L'Unità - anno I - n.46 - 26 ottobre 1912

problemi della vite. italiana. Si pubblica II Sabato in Firenze - Direttore GAETANO SALVEMl!'il - Dire:ione e ~istration4,1 Borio 0&'Dissanti, 40 - Abbonamento annuo ordinario Lire 5 per il Reeno e per i pam ltallani dcli'Austria • della Sviuera; per l'estero Lire 7,50 - Abbonamento sostenitore Lire 20 annue - Un numero Centesimi IO - Conto corrente con la posta. Anno I - N. 46 - 26 Ottobre 1912. SOMMARIO: Avanti e ... indietro, L'OssERVATORE. - Il decreto della aovraoilà e la pace di Lo1anaa, G. SALVE>11N1. - Per una org■nlzpzione di caltun. C. MARANKLLI - La e patente• lacrimi· nata. G. Fow.TUNATO. - La polltica delle alleaoze, e il problema navale, U. FoRllENTINJ. - Facce toate - La poeta dell' e Unità• : Il problema della caltura e I s-lova.ol aodaliatl, A. TASCA, A. BoROIGA, L'UNITÀ. A vanti e... indietro. Et vlduuat .cuU md, •• e; tlVVitnt C'OSÌ di rado di ltggtrt sulf A ,·anti ! quo/cl,1 parola di Imo" srnso, c/11 i nostri /ti/ori "o" lrtn1tran110strano s, riproduciamo qui la fin, di "" arlico/0 1 il qunlt par, alli11/o di peso a/l'Unità: " In Italia tsis/0110, vivono o vivacchiano dellt " inlrapr,se iml11s/riali 1 cht sono sorlt alfomhra • dtl 1>rolt•ionismo dogm,ale, ct1i sono legale • ;tr la viln t ;er la morie. Q11ts/eaeimdt sa- • r16bwo chi11s1e lic,,,aitrebbtro ;,, massa i loro 111 o}trai, il KiOr,,o in CHifossero privai, dtlfojfa • /Jarassilnria dello Sinio. Così, ai ma11ft11imtnlo • dtl proluionismo $01'0 in/tr,ssali 11011 soltanto • gli im;r,nditori dtllt mduslrit proltllt, ma • a11d11i IOf'oop,rni. I.a preou11po•ione di 11na • cr;... ; gravissima P,r costoro /,a ctrlommle co11- • lrilmito a far sì cJ,, il Parli/o sociaNsla in • llnlia abbia;,riodicrtmtH/t imp,g11atodelle lolle • ,o,,Jro il ,la•io sul grano, ma mai ,ma cam- • ;ognn a"liprolt•ionist,, su tutto il front~. so- • vra "" ltrrtno ,li p, inci'/>i generali. Anai, tal- • vollt1 i dirigmti d,J Parli/o $Ccwbsta disstro c/Jt • qu,slo 11011 potnm rsurt ni proltaionisla, nè • librri:sta, dovtva projrssarr """ sj>tàt di ag110- • slicismo doga,,alt .... com, se la difesa dtl con- • s,"nalort ,,o,, sin, a11d1(, lt1 difts" del prole- • lario I • Ebhtnr, la m1ot1ndnnocm•ia dei Riformisti • di dtslra, dtt è obbligata a areare i con/in- • grnli oµmi /11ori dtlla das-'e ;,, lolla aperta • r dirti/a co,. lo Sinio, p,r gli stessi suoi fini • co/lnhorn•io11isli, attrarrà a si, t già comin- • eia, questi crup;, operai, crrcnudo staccarli • dalla clnsst; r, d'altro pari,, 110n potrà ,lo- • ma11dart In rim1nc1a dti prolr::sio11ismiallo • Staio, 11u11/rtl1n bisng110 di finam;;ior/o, per • la rtnli•onoio11t ,lrlle riforme e dtgli ,sptdimli • ben~fattori c/11solltciln dli rsso. • Ala l'lt,,lin Meridio11nlt lm 11rctssilàsopra/. ,. lttllo - comt mrrcato di consumo - di sb,, • • r11:,earsi d,gli 011,ri proleeionisli. Essa 11011 ,. ,levt tss,r, sovveuoiomtltt dallo Stato: lt bn– • slerebhe 11011 tss,rnt s/rnllaln. 1-,.· la riforma 11 dr/ nostro rrgin,e ,logmurle ,J la ,·,forma pii, 11 uti/r t più corretta (rssemlo "" provvulimmlo ,. di giustioia), che si poss11c/Jù:dtrt pe,· il Ma- • :,ogior,,o. ,. T11llm1iasrmhrt1 tslrtnurmt11/e improbahde • dtf i dt"stri possano a lungo rimanrre ;,, ,qui- • lihrio, Jm il rorporntfri'smo opemio r/Je li sol- • /,cita 11,INord, e .'n politirn dd co11sumalortt • dr/ cou:rihurnlt, drt in ma11ù r{f j><rc11foria si • tsprimt dnl Sud "· L~nulore di qutslt paro/, così .. 