rsa l• .- mente riconosciuta la impr orogabi le neces – " sità di innovan · la coltura del popolo, vi– • vificarla, int egrarla, mette ndo la in JC..:ordo .. con la evo luzione dei tempi nuo vi e con " le nuove forze prorom pe11ti dalle vocaz ioni u eco nomiche e sociali " (Vive approvazio ni). ,. Ma, il SOJ(n0 subl i111e che vi sprnge e vi in– • nalza, sarà compiuto dal vostro nobi le Ja. u voro, in un 111010 continufl cli elev. 1zione, ,. per formare una cosc ienza di fiduc-ia, di u stima, verso l.1 sccola nuova , la scuola u dell'avvcmre, la scuola in cui abbiano pa - • scolo novell o, ogni <li, la inrnginazion c e la • ragi one e il s~ntimento; in cui non si tolleri • o si faccia tregua con la viltà e la mc nzo- • gna, fatte utili e potenti; ccc. ccc., in cui la • p..i.rola sia bella come è bella l' idea e lo • scopo sia nobil e; e tulio germ ogli, cresca, 111 folleggi e s'i ntr ecci e fiorisca auorno alla u più salda e concorde ansia d1 perfezi one e " bontà. O visione beli" e seduttrice di una • scuola consimile; più. tardi, quando i tempi " saranno maturi, tu non sei un 11iragi;:::io,tu 11 non sci un inganno, tu non sei nna visione! " Tu verrai, verr ai, o scuola nuo va ; non sa p• • piamo quando, non sappiamo come , ma 11tuo 111 avven to è 11nma ncabi le Noi lo se ntiamo, noi " lo vediamo. Tu entrerai, ecc . ecc., cnlrerai , " ecc. ecc. Tu verrai, verrai, cd ni di,;pcrsi, ai 11 profu~hi, ag li sbandati della cultu ra, che ri - 11 couosceran no il bisog no urgente ed imponen te 11 di educ ar si, :li rialzarsi, di salvarsi e che a 11 te si accost~ran no, tu sa rai busso la, lume, di– " rettiv a, niuto, pres1dio. Tu verrai, verrai, ecc. " ecc. Perchè se utt gio rno le moltitudini sa• 11 rann o veramente illum inate e consapevol i, " C'\Se non potrnnno appagarsi soltanto de lla • difesa p.:1cata e raccolta cl' interrssi e diri tti " m·ater iali cd ideali, ma reclam eranno per l'a– " nima loro il giudizi o delle pure emoz ioni e la " suggestio ne dei nobili sogni 11. Con questo inno eloque nti:·,ispirato, detto con magn ifico impeto lirico e sin cera espressione di fede è terminato il discorso veram ente bello , che è lungamen te cd entusiasticamente appla udito. Dopo di che la parola tocca a u1~professore ahim è di pedagogia, il quale dice le segue nti straordinarie novità: • Finora la scuola non ha conseg uito nessuno u dei suo i tìni. Colpa deg'.i Uomm i o delle u Istituz !oni ? Non C! ferm iamo su ques ta inda– " g:inc. La scuola da noi non è il centro ecc . " ecc. La sc uola è la fonte da cui sca tu risce la 11 grnn fiumana dell'energie di una nazio ne. Ad 11 essa tutti gli uomini di b11011n volontù r pensos i u dell':ivvcn1rc delle naz ioni e dei popoli sa ran no " costretti a volge re gli occhi e le cure e le spe - 11 ranz~. Pe rchC-se mbra che noi siamo perve nut i ,, ad uno tli qw•1 s7rii momenti della stor i::1,ne i « quali le nostr e 1clec posso no aver e una tra– " sformazionc . In tali peri od i, come la storia 111 della scu ola c1 ammae stra, da Socra te a Vit• • tarino , dalla Scol:1stic:1 alla Riforma, dai To- • misti a Galllc1, dai Ges uiti al Pc, talozzi, la " sce lta dei 111Nodidi inse~name nto h:1 1>erun • pop olo un'impo rt anza non cer to min ore di u quella delle sue istituzioni e de l suo gove r- 11 no. Dite mi come nd un j>opolo ~•inseg na, e 11 vi dirù di <1uale gove rno è degno . ,. li mondo ,,a verso um, lnse ris olutiva di 11 idee, in co11trnp1>0sto con le pr ees istent i ; e " la scuoln deve la\'orirc le pnnw, divenendo 11 cosl il c:11111>0 di lolla de i v~cchi coi nu ovi • ideali. Oram .,i gli elci son tram ontati ; e l'uo– ,, mo modern o. non avendo altro da spera re 111 dalla Provvid<"nT.a, d'!ve conta re soltan to su 111 di se stesso, se nella \'ita ,·uole aprirsi una " via, la qu ale s:1rù se~n at:t d:1 ciò che sa prà, 11 e, niù :111cor:,, du C'iò che poli-:\. " Ecco il c-ompilo della scul)ln: fornir e il sa– " pere per 11 \'\)lcrc e per il potere : meglio 11 sape re, per rnci.:-liovolere, per 11l"~lio pott-re. 11 La scuoi.i finora non ha ed ucat o. La scuola 11 finora ccc. ccc . La scuola linora ('CC , ccc . " Spe tta Hgli apo:Holi :1gitare opinioni e folle , 11 spin ti da verace ,. ardent e e irresistibile sp i– " rito miss ionario. Ogni riforma comincia da l– ,, l'intimo: cfall,1 cosc ienza nell' indi viduo, nella ,. società da l:1 scuoh,, che è l'anima della vita " collett 1\·a. Occorre formare 1'1101110 ~e si \"Uole " forma re il c1tta<lino. E noi vogliamo Hnalrnente " una scuoi: , per l.1 nostra mentalità e per il • nostro caratt ere, perchè VC'lglinmo una gra nde ,, Italia, degn:i di collaborare al compo nimento " dei fini d1 una umani t:.\ sempre pn) felice "· Un coro cli :ipphm si csp rtsse il pieno com– piaciment o dell'as se mblea di aver in sè e per la sua elevaz ione intellettuale un dott o e illu• mina to r,rofcssort!. . Dopo pronunziò un discorso il Oircttore Di– datt ico, con qualche non opportuna nota guer– rafonda ia, rib;,1ttut o pront ,unente dal capogrup-;>o dell e scuole di Barletta, il qua le dimostrò con vi– brate p:uole come nuov e ideali tà più alte e più pure _debl>ono informare la cosrie nza degli ed u– catori "·

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