L'Unità - anno I - n.43 - 5 ottobre 1912

rivdato l'otti ma preparnio ne dell'e sercito e dell'armata, e non a noi so li, ma al mondo inte ro. li momento in cu i si comballe non è adatto per giuJicare serenamente di ciò ; ma con sentiamo pure e loto corde in tale valu– tazi one. Non dobbiamo però dime nt icare che questa fiducia, ottimo elemento di forza e di riuscita finchè contenuta entro lim iti ragio• nevoli , diventa facilmente una pericolosa ub· briacat ura collet1iva 1 qi1,111do ~ia lasciata ma– neggiare da chi (a profossione di donchisciot• tismo. Non abbiamo assistito in questi giorni al– l'e roico mic o dilagare dei voti , emanati dalle sezioni naziona listiche e radicali, per imporre al governo di non rende re alla Tu rch ia le isole dell 'E geo? E la stessa ingiunzione non ha fatto al governo Ernesto Vassa llo , già tanto benemer ito de ll' im presa tripol ina, nel Corriere dJltalt"a? Unica speranta si è ch e, finita presto la guerra, il paese faccia anche piì.1 presto a sbarazzarsi del dominio che costoro hanno acquista to sull 'opini one pubbl ica i perchè 1 al– trim enti, - l'on. Fortunat o e l'on. Co lajann i ce lo consent iran no facilmente - anc he questo van taggio della riacquistata fiducia nell'eser– cito, nell'armala e nella di sciplin a del popolo italian o, in man o di collito~o, si tra sfor merà facilment e ÌCI' arma per nuove e più pazze – sch e im 1 ,rese nazionali ste. Scusami, caro Salvemini 1 per queste con– siderazioni poco in armonia col sentimento nazionale del momento, e che altri potrà anzi qualificare antinaziona li. Gl i egreg i ami– ci, ai quali esse sono rivolte, sapranno cer– tamente accoglie rle per quello che realmente sono : la manifestazione cioè d'u n apprezza– m ent o diverso dal loro dei valori morali della guer ra , che a loro fa apparire me no gravi le tristi conseguenze di questa ed a me ancor a più tristi. Cordia li saluti dal tuo Carlo Maranelli. Caro Maranelli, An che tu amm elli con sotltlisfi itione du di fro11lc alle ,ucessillì dtll' imp rcsa, in au' si trova oggi impegfla la I' IM!i a, folli i soldati delle divers e r1gio11i si 50110 tr ovali in Affrica « ac– comunali e a(lralellali 11011 solo dlii pericolo, ma anche dal senlime11lo del ,lot•ere e tlelPo– "ore 11a{l'o11ale ». A1,cl,e 111 li compiaci che e qui iu p .1lria lo stesso smtime nto dell'onore t1a{'·ounl e ha mantenuto folli disciplinali, 5e 11011 concordi negli animi ». Anclte ftt assi'sfi con simpa lù a qutst o e 111ag11ifico sln11cio di solidarietà nella guerra ». È' queslo un resu,llttfo bmejfro dell'impresa libi ca, di cui noi, che pur a/l' impresa siamo sfati risolutammte avversi 1 abbiamo il dirilto e il dovere di ra/11grnrci senta resfr i{ioui. /j di que5to, e 11011 di altro, mi pare si ral!egri110 co11no,~ salvo fors e qualche sf umatura di pen– siero e di espressione che noi '1011coutllt'idiamo, il Forltmato, il Co!aiam1i 1 il D i Staso. Certamente è questo il solo resultafo utile dell'impr es,,, destti,ala a ,·icscire, solfo molti altri aspt lli, d.muo sn al uosl,.o pa.:se: e citi fa sperare vantaggi d'alt ro gm ere, s'inganna o vu ole iugmmare. Cer"1mml e questo re511/talo non può valere, da sè solo, a fi,r ci as!olvtr e coloro che lta11110 spinto I' l!tllia in qursf'av • t,•entura a base di