L'Unità - anno I - n.27 - 15 giugno 1912

. ·. bero nè letto · nè capito nè voluto capirc 1 ma che avrebbe cercato di raccogliere intorno a sè le forze migliori del pac~e. La relazione dei riform isti di des tra, invece, nella parte in cui accenna a voler delin eare que l programma d'a zione immedic1lae positiva, di cui pur riconosce in massima la assoluta ur• gen te nec~ssità, è qu alcos a come la nuvola, che Amleto indicava a Polonio: un cammello? un bastimento? una balena? li problema libico. l>cr la questio ne libica 1 per <'S-, la relazione si limita a proporr e che si introduca " l' imposta di Sta to progr essiva sul redd ito globale dei cittadi– ni• come " nuovo strumento fiscale• per ripar – tire · sulla agiatezza " il costo della guerra e la sPesa Per la messa in valore della colonia ·.: Ma la • messa in valore • con quali criteri si deve ,org.tnizzarc? - Su questo punto occorre che ciascun o presen ti subito idee be-n chiare e si assuma francamente le proprie responsabilità. - Nel novembre passa to quand' e-ra ancora fre sco il sangue di Sciara-Sciad 1 già le coo– perative di lavoro de lla Liguria inviavano a T ripoJi un esploratore • a vedere se c'era qual– cosa da guadagna re anche per loro : e l' ~– sploratore pare abbia avuto buone promesse pe f qu anc.looccorrerà metter mano alla " messa iu va lore", cioè alla costruzione de lle strade, ferrovif' , edifici pubb lici ecc. Naturalm t-nte, alle cooperative non sa ranno offr.rte d,e le bric iole del banchetta: i bocconi più succulenti tocche– raòno ai grossi pescican i de lla finanza ; ma le <"ooPerative, cioè II il pro letariato di tutto il mondo •, paghe di ottenere i • dovuti riguudi •, tro veranno che non è il caso di oppors i alla mangeria universa le: arrangiati, eh~ io mi ar - .-angio. .r Di fronte a questo, che .è uno dei pericoli più g ravi della impresa di Tripoli, - pericolo eco– nomiCOper le spese improduttive, che cadreb– be ro sulle spalle di tutt i i borghe si e di tutti i prolet&ri non interessati aUa • messa in va• fore •; pericolo politico e morale-, perchè faret,bc · -dell e coope rative le giannizzere di tutti gli af– faris mi e di tulti gli sperper i colon iali - non ,è lecito chiudere gli occhi pe r non vede re, e <IIJl,f!!ela 11>"1PilG•meqte con.. la . consol.. iao6o . -c~e alle spese si provvederà col • nuovo .strumen to fiscale • della globa le. Gli spe rperi .sopo sperperi , e sara nno da nnosi alla rco– aoinia del pade, anche se si provvede rà ad essi é'on la tassa progressiva ... di là da venire. Lo Stato italiano - scrivevamo nell'Unità del 13 gennaio scorso - impadronitosi del paese, mandati via i turch• , assicurato a tutti l'ordine pubblico, la giustizia e le scuole, messesi sulle spalle le spese ingenti che occorrono alla ese– .cuzione di questo programma politico e mili– ttare1 11011 d,:vefare altro. Le porte sono aper te: fo Sta to italiano garan tisce a tutti sicurez za e pace: venga chi vuole ad arricchi rsi, se ricchez• .za c'c ; da questo momento in poi lo Stato ita• liano, per lutto il res to, si lava le mani. Se il paese ~ realme nte ricco, cioè se vi esistono pel -capi tale possib11ità 11aturali di investimenti più remu nerativi d! cluelli che offrono i paesi finora .sft uu ati, - è evidente che il capita le si preci– pi terà da tutte le part i io Tripoli tania. Se vi .sono terre cosi fecon<le da compensure non solo Je spese di coltivazione , ma anche quelle di tra• •sporto per ferrovia o per strade rotabili, si co• stitu iranno ceruunente delle società capitalisti· che o cooper ative, le quali organizzeran no nel loro inte1esse e a loro rischio e pericolo ,la Colonizzazione, cost ruiranno per conto pro– prio · le stnu.le , cercheranno di utilizzare nel miglio r modo possibile i loro capitali. Lo Stato italiano non deve fare altro , hc • lasciar . fare, lasciar passare •· Tun'al più potrà interven ire -con qualche su!lsidio a promuovere gli studi prel1111inari, potrà facilitare la costituzione delle socie tà part ecipnndovi come azionista. Ma al– .litffuori di Q"tsfo 11011 dtve fare altro. Se i tri· polinì, dopo avere ottenu ta la conquista militare, invocano ora anche port i e strade e ferrovi e per o Jcra ed a speM dello Stctto, questo vuole sem – plicement e dire che essi sentono ben issimo, che ques te opere pubbliche non saranno f<lte dal capitale privato, Ptrchè no" sarebbero economi• camen lt reddifia it, Se una ferr via potesse frut• tare bene al ,·api tale impiega to, la farebbe da sè il Banco di Ronrn, e si ribellerebbe ad ogni in- 1ervc-nto dello Sta to. Ora le ferrovit', i por ti, le strade non reddi• t izie noi dobbiamo ancora farle in ltalia. Quando lo Stato costruisce - se costruisce! - col de– naro di tutta la nazione una ferrovia passiva in Basilicata, o in Sardegna, o in Sicilia, compie un'impresa non di speculazio ne capitalist ica, ma di interesse morale nazional e. Lo Stato impone alle reg ioni più ricche - qua ndo la impone! - una spe~a ,,o,, rtdditi:,ia per soccorrere le regioni più povere a costruir e una fer rovia, che da sè esse non potrebb ero costruir e, che per molti anni non coprirà le spese d'impianto e d'eser– cizio, ma che a lungo andare sarà utile alla na– zione , perch è strapp erà ali' isolamento barba– rico una dcli~ sue parti, inte nsificherà il pro• gresso economico di ques ta par te, renderà più omo~enee e meno sqml ibrnte le_condizioni_ ma– teria li e morali di tutte le parti de lla naz ione. Ora di ferrov ie, di porti, di strade HOII rtddi– liBie, che dobbia mo costruire per do, ·ere di so– l idarie tà nazionalt, ne abbiamo ancora a centi• L' U N I TÀ naia ed a_";i~liaia in Italia . Ogni opera pubblica non n:dd111z1a,che costruiremo a spese della nazione in Trip olltania, sarà utile fors~ ai ber– beri ,Lella colonia, ma rap 1>resenterà tanto capi• tal~ sottratto alle opNe pubbliche necess arie all' Italia . li <lenaro dcli"' Italia dev e servi re al- 1'.ltalia. E finchè a tutti i bisogni d'Ita lia non sia pro vveduto larga ment e come si convie ne non si deve spe nd ere un soldo solo per dotare: H. spese dello Sta to, in fttrdita, la nuova colonia d1 quelle opere ~ub_blic!t_e, I~qual~ scars er,g:ano tutlora n,ll e reg,0111 p111d1sgraz1ate dell ltalia. Noi non sappiamo se siano questi i criteri di · tutti i riform isti di destra i11nanzi al prob lema della " messa in vall')re " della Colonia. Alcu.ni mesi or sono, 1 1 0n. Dissolati present ò nel Gruppo Parlamentar e Socialista ur~ ordine del giorno, che corrispondeva quasi pienamente a queste idee . La maggioranza del Gruppo, natural • mente, fece le viste di non capire e preferì.. .. protestare contro la guerra e non legars i le mani con affermazioni troppo compromettenti . Orbene i criteri dell'on.Bissola tisono condivisi veramente da tutti gli altri riformisti di destra, anche da quelli delle cooperative liguri? E se sono condi • visi, perc h~ i rifor mi ili di des tra non cominciano una buona volta a farne propaga,1da nel paese - e il congresi;o sarebbe un'ottima occasione - e non c.liconochiaro e tondo a tulle le sigr,ore coo– perative di lavoro, che non devono fare nessun assegnamen to su ·di essi nella postulazione di even tuali II c.lovuti riguardi 11? E di fron te al problema dell'ordinamen to do– gana le della Libia, che cosa pensano? Intendono combattere quel protezionismo industriale ed agrario, che agogna ad estendere alla Colonia il soffocamen to, di coi opprime la Madre Patrici? oppure intendono secbndarlo apertame ·nte? op– pure intendono secondario senza darsene l'aria, cioè disinteressandosi della questione? E di fronte ai tentativi, di cui già si vedono i segni precurs ori, di costringere artificiosamente Ja nostra emigrazio ne a concen trarsi in Libia , quale linta di condotta si propongono