L'Unità - anno I - n.50 - 23 novembre 1912

L'UNITÀ Le origini dell'Italia contemporanea. non dir ò - d' un progres so indu st riale, ma qu ella di conservar e qu el poco che si aveva . Ì~ sull' agricoltura , in verit à, che si ferma• vano tant i di col oro che vole vano risolvere la que stio ne meridi onale, della quale la mi• ~eria della popolaz ione lavor r-tr ice forma va l'elemen to più minac cioso e doloroso. VI. L'emigrazione al Sud. La crisi dell'un ifica zione. Passiamo all' altra zona italiana, L'antitesi <he essa presenta nel conflitto con la prece. -cedente , aiuta la nostra dia gnosi. Vi sono ,,contrasti elaborati dalla natura e dalla storia, che sembrano artificiosi, secenlis/i,,:i, quando si veggono tradotti sulla carta. È come per ,cer ti vio lenti cont rasti di lu ce che si disc• .gr.ano sul tramonto ; nel la pittura ti fanno ·quasi la figura di innaturali giuochi di ef– fetto. Quando il Mezzogiorno fu libero, aveva le membra intorpidite. Si levò, tese gli oc• -chi e g li orecchi attorno cercando, ma non trovò subi to, e non pote va, la via che più tardi si mise a percorrere e rip ercorrere con tanta foga. Ma il crollo del regime passato e il sorgere del nuovo do veva pur produ rre una reazione immed iata. I primi effetti della riuni one alle altre province non pan •ero quali vi era no st.tti prognu sticati. Il beneficio della 1iber l.à e dell'unificazione non era tale da l)Otere essere ~pprezza to per se stesso dalla .grande maggioranza di quegli abitanti e in pa rticolare da i contadini piU rozzi, pe' quali -questi beni ideali suonavano improvvis i e poco comprensibili. G li effotti più tangibili -erano anzi sfavorevo li : si traducevano nella r ov ina di una quantil.à di picco li equilibri ·stati ci sbgnanti sulf'accidenlata superficie del paese, rovina che co lpi va proprio nel P int e– f'esse indiv iduale, che, data la condizione del çopolo, era quanto mai sen sibile. Il brigantaggio . E la reazion e fu una rivolta . L' irr equi e· tu dine e l' ansia della rivoluzione politica ,e l'i stigazi one dei partigiani numerosi dei poteri spodest ati dettero alla rivolta un t pno vivamente bellicoso e aspro : il brigan- taggio. · li brigantaggio era nelle tradizion i meri– di onali, aveva sempre ser peggiato e mai si era spento in quelle con trade, co nta va eroi leggendarii i quali ispiravano nelle folle più che ribrezzo, amm irazione. l' h:tin to fiero di alcune regio ni, che portava ad ado rare la forza e l' auda cia, e la religione della ven– detta che appar iva sacra .:1 molti, chè I' idea dello Stato come mini stro supr emo d i giu– stizia non penetrava ancora in quelle cosc ien– ze primitiv e ed indi viduali stiche, spiegano questi fenomeni di psicol ogia collettiva, ci1e se la storia (non fantastiche quali!~ organiche di razza) era andata formando e accres cendo , la storia stessa dov eva, sia pur g rad atamente , d istruggere . Ma se il br igantaggio fu praticamente pos– sibile e se potè allar garsi e resistere ostinato e feroce, si deve par ticolarm ente all 'esistenza di larghe di stese di monti e di \'aliate pr ive di comun icazio ni stradal i e deserte di ab itant i, che, per la d ifesa contro i proprì simi li e la malaria , si erano, da secoli, rac colti in gross i centri ur ban i e in borgate. Quand o la commi ssione d'i nchiesta del 1863 si recò sui luoghi ad osser\' are e in– terrogare, subito \'ide il nesso fra la man– canza di st rade e il br igant aggio, e le fu facile sugg erir e:: di tagli:u e radicalmente al ne mico que llo che era la sua base indispen– sabile. Se il gov ern o nostro non lesinò somme per aprire strad e nel Mez zogiorno, ciò non si de ve s<_>lo alla fretta di riparare ad un ·se– colare isolamen to che ostacola va il passagg io e la diffu sione dell'idea naziona le e d'ogni forma d i civiltà, ma an che al bi sogno, pii1 vivamente conc reto e urgente , di sopprime re una delle più dolorose ver gogne del l't!ra no – ve lla, che tanto scred: tava all'est ero la rivo– luzi one e il nome italiano. Abbiamo vista, così, una