liugie 5vergogna/,:: f erchè nu lla sarebbepiù sfoflamml ede/illuoso chepro i•o– care ,ma guerra -- e con quei'me/odi.' - • al solo scopo di melfer e a pr ova In so/idarielà e la di5eipli11a del prop,-io pruse : coloro stessi, da cui que5ta gurrra è 5tala ti·oluht, /'l,a,, - 110 gi115lijìcala con altri espedll:11fi,cioè col ,mi– raggio delle grandi ricche{{e da conquistare Sttl{fl colpo ferin, con !1 necessità urgenle di imp edir e il famoso soff ocamento , con ra– g,'oni di alta po!il it ,1 tanfo più impr cs;iouanfi quant o più imperscrutabili, ecc. ecc. Cerlammf e è assai più dijficil e da re opera con un lavoro conlim, o, tenace, sisfema/i co, poro rumoros o, a tuff o quel /avaro ili seria orga11i\\ ''\i o11e i11- /er,1a - SCll{fl cui 11011 avremo mai una salda compag ine 11arJonale, te,momicameule, iul el/el– lua/111c11fe e 111ora/111e 1/e p enq uafa ÙJ fu/t e le sue par ti , - che 11011 sia slafv per molti 110- slri co11rifladi11i il lasciarsi lrasci11nre alla guerra dall e 111t11{ognc dei giornali, salvo a fare L'UN I TÀ seriamm le il proprio dovere di fr oule alla real– tà, anche dopo che le lltCII\0gn e si sono ri;.,e– laf e p er quel che erano. Ccrlam m le quesla p rova bellissima di str ielà nt1{io11nle, di / 1011/e alle respomabilifà di un 'imp resa con tanta ftg– gercn.n a5s111da, mina ccia di rie,cir causa di nuovi 111.1/i, dr'lenni11mulo ti, molti um, più perù:olosa pn st111{1'onc sciot 1 ù1isla, serveudo rome nrg omml o a pr oclamar e che I' lt a!it1 oramai è 1m paesi•pe,J dlo o quasi, pr ccip,'tmuloci in nuovi risd,i e in 1111otie stordit.,ggi'11i. 7i,llo questo è vero, e deve roul erci pensosi dell 'avt1mir e, e deve far ci st11fire più jvrle il dovere di confra slnrt a palmo a palm o il ler• re110ai m,o t•i alfeulali tta{l'o'1alisli. Ed è p er questo rhe pochi /r,1 noi ~; se,J/0110 di 5cgui re il nostr o ami co e mncsfro, Giu stino Forfu11:1fo, nel 'esclamare : « V/va la g11err11 > 1 anche 5e siamo piem1me11/~ concordi ron lui nel compia– cerci che, allra verso fan/i' danni e pericoli, la guerra « qua!dt " cosa di 1 110,;o, di bello, di promd lenfe ha ri ve/,1/0 nella 11uova Italia ». Ma 11011 lasciamoci, caro Maranelli, condur- re dalla 11osfrn attversioue a un'impresa dan – nosa al paese e d.11/e pnocc upa\ 1'o11i del!'at1t1c- 11ire, a disconoscere in alcun modo quel /,mio di util e e di buono che l' imp resa ha p rodoflo o per lo mrno rll:e/11/0. N on esiste, lo so, fr a le e me, e fn, noi e il Forfunal o e il Di Sfa so, nessuna f ondamen– lnlc div1:rge11;,a a questo ri!J11:1rdo : si /rafia, c0me dicevo or ora, di sfunwfur i: di all cgg ,a– mm li int el/ellu,r/i e senfimwlali : e sf umal ure che 1101 sono 11ea11clte•siabili . A me, per es., avviene co11fi111u1111en/e di sentirmi por/al o a meltere avanti i soli /ali negativi e p ericolosi della impr esa, ogni t•o/1" che ne discorro con 11110 di' coloro, a cui le nw 1cog11e dei gior11ali hanno suggeril o 1111 oflim ismo allrd tanl o irr n– gion et·ole quanto p.:ricoloso : e viceversa mi froro ."forhma famt nle ad esaltar e i soli ele– mmf i buoni e co11sola11/i e uliti di quesl.1gu erra, ogni vo/fa che vedo il pessimism o imp edire a qualche 1105/ro ami co ,ma visione comp!cla e serena della realtà . G. Salvemini. LE SCUOLEITALIANEALL'ESTERO Le ortgfol. Le