L'Unità - anno I - n.37 - 24 agosto 1912

dente articolo, nè è il cas,:, di ripetere il già detto. Que1 che e' importa ora di notare è come il nuovo assetto dato alla penisola Balcanica dal Trattato di Berlin o,e nello st esso tempo lo spi• rito di nazionalità, che la Russia aveva sempre accarezzato e foment ato ma non mai appieno soddisfatto nei popoli balcanici e che in questi ultimi trent'anni è andato sempre meglio defi- 11endosi e consolidandosi, abbiano reso assa i ·più complessa e torbida la questione balcanica, ·e rov esciate quasi del tutto le posizioni della Russia e dell'Austria di fronte a questo pro– ,blema. Costitu itisi in Eur opa, fra il territori o russo -e gli ultimi avanzi del dominio turco intorno a <:~stantinopoli, due Stati vigorosi e autonomi, la Rumenia e la Bulgar ia, i quali, dimentichi oramai degli aiuti ricevuti nel passato da1la Russia - l'ingratitudin e non è forse la forma più natural e della indipendenza di un popolo? - fanno la esclusi va politica dei i,ropri inte– ressi, pronti a lottare anche con l'anti co protet– tore, se ci tr ovano la loro convenienza, - la Russia si trova divisa come per una barriera in$0rmontabile da Costantirtopoli. Alta ipoteca russa sulla vecchia Bisanzio si oppone, oramai pot entissima perchè favorita dalla logica geo– grafica e dalla coaliz\one di tutti gl' inter essi antirussi, l' ipotera bulgara. La Russia è ridot– ta oramai nella penisola balcanica a non poter più avere nessuna altn. ambizion e ragionevole, .all'infuori dell'apertura degli Stretti. Viceversa, nella parte occidentale delta peni– sola balcanica, l'Austria, confinante con la Ser• bia e col Montenegro - piccolo staterello il se– condo, male organizzato e debole il primo -, -e naturalmente attirata verso Salonicco attra– ve~so il Sangiaccato di Nevi Bazar, e verso la Macedonia, e poi verso · Vallona attraverso 1~ Albania - l'Austria non è più la tutric e dello sia/i, qi,o balcanico contro le ambizioni russe, ma è diventata la insidiatrice naturale di que– sto statu quo. Quel predominio di una unica grande potenza nei Balcani, che la Confer enza di Berlino aveva v:oluto scongiurare, discaccian- · do la Russia dai Balcani, ~ rivendicato oggi, proprio per effetto del Tratu· to di Berlino, dal- 1'Austria invece che dalla -Russia. D'altra parte l'assetto territoriale arbitrario, -scaturito dal Trattato cli Berlino, ha offeso i sentim enti e le ambizioni nazionali di tutti i .gruppi etnici e geografici della penisola, e sca• · tenato fra tutti quei piccoli Stati delle rivalità difficilment e conciliabili. Ciascuno degli Stati balcanici oscilla oggi fra due impulsi diversi: -sono tutti uniti dall'odio comune contro il 1urco e dal sos petto comune contro l'Austria; ma sono nemici l'uno dell'altro per assicu– rarsi il predominio sulla Macedonia, vero caos :geografico ed etnico, con cui tutti gH staterelli balcanici, meno la Rumania, sono confinanti, e -su cui tutti hanno delle pretese più o.meno giu– stificate . Quello che rende arruffato e forse disperato il problema balcanico, è appunto questa lotta, ora latente, ora ape~ta, che toglie a tutti cote– ·sti Stati la possibilità di un'azione politica co– •mun c contro l'Austria e contro · i Turchi. Se un .assestamento etnico e politico interno potesse avvenir e fra i diversi Stati balcanici, sia d'ac– •cordo con una Turchia rinnovata e incivilita, sia a spese della Turchia immobilizzata nel suo •.barbaro passato, è certo che il pericolo di una ,ulteriore espansione austriaca nei Balcani sa– •rebbe scong iurato, e con questo eliminata una -delle