prima quan!o si• gni ficati va antite si con ciò che av\ 1 eni va nel– l'opposlo canlo d' Italia, Nel Nord le condi· zioni ob ietth·e e quelle psico logiche deter – min arono agevolmen te i più sofferenti e audaci a mettersi per la via m aestra e fisio logica dell'em igrazion e. Nel Mezzogiorno i difetti dell'ambi ente e della . psiche collet– tiva , com binat i eolio st imolo d ~lla sofferenza anti ca, magg iormente smossa ed ina sprita, dovettero condurre ad una de\ •iazione pato– logica, 1 progressi ci vii i. Se mo lte circostan ze che aumen tavano il bri ga nta gg io era no quel le che im ped ivano il sorge re dell'emigrazi one, la più o meno ra– pida scom parsa dell e stesse doveva natural• mente pr eparare l'am bjente e le altre con – dizion i ido nee all'aff erm arsi dell'alt ro feno– meno. E cosi di fatto avv enne. La viabilità si estendeva. An che nelle fer– rov ie si abbondò: qualcuna si palesò perfino im produttiva. L'organizzazione politica e am– min istrati va nuova penetrava in ogni comune e, per cosi dire, andava a pic chia re, spe sso anche rudem ente , ad ogni casa. Il servizio militare, per quanto fosse accolto con ri lut– tanza e seguìto da renitenz e numerose, fun• zionava come un' amp ia scuola di cose e di sistemi nuovi per tante anim e ignare e timide. La grandezza dell' ing~gno meridiona le ne trasse subi to grande profitto. Ogni soldato, tornato fra i suo i, diveni va un maestro e un propa gandista di quello che il mondo visto gli aveva appreso . I contatti fra le due ci– vilt.à, nominal mente fuse in un solo tutto, non eran o facili per lontananze, mancanze di comunicazioni sic ure e rapide , per resistenza pugnace o p1ssiva di uomi ni ed' isti tuti; m a gli effetti del contatto un po' per volta, at• trav erso le mille vie capillari della vita, si fecero sentir e. La gente più arretrata com in– ciava a compenetrarsi della ci viltà superiore e ad assim ilarsene certi più semplici elementi psicologic i, fra i quali per primo quello che confina coli' istinto , il desiderio ben riso luto di stare meglio, di uscire da llo sta to in cui era giaciuta sino allora. Che fare? Ma che c'osa poLeva fare, che cosa pote va ottenere di concreto in patria tulta questa ma ssa, tutto questo contad ina me che si an– dava scu otendo? La risposta è tr iste. L'impotenza umana di– nanzi a cer te situazio ni storich e, for mat e e con solida te nei secol i, si pale sa in tutta l'e– . str ema sua evidenza. I contadini era no poveri più di S. Fran – cesco d'A ssisi. La miseria , la denutrizione, la malaria avevano appena lasc iata ad ess i la forza di la\•oro, che però m irabi le e con – fortante fenome no di razza, non aveva depe• rito qu anto saremmo portati a credere 1 se procede ssimo per deduzione dalle pietose de• scrizioni della vit a menata da qu ei contadin i e se risalissim o agli sch emi de l fabbisogno alimen tare ecc. che i fisiologi si dil ettano a calco lare nei loro chiu si gabinetti (ma non mellendo nel conto che un mi ni mo degli elem enti nume rosissimi e im ponderabi li che in rea ltà co nco rrono a certi co mpl essi risul– tamen ti biolo gici ). Essi, rozz i e ana lfabe ti, erano ~bìtu:1ti a ser vire, non a dirige re nè a prende re iniziative economich e. Chi avrebbe poluto tras cinarli in un risorg imento ecotiO• m ico e qu indi sociale, sarebb ero siate, a giu• dica re ,, priori, le cla ssi diri genti (qualifica– zion e che qui suona ironia ). i\la qu este non co ntavan o quegli alacri ceti borghesi cosi bene meriti de l Settent rione. Eran o state sem– pre relativamente povere di cap itali, ma erano anche più povere di spi rito di intrapre sa, chè mai, si può dire, lo avevano ese rcitato, paghe com e si dii:nostravano , nella g randissima mag– gioranza, di tirare apaticament e avanti con quanto, sen za troppo sforz arsi, riu sch·ano a mette re insieme. Lentezza del movimento economico. È però anche da guardare le cose obbiet– tivamente per non cadere in giudizii avven– tati e iniqui. Era possibile, positivamente, un pronl o riso rgi