scuole italiime all'est ero sorsero sopra tutto per inizia tiva di Franc esco Crispi, il quale giu– stamente pensava che uno dei fattori più efli . caci della politica ituliana nel Mediterraneo do– vesse essere un organi co sistema di scuo le alla din :lta dip endenza dello Stato. Furon o cosi, nel 1888 1 istituite le prim e scuol e di Stato nel ba– cino medit erran eo, e con carattere di l:ticità compl eta furono aper te alle perso ne di qm1lsias i nazionalità o religione, tolleranti di ogni ere • denza, aliene da qual siasi propnganda religiosa e confessionale. Nel primo anno della loro istituzione esse erano g8, con più cli 15,000 alunn i, dei qual i 7000 ih1li:mi ed Booo stra nieri : ed era dedica ta quasi compl etam ente ad ess e la somma di lire 1,574.938 stanziate in bilancio per le ~cuole al– l'estero "ta nto governa tive, quanto sussidia te" · Le scuo le all' estero dipe ndevano da un' am– ministraz ione tecnica, retta da un ispettore ge– nera le, che aveva alla sua dipendenza tre dir et– tori centr ali in Levan te. L'ispetto re genera le e i dirett or i centrali dovevano costituire i motori dell'att ività scolastica , ment re i funzioi'iarl della Consulta e gli ngenti dip lomatici e conso lari all'estero non dov eva no esse re che strume nti di esecuzione. Se non eh"', nella pratica, l'ist it1.1zione di Cri– spi ebbe tutti i difetti delle improvvisazioni. Per le 98 scuole, tutte aperte in un anno, men – tre non era difficile trovare i locali, contentan – dosi spesso cli edifici deficienti, non era possi– bile improvvisare i maestri . Le scuole furono affidate in molti casi ad avventizi di scarso o di nessun valore (1). Lo stesso Crispi era conscio di qu esto grave difetto; ma non ebbe il tempo di ripararvi e lasciò ai suo i successori di con– tinuare e compl etare la sua ope ra. 11 comm . Scatabrtot. Nel 1891, il ministero Rud inl sopp resse, per un risparmio cli 220,000 lire, circa 50 istituti, licenziando cosi 130 ins e~nan ti e ncluccado gli alunni da 15 mila a 10 mila. La rovina divenne completa doµo chè l'ufficio di ispe tt ore generale fu affidato al comm, Sculabrin i, fratello del ve– scovo c:.i Piacenz,1. Il progr:umn a del nuovo ispettore si può riass urnere nella seg uente pro– posizione : 11 Affinchè le scu ole all'estero rifio– ris cano e siano in gra do .. li c◊n1petere con quelle ~ielle altre nazioni, bisogna, non migli orare con ogni cura il pers onale insegnante laico, ma man– da re in rovina le scu ole laiche, sos tituendole via via c,; n iscuole tenute da religiosi "· Cosi a Smirne aveva mo sino al 1goo una scu ola tecnica commerciale con 7; alunni, etl una scuola prima ria con r10. La scu ola fu ceduta in quell'an no ai salesiani. A Patrasso si cedono alle suore di Ivrea le scu ole con g:li annessi splendidi locali. A Costan tinopoli ed a B 1juk– dere salesiani e suore d'Ivr ea succeJon o agli insegnanti di Stato. Al Cairo, ad Alessandria, in altri luoghi cieli' Egitto e dell ' lrnp ero Otto – mano le congregaz ioni suss idiate dallo St~to pian tano nuove scuole in concorr enza delle lai• che, che sonn lascia te .tndar e in malo ra. Cosi si chiude a Co~tant inopoli In sc uola di Gala ta, si sopprime quella dei Pancaldi, che pure con– tava 150 al unni: ed i su:;sidi passano alla Geor– giana