maggiori minacce alla pace dcli' Europa. L'Auatrta e l'Europa. La discesa, infatti, dell'Austria nei Balcani, ·riproducendo e aggr avando i pericoli della ora– •mai scongiurata espansione russa, come non può lasciare tranquilli gli Stati balcanici, cosi deve •esser e ostacolata, come già nel pas .c;atol''°span– :sion e della Russia, dall e altre· poten; e inter es– ,sat e nel Mediterraneo. E altro mezzo oramai per imp edire la espansione austri aca non csiste 1 •se non quello di consolidare e sistemare lena– .zionalità balcaniche: cioè, in att esa che i pro• gressi economiC'i, le cresciute relazioni commer– .ciali, il diftondersi della coltura , il definitivo raf– forzarsi degli uni o declinar e degli altri, determi– nino nuove condizioni opportune a una soluzione meno instabile dei dissidi che dividono i popoli ·.balcanici, - le potenze interessate allo sla/u qttr> -cercano di interv enire continuamente in questi L'UNITÀ diss idi per evit are che prorompano in lott a aperta e dien o pretesto a un intt>rvento austr iaco e su– scitino un incendio facile a comunicarsi a tutto il mond o; si sforzano di lubrificare gli attriti, di costrin ge.re la Tur chia a cedere con le minori scoss e possibili or l'uno ora l'altr o dei suoi di# ritti, di isolare accuratam ente le questioni l'u– na dall'altra, di localizzarle, impiCcolirle, pro– rogarle, magari ignorarle, riso! verie solo quando la soluzione possa avv enire .... a spese ddla Tllrchia e senza pericoli di conflagrazi oni inter– nazionali. E? è questa la politica della Rus sia e dell'In– ghilterra. É questa, o per lo meno dovrebbe es– sere questa - se l' Italia non ha assolutamente perduto il senn o -, la politica dell'Italia. Poli– tica estr emam ente difficile, meschina e nòn di rado gretta e yile nelle ap;,ar enze degli inci– denti giornalieri, non fatla certo per estasiar e gli ideali9t.i e i morali sti della politi ca o i donchi– sciotti sognatori u delle belle guerr e n e disprez– zatori del u vilissimo s/alt , . quo n, destina ta spesso a irritare e sconte ntare i desideri, anche legittimi, dei popoli balcanici : ma la sola Jloli– tica oggi possibil e nell 1 arruffio degl' inter essi, delle ambizioni, delle difficoltà ; la sola politica seriamente e veramente moral e, se è moralità, come noi crediamo indubitabile, risp ettar e e pro– muovere •dovunqu e il prin cipio <li nazionalità, ed evitare che nella penisola balcanica le impa– zienze, magari generose, di un giorno facciano il gioco dell'Austria e portino proprio ad ulte– riori sacrifizi del principio di nazionalità. Lo statu quo balcaolco. Questo contrastC' di azione fra l'Austria da un lato e la Russia, l'Inghilterra e l'Italia dal– l'altro, si deve tener present e, allorchè si parla di s/atu qrto balcanico : formula equivoca, la quale è adoperata a designare due politiche es– senzialmente divers e. Tutte lt: potenze, compresa l'Austria, deSide– rano o dichiarano di desiderare .... in mancanza di meglio, lo stalu qi,o nei Balcani. M"a'qiies ta situazion~ di attesa ha diverso significato. L'Austria vuole che l'attual e situazione del Sang iaccato di Nevi Bazar, della Macedonia, dell'Albania, non sia pregiudicata a favor e de– gli Stati balcanici confinanti , fino a quando un qualunqu e concorso di circostanze favore\'oJi le perm ettano di pregiudicarla a proprio van– taggio. Alle altre potenze, invece, necess ita che questa situazione non sia pregiudicata a favore dell'Austria con la costituzione di nuovi int eressi che dieno all'Austria nuovi diritti di interv"n~o o di pr elazione, nel caso che