1111ilarit, ; 1111 socinlisla rivo/uoionnrio: la 91111ftcosa nou (i dispù"·' nfl11llo. Solo noi t1orrrmmo do11ur11dmgli, st ,gli crrdt cht lo tjor.eo prr equilibrarsi /m il corporativi– smo operaio nordico t In politica dr/ consumn– lore , del co11lrihuenlechr si rsprim, dal Sud, apparlmg" ai soli Riformisti ,li drslrn, oppure 11011 sia comunt anclu ili /?iformi::;/i di sinistra <clancltt n moltisrimi ri;,10/11:;iouari. L'autore ,ii qutslo StJttnrcio autiprofc:;iouisla ci sa dire st i più aulorn.•oli J>trsonaggidtl Par– li/o Socit1/is/a 111Jirialt so110,faffordo o diS<ordi dn lui? I.' O~Ek\',\TORE. Per assolute necessità di spazio, siamo dolenti di do,·cr · rinviare al prossimo numero la continuazione degli articoli di F. COLETTI su Le origini ddt' Italia ron• lt:111pora11ca. Il decreto della sovranità e la pace di Losanna. Noi non siamo giornalisti, con rispetlo parlando, proressionali: perciò r:on posse– diamo, inrusa tino dalla nascita, quella pro– fonda conoscenza de omnibus rebus ti de q11ib11sdamalii's e quel colpo d'o~chio im– mediato e sicuro, che ha permesso ai nostri gazzettieri di formulare, non appena cono– sciuti gli atti del trattato di Losanna, un giudizio rnpido e definitivo intorno al si– stema giuridico escogitato dai fiduciari di Ouchy. In tutto quel groviglio di firmani, regi decreti, iradi~ e convenzioni pubbliche, senz.a pregiuditio delle probabili con\'enzioni se– grete, dobbiamo candidamente confessare che, ancora una settimana dC'lpo 1a pubblicatione dei documenti, non siamo riesciti in nessun modo a raccapettarci. Il trattalo di I.osanna ci ricorda quelle oleografie, che si trovano in certe osterie di campagna e che rapprtsenlano nna donnina sfaccia1ella 1 dall'occhio sorridente e insi– nuante, la quale da qualunque punto della stanza vi ponete ad osse,varla pare che vi segua sempre con lo sgui.rdo e '-Orrida solo a voi ; t se siete in tr~ a guardarla con• lemporaneamenle da tre amsoli diversi, es.u vi 1orride e vi lusinga insieme tutti e tr~.... A chi sorride il trattato di Losanna : alla Turchia? all' Italia? ai maomettani della Libia? a tutti ? a nessuno? - Noi abbiamo un'impressione generica, quasi istinth-a, che il trattato di Losanna sia destinato a rima– nere ncll3 sloria delle relationi internatio• nali come una delle più raffinale corbella– ture diplomatiche. LR corbellatura è cosi squisita e perfetta, che sarà sempre estrema– mente difficile finanche il determinare chi precisamente è stato corbellato. Un capola– voro del genere. Eccovi qua, per esempio, il e nostro fe– dele servitore •, come lo chiama l'ottimo Maometto V, Esem Eddin be)', il quale è nominato da Cosl:rnlinopoli ed è ricono– sciuto da Rom:1 Naib-al-Sullan. Naih signi– fica luogolenenlt; S11/1,111 signitica letteral– mente do1111i1alore politico. Uunque gli ..\rabi della Libia avranno ragione di credere che il vero sul/ano, cioè il vero sovrano, è stmpre quello di Costantinopoli, il quale è rarpre· sentato da un luogotenente locale. 1'la questo e luogotenente del dominatore poli1ico di Costantinopoli , di chi sarà m realt~ • nostro fedele sen·itore •? di ~lao– melto V o di Viuorio Emanuele lii? Tutto dipende dall'uomo che è stato scelto a sif– fatto uflizio, nUO\"O a queJ che sembra nella stori:t dell' irnpero tu,·co, e dall'abili1à e dal tallo con cui I' Italia saprà maneggiarlo. Se a Naib nl-Sultnn è stnto scelto un uo– mo di fede italiana sicura, e se i nostri go• vernanti non faranno troppi ~propositi, è cerio che questo luogotenente del Sultano, mentre manterrà pili