della Imnrncoluta Concezione, ai frati cli S. Giusepp e, alle suore domenic;,ne e d' Ivrea. Si sopprim e la R. Scuola di Aleppo, e si aiuta quella dei Fra ncesc:ln i <li Terra S mta; e via <li segui to, tan to da poter seguitare per lunghe colon ne. (2) Ali' infuori di quest'op er:.1negativa l' Ispe t– torato gc11er ale nulla ha mai fatto per le scuole italiane all'est ero, nemmeno per i locali, rimasti s~mp rc qw·lli ina datti e insuflicienti in cui s'e• rano dovu te collocar e nel 1888. L' Ambros ini ha riferit o nella Voce dell'anno scorso (n. 38 1 39, 40) quel che successe al pr o– fessore Ginsep;, e Vigilant e, ins~gnante e diret– tor e a Durazzo. Qut·st' uomo, che in nove anni aveva por tato la sua scuola da J8J alunni a 409 1 sacrificando la s.1lute cd ogni cosa, si ri• \·olse nel 1905 al Ministero per avere il per– meSS('Idi reca rsi ro n la sua signora a T irana (1t A 1uuto si riduce, dunqul', l'operi,. t•nto m•gtufic• b. di l'rance1co Cutpi nei 1icu•1d1 1tellc scuole it•li• ne • ll' c..,tc,o · 111d avere C#nt, ~/(1/0 m111leun•1Je111 n1lrn!l a otlima, affid:t.ndo con 1.- 1oli1a h eu .. p1Hticc o"" J.rgl' impu ienti incompe tcn1i I• ra pprc1enl11n11:., all ',u tero del'• cuhu rn italiana ad un corpo i,uc gnu1t, quui del lutto indc;::no, il qu11lc ha pen 10 e pcu. hctlora come 1111a p11nivi1.<e come un 01tacolo " qua lunque r:i .Jic:t.lc riordi n11n1ento, \t\ ", 11. IJ.). (1) Si \•egJCIIin prp oo1i10 J.0) !11.\aUO• RAl>ICE, I., UM,•/t i!n/iant all'ts ltr /1. 01t on11. " ;\hr c, 1910. ad impi antarv i graluilameu le una scuola es tiva. li console era favor evole i lo Scalabrini non rispose nemmeno. Si rinn ova umilmente la do– manda nel 1909: il ministf!ro questa volta ri– sponde che non Hntorizza. Si ribatte sempre più umilmente nel 1910; t.li nuovo risponde pic– che. E perchè ? " Perchè - spie ga l' Ambrosin i - il governo sa che, dopo, qu ella scuola aperta da un maest ro alacr e cd intelligente non la po– trà più chil,ldere. E il governo non ha voglia di mant enerla "· · Per comprender e tutta la cancrena delle scuole all'est ero è necessari o lumeggiar e la figura del Com1n. Scah1brini, prima ispettore ed ora di– rettore genera le. Giuseppe Lombard o-Radice così riepilogav a su la Vo ce del 27 nrnggio 1909 tutta Ja campa – gna ch'egl i fece cont ro ]o Scalabri ni . a •••• da che - sono orma i più di tredici anni - il fratello del vescovo, comm. Ang elo Sca- 1::ibrini, caro a massoni e a pret i (ricord iamod che il G.·. M.·. Nathan ebbe R dire una volla che in Orien te le scuole dt:i frat i dovevano essere incoraggiate !) regge le scuole, i capisa ldi della sua am ministra zione sono i seg uenti: 1) 11011 visitare ma i le regioni nelle quali sorgono le sc"ole dello Staio, malgrado Pettchetta di Ispet– tore fft nr.1t1/e che g:111slilic11 le suf" inde11n1ta; 2) occuparsi prin cipalm eule della disfr ibudo11e dti sussidi ai frati delle due Americlu, 111t1 più spe– cialment e di quella del Sud; 3) disperdere il poco de11aro, staw~ialo per sussuiii alle scuole di i11i.eialiva coloniale opn vala, per mille rig ,,gno• letti, ass egnando soiume irri sorie, non bastevol i nemmeno per la sp esa della scopa e degli stro – finacci, a centinaia di pseudo-scu ole e circo!i; 4J 11011 pubblicare nuti statistiche veriliere e