mento economi co del Mezzo– giorno? Sarebbe un pilliner sur p iace il ri petere che tutto escludeva, in quel tempo, la possib ilit à, Ma orama i nessuno pill ig nora che Je varie e compl esse ragioni tisiche , geografiche, eco• mi che, tecniche, ecc., le quali hanno reso sem pre lento e diffici le il pro gresso agrario nelle zone merid ional i, appariv ano, nei prim i tempi anche di maggior peso, per I' insieme di circ ostan ze che nelle pagin e preceden ti si sono accennate. Sta in fatto , pertanto , che tutto ciò che si è operalo in pri ncipio e anc he pili tardi era ben poco di fronte a quanto sarebbe occo rso, nel nostro caso conc reto: di fronte a quanto sar ebbe occ orso - intendo dire - aftin chè la patria stessa offrisse il mezzo al la popola– zione sempre cr escente di pot er risor gtr e, di poter soddisfare i bisogni nuo vi che, in rea– zione alla sofferenza passata, le si molti pli– cavano nell'animo. Dei lenti prog ressi dell'agricoltura e, in genera le, dell'economia meridionale e dell'in• capacità di questa di riassorbir e la prop ria esubera nte popo lazione si sono troppo spesso accusale le persone e i poteri pubbli ci. Ma orma i è da riconoscere sere namente che, se le un e e gli altri hanno pecc ato, hanno pec• cato meno di quanto non credano co loro che non vegg ono i limit i, oppo sti ai desideri ge– nero si da lle leggi economiche, supreme e fa. tali rego latri ci della vita soc iale, La via cl' uscita. Tolta dunque la speranza - che nel Set • tent rione stava diventando, in vece, una felice realt.à - di trovare un progre ssivo adatta– ment o in patria, che cosa restava ai conta – dini meridiona li e ai loro affini? Ecco quanto, con sch ietta semp licità, ci di ce l'on. Eugen io Fai na nella rela zione finale della recente inchiesta sui contadini meridio• nati: e Nel moto genera le di tutte le class i sociali (si allude, appunto, ai primi tempi) per la conquista di un migli oramento eco– nomi co, al contad ino me ridi onale non si pr e• sentavano che tre vie: o rassegnarsi alla mi– ser ia, o ribellarsi, o emi grare )t, Rassegn arsi, oramai, non era pii1 possib ile. La scintill a famosa, no n so se di Pro meteo o d'altra divinità 1 era entrn la den tro le anime, le aveva fatte ribollire, facendo venire su a flotti a flotti la soffere nza vecchi a e la nuova. I.a inso fferenza del pro prio stato si tradu ceva in un im pulso dinam ico che era l'a nt itesi diametrale della inerte rassegn nion e di pri ma. A ribella rsi, i piU facin oro:-i si erano pro· vati, ma con risultamenti disastros i per sè, per i loro, per le terre abit ale. Freddatis i gli ani mi e mutand osi un po' alla volta l'am – biente , la lotta si ren de,·a inutile o imp os– sibile. Kep pu re i ten1a1ivi posteri ori di or– ganizz azione pro letaria e di lolla socia le sor1h·an o esito (d ice. Anzi, le repression i san guin ose, a cui i fasci dei con tadini sicì - 1 iani ad esemp io, dettero occasione, pr epa– rarono psicologi camente la grande emig ra– zion e dell'iso la che sino all ora aver a saputo resistere. Non ri rnanera che la terz a \'ia : l'emigrar e. E l'em igraz ione si de termi nò. Era la solu– zione che s 1 im pon eva. O ltre al mut amento degli anim i e dell' amb iente (fra cui si ram – mentano per l' enn esima volta, la viab ilità e g li scam bi cli uom ini e di cose), si era no preparati i mezzi esteriori, cioè le faci li, fre– que nti , poco costose linee tran satlanti che an – che dai por li me ridion ali. Il complc5So dell e cose si comp letava di tu tti g li elementi ne• cess.ari e suHicien ti. Kulla dunque d' inespli• cabile e di arb itrario nella soluzione adot– tata ; è l'effetto naturale delle pr emes se di fallo, Bene si rileva da tutt o que sto che la mcc• canica dello spirito è rigida e sicura come quell a di un conge gno . Se la stessa tante volte ci sfugge, non è già perch è la m ecca– nica psicologica non esista e la coscienza si sottr agga stranam ente alle legg i universali de lla caus ali1à 1 ma perch è noi ne ignoriamo J99 le sotti li e mut evoli de