L'Unità - anno I - n.43 - 5 ottobre 1912

compera di materiale sco lastic o ccc., avremo una percentuale di spese rrnnua di L. 650 a L 700 per ogni singolo alunno •· E: ne_lla R~1gio,,, del 3 giugno, sempre lo stesso art1c~hsta r~volgcya al C('lmm. Scalabrini queste pre c~se stringenti domande, alle quali, eh' io sappia, non s1 è ant:or <fata alcuna risposta dal su non loda to direttore generale: •. 1. 0 A quan to ammon tano gli stipendi ordi– nane straord inar i dcli' incompe tente ed inetto _personale degli ~ Oici Centrali? 2°. In clic maniera, come cd a chi sono di – stri buit~ le migli~iu di lire d'ore in più asse– gnate. at professori e che , spesso, per ogni sin – go lo _msegnnnte su1><>rano,o quasi, lo stess o sti– pcnd, o, e perchè 110 11 risultano dall'annuario? 3°. Cosa se ne fa de lle migliaia <li li1e che -s• introitano per la vendita <lei costoso ed ab– ,bondant e rmner iale scolas tico che si spedisce annualm enlr, nelle singole scuole all'estero? ' 4°. Dove vanno a Hnire le abbondanti tasse scolastiche che si esigono dagli alunni delle otto · scuole srcondar it•, della scuola preparatoria a~la Normale di Tunisi, dei corsi professionali <h Ale~sa1~dria, Trip oli, Tunisi e di quelle ele– !1'cnt_a~, d1 Bc1ru1, Cairo, Salonicco; e gli altri 1ntro1h delle due scolelte d'arti e mestieri che ·a occhio e croce, devono, complt"ssivamon te; ammontare dalle 200 alle 250 mila lire? 5°. A quanto ammontano le spese dei locali scolasti~i che, in mnssima par te, sono delle vere e proprie stamberghe e d1e disonorano il nome <I' Italia all'est t:ro ? 6. Quanto si è speso e qu:,.li sono state le cause dello sperpero per i due locali scolastici -di Scu tari d'A lbania e di Susa di Tunisia, che sono andati ,ubito in isf.icclo? Si sono mai contro l!ate lt entrate? Si sono mai controllat e le spese? Si è mai pensato a fare delle Ispez ioni amministra tive nei vari ccnll'i scolnstici, sul modo come sono ammini– strate I.e entr ate e le spese delle scuole , per pre venir e ed evitorc le possibili malversazioni di, cui si cb?~ un t:_-iste e pietoso esempio nel Dirett ore s111c1datos1, due anni or sono nello Ufficio dcli' Ispettore Generale deJle scu~le al– l'es tero e che, notoriamente, risultava un pro– tetto dello stesso Ispe ttore, ossia dell'attuale direttore generale? Si può donrnnda rr, insomma, come si sono spesi i milioni assegnali ai bilanci delle scuole -e risultanti dagli annuari? E per quc1lo più reccntf'! del 1910, C'he con un assegno di L r,250,000 - per il personale <lellc scuole regie e drllc scuole coloniali - si spendevano meno di 88o,ooo lire? E per l'altro recentissimo del 19n , a cui quasi per lo stesso persona le regio e coloniale si as– -SCR:navaun bilancio di L. 2,3.56,345? Perch è da quest'u ltimo non sono appa rsi gli .aumenti di stipe ndio, mentre è saputo che la legge fu votala il 18 dicembre 1910, e che la -crnssa asine ria dei cnlcoli amministrativi degli '\lllici centrali, non permise che venissero a tempo pubbli cati ? " Quali sono, infine - rhiediamo noi - le pre– ,cise cifre che si dànno in sovve nzione agli istitut i religiosi? Quant o si è s;,cso per il 1910 per sovvenzio ni a questi istituti se in II resi– denze, su 21 delle scuole regie, si sono larga– 'ITlCntesovvt' nzionati 42 istituti religiosi, su 6o reto~s~s~br!!Jo difficoltà alcuna ad ammettere -che si possano sovvenzionare anche le scuole private . sia pure confes~iona li; ma il buon senso vuole che anzi tutto si pensi agli ist itut i di Stato, e poi, se vi sarà