a lungo negli arabi la illusione che i turchi sono rimasti i veri padroni del paese e che noi ,·i stiamo sol– t:tnto per condiscendenza del sultano e in via pur:tmente pron·isoria, focililera straor– dinariamente la pacificatione del paese co– municando agli arabi gli ordini nostri come ,·olont3 sue, eserciterà insomma di fronte agi' indigeni quella fuotione di autorilà in• termediaria kgillima fra dominatori e domi– nati, che tanto utilmente è esercitata a ,·an- taggio dell'Inghilterra e del I. Francia dal Kediv~ in Egitto, dal Bey a Tunisi, dal Ma• ghaten in Marocco. E dovremo pensare noi con la nostra prudenza e col tempo - molto tempo l - a sostituire lentamente negli spiriti dei nostri sudditi I' idea della legillimilà italiana a quella della legittimità turca, in modo da potere un bel giorno pensionare tranquillamente e magari per de– siderio degli stessi nostri sudditi il diven– tato oram;;ai inutile « nostro (edele servitore >. Se, im•ece, il Naib-al-Sultan farà come certi cardinali, che appena diventano papi cam– biai.o improvvisamente faccia e carattere, e intenderà di essere e fedele servitore > del solo suo legittimo sovrano, oppure se il go– verno italiano rarà tali e tanti spropositi da meuerlo in un:1 posizione addirittura inde– cente di fronte a quella popolatione per cui egli ~ la sola legittima autorità, e lo co– stringerà a scegliere fra la ribellione e il disonore, - in questo caso il Naib-al-Sultan, anche: se potrà esserci utile a lubriticare qualche attrito nei primi tempi della luna di miele, in reallà non servir;\ che a mantenere a lungo, sotto la cenere, la brace dell'odio anticristiano e antiitaliano, e un bel eiorno ~i rivelerà come uno dei più rovinosi erl'ori della pace di Losanna. EJ ecco come il trattato di Losanna si somiglia alle oleogratie delle osterie di cam– pagna. E parecchie altre fra le disposizioni di esso possono dare luogo aJ osservazioni analoghe - sono un e salto nel buio > 1 come ci scrive uno dei nostri più competenti orien– talisti ; possono di\'entare per noi • una gab– bia d'impotenza cos1ru11:1ci con le nostre strsse mani > 1 ci scrive un altro. E noi ab– biamo una gran paura che il nostro paese sia spaventosamente imprep:.&rato a rendersi conto dei problemi, che.:deve.:risolvere, e delle prov• videnze più opportune per superarli o girarli. li documento piil limpido di questa impre– parazione ~p:H'entevolc 1 è d,1to appunto dagli atti della p,ce di I osanna, quando si con– frontino col nefaslo decreto di sovranità piwa e inl,·ra del 5 no\•embre passato. Bisogn:t essere proprio ciechi ~r non vedere che I' Italia, acc~llando in Libia un • luogotenente Jel dominatore politico » di Costantinopoli, si è rimangiato, sia pure formalmente soltanto, il decreto del ; no• ,·embre. Se voi, amici le11ori, sicle assidui del Gior- 11alt d' /J,,t,:, e :n-ete tuttora l'eroismo di prendere sul scrio il nazionalismo di felice memoria, e perciò sapete che l'Italia con– tiene il popolo senza dubbio più polente e pii1 im·incibile e pili ines:iuribile dell'orbe terraqueo; e se per un anno intero vi siete bevute in perretta giocondi1à di spirito tutte le mille ba11aglie, ciascur.a delle quali è stata pH.1straordinaria di quella dei Campi Cata– launi, in cui il romano Ezio dicesi abbia ucci~i trecentomila barbari, con questo di speciale per le battaglie nostre, che i nostri soldati, mentre massacra\'ano lutti i turchi e tutti gli arabi dell' uni\'erso, cr2no assoluta– mente in"ulnerabili, e f"e qualcuno