ri– pu bblicare sempre, come roba fre sca, sta/istiche slan/ie ,la par ecchi mwi / 5) "o" istiluir e 11tss1ma 1111ova scuola 11ei nuovi centri di popolazione ila• lian a ; 6) violare la ltgge che stabilisce il rec/11- lameulu degli ìn:,eg uan/1per concorso, amumeù m– do sempre i concorsi, ma 11011 ba11dt11dulimai per non creare dei dirilli, e avtr /,bere le re/rovie prr le premed1lale soppressioni; 7) t1ssumere più del ci11q1wulr1per ce1110di personale av vmti ,eio, s"I quale sospender sempre la spada di Dmnocle del - lice11zim11r.11to; 8) accogliere cl,icchtssù, come ;,,. s,gmml e, s,mci, Il/oli, senta att itud111i,senza mo– rablll, per aver geni ~ gralu e incap"'.:e il più possibil e; 9) mw 1i11ar capi d 'isliluli i />ili distm ti gal oppini dei rrgi consola li e mestat ori delle co • Ionie, anchese semiana lfa beti; 10) 11011 da,.e ll t!S· s1111a gamnz,a giurid1c(I agli i11seg11a11t1 [ora v'C la legg~ d1·I diccrnllrc 1910J; 11) n.Oùlare la su– prema direzion e d~lle srnole "elle smgo/r. ·rrgio,ii e cillcì ai 1·eg ii agenli , nuche se esperii solo nel e<;mmrrcio della p11ssoli11adi Grecia e dei fichi secchi, anche se slrm1ieri; 12) sceg hert i locali pii, mercltim nei quarti eri pii, meschini per co• slruire edifiJJisrnlaslid, che crollan o prima dd- 1' ina" gum zioHe, seuea bisogn o di lerremoli : comprare a occhi chiusi ct1laptechie ; 13) 11011 • compl etare in 11rss1111 modo le scuole co11istilu– ,eioni ::ussidùr, ie; 14) for nire pessimo molerialt didollico, sebbene costosissimo a/1',rari o: i 5J 11011 promuovere III alcun modo fu stuJio delle varit regioui 11elle qua /, sorgo no le scuole, 11011 lenrr conio delle speciali rsigem:e di ciascmw di esseJ e, in g eneml t , disinleressarsi ,tjf allo di ogni pro• blema dulall ico,· u\111110), c,111are da tu/li i sur.sposli procedimm li I' aJlerma 1:.io11e 1~Dic ale, che •·ivela /11/10 il sistema, che: ,i basterebbe .'1-0slilui re agli inseguanl i i religio:,i di ,m ord111c q11a/1111qucper vede, rifiorire le 110s/re scuole e competere villo- 1·iosameult colle scuole rivali 1,. (1) L' acc usa cli clericali smo, non solo lo Scala– brini non si C mai cura to di resping erla, ma l'ha m1zi f"gli stess o nvvalor~ta con sue esplici te <li– chiarazioni. Nel 1904 ci.::11 dichiarava senz' altro che " in alcuue localili'l dell'Ori ente la scuola laica non att e,·chis::e "· Lnci<lissima di chiarazi one quando la si pong:a in riscontro alla esplicita dichia razione del pr of. Fern; « La laicità degli studi è 1111 gr:rnd c pr egio, ma da sola non ba– sta alla floride zza <li 1111 istitut o, quando ma,1- cano tante altr e cose indisp ensabili al su o buon andame nto ed :,Ila sua reputazi one •· Da notarsi: il Fera è stato ;1 lungo in Or iente , mentr e l'e – splicita dichiarazione del comrn. Scalab rini è (I) Tutto que• te •en ne so11u 1111.tc d:t.l l,0mb:t.rJ o, Rad,ce e d• i,h,i lummo111.me11<J p11w1>1c, scn•:. che lo Sc~b brini teo• 1:t.Ueun:,,quals iasi d,fo•. L'amb ,1n breve Jcll'articolo m' im– pedi 1ce di ,inu1mcrc lo documcutuioni. ma chi ne abbia ,•r,g\ia può 1( ,((1Ìue le : ,nni.te del 19-,7 e 1908 dei .YM11l'i Jt>- • coi. il ,·olume, he il prof. Dc Hnlibio 1ull'argom.i nto ba p11b– blica 10 1in dal 190.5 (Sapoll, Pic rro), il ,·oluml'l gi:\ cita lo del Loml,uJ. u•H1tdice e, jr, fine, 1li all i dei cougrnu i dr~li ìusc– ~nAtllÌ it1'liu1i 11!1"1,111010. solo confe rm ata dal fott o eh' egli.. . 