ancora qualche soldo, si sov• venzionino pure le Scuole privat~. Coocludecdo. In venti anni l'Amministrazione cen trale, rap– presentata dal comm. Scalabrini, non ha fatto che lascia re che le scuolr. all'estero vadano di male in peggio, abolendole via via che fosse possib ile,e sosti tuendole con scuole private tenute eia re– ligiosi. Noi invece vogliamo che le scuole di -Stato siano conservate, onorevolme nte e deco– rosame nte. Ma orama i l'esperienza della legge del 1910 dimostra che per ragg iungt>re questo scopo non bastano riforme legislative. La prima riforma necessaria è quella di licenziare dalla dir ezione ,:-enerale delle Scuole all'este ro il Com– mcndato r ScalnlJri ni, e sos tituirl o con altro uomo -<lclla cui buona volontà il paese possa vera - mente fid,rsi. GEROLAMO L\ZZER1. Agli amici dcli' UNITÀ Sa.remo 1ss.ti riconoscenti • qCJel/{ fra. i nostri •hbon.tti e lettori, che 'borr.tnno .tiuta.re l,a. diffu• sione dell'Unità . in"bi.tndod {n bust• chiusa. e a.f– fr•nc.ata. co,i 15 centesimi il presentr talloncino, dcpo a.'berlo sfacalo d.tl giornale e a.Der'biiscritti i nomi e gl'indirl••i di personr, a. cui l'Ammini– sfraslone poss. mandare numa-i di saggio con spera.nsa che si .tbbonino. Chi desidera di avere un".tltra copia non sdu• pala di qursto numero per conser"barla.neUa.colle– sione, i pregato di sottolinea re le seguenti parole: si desidera un'altra copia del n. 43 e noi, non apperra rice'buto il presente ta.Uondno riempito con gl"b,d(risfli, d faremo un do'bere di in"bi.trgli la copia richiesta.. lndlrluf di possibili abbonali a cui l'Amminis tra– zione ckll' Urril.ì è consigliata a mand,uc numeri di saggio, 2. 3. 4. L'UNI TÀ Il protezionismo marittimo Secondo le ultim e statistiche pubblica te dal Llo}'.d's Regisler, la marina mercantile italiana contava, nel 1911, lonn. 1,340,5o8, compless iva. mente, escluse le navi inferior i a tonnellate uni– tarie 100; nel currente anno ha ragg iunto ton– nellate 1,3()8,582, e cioè ha avu to, rispetto al– l'anno prec ede nte, un aume11lo di ton n. 58,074. La nostra marina mer cantile occupa il sesto posto fra quelle dell e pri ncipali nazioni marit– time; viene, cioè, dop o le nrnrìne d'Inghilterra, degli Stati Uniti, della Germania e della Fran– cia;c preced t1immedia tam ente quelle dell'O landa e della Svezia. Però, tenu to <'0nto degli annuali aumenti di tonn~llaggio è lecito preved ere che mentre le marine mercant i!i di Germania, Nor• vegia e Francia ad ogni anno che passa si di– stanziano piil sensibilmente dalla nostra, quelle del Giappone e dell'Olanda - la prima con un aumento di tonn. 141,771 nel periodo 1911-12 e la seconda con tonn. 71,610 - in brevissimo tempo ta raggiungeranno sorpassandola. a tgu a1mente dann oso, di usp ons;. ,bilit:i.collet• • tiv<'. Cosi le principali aziend e di 11a\·igazione • divennero pralicam,n/e una sola ·:,zicnda, con • tutti i difetti delle aziende troppo grandi e • con pochissimi o nes!!iuno dei pregi; e poi a " lor volta cotal i ttziende si concentraro no pie– • torica mcnt e •• Genova, mcntfr, in ispecia l 11 modo per i traffici di emigrazione, esiste una 11 netti ssima divisio ne de l h1voro fra Genova e " Napoli, cd u1111 sottodivisione fra Napoli e Pa– " lerm0 • Messi nu. 11 In mezzo a tant e frasi nltisonnnti , il lettore di buon senso cap isce bene qu esto: che l'alta finanza è intervenu ta per sindacare tutte le so– cietà italion e di n:,vigazionc-, le quali oggi, sotto nomi diversi costi1uisco110un monopolio. Ques to sindacato