nuove parti dell'occi– dente balcani.; o dovessero sfuggire al dominio turco. Da ·qui lo sforzo della diversa politica ferro– viaria. Mentre l'Austria aveva ottenuto dalla Turchia, prima della annessione della Bosnia Er– zegov!oa, la concessione della ferrovia Uvac•Mi– trovitza; la Russia, l'Italia e la Francia (questa agi nell'interesse dell'alleata) ottennero la conces– sione della linea trasversale Danubio-Adriat ico (ora completata col prog etto turco della seconda linea Mitrovitza-Adriati~o). A chi riconosca il va– lore politi ~o delle concessioni ferroviari e turche, no'n può sfuggir e iJ significato di cotesti fatti. La ferrovia Uvac-Mitrovitza, che collegherà le ferro– vie bosniache a quelle turche esistenti, ha in sè manifesti gli scopi politici e strategici : crea- . zione d'interessi nel Sangiaccato, via. rapida per i trasporti militari austriaci, in caso di con– flitto, nel centro dei Balcani : Invece la ferrovia Danubio-Adriati~o ha preminente SCO?O econo– mico e quello indirettam ente • politico di sot– trarre la Se rbia e i territori finitimi alla dipen– denza, ferroviaria ed economica, dell'Austria. In conclusion e, la questione balcanica, in quan– to è questione europea, può essere definita con . le seguenti proposizioni. - Mentre è interesse della maggior parte delle p·otenze mediterranee (Italia, Inghilt erra, Francia) e della Rus sia che i territori balc anici tuttora soggetti al gioco turco non siano Sottratti alla Turchi a se non il giorno . in cui possano esser e annessi ai piccoli Stati balcanici contermini (il come e il qu anto è la questione interna, che divide cotesti Stati); - la politi ca, invece, dell'Austria, coadiuvata dalla Germania, è antagonistica a quella delle altre potenze mediterr anee e degli st essi Stati bal – canici, in quanto unico obbiettivo della politica estera dell'Austria è appunt o la espansione nei Balcani, fra l' Egeo e l'Adriatico, con la soppres• sione o la limita zione dell e autonomie politiche e locali. Quand o, specialmente in questi ultimi tempi, si parl a di comun ità di intenti fra la politica balcanica della Russia e quella dell'Italia, è e\'idente che con quest o s'intend e la ident ità d'a• zione rispetto all'Austria e agli Stati balcani::i. FRAN CESCO E VOLI. Alla ricercadi una formula. Per la pacefra I' fl alia e la Turchia occorre un tspedim le, che salvi f orse capra e i:avoli, do è la decretala e oramai irr evocabile sovranità no– stra e i rispettabili seulimenti d'amor pr oprio dei Turchi Forse la solut1011e dt!I pr oblema s:' può trovare se, f ermo restando il 11oslro diritto di sovranità sulla Libia, q:testa fos se ass('lggelfata a pagare alla Tur chia, con diritlo di riscatto dopo 1111 cerio tempo, rm'annualità, la quale potr ebbe essere pr opor zJonata a ctò clze an# 11ualmmt e ricavava I' imp ero /ureo da quell e terre. L'annualità potrebbe consistere in 1111a somma fissa invariabil e, oppur e iu un tanto per cento delle entrale fi scali che sapremo r,:. cat•ar noi dal paese, partecip at1011eda stabi– lirsi con debite cautele reciproche, ma ,,atu– ,.alment e sm:ca .controllo da part e dei Turchi. Se dovremo dare qualche indennità alla Ti1rchi'a,questa forma rateale per annata non solo far ebbe comodo a noi, ma 5ervir,;bbe alla Turchia per- mascherare la tacita rit1untia alla sovrar,i/à. Essa potr ebbe anche, di frode al mondo m1'ssulmar,o, chiamare tributo l'annua– lità , o far credere di aver dato ad amministrare ad altri quelle contrade. Potrebbe anche va,1• farsi di aver f allo un h11011 affar e, p erchè l'a11n11alilà potrebbe, 