110 11 Jm mai visitalo le scuole dtl Lrvm,t r e del/' 1:.:fillo. Ancora: nel Cungn•sso tenut o nel 19oj a Ca– gl iari dalla D,mle Ali ghieri lo Scalabrin i ha fotto qu este chiarissime dic hiar azioni: 1) Non si deve parla re di scuole laiche e confess ionali, pel f allo d,e le scuole co11ftssio 11a/isono all'es lrro mol to più f l'rquenlal e ,le/le /aicJ,e: 2) Convim e incoraggi are e Ja vorire la /o nd<u:,ione di scuole co11fessw11aliital ian,, e n_U1dare a fra/i e suore le regit scuole. La legge del J8 dicembre J9JO. A chiuJ ere l'~ra dei disordini ed a prepa rar e un migliore av\'enir e avr ebbe dovu to servi re la legge t.lel 18 dicembre 1910. u Questa legge - ha scritto Beniamino Ri – naldi, membr o de l cons iglio ccntrn le delle sc uoi(" all'estero, in un suo bt::l'arti colo 11ella Rivisla Pedag ogica del maggio-giu gno del cor rente anno, - è stato il frutt o onor.,to e h·gittim o di un lung o periodo di agilazione, culminat a nel Con - . gresso <li Ve11ezia della Unil,}ne l\fagist rale, o·,e 1I voto <li oltr e 400 delegati, appr ovand o l'ordì • ne del giorn o Fera, affer mò il dovere del go– vemo di provved ere clccoros.tment e alle scu ole e agli inseg nanti all'es ter o. - Quella legge fu preceduta dagli stu di consult ivi di una commis– sione di comp etent i, e affermò anzilutto I' esi– stenza e ~li scop i. de lle nostre scuoi~ regie e coloniali. Essa ordi n:1e circosc rive I poteri della Direzione General e, ne decentr.i le attribuzioni nei tre isp ettori generali, nei conso li, nelle lo• cali dirc:zioni didatti che e nei consigli degl' in– segnanti. Migliora li: condizioni economiche de – gl' insegnanti d'ogni Kn.tdo, proclama ii caratt ere laico delle scu ole all'es tero, dà un vigoroso im– pul so all'istruzione meclin, disc iplina il passag– i io deg li alunni dell e sc uole secondarie delle Colonie .alle Univers ilà e agh lst1tuli superiori del R<"gno: stabilisce lo slato , gin rid ico dei pro– fessori e dei ma estri, imp<'disce le lamen late ;,,foruale tli' personal l: avventiz io e senza titoli lega li, fissa le norme per la nomina del p ' rso– nale dir igente, indica con chiar ezza e precisio - 11e le modalità dei pro cedim enti <lisciplrnari, ed istituisce il Consig lio Cent rale, organ o nuovo di controllo , di pr opulsi one e d1 sindacat o, ul quale tutt e le qu esti oni, sotto form.l <li ricorsi, po– tr anno perv enire, come a sede naturale di ap– pello. Così, I' ecces si \•a autonomia della Dire• zione cen trale è finita; la nuo\·a organ izzazione dell'amm inistra zione crea res ponsabilità prec ise, alle quali n~ssuno potrà r-:ottra rsi, poh-ht per ogni funzionario - dal Dirett ore Centrale al maestro - sono stabilite sanzi oni pr ecise, de– te rmina te ancor t11t>glio ,Jalle cl1sposiz1oni del Regolamento. - E .li un alt ro tri onfo gl' ins e– gnanti all'es tero posson o andare alt eri: della conseguita rapp resentnnza di cl.,ss e al Consi– glio Central e. Un professor e e un m:.v!stro, elett i da i loro colleghi, vi sosterranno l'ur to delle op• pos te correnti burocrat iche e conservatri ci, pro – cui:,dndo, attra verso le diflicoltà, ora palesi , ora nascos te, ora dirette, ora