delle società italiane di na– vigazione dovrebbe teoricamente com1,etere con la marina estera: qucsla almen o a,·rebbe do– vuto essere la ragione economica di aver tra• sformali i piccoli deboli organismi clelle varie società nel grande org:rnismo de l simlaculo 11a– zio11alt'. Ma ciò non è avvenu to. La marina italiana SQVVt111Jionala, ad ontu del sinduca to 1 non C rie– scita e non riesce a SClltrnr e allu Murina libera , naziorrnle ed estera, più del 50 010 del lrnffico totale. Queste dfre <.lirnostran o il completo in– successo deliu poli1ica delle sovvm.z ioni. J7J La spiegazione di,·enta facile quando si sap~ pia - cd è questo che noi vogliamo far sapere al pubblico - che il Si ndacalo tltlle varie So– citlà di 11avi'gnz io11, 11011 si è cosliluito p,r com– halltre In concorrm:sa 1/tlln Jlfnrimt libera fore– slitrn / 11111 sollnn/o ptr sf rullnr, />t.Jlilicamtnle td tco11omi ca111t nle il sistemfl dtlle sovv enzio,ii I Quindi questo sindat: llo non ha rngione di per– fezionare il suo mat erinlc e la sua orga nizza– zione indu s1riale [)t"r metters i alla pnri con le marine eRtere concorr enti; ma ha solt,mto l'in, leresse di impiegar e nc:i servizi sov venzionati lo scarto del mate riale e <li prt".'starc nl pub– blico il servizio più povrro che gli sia passi• bile, per riscuotere le sovv1111io11i. In conclusione la politic.t delle sovvenzioni mentre dissangua i contribuenti e òà lauti gua – dagni ai maneggiatori 1>olitican ti e borsis tici di sindaca ti, è la causa prima del monopolio e poi della inerzia dcli' imlu-;tria <lt'i tra ipor ti ma– rittimi e quindi della decadenza e crisi della marina mercantil e italiana. E le sovvcr..zioni sono passate di recer.le alla Camera, come osservò a su? tempo L'Unit à, (n. 27), col consenso passivo di tutti i deputa ti socialisti, i quali, in questa, come in tut te le altre ques tioni di pubblico interesse, o sono llegli as– senti, o non capiscono, o fingono di non capir<'. li. Mozzo. Orn, siccome le statistiche compara te del mo– vimento commercia le e d,cl movimento marit– timo dimos trano che 1:el mentre i nos1ri traffici per via di mare aume ntano con progresswne abba stnnza notevole, non egua lmen te potrebbe dirsi de llrr compartecipazione e della risonan za · dell a nostra marina merc antile, in ispccial modo rispetto alla sempre moggiore inleressanza della bandiera estera ; cosi è giocoforza conchiudcre che la marina mercantile italiana è in crisi mal– gra do il volume dei tr affici e il tasso dei noli da qualch e anno abbastanza elevato. Crisi ma• rittima di sviluppo, non nd sen30 in cui sono comunemente intese do,gli economisti cotali fe– nomeni, e, cioè, eccedenza notevole della offerta di serv izi in rapporto alla domanda i ma stasi, anchilosia di tutto un orga nismo industriaJe , malgrado che la offerta e le riserve di capi tali dii-.ponibili non facciano difetto. LA PEREQUAZIONE FONDIARIA A qu:tli falti o fenomeni dobbia mo attr ibuire questo s1ato di cose? La stampa che rappr ese nta gl' int~ress i dei cantieri e degli arma tori, di fronte a un tal fatto che pa re normal e dopo i sacrifici crescenti , che lo Stato sopport:t annualmente per dar premi e sovve nzioni d'ogni sorta alla marina mercantile, ne trova le spiegaz ioni nella incerta e insuffi– ciente politica delle sovvenzioni dello Stato , e ne/In scars a i11isialiva , di/tifosa orga11ieeazio- 11e dtlf industria ilaliaua. Ora ~ naturale che gl'intcressati non vogliano perdere le sovvenzioni annue, che ammontano a parecchie