5pecialmenle se si adol– lass~ la seconda forma, facilmmt e superare il reddito clze la Turchia ricavava prima dalla Ubia. E, d'altra parte, la Turclzia, essendo interessata a far aumentar e il rendiment o della nostra colonia, 5arebhe int eressala anche ad aiutarci' seriament e a pa cificare al più presto quelle popolati oni. A noi clze co:,a importer ebbe, se la Turchi.i considerasse la colonia come sua tributaria? La.,..colonia, btmi 11fe:,01 non t! Ital ia. Il reame di Napoli era forse mmo sovrano degli altri regni d'Europa , perchè pagava al Papa il tributo della c/uf,ea ? Il diritto al riscatto potr ebbe formare una clausola da mantenere segreta p er qualche tempo. X. J· z. Una colonia da conquistare. C'è, a poca distanza dall'Italia, una terra, as– sai più promettente che non sia la Libia :. e l' I– talia non dovrebb e fare altro che stendere la mano per prend erla. Ha una superficie di 24 mila kmq., di cui 4/5 coltivabili, ma ora più della metà del tutto incoltivati, e il resto cosi cosl. Il paese è ora abitato da 30 a 40 abitanti per kq., giusto qmmto quelli delle oasi libiche. Non dico che possan diventare 300-400, ma raddop• piarsi in pochi anni sì, offrendo posto per un milione di contadini emigranti. Non vi è ah.un tratto deserto, e neppure step• poso , giacché dapp ertutto, più o meno abbon– d~nte, si trova nel sottosuolo il velo d'acqua sufficiente ·almeno per le colture arboree o ar– bustive; non mancano neppure le pianure , al– cune di notevole estension e, che potrebbero di– ve,ltare irrigue, solo che si rimboschissero sul scrio i monti e si regolassero i _corsi d'a èqua ptrenni; vi cade acqua piovana, non ~bbondan– tissima, è vero, ma certo almeno due o tre volte più che nelle zone migliori della Tripolitania e della Cirenaica. Il clima, quanto a temperatura, nelle parti basse è simile a quello della Sicilia, nelle parti alte a quello dell'Umbria; quanto a salubrità è in cattive condizioni per la malaria, come quello della Tripolitania, m·a è risanabile: e infatti è in via di rapido e impressionante risanam ento (confrontare la recente relazione dell'on. Celli sulla lotta contro la malaria). Che questa terra sia suscettibil e di grande produtti– vità da ricompensare lar gamente l' impie'go di capitali, lasciando da parte ciò che si sa dei tempi antich i, è dimostrato da questi fatti : 1.0 Je parti ora coltivate, e mal collivale,.a gra– no rendon o dal 15 al 30 per uno; 2.0 nel terri• torio di uno stesso comune, anzi in una stessa zona di identica natura agraria, vi sono, acc.anto a vastissimi tr atti incolti lasci ati a pascolo brado, J47 oasi di splendid a produttività, oliveti secolari, che la gente del µaese rit iene rispondano male alle speranz e, quando non se n'otti ene una die– cina di litri d'olio per pianta, agrumeti che dan– no fino a un migliaio di frutti per pianta; 3.0 dove ha soccorso una ,ion avara anticipazi one ~i capitali, si .-ionvist e in pochi anni est esissi– me zone quasi abbandonat e, acquistat e per un tozzo di pane, trasfo rmarsi in belle fattorie mo– dello , che dann o vino tipo Chianti di ottima qua– lit~, frutta gustose, form aggi che non temono i1 confronto con quelli della Lombardia e del Laz iof pollami ecc., in modo che con una spesa iniziale di 200 mila lire si ricavano ora, dopo una de– cina d'anni , dalle 20 ~ne 25 mila lire di red– dit o. Non par e ai nostri nazionalisti che, se l' Ita– lia già non possed esse una simile terra, dovreb• be impiegar e flotte ed eser citi per acquistarla, e tutti i suoi capitali disp onibili per utilizzarla a beneficio di