term in anti, che sono spesso sconosc iute allo stesso soggetto. Il dire, in veri tà, come talvolta accade, che le leggi morali sono « meno necessarie > delle fisiche, non semb ra abbia un senso scientificamente valulabile. La soluzione del mini mo mezzo. L'emigrazione, che così si mani festa e che in un primo e breve period o di avv iame nto (anche in questo vi I, del meccanico) si man– tiene entro limiti relativamen te mod esti, ben pre sto di, 1 iene rapida, tumultuosa, in gente. L'e sodo meridi onale transoc eanic o (il tempo – raneo resta, nello stesso tempo, rela tivamente in sign ifican te) si afferma, in breve, per il più grande fatto de lla vita italiana. Esso surro ga, quasi di primo acch ito , il brigantaggio, che, anzi, per il turbamento prodotto fra le po• polazioni campagnuole, ne di viene un coe f• ficienle. Alla forma patologica di dare sfogo all a sofferenza patria si sostituisce la forma fisio logica. A vviatesi le corrent i, esse mettono, per dire cosi , in valor e tutti gli eleme nti idonei e predisponenti che esiste vano nel paese e ch e prima era no rimasti late nt i ed inutiliz• zati perchè mancavano gli altri coelficen ti nece:-sari a da r vita al fenomeno (certe tra· dizioni loca li, la pratica dei viag gi dei pa– stori e delle genti co stiere, lo spirito audace e intrap rend ente di cer ti grupp i di popola– zio ne, ecc-). Ma la emigrazione si alim enta, sopra ogni cosa, delle energie mora li e degli elementi di fatto che essa stessa, come ben si è acce nn :ito anche a pr opos ito del Setten– trione, suscita e conso lida nel suo naturale svolgimento. Se nel Settentrione la dinamica viene compre ssa per le fortunate vicende in• terne, nel Mezz ogiorno invece l'emigrazione, salvo le ecce zion i delimitate per luoghi e per te mp i, inso rge e svil uppa con tutt a la potenza di cui è cap:ice. Essa agisce quasi isolata co me in un esperimento di fisica. La realtà ci riserba, di tratto in tratto, di questi spettacoli, che ci dann o il mezzo di misurare il dinam ismo, cioè la forza vitale di un fenomeno . Se, anzi, l'isolaniento in cui si svo lge l'emigrazione non è pr oprio asso• luto, ciò si deve non a forz.e che quel din a• mismo raffrenino , ma a forze che lo accele– rino. La storia de ll'e conom ia italiana, mas· sima que lla delle relaz ioni fra il Nord e il Sud, ci ha detto, infatti, che il males• sere meridion ale si è dovuto accrescere, più che diminuire, almeno in senso relat ivo. Qu anto per le vicende dell' I talia nuo va i lavoratori meridional i hanno potuto guada– gnare materialmente è stato infe riort: alla qua ntit à dei bisogni e al desiderio di un te– ~ore di vita pii1 elevato che, in fo rza delle vicende med esim e, sono penetrati ne~li an im i. Nit ido , dunque, si prospt: tta il fenomeno di que sta emigr azione. Tutto con siderato, per quanti cercav ano meno inadegu ato compenso per la forza d i lavo ro , l'emi gra:uone è la soluzio ne logic a e pra tica del mi nimo mezzo, del massimo risulrarnen to ut ile. Ed è la soluzio ne giusta, possiamo sog– giun gere, non solo per rispetto :dia rappre• sen tazione soggetti va delle cose, ma per ri– spett o ai dati estt>rior i dei fatti che ognuno può valutar e. L',rnti co do lo re della plebe mer idionale , che si è osse rvato sotto l'anti co regi me e che si è visto reso più cosciente e vivo nel nuovo, l'ant ico dolo re che era l'espressione di tutto un sistema eco nom ico fondat o sul– l' arr esto di ogni ger mi! vitale, t ro va fina l• men te il suo sfogo civ ile, sano e, per giunta, fecon do di bene per tutti 1 per chi vi parte• cipa e per chi ne risente i larghissim i effetti. È slala l'It alia nuO\·a, che , se non ha potut~ pro cur are un adattam ento in pae se, ne ha preparato e assecondato un altro ch e ha po· tuto sostituirl o, e sostituirlo in modo non inadeg uato alle esigenze della popolazione . Francesco Coletti . Si pregano que lle persone che ricevono il giorna le e che non intendono abbo– narsi, di volerlo respingere, senza stac – care la fasce tta.

RkJQdWJsaXNoZXIy