L'Unità - anno I - n.30 - 6 luglio 1912

L'UNITÀ 11 problema libico e la democrazia. Il penultimo num ero dell' Uuilti, a pr opo– sito del pr ogramma dei cosi detti socialisti di destra ripr endendo le idee già altr a volt a e– spr esse nel numero del 13 gennaio 1912, torna ad affermar e i crit eri che, secon<loquella nuova democrazia, di cui essa C la più intellig ente espr essi one, dovrebbero guidare lo. nostra poli– tica coloniale in Tripolitania . Il problem a· è gravissimo in sè stesso, e assai merit oria la discu ssione. Salvoch è essa re ca in sù medesima un pericol o, torse ir1evit abile, cht cioè il bagaglio delle prevenzi oni dei partiti, da cui gli scritt ori provengono, turbi inavv erti– t.1.menle la ricerca serena, ch'è nelle loro inten– zioni, di guisa che i resultati riescano tanto 1uacolati di apriori smi quanto quelli, com' essi giustament e ripet ono, della vecchia, imp otente democrazia italiana. L' U,,ità, invero, ha rapidis simamente ris o• luto il probl ema con la ferma e sicura dichia– r1tzione che il " nostro " programma de bba ora esigere ris olutmn ente e fort emente che la 11 occup azione milit are si limiti alla costa, e "' che nessuna spesa si faccia per la nuova co• ,, loni3, la qual e non sia richiesta dalle neces– ,, sità della immediat a occupaz ione militare 11; nessuna spesa " per opere pubbliche, che il 11 Governo probabilment e presenterà alla Ca. • mera per soddisfar e lt imvitabili iugordigi e " prival e, e sempre l'Ol s0lito bagliore delle in• " finite ricchezz e conquistate "· V'è, ripeto, o mi inganno, in questo giro di frasi, molta parte del bagaglio e del colore pc• lemico della vecchia democrazi.-i, tanto aborrita dalla Unità. Ma il pericolo è reso ancora maggior e dal fatto che una simile propaganda può, nel mo• mento critico che ora atlraversiamo, riscuoter e un'accoglienza eccessivamente benev ola, qual'è quella che mi ,embra di intraved ere. L'Italia, infatti , comincia a mostrare per gravi segni la stanchezza e il malcont ento , che, dopo il prolungarsi della guerra, l'hanno sorpre sa. La fortuna dei letterati , che fin qui hann o guidato l'opinion e pubblica e trascin alo il governo, ta• Jor:i più in là del segno, a cui conveniva arre– starsi, ~omincia a imbattersi in qualche contra• rietà . Nessun morm::nto, dunque, più propizio perch C una campagna a favore del~a limi~ tazione militare della nostra conquista, e, .più ancora, della limitazione politica delle 1t1ostre spese in Tripolitania, appaia come l'espe<liente ideale per ridurre il danno, che <lall' impr esa di Tr ipoli vien e, e verrà, per molti anni, all'economia nazional e ; nessun dub– bio che : quando a tutto ciò si aggiunga un piz• zico di fiera propaganda contro l' ingordigia e la mistific.i.zione dei cosl detti speculatori, essa consegu a un successo , che, pochi mesi addie• tro, era follia sp erar e. L' important e si è invece esaminare se una -diversa risoluzi one del problema, lanciato in– vero, p:ù che discusso, dall' U,,ilà, non possa venir suggerita da premesse divers e e da con– siderazioni str ettam ente legate ali' interesse -ctelle specifiche en ergie sociali, da cui ogni de– mocrazia emana, e se essa non sia veram ente ,(salvochè in apparenza) la più economica fra tutt e le soluzioni possibili. Cosi come, ad esem• ,pio, la coltiv.izione , con met odi razionali ed in– tensivi, di un fond o, di recente acquistato, po• trebb' esse:-e una mess a in valor e assai più eco– ,nomica dell'ubbanclono del medesimo alle deva• stazioni delle gr egg i o di una coltura estensiv a. Occorre, dunqu e, riesamina re, il quesito pri– ma di concludere e di formar e un progran ·ma; esaminarlo con pacatezza, con amore, con ab– negazi