diecinc di milioni, e quindi insi – stono a dire che, se mancassero le sovve nzioni, la crisi dell'industria dei trasporti sarebbe mag– giore. Ma intanto prendiamo alto con piacere che la loro stampa cominci a riconoscere le de– ficienze della stessa indu stria dei traspo rli ; 11 Quesla - scrive la sudd etta stampa :.iffa- 11 rist ica - sarebbe n~sai dannoso orma i il ta. " cerio, non ha dat o prova di grande iniziativa " e di qud corag~io industria le che in tulle le • industrie è novanta volte su cento arra di • successo. Ha dato anche prova di non volere • o di non saper t;ludi arc il movimento com• • merciaie marittimo per trarne profitto isti• a tuendo nuove vie di comunicaz ione, o miglio• • rando le antiche. Forse il difetto di combat– a tività, di ricerca e di iniziative, diµendc anche a in gran parte dall a particolare organizzazio ne • della nostra gra nde indu stria dei trasporti • mariuim i, che nrnnc:t di elastici tà e potrem - 11 mo anche dir e, di aria, La cosi detta conce n• 11 trazione indu striale nella nost ra marin a rner .. 11 cantile è infatti avven uta con una intens ità 11 sove rchiante tutt i i limiti del ragion evole. 11 Qunndo l' nlta finanza entrò arditamen te nel 11 cuore della indu stria italiana dei tr-1sporti ma– " rittimi, m1zionalizza ndo pili intim~unente ciò a che era nazionale soltanto ulla superfic ie, e • coordi nando forze ed interessi dapprima di- • vcrgenti, noi ne traemmo mot ivo di buone 1i1 speranze per l'avvenire: speranze che poi • solo in par te si verific.-ron o. La buona vo- • lon1à c'era !-"enzadubbio, ma il difetto si pa– .. lesò immedi.ttarncnte nel metodo. Si fece una .11 concentrazione di capita li i ed attorno ed in– ...sicme a questa, una concen tra zione di per– • sone. ~una ridu zione o svalu tazione di respon – " sabilit:l. e d' inizia tive individuali , un accresc i• 11 mento formale - e non sos tanziale - ma A proposi lo di quanto è Sl3lO:,crilto nell'Uni · tà (n,i 2 5 e 38) sul catasto di Porto Maurizio, è opportuno richiamare un discorso (tornato– mi sott'occhio in quest i giorni) pronunziato a Bitonto, il 7 novcm~rc 1909, dall'on . Al– berto Gualtieri, e pubblicato sul Corriere delle Puglie del 10 nov~mbre succcssi,·o. Ecco alcune delle parli più interessanti di questo discorso. Il cata_lto netl' Italia 1uperiorc. Le provincie d'It alia sono 6g. Il Catas to è comphJto sollanto in 15 provi ncie dcli' Italia su– periore e centrale, cioè Ancona, Como, Cremona, Mantova, Milano, Patlova, Treviso, Pavia, Massa Carr ara, Brescia, Verona, Vicenza, Bergamo, Modena e Regg io d'Emilia. In tutte queste provincie, eccettuate Modena e Reggio d'Emilia, le Giunte tecni che tassarono i terreni con eccessiva mitezza, tanto che la Commissione Censuaria centrale dovette, ed in modo assai sensibile, uumentare i red diti im– ponibili, fissati dalle Giunte tecniche. E~ovi infatti, il prospe tto clcllc tassazioni nelle sette provincie di Ancona, Corno, Cremo na, Mantova, Milano, P:1dovo, Treviso, inserito nella relazio ne dimostra tiva i, dello stato e dell'anda– mento dei lnvori catastali ònl 1. 0 luglio 1900 al 30 giugno 1901 n comun icato alla Camera dal– l'on. O.il Verme, neila seduta del 1. 