tutta la nazione ? Ebbene, la prima spesa , la pi~ forte, n◊n occorr e neppure , perchè non si tratta, come potrebb e parer e, di qualche terra ignota di lont ani continenti, ma semplice– mente della Sardegna. E la Sard egna è da se• coli acquistata materìaJmente, e, ciò che più monta , moralment e a1l' Jtalia. E sann o i m,zio• nalisti , per chè la Sard egna, benchè da secoli italiana, bench è fertile, benchè provvista di tanti porti naturali, benchè a sole 12 ore da Roma, è tuttavia per più di mezzo il sue territorio . incoltivata, e vi sono appena 34 abitanti per kq.·? Perchè non ha, e nessuno ha mai pensato a darl e, quei capitali pubblici che i nazionalisti vogliono dati per la Libia, e eh", impiegati in · Sardegna, potrebbero moltiplicare le fattorie come quella di Alghero ::ui ho accennato i per – chè non ha comunicazioni marittim e rapide, copios e, comod e e, sopratutto, economiche; per• chè le ferrovie sono scarsissime, in complesso un quarto meno che in Sicilia, la quale neppur essa ne abbonda, sono senza collegamento tra i vari tronchi, camminano alla spav~ntosa rapidità di 37 km. all'ora per i dir etti (!) e di 20 per i treni omnibus, hanno tariffe di proibizion e, tanto che il venditore ambulante di arance di Milis o il viaggiant e in olio di Cagliari trovano sempre più conveniente trasport are a Cagliari sè e le loro merci coi loro carri antidiluviani ; perchè le altre strade sono pure scarsissime, giacchè poche sono a carico dello Stato, e la massima parte restano addossate ai magri bilanci di pro– vincie e comuni poveri che .... fanno quel che possono e qualche volta anche più di quel che possono. Pare ai nazionalisti che si possa pen– sare a spendere i miliardi racimolati dalle ta– sche di tutti i contribuenti, compr esi quelli di Sardegna, per mettere in valore, con esito pet lo meno non sicuro, la Tripolitania e la Cirenaica, quando basterebbe una spesa assai minore per utilizzare la Sardegna, e cosi la Calabria, la Ba– silicata ccc., con certezza di ragguard evole fruito? Se lo Stato italiano ha capitali da impiegare a benefiçio di tutti; se i privati hanno capitali disponibili da far fruttare per sè ; perchè non adoperarli ad un' impresa tanto più rimun era– tiva, come sarebbe la colonizzazione della Sar– degna? Perchè non cf sforziamo, mediante spese pubbliche di ferr ovie, strade, porti, antic ipo di capitali per le trasformazioni agrarie, asciuga– mento di terreni , regolarizzazione di acque ecc. di far si che la·Sard egna, ctre tutta I' Italia ab– bia i suoi 300..400 abitanti per kq., prima di · pensare ad accumularne tant i nelle .... regioni steppose pred esertiche della Libia? È lecito assistere con animo tranquillo all' im• piego di un paio di miliardi, o anche di molto meno, per la trans-..hariana , le caf\Jvaniere ecc. della Libia, nel medesimo tempo che dalla Sar– degna, con 34 abita ,ti per chilometro, ogni anno emigrano in America 10 a 12 mila contad ini, che fuggono davanti al terrore di mercedi gior• naliere varictbili da L. 1,25 a L. 1,50? Non dovrebb'ess ere legaln,ente interdetto quel possidente, che, avendo numerosa famig lia con immediati ed urgenti bisogni da soddisfare, ab– bandonasse alle devastazioni delle gre ggi o di una coltura estensiva i suoi campi di sicura e avviata produttività, per impiegare i pochi ri– sparmi nell 1 acquisto a caro prezzo e, peggio, nella trasformazion e agraria, più costosa ancora, di altri fondi di produttività dubbia , e certa• mente inferior e a quella dei fondi aviti? G. S.ANNA.

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