di tenere? ~nunci era nno agli elettori e combatteranno i pericoli e i danni di questa, che sarebbe 13 più funesta politica, che si possa imm.iginare? Su questi problemi, la relazione dei rifor mi– sti di des tra non esprime nessuna idea, nè chiara nè oscura, ali' infuori della promessa gene rica che le spese di lutt i i possibili spropositi della e messa-i n valo re• saranno paga te dalle • classi abb ienti ,, media nte quella tassa progressiva sul r'eddito, che dieci anni or sono i riformisti di tutti i punti cardi nali lasciarono tranquil• Jamente seppellire dall'on . Giolitti nella crisi WoUemborg, affaccendati com'erano a invoca – re .•.. il divorzio . Gli altri p,obleml. Identica oscuri tà o vacuità d' idee innanzi agJi alt ri argomtnti, che pur si riconoscono urgenti e impror ogabili. Si parla di riforma tributaria. - La riforma tributaria darà i fondi nf'cessari a11espese della Lib ia: una ottantina di milioni annui {se abb.ia – mo giudizio, cioè se non ci lasciamo trasc inare da i sogni « della messa in valore • e dai • dovu ti rigu ardi •): ci~ una quarant ina di mil~oni d'int eressi per le spese strettamente in– dispe nsabili di conquista e d'impianto, e un'al• tra quarantina di milioni di sptse continuative, almeno per il primo decennio. - Per mezzo della riforma tributaria provvederemo agli • effetti di una necessaria riduzione dei dazi protetto ri e fiscali •: un altro centinaio di milioni annui, solo che si pensi al dazio sul grano e al dazio sullo zucchtro . - Per mezzo della riforma tri• buta ria daremo le pensioni d'inva lidità e della vecchiaia : un altro centinaio di milioni all'anno, almen o. - Per mezzo della riforma tr ibutaria ci procureremo le somme necessa rie • agli aiuti per la tra sformazion e economica e sociale del Mezzogiorno "· - Per mezzo del111riforma trib u• taria allu eremo tutte quelle altre u richie ste che la Confederazi one del lavoro crederà di indicare nell'interes se specifico della classe operaia ,, : la Confederazione non deve far altro che chie• der ~, ed otterrà. Di grazia, qu ~sta riforma tributa ria cos'è? È una nuova tassa, la famosa globale, ag– giunta alle altre, per spillar nuovi quattrin i? e in questo caso , è serio far credere al paes e che una nuova tas sa possa produrr e un gettito di almeno trec cn lo milioni ann ui ? Oppu re è dav– vero una riforma, cioè una trasformazi one delle imposte attua li? e in qu esto caso, è mai possi – bile riformare i tributi mentre si promettono trecent o milioni almen o di maggiori spese? Frattanto l'on. Bonomi, uno fra i deputati più aut orevoli del riformismo di destra, esclude la possibilità di • grandi riforme organ iche, che muovano da princ ipi scientifici ignoti o mal noti alla grande genera lità de: cittadini_. e che hann o pochissime pr,,babilità di essere accolte di colpo dalle nostre assemblee legisla tive in– clini purtr oppo alle soluzioni accomod ant i ed empiriche " (A;iom socialista, 8 giugno 1912} ! Va da sè che noi non cnnd ,vidiam o la prudenza dell'on. B >nomi. L'ufiicio di un partiti) d'avve nire deve consistere r:on n'"ll'atla ttarsi alle soluzioni o meglio alle non-soluzioni che fanno piacere alle assemblee legislati\·e, ma nel rendere familiari alla generalità dei cittadini i pr ;ncipl <lelle ri– forme organiche, imponendo cosi la necessità di queste alle assemblee. Ma a parte ogni di– scussione sull e idee tributarie dell'on. Bonomi - è evidente che fra le idee dell'on. Bonomi e quelle della rel ..zione pt-1 Congresso di Reggio Emilh1, c'è l'abisso. Quali! f>rogramma tributario dei riformisti di dc'itra devono Junque pren– dere sul ser io gli ~'.cltori ? Si parla della necessità di • ispirare i nuovi trattati di commercio a un mino:-e protezioni· smo •, e di ridurr e • i dazi protett ori, e fiscali che rincarano i consumi n. Anche dieci anni or sono si dicevano q~estc ·parole. Ma i trat