di tanto in tanto ne moriva era solo perchè non era umanamente possibile impedirgli di suicidarsi; e se ritenete per rcrmo che l'Italia non a– \'rebbe do\'uto fare altro che desiderarlo per arrivare in un batter d'occhio al lago Ciad, e poteva precipitarsi con indiscutibile sicuretza nel vortice delle conAagrazioni balcaniche per rinnovare al di J~ dell'Adriatico, senz.a pericoli e senza ostacolì, le grandezte di Roma e che i I buon tempo feo t i - se, amici lettori, voi portate nelle vostre vene il divino seme degli eroi, è positivo che voi dovete, dinanzi alla vostra diminuita SO\'ranità, fre– mere vigorosamente di rabbia e di orror. Ma noi non siamo seme di eroi, E tro– viamo che dopo un anno di guerra, e dopo due miliardi di spese, e dopo migliaia di vite italiane sacrificate nelle batuglie e negli ospedali, la nostra conquista non pe– netra in nessun luogo pii1 addentro che qual• che decina di chilometri dalla costa, e so– pratutto siamo stati continuamente angosciati Jei pericoli di complicationi internationali con cui la guc:rra con la Turchia ci ha se• minata per un anno intero la strad!I, e siamo soddisfatti che la questione libica sia diven– tata oramai una semplice questione cli poli– tica interna italiana, e abbiamo fino da prin– cipio consiJuato come un errore enorme, imperdonabile, il decrt-to del 5 novembre Mie rcndt!va impossibile la fine della nostra avventura in quanto aveva carattere interna– z.ional~. e lodiamo inconditionatamente i no• stri fiduciari di aver saputo trovar la via per corre1gere quell'enorme errore. Solo ci domandiamo, e tutte le persone di buon senso saranno con noi a fare le nostre stesse dormmdc: - Nell'ottobre del!' anno scorso, se(ondo si afferma da molte e buone fonti, la Turchia propose ufficiosamente al– i' Italia la pace sulla base del mantenimento della SO\'ranit:\ turca in Tripolitania. « Du drapeau ture quelque pari! ,, cosi definiva la sovranità un diplomatico lurco, inviato a Roma per <111estoscopo, a chi gli chiedeva in che cosa dovesse consistere questa sovra– nità. Era una questione di forma, un desi– derio l~git1imo della Turchi:1 1 che noi a\'e– vamo lulto l'interesse a soddisfare, salvo a definirne le modalità come abbiam fatto nelle trattative di Ouchy. Il Governo italiano ri• fiulò quest.& proposta. Perchè la rifiu1ò? Per– chè respinse nell'ollobre d~I 1911 ciò che doveva accetlare nell'ottobre del 1911? Al rifiuto di ogni concessìone fatta dal nostro Go\'erno risposero i 1urchi con le e sorprese • del 23 e 26 ottobre. Risposero alle e sorprese > le stragi di quei giorni, che hanno scavato nel cuore dei superstiti un sol• co di odio inestinguibile contro di noi. Venne poi la vana spacconata del decreto di sovranità. E vennero tulle le diOicoltà, tulle le perditt-, tulli i pericoli di un anno inte– ro: nè la pagina delle pAssivil:\ non necessa– rie è pro~sima a chiudt"rsi. - Perchè tutto questo? Quali pericoli presentava nell'otto– bre del 191 1 quella pace con la Turchia, che è stata fatta nell'ottobre 1912? Quali van– taggi si a~petla\'a il nostro Governo dal suo contegno intransigente e altero, e quoti van• taggi do\·e, come si sono rtalinati? Un nostro eminente uomo politico diceva nel giugno p;,ass.110 : e Il giorno in cui sa• ranno conosciute le ugioni di quel decreto di sovranità, che tanto danno ci ha fatto, io non so se nel nostro paese prevarrà lo sdegno o il riso per la infanlile leggertzza dei no• stri uomini di Stato •· E uno degli attuali

RkJQdWJsaXNoZXIy