one, dal punto di \'ista della dem ocraz ia, non che degli interessi che vi si coll egano , e, na– turalm ente, tenend o ferma la premess a della condizi one attual e delle cose. I valori economici della Tripolitania, che pos– sono importar e alla nostra economia nazionale, sono, in linea teorica, molteplici : riguard ano l' indu stria , il comm ercio, l'agric oltur a. la emi– graz ione. Per risolvere, dunque, il problema, .:he ci siamo r,os to, e che è un po' il problema princ ipe, che gl" Italiani deb bono oggi affron– tare, occorr e indagare qu ali ripercussioni sugli int eressi delle cla:Ssi inferiori an:ì. una pene- trazi one milit are, più o r.1eno profonda, e una, più o meno int ensa, collab orazion e del goYerno agli sforzi dell'economia pri vata, nei rispett i dell a mess a in valore dell.1nostra nuova colonia. La Tr ipolitania è in prima linea da conside– rare qual e poss ibile rampo e sbocco della ·no– stra emig razion<>.Indub biamente, quello strnn o paes e vanta ali' incirca 30 o 40 mila kmq . di zona coltiv ata, con una popol.izione relativa dai 30 ai 40 abitanti. È · fuori dubbio che questa popolazione può esser e senza diflicoltà portata a 300-400 ab. per kmq. Ma per ciò è assolu– lamm/ t 11ecessaria la pr eventiva conquista dtl• />i,i/trno>t />ass istenza di opere pubbl ic/u: ,fini– zialiva del g overno. Ed invero, le oasi tripolin e, attualm ente coltiv ate e costitu enti la zona, di cui sopra ho parla to, giacciono in molta part e lungi dalla ~osta, talora, ~er mille e più km , e sono fra loro separate da lunghi tratti di de– serto, o di altro impervio territorio . Onde la sospirata messa in valore è str ettam ente dipen• dente dalla sicur ezza del luogo e dalla faci– lità delle comuni cazioni, che ogni ragionevole democrazia dovrebbe augurarsi, e augurare sia– no realizzate al piìt presto possib;le. Ma, come è stat o osservat o, il cont o, che può fursi di quest o territ orio colli val o, è assai inferiore alle rose e speranz,., che se ne pos– sono a tutta prima concepire. Queste terre sono già propri età Ji legittimi, e poco abbordabili, possess ori. La emigrazion e, dunque, se vera– mente vuol esser e, deve in specie tenere d'oc– chio la zona stepposa del paese, la quale pre • cede immedi atamente il des erto , ", sebbene abband onata ed incolta, non ha sopra di sè lea gittimi propri etari, o avra so.ltanto quelli che sapran ,no, come sembr a possibil e, colonizzarla, coltivarla e fecondarla. Se non che, questa zo– na, al solito, non è nè quella costiera, nè quella delle oasi da noi finora occupate, nè, pel mo– mento, il capital e privato, pronto alle facili spe. culazioni sui terr eni nelle adiac enze di Tripoli o di Bengasi, vorrà prodigarvisi larg amente per gli occhi non belli dei nostri contadini, adusati a solcare gli oceani, che si apr ono fra l'uno e l'altro emisfero. E' quindi necessari o, ragionando a fil di logica, che la democrazia chieda istan– tement e che su di essa piova la manna più ab• bondante delle cure governativ e, come quelle che sole sono destinat e a compensare i figli o le famigli e di coloro, che con il pr oprio sangue han no rialzat o il prestigio politico del nostro paes e. Alle consid erazioni concernenti la nostra emigr azione in Tripolitania, debbono segu ire le altre. relative alla messa in valor e del com– mercio di quel paese, dal che - questo è fuori dubbio - deriverà prosp erità, non solo alla co• Ionia, ma anche ai paesi, come l'Italia meri– dionale, e la Sicilia in ispecie, collocati tra l'A · frica e tanta part e dcli' Europa . Com'C noto, il comm ercio con l'int erno del• l'Afri ca fu il maggior cespite di ricchezza per le antiche città colonizzatri ci della Trip olitani a. Ma non ~ meno vero che, nei mutati rapp orti del mondo coloniale moderno, le sue condizioni sono assai più difficili. Il cuore del commercio trip o– lino batt e, com'è noto nel Sudan; rna--il commer– cio del Sudan non è più soltanto della Trip olita– nia. I possedimenti coloniali europ ei dcli' Africa central e, e i mezzi moderni di tra sport o e di lo– comozione, lo hann o grav ement e deviato a destra e a sinistra. Tutt avia, è apoditti co, che se iden– tici mezzi sar ann') appl icati, dal bassCltn alt o, come son o stati, o lo sarann o, da sinistra a dc• stra. e viceversa, la Tri politania potrà mant e– ner e degnamente un poslo cospicuo nel com• merci o afri cano. È evident e, infatti , come, no– nostante ogni sforz o, la vi:i più br~ve dal Suda n centr ale al Mediterrane o, il che vuol dir e dal Sudan all'Eur opa central e, è la via, che passa per Trip oli, e che una tonnellata di men.:e a,·. viata per questo tr:igitto in Eu ropa dalla Man– chester della ~ig eri a - la provincia di C:1 10 - cost erà pa recchie volte meno di quant n se spedita attrav erso le due linee spezzate, che and rebbero a Orient e e ad Occident e, e poi dal Mar Ross o e da ll'Atlant ico in Europa. È e,·idente anche che una ferr ovin transaharian a, per quanto costosa nel suo impianto e nella sua costruzione, sa– rebbe mirahiìm ente giovc\' ole a far conseguire l'equi,·alenza (o la supremazia ?) de l commerci o italiano in Tri politania, rispetto a quello delle altr e nazioni colonizzatrici clell'Africa central e e settentrionale. l\fa non C detto che il commercio debba farsi esclu si,,amente per via ferr oviaria. L'Africa e l'As ia sono i paes i tipici cicllo scambio per ca• ro\'ane. L•,t Trip olitania ha avuto, ed ha ancora, que sto genere cli fruttifer e rehlzioni int erregio– nali. l\la perchè esse si intensifichino e non si disperdan o, occorr e la sicur ezza del paese, che le carovane attrav ersan o ; c,ccorron o le strad e o il loro riattam ento; occorre, cioè, la pen etra• zione nell'int erno, fino agli estremi limiti del possibil e.... Qncll o, che io ho detto. del \"alore della Tri– politani.i, nei risp etti dell'em;grazi one e del com• mercio si potrebbe ripetere, um/(1/is mulm,di s, del suo eventual e valor~ indu strial e e ~,.gricolo, e la Conclusi one sarebb e sempr e la stessa. Data la /alal e preme ssa della occupa~i o,ic della colo11ia, la polilù:a più economi ca è qttr//a di ima pronta peutlra ciont 11elfi11terno e di ,ma pr onta, e 11011 avara, collabora.cio11e .le/ cupi/aie pubblico col ca– pita/e pri valo. La veduta contrari a è stata sem• pre la facile e dolorosa illusione di tutte le con– quiste del gener e, antìche e moderne. Stanchi di un lungo periodo di ostilità e di sacrifici , i popoli colonizzat ori dichiarano a un e-erto punto di vo– lers i fermar e alla costa, o poco più in là,' del paese conquist ato e di disintere ssarsi di tutto il r<st o, e dichiarano che questil è " la pill ecoa nomica " delle politiche. Siffatta risoluzion e, in appar enza, assai sennata, provoca necessaria– ment e la perdita immediata cli utili numerosi, di cui, con criteri diversi si sari:bbe potuto fruire. Poi un certo giorno , i colonizzatori si accorgono che sarebbe stato proficuo (o necessari o? ) proce– de-re più oltre, e fare una più abbondante se– minagi one, o, peggio ancora, che i confini del territorio, a cui si sono arrest ati, non si pos• sono più tenere, perchè ali' intorno romba la mar ea delle popolazioni barbariche che sof– focano, asserragliano, minacciano la colonia. Si accorgono che al di là dell'orizzonte, che chiud e il paese realment e fornito di valori economici, se ne stende a perdita d'occhio un altro, che ha un valore economico indiretto - un valor e polit ico - in qu.into serve a garantire la sicu • rezza e la prosperità del primo. Allora, rim· piangendo i danni e le perdite subite, essi pro– cedono oltr e. Ma le facili condizioni di prima sono mutale. Nuove zone d' influenza si sono stnbilite, nuovi pericoli di ogni genere si sono addensati come nubi temporalesche, nell'aria i nuovi , strani problemi tormentano l'occhio e la mente dello statista e dello studioso. Bisogna quindi ricominciare <la capo, e ricostruire t.