0 maggio 1!)02 (1). Olu1t1 ttca. Co■m. Ce11. ce■t. Ancona 7,I73.goo 7.594.ooo Como 5.623.000 7.001.000 Cremona 14583.000 15.560.000 Mantova 14.524ooo 15.074.000 Milano 28.465.000 31.148.000 Padova 10.73<..000 12.:286.000 Treviso 7-422.000 8.907.ooa 88.526.000 97.57o.ooo Totale aumento :,rrecalo da lla Commissio ne censuaria centrale di lire 9.044.000. NC il si-;tema mutò per le altre provi ucie di Pnv ia, Massa Carra rn, Brescia, Verona, Vicenza, Berga mo. Infatti il reddito imponibile . di Pavia fu aumen tato d11la Commissio ne censuaria cen• trale di lire 497,925: quello di Massa Carrara di lire qS.719; quello di Brescia di lire 1.270.8o8; quello di Verona di lire 68.035; quello di Vi– cenza di lire 131 293 i quello di Bergamo di lire 1.240.415. O3sia , per queste altre sei provincjc, fu arrcc~ to un aumento di 3.354.000 lire sul red – dito imponibile. Per le sole provincie di Modena e Reggio Emilia fu cumula tivamente apportata una <limi . nozione di lire 170.814 (2~ (1) V. Aui p.ul.J111111lr1r i n1ionc 191n, voi. li peJ I IJS• (2) V. le rcluioni ri_.pcuin dri otuti 41 lullc le ccnn3te pro– YÌncic. U ututo o•tl ' Italia metfdloaale. Se questi pc:riti, nel tassare le terre del Nod, e del Centro d'Italia, erano stati sempre miti al punto da essere riveduti e corretti, c'era da prevedere con quasi certezza che, venendo a stimare il Mezzo:11,si sarebbero ispirati agli stessi criteri, che, giova ripe terlo , erano cri teri di fall o, e perci ò eminentemente obb iett ivi. ~ ..Accadde invece qualc he cosa d'ipcrbo licame-nle in;e rosimile . I periti, nel tassar e i terr eni di Napoli, cioè i terre ni della prima provincia me– ri dionale, che cadeva sotto la bcnroola atten– zione della burocrazia catas tale, si tra sfor maro– no subito : da miti e blandi divennero felini; e nicnlcmerio tassarono il rrddito dei terreni di Napoli in milion ! 22. Apriti ciclo t Il clam ore dei contribuenti dive nne asso rdante; nella slampa, in comizi, alla Camera, si gridò allo scandalo. Ed allora la Giunta tecnica rivide le sue tariffe, e le ridusse da 22 milioni a 20. Ma il tagl io era ancora derisorio i tanto v_ero, che la C?mmis– sione censuaria centrale-, ridusse quei 20 milioni a 16. L, psleotocta della burocrazia cata– atalc. Quale la psicologia di questi fatti ? Semplicissima e cris tallin.t : i peri ti, nel venire a tassare il Mezzog iorno , nvevu no ricevuto or– din~ di cambiar 111e1odo. E pcrch è ? Ce lo dice Ja stessa rt:lazionc della sollogiun ta de lla com• missione censuaria centrale, che 110:1 si perita di scrivere , ali' ini~io, ques te testuali parole: " le tariffe che sarnnno stabili te per la più im- 1 portante fra le provincie meridionali (Na- • poli) servir dovranno di caposaldo e termine • di confronto per tulle le provincie mede- • simc ., (Ij. Si doveva tassare la prima provincia del a paradiso terrestre ., : dunque occorreva cam– biar metodo e scagliare tutti i fulmini del fisco. Manco male, che l'armen to dei prop rietari me– ridiona li cominciò n b~t... rc; perchè quell'arm en– to si dolga, ~ necessario gli si mostri la vici– nanza dello scamrntoio. La prova dech lva della loglu1t1,ta. NC codeste sono impre ssioni mie , passibili di smenlile 1 che ~nzi posseggo clemen ti di una forza proban te eccez ionale, i quali prova no in qual modo il catasto risponda a verità nel nord e r.el centro cl' Italia. S •guitcmi e non vi abbandonate, vi prego, a soverchia irritazione . Voi conoscete 1 1 Istituto italiano di credito fon. diario, sedente in Roma; sapet~, come sia se– vero nelle sue stime le quali non rispondono mai al valore dfcttivo 1 dei terreni, ma si man– tengono sempr e abbas tanza al di sotto. Or b ~nc, <1uell' istitu to, nel far le sue stime, ha constata to che in provinc ia di Napoli il rcd-

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