tati di commercio protezionisti passarono, se la memo– rik non c'i nganna, in una sedu ta antimeridiana, e certo senza nessuna resistenza o protesta del Partito e dei depu tati socialisti. E quando l'o– norevol e Giolitti nell'autunno 1909 propoEe la r iduzior.e della protnione sullo zucchero, fu– rono proprio alcuni deputati socialisti a stril– lare più forte degli altri, Il solo dazio protet– tore-fiscalt-, che i socialisti italiani abbiano finora combattuto con una ctrta continuità, non di– ciamo di volontà, ma di velleità, è stato il da– zio su) gra no. E contro questa campagna, cosi limitata ed esclusiva, è stato più volte giusta – mente ripetuto che essa, avulsa da una lotta generale contro il prote zionismo anche indu • striale, non era che una forma piU bruta le di protezionismo industr iale e di brigan tagg io a spese dell'agr icolt ura. Nella relazione dei rifor– misti di destra sarebb~ stata opportuna una più esplicita chiarezza a questo riguardo, spe– cialmente dopo che iJ liberismo socialista ha dato cosi splendide pro, •e di sè nelle sovven • zioni marittime ... Si parla di Questione meridionale , • che il Part ito socialista ha a,·uto il torto di non cu– rare abbast anza •; e si propone che • lo Stato intervenga, sia favorendo lo spezzamento del lati fondo, sia agevolando il tr-apasso deUa terra dei vecchi possesso ri assenteisti ai nuovi colti– v.1tori diretti, sia {e ciò è il compito più proprio dello Stato) creando quell 'ambiente di civi ltà, che va dal risanamento del suolo alla diffusio– ne della scuola, dai facili mezzi di comunica – zione al più rigoroso rispetto della legge da parte di tutte le amministraz ioni "· Troppa grazia! Noi ci sentiamo troppo soddisfatti. Questa non C la Questione meridi onale: ~ la questione di tutta I' Italia agricola e povera: più acuta e più sensibil e certo nel Mezzogior – no, che ~ quasi tutt o po, ·ero, meritre nel Nord e nel Centro vi sono qua e là delle oasj di benessere, che abbiamo l'abitudine di chiamare • il Kord •· Ora risoh·e re il problema ch::lla povertà agricola italiana non può essere l'opera di un prog:amma immedia to Ji un Part ito. Con~ tentiamoci di assalire per ora qualcuno dei lati del problema : per es. il lato del protezionismo doganr,le, a cui si devè provvedere n, i pros – simi anni. In seguilo, ,•ia via, per,seiemo al resto. Quanto a quell'insieme di ingiustizie tribu– tarie, di erro ri legislativi, di pra1iche ammi– nistra tive perverSf" 1 che costituis cl.)no la vera e propria ,. quf'Stione locale meri c.liona le •, non vogliamo essere critici troppo severi con la re– lazione dei riformisti di destra: essa è una prova di buona volonlà, che non ci è lecito svalutare con diffidenz e, che posso no essere ingiustHìcat e. Del resto tocca ai meridionali farsi avanti e difendere da sè i loro diri tt i. E fìnchè p,nsera!mo solo a fare dimos traz ioni per la L·bia, bene loro starà sCsaranno becchi e ba– stonati. La tat tica. Se il programma d'azione dei riformisti di destra fosse concre tamente e chiaramen te de– finito, la tattica del gruppo sarebbe per conse• JOi guenza anch' essa concretame nte e chiaramente definita. Io questo moment('I, in Italia, chi voglia sul strio un grup po di riform,., per es., doga– nali e tributarit-t che colpiscano il protezioni – smo industr iale e le immunità tributarie del cap itale mobiliarr, deve adattarsi a sentirsi isolato da tutti. i gruppi politìci di tutli i co– lori e deve 'Considerare lutti come propri ne– mici:· è I' intransigt"nza in nome del prop rio programma doga nale e tri butari o. Questa in– trans'igtnza, diffonden dosi le nostre idee nel paese ,-potrà prima o poi cede re il passo a de– te rminati sistemi di alleanze, non appena de– terminati grup pi politici dive rsi dal nostr o ab– biano aderito al programma nostro; ma di que~t<' si parlerà, quando sarà il caso; finchè -saremo