-.: ,,avo la casa .... Tal e è la ferrea logica delle vicende coloniali, che la nuova democrazia italiana deve studiare e penetr are per la prima volta - essa sovra tutt o - senza prev<'nzioni, con abnega• zione e pazienza tant o maggiori, quanto piccola (e chi può ora con tranquilla coscienza sm en– tirla?) è la SUA fede nel valor e economico dei paesi, che il nostr o denaro ed il nostro sangue hanno fecondat o, e dovrann o, per lungo giro di anni , fecondare , prima che, dopo la seminagione, giunga il giorno sospirato della raccolta. CoKRADO B ARll AGAl.1. 0 . POSTILLA N on sappiam o st1quali lmsi col/ora l'ami co /Jar• bag allo /11p, ·rvisio11e clu sui 30 o ./O mi!iJ kq. di <>nsi costit11enti la ::011a OJ:KÌ collival,r dt lla Libia, la popola :;io11e poh'à n sere sm:n tliOicollti por– tala a 300 o -100 abihruli per chil omet,·o q1:adr 11to. /1 Btl,: io, che prese 11/ala popola::iont pi ù dt nsa dtl mondo. arriv a appe,,a a 23./ abita11li per /,q E 11el Btl,:io lt comli::ioni af/uali so,10 il f , rdlo 110,1 solo tltl!tr pr od11lfivitd 11a/uralt dd p aeu . incompa rabilm e11t supt rior t a quella dt l!t oasi libfr he, ma a11cht di molli e molli suo li di rivi!t(l. cioè di au umu lfl:i out t di i11corp ora ::iont 11tlla /er rn t 11ell ' ind11s/l'iiZ di capila/i, cl1t in Libia sono ancora intsis to di quasi dd lui/ o. Q11tmloalla possibili/ti di colm,i::zart , colli vare , fu ondart la ::011a slt:pp osa, i11ter11u dia f ra le oasi t il dese,·to, è opp or tuno , ri se.mbra, r iser var e il 11osh'o g iudi:;io dtfi 11i/it,o p u · il temp o i,, cui IJ9 esp lora::ioni sislemat iclu abbicw o acu rlato l't si– sfen::a di quelle nrqut solle,-rante tdt li::::abifi, della c1H·abbo11damM/i11ora 11011 t1bbiam o alfr-i do– om ttn li se nott le i,:nobili misti ficazioni dei K ior- 11alisti tr ipolini. l11te11dinmoci be11e : in lin ea assoluta citi ajft r• ma c!tt 11011 solo la : ona stepp osn, ma anche il dese,-/o sono ~·olliva bili, non diet tmo sp,-oposilo: qual1111qut pi ù.perfido e i11;:,·n/o te,··,·eno è colli– vabilt: si possono f, rr pr ospu are deg li ara11ctli a11cht sulla cima dtl Jllcmlt: Bianco: si pul:Jteo• ,-ira11u11/e sviare il N ilo e condtfflo a f econda, -, la Tn"polila11ia: 11111/a è vitlalo ali' i11.r.:rg110 uma– no : lufl o sia a sape,·e se e'é lo,·11aconto afar que– sti l,111or i, cioè u il capi/alt, e/te da questi lav ori è r ichiest o, fr overebbe in ess,: rm pr oli/lo 11011in• / er ior e ai p,o/illi d,t gli sono 1'.9",:di d,1 alh'i i11veslim e11/i.l.'ag,·i co/lura è l'a ,·ttdi x11ada1rmrr qunllrini colli vaudo la.tt !rra, 11011 l! /'('rf e di sci"• pare i milio11it i milia,-di, per pa ssa1'ci il capr ic• cio d; fe conda,·tt i dttserli o le steppe. /nlm ·no alle possibil ità di colo11i::za::io11te di popolamtnlo ifalitmo ù, l.i/Jia, 110 11 si possono a• z1u ·e, ci semb,-a, spt ra11ze assili p, ù ,·aree di qtullt - motlu/issim e iu ut l"ità - rl1e C11da1w A/osca J,a lra ctiale i11 quel suo rmrt o volum t flo: lt~lia e Libia (ftlil a110, Tre ves, 1912, pag . 