indire tte, orJ. sincere , ora artificiose, che la tnn ida politica genera le del nost ro paese sa crear e attorno H tntti gli organismi nuovi, di mantenere nette da qua l• siasi servile transazione e da ogn i viltà le gr andi direttive del programma "· Questa legge , pur essendo ben lu ngi da l po- ,. tersi dire pe rfetta è però, abbastanza buona, sopratu tto in relazione ai mali de l passato. Di– sgraziatamente però essa è nata con un male di origine : de\•e esse re app licatH precisame nte da quel comm. Scalabr ini, che è il resp onsab ile consapevole e volontario dei mali passati . Beniamino Rinaldi, nel già citato articolo, h4 scritto a proposito dell'ap1>licazione della legge del 1910: u La prima app licazione <lelJa legge del 1910 fu laboriosa. AppHTve subito 1I difetto fonda – mentale del nuovo organismo: la i,icompleta preparaaioue della burocraaia cenlrnle ai tempi nuovi. La pigri zia, la cor tezza di vedu te, la mancanza di entu siasmo, lo sconfortan te scetti– cis mo dei temp i anterior i alla legge , rimasero immutat i. Più volte, si dovette m inacciare lo scandalo, per ott enere maggiore alacrità nell';rp– plicazione dei nuovi ordina ment i. La legge de l 18 decemb re 1910, in sostm1z;r, venne consicle • rata sempliceme nte come la consta tazione de1la esisten1.a delle scuole. Gli organi della bu rocra– zia, invecchiati e log:ornti fra metodi difettosi e form ule.... antid iluviane, non com pr C'Sero che la legge del 1910 no:1 er a soltanto il primo as– ses tamento di un passato non sem pre lodevo le, ma anche una legge di tend enza verso oriz– zonti più ampi e verso la valorizzazione di isti• tal i che f'rano stati spint i alla decad enza dalla pr ogredien te mancanza di energia nei poteri didattici e amministr ativi. " La legge del 1910 doveva, tra l'alt ro, impedire le infornat e di per sonale avventizi o e senza ti– toli legal i. Nell'unno 1y10 gli insegn amenti erano distr ibuiti nel modo seguente : Insegnant i e0e tti vi 159 Incaricati str.1ordinari 275 Nel 1911, per il modo m iserabil e in cui fu applica ta la legg e ,1bb iamo que ste cifre anche più dolorose: Ins egnanti eflettivi 154 l nc<n icat i stra ord inari 311 Cou coataoo allo Stato le scuole ilalfaoe all'es tero. Ùn altro dei punti oscuri delle nosfr e scuole è quell o amm inistrativo. Sulla Rag ione de l 21 maggio, dopo aver es1>0Sto e docum enta to in modo inconfutab ile come nelle !1ostre scuole . secondari e all'es tero si ·1bbia in media una pe r– centual e di nove alunni pe-r pr ofessore, l'art ico– lista faceva ques ti calcoli per dimostrare quanto un alunno viene a cocstar e all'erario : Ccnsid eran do una media d'uno sti pendi o di L. 4000 per pr ofesso re - colla leg:r;e 1910 lo a-.seg no cumulativo può \ 0 ,iri,1re dalle lire .1300 alle 7000 e più - <', tene ndo conto delle spese per 1I mant enimento del per:ionale subaltern o, delle ore in più anid ate ai f;1vorit i, /u r i11stg m1· menti in cui spesso sono incompetenti, ore che non risulta no d;,1gli annua ri e che equiv algono a tanti alt ri stipendi, le ingf'nti spes e per lo st ipendio ai medici e per il mantenimento deg li amb ulatori medici, come pur e delle spese per il fitto degli indecenti locali scolastici, per la

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