soli a volere una data riforma e a considerarla · improrog.tbile, la intransigenza contro tutti e cl)ntro tutto è u ,a necesJ ità lo gica e pratica. I riformisti di destra, invect, mentre evitano di definire con h necessaria e impegnativa chiarezza le riforme immed iate da pr,sentare al giudizio del paest":, insistono disp eratam ente sulla necessità di continuare il sistema delle alleanze bloccarde. u L'ora non è facile - :rov iamc nella rela– zione - e i p!ric oli sono molti e gravi; molti e forti sono gli avversari che muovono all'as• salt o dtlfe posi$ioni ;olitid,e eh, ,roi abbiamo co,iquisfaft e ltnule in questi uffimi a,,,,;,- non dobbiamo perciò abbandonare: la battag lia, vol– tare_ l_e ~po.Ile agli alleali di ier i, lasciar soli i partlU dt democrazia o, peggio ancora , sospin – gerli nelle braccia del n~mico. PiU conforme agl' interessi proletari è, invece, la tatlica che vuol mantenere con quuti partiti gli antichi rapporti, per di/tudere insieme le co11quisfe dt– mocra/icl,e di q,usf,4/ llmi anni, e cosl salvarle dall'irruenza crescente delle forze conse rva• trid. • Le alleanze, dunqu,, sono giustificate non con la esistenza di un programma d'azione positivo comune per l'avvenire, fra i riformi; sti di destra e i • partiti di democrazia • : questo programma non l'hanno, come abbiam visto, i riformisti di destra, e meno che mai l'hanno i loro allea ti: salvo che oon sia prer gramma proprio quell'" anticlericalismo di vec– chi> stampo •, C'he i riformisti di destra sentono dis3datto a mettere in valore il suffragio quasi u– ·niversalr-. Lea llean,e sono proclamate necessario per la difesa delle posizioni politid:e conquistate negH ultimi anni. Quali posiz ioni politiche? Che cosa intendete per conquiste democratiche de – gli ultimi anni? I posti di deputati e di consi– glieri comunali? Le influ~nze negli uffici dei min isteri e nelle prefetture? Gli appalti impe• trati per le cooperative di lavoro? Le nomine di alcuni deputa ti e organizzatori in un certo numero di Consig li superio ri·? I 6666 ordini del giorno, che l'on. Cabrini, in occasione della di– scussione _di tutte le leggi e di tutti i bilanci , è riuscito finora a far accettare da tutti i mi– nistri. ... come raccomandazioni? Le soddisfa• zioni orato rie dei u parlame ntari autorevoli • del riformismo? Oppur e intendele parlare di ri– fonne comp iute in questi ultimi anni che Corrono per icolo di essere revocate? e di quali ? Ma a par te ogni discussione su queste • posi– zioni •, le quali o non sono niente o sono le semplici posizioni... elettorali <lei deputati di Estr ema Sinistra, - è evidente C'he nella rela– zione dei riformisti di destr a le alleanze elet• torali, proclamate necessarie per la difesa delle conquiste passate, S<.tnouna specie di pregiudi– ziale tattica, la quale resterebbe in piedi anche se i • partiti della democ razia " rifiutassero per l"avvenire l~eventualt programma libico, do– ganal e, tributario, meridionale, ecc. dei riformi– sti di destra . Le alleanze coi rad icali, coi re– pubblicani, coi giolilliani 1 sono necessarie per salvare ... le posiz ioni dall'irruenza cres cente delle forze cons ervatric i : t bolf lì, come dicono a Milano. Eccolo, dunque, il ver o e solo programma dei riformisti di destra: conservare i blocchi. È qu esta la sola idea chiara, che resulti dalla relazione Berenini. Qu1nto sono vaghe e in– coerenti le idee sulle riforme, che la relazione pur vorrebbe • concretare • e • precis are •, tan to è • precisa • e • concret.l • l'afferma• zione della necessità del blocchismo . 11 quale blocchismo , poi, negl' interessi e nella menta lità di quella " <lemocr.izia ", di cui i riformisti di destra invocano l'alleanza, non è stato mai nel passato e non può essere nell'avvenire che una macchina di diversivi massoni ci e anticlericali .

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