33-.;). e/te ,-iassume i11pi rcolo spa:io ro11mirabile seri el,ì e chiare::::a quanlo di più siwro pu ò dfrsi, allo sl<,to al/11ale ddl e IIOSb't COKlli::ioni, SJll/(l '1IIOVa colo11ia italiana: e Nel p rim o deetm1io dopo la 11oslra occupa::io– tlt , f o,-se 911i11dic ,f orse venlimila iltrlitrm"poh'r/J– bero stabilirsi a pr efe renza 11dla C·frt11arà 1, tro– varvi ltivoro ,-emu11tt·a/i vo t d in parie diventa, ·vi pi u oli proprieta ri; t col temp o forst potr ebbe formarsi cold e prosp era,·t 1w ,mclro di popo/a . zio11e italiana di durce11to rd 1111cltt 1 11el/a mi• gl io,·t ipotesi, di lrtct11lomila tmimt . /Ila ci vor• nbbe 1110/10 ltm;o •· A11cltt le pr t visio11i, che il Barba g a/lo fa sul co1111,se,-cio Jtr, ·ovia,-io t carovanitt ·o fra la coa sia tripolfoa e i paesi ct11lrali dtll' Af,·ica, dijfi– cilmt11lt ci sembra possa110esstr t consolidate co11 p,·ovt sicu,· e. Il !Uosca - e conli11uia,,10 a ,·icor• dn,·t la sua a1'/ol'it,t, perch~ si /l'alfa di 1m 1101110 di indisc"libile dol/rifla e probild, dt l qual t non si pub sospel!tll'e cht sia svia/() da aie"" p,·ecot1• ceffo di democra zia... vecchia o ,;uova che sia -, ,-iass1mu11do le i,,Jormazior,i e le ipotesi più al• te11dibiU a qutslo ,·t"g"a,·do, co11cltiude: e Il S'udt1n orientale hz,,-d semp,·e il suo sbocco più facile per la vù1 dtl Nilo, e q1,el/o occid en• /ai e Ptr la via del N iker e dd suo ajj lut nle il Bùwt. Qnanlo al Sudan un/raie, solo tma />Rde dtl Da,f11,- td il IVadai p osso110e pol,·a11110 tro– var com •t11it11za11,·i/ù-are ed a spedir e le loro ,ntr ti per lfl via dtl 1Vediltn ·a11eo; ed il Wadai è la co11trada uuno ,-icca dt /1' intt r110,teli' Affri• ca •· È poi e quari imp ossibile la cos/r"::i o11t di una f e,-,·ovia da T,·ipoti a Cano,capila/e del/' Ihms• sia, p enhè dovr ebbe appunto svol,K'trsi al/ra ve,·so duemila o/foce11/ochi/{)mt fri di paese q.-rnsi st m• prt disabitato e se11::'ac9ua, me11lrt ,·tlativa11u,,te assni f acile sar eblu la cosh"uzion e di un lro11co di ci11q11ece11/ochilo11ulri, c/11! 11,el/,.sst ;,, comu• 11icazio11tCano col Nifer e col Bitmt> (/)(lg. 19• 20) (1). E l'ou . Fran et.rco c,~icciardùd - 1111 allr o, nel qual t 11011si pu ò sospellart ,u ss,m preco11ctllo a11/ifripoli110 o dtmo cr,rlico - 11eJ disc orso dello al/' Accadem ia dei Georgofili t1tll'ad1ma11za dtl 17 dictmbre 1911, ha o,u stamt11le dichiaralo e .fpie,:ato co11co11sidel'a::io11iconc1'tlt, che 11011 ,•;. produciamo per 11011 allungar tr oppo 911t sle 110- slr t osst rva::ioni, clae e t1011osta11/t c!,e la costa della T, ·ipolila11ia sia la più mer idio11aft delf Ajf rica 111tdilt rra 11t a e cht il m,o· e Sirli co sia l'uni ca pe11efrazio11t dt l :lledilt1 ·,·at1eo ntll' Afri ca, la Trip olila11ia ha 0 1 unti f all o il suo lt mpo come pae se di deposito e di transito : no11solo 11011 può omni aspirar e a "" gr aud e movim e11to di rom,ne, ·cio i,,/cr11a::io• nalt', ma neppure p110 ,·inrq11istat·t (J1't lla aria imp o,-/au:a che in q,u .rto ,-apporlo ebbe fin o ad tu,a vent ina d'mmi or sono.... Modific.1n<loper– tant o uu giudizio c;he alcuni anni or sono avevo r.spresso, dl t!ngo a11ch' io cht la Tripoli/ania, rf • f t llivamr11/t o 'virluafuu11t t , abbia perdut o il coma mcrcio dtl Sud e cht 110n è pr obabilt cltt possa ,·iacquist arlo •· Noi 11011prcl n ,diam o tfa,-e queste ajftrma::io11i come ce,·lez::e assolut e. A,{ftnniam o solam eJJle: 1• e/te lui/e le t1olizie ollimiste, tlalt l 'a11110 scors o d11J[li esploratori impr ovvisati dt l na::io• ualismo e dtl gion ,al ismo tr ipolin o, '1011ha11110 11ts su11abase di seriet à, sono il fn,llo di osse,·– vn::io11isuperficiali e inquiuate da preco nct!lli po– litici, qua11do IIOU SOIIO Vt r t t pr opri t m isli/ica– :io 11icucinale i11assoluta ma/11/ede; (,} Vrd,· J u lt diffi ,ollti ddl,i lr1111t1h11,.ia11a l' ar'lùo lo : Fino ,1 l~go Ciad. 1'"66/ù a/o 11dJ' Unità dtl ,